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Autore: drisinil    21/09/2022    4 recensioni
[post timeskip] [Olimpiadi2024][buon compleanno Bokuto]
Cosa ci fanno Bokuto e Akaashi in un bagno dello stadio sud di Parigi, quindici minuti prima della semifinale olimpica Giappone-Italia? E perché le dimensioni in questo caso sono così importanti?
Credetemi: non è affatto come pensate...
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Agosto 2024


«Kou?»

Dalla porta chiusa arrivano solo vaghi fruscii.

«Kou, ti senti male?»

«Noo» piagnucola la voce di Bokuto dall’interno del cubicolo.

«Allora esci. Dai, parliamo.»

Dalla porta del bagno, aperta con slancio, entrano due figure alte, in completo formale una e in jeans l’altra.

«E’ lì dentro?» la voce di Kuroo è allarmata.

«Ci hai capito qualcosa?» domanda Kei ad Akaashi in un bisbiglio. 

Keiji alza le spalle e scuote la testa.

«Ma siete tutti lì?» protesta Bokuto, querulo. «Keiji! Perché li hai chiamati?»

«Bo!» Kuroo bussa con vigore. «Stai male? Fra dieci minuti c’è la semifinale, Bo, non è che puoi startene al cesso!»

«No» singhiozza Bokuto. «Waka mi ucciderà… pure Tobio… »

Kageyama, appoggiato di schiena alla parete, le braccia conserte, annuisce con convinzione. Ushijima è più che altro preoccupato, cammina avanti e indietro con passo elastico e si morde il labbro a sangue.

Il resto della squadra è subito fuori dal bagno. La porta ogni pochi secondi si socchiude per lasciar entrare l’improbabile chioma arancione di Hinata. Kageyama scuote il capo e la porta si richiude.

«Kou, che succede? Mi fai entrare?» ritenta Akaashi, gentile.

«No!»

«Eddai Bo! Siamo tutti preoccupati!» insiste Kuroo.

 

«Che cazzo è successo?» domanda Tsukishima a Kageyama, a mezza voce, ma ugualmente provocatorio.

«Che cazzo ne so?» risponde quello, seccato, staccandosi dalla parete.

«E’ scappato all’improvviso, mentre ci cambiavamo nello spogliatoio» spiega Ushijima a voce bassa. «Ha fatto una specie di grido ed è fuggito come se qualcuno lo inseguisse.»

«E’ pazzo, come tutti i Jackals» conclude Kageyama.

«Un grido… che grido?» chiede Tsukishima. «Tipo di dolore?»

«No, non di dolore» Ushijima riflette qualche istante. «Più di stupore, come se avesse scoperto qualcosa di sconvolgente.»

«La faccia però era sofferente.»

 

«Keiji…» pigola Bokuto, con il suo vocione.

«Dimmi Kou.»

«E’ successa una cosa terribile… »

«Vorresti dirmi cosa?»

«Non vorrei. Ma… mi sa che ieri avevi ragione Keiji… » ammette sconfortato.

Kuroo e Tsukishima, in perfetta sincronia, alzano la testa e si guardano: l’angolo delle labbra di Kei sale abbastanza da poterlo definire un sorriso strafottente, le sue dita fanno uno strano segno a forma di spirale.

Kuroo nega con l’indice e un’espressione scandalizzata. 

Kei ribatte annuendo, indicando Kuroo accusatorio e allargando la smorfia, e poi compone il numero tre con le dita. Kuroo ribatte con il quattro.

Le dita di Kei si curvano nel segno di ok.

Vale sempre la pena di scommettere qualche centinaio di yen su Bokuto.

Akaashi lascia andare un violento buffetto sulla nuca di Kuroo. Tsukishima ride.

«Cosa ridete?»

«Nessuno ride, Kou. E’ solo Kuroo che fa l’imbecille.»

«Kuro, tu come stai?» domanda Bokuto affranto.

Kuroo Tetsurou è l’immagine della salute: atletico, spavaldo, fascinoso.

«Bene Bo, alla grande. Ma stiamo facendo conversazione? No, perché di là ci sono una cosa come dodicimila persone che vorrebbero vederti fare il culo agli amiconi di Kageyama. Magari chiacchieriamo dopo?»

Si sente un forte tirare su col naso.

Akaashi sposta Kuroo con il braccio e si china verso il cubicolo chiuso, appoggiato alla cornice della porta con le mani.

«Kou. Stai piangendo?»

«No» singhiozza Bokuto. 

Kuroo si allenta la cravatta.

«Su cosa, avevo ragione ieri?»

«Le scarjò… scardò… spardò…»

«Cosa?»

«Le cazzo di lumache» suggerisce Tsukishima, in un sussurro trionfante, mentre solleva il braccio con il pugno chiuso in segno di vittoria.

Kuroo gli risponde con il dito medio alzato.

«Le lumache» conferma Bokuto. «Erano buonissime.»

 

«Ha mangiato lumache francesi la sera prima della semifinale?» domanda incredulo il capitano, che da più vent’anni ingurgita solo proteine pure, fibre, grassi insaturi e zuccheri semplici (tranne il venti di luglio).

«Ne ha mangiate due quintali» spiffera Tsukishima. «Insieme al suo compare» aggiunge, indicando Kuroo con il pollice.

«Che schifo» commenta disgustato Kageyama.

«Mi turba ammetterlo, ma per una volta hai ragione.»

 

«Bo, che cazzo! Non dirmi che hai il cagotto!» realizza Kuroo in un’epifania catastrofica.

«Kou? Hai mal di pancia?»

«Pensavo di no. Cioè, la pancia mi borbottava un po’ e io pensavo che… insomma… fosse un po’ d’aria, no? Per la tensione. Quindi l’ho buttata fuori. Invece poi… quando ci siamo cambiati… ho visto che non era solo aria!» balbetta affranto.

«Che schifo» ripete Kageyama.

Tsukishima chiude gli occhi e pensa ai cambiamenti climatici, alla crisi economica, alla decadenza della cultura nipponica, a Tetsurou di spalle che si allontana oltre i gate dell’aeroporto… ma niente, non riesce a non scoppiare a ridere.

La testa di Hinata fa capolino dalla porta.

«Diarrea!» urla Kageyama. «Come te ai vecchi tempi, bokè!»

Bokuto risponde con un fiotto di pianto.

«Keiji, ora che faccio?»

Keiji si scioglie il collo e le spalle, si massaggia il naso dove poggiano gli occhiali, si guarda intorno; gli sembra che, davvero, stavolta non ci siano soluzioni. 

E ovviamente si sente in colpa: doveva proibirgli di mangiare qualcosa che non aveva mai assaggiato prima, giusto la sera prima della semifinale. Ma avevano appena vinto una partita tremenda, e Bo aveva fatto un paio di punti fenomenali, fra cui una pipe che aveva scosso lo stadio come un terremoto, sembrava ingiusto non permettergli di festeggiare almeno un po’...

«Lo facciamo giocare con il pannolone!» sta sussurrando Kei a Tetsurou, mentre cerca di arginare gli sbuffi di risa.

Akaashi solleva lentamente lo sguardo, gli occhi accesi da un’idea.

«Kou!»

E’ un richiamo all’ordine, Bokuto risponde militaresco: «Sì»

«Dimmi la verità: ti fa male la pancia? Adesso, dico. Ti fa male?»

Si sente di nuovo tirare su col naso. «No… prima sì ma adesso no. Però… non riesco a…fermarmi…» I rumori sono inequivocabili: non si è fermato.

«Kou, se tu non dovessi preoccuparti di… insomma, se non dovessi stare qui chiuso in bagno, pensi che potresti giocare?»

«Sì! Io voglio giocare!» protesta lamentoso Bokuto.

Akaashi annuisce. «Imodium! Polase!» ordina a quelli che ha intorno, come un chirurgo.

«Sho ci va anche a dormire con l’imodium» commenta Kageyama.

Ushijima corre alla porta e riferisce stentoreo: Imodium! Polase!

Torna indietro con due bustine e una bottiglietta. Hinata tiene l’imodium nella gomitiera contenitiva anche mentre gioca, perché non si sa mai. E per Hoshiumi i sali minerali sono  una religione. Monoteista.

«Kou, manda giù questi. Ti sei portato i calzoncini contenitivi?»

Si sente strappare l’involucro della bustina, subito prima di uno sciabordio intestinale non proprio edificante. L’espressione di disgusto di Tsukki si merita uno scatto a tradimento con il cellulare da parte di Kuroo, che sente già odore di ricordi indelebili.

«Sì. Ce li ho i calzoncini.»

«Quanti?»

«Quelli che ho addosso e un paio di ricambio.»

«Basteranno?» domanda Keiji rivolto a Kei, che sgrana gli occhi come padelle.

«Per cosa?» 

Keiji solleva le sopracciglia e serra le labbra.

Kei apre le mani incredulo. 

Keiji sospira senza interrompere il contatto visivo.

Kuroo li guarda. E’ sempre stato un po’ geloso di quel modo di comunicare.

«Ma sul serio? Davanti a dodicimila persone?» sbotta Kei.

«Ma cosa?» domanda Kuroo.

«Che succede?» si unisce Bokuto, fra una soffiata di naso e l’altra.

«Quel genio di Akaashi vuole mandare il suo fidanzato davanti a dodicimila persone a giocare una semifinale olimpica con il pannolone.»

Kuroo scoppia in una risata tonante.

«Cosa??» esclamano in coro Ushijima e Kageyama.

«Cosa??» Bokuto si indigna e dà un mezzo calcio alla porta, che si apre, rivelandolo pietosamente seduto sul water. E’ un’istantanea di un secondo. La porta si richiude e lui  ripete allibito: «In che senso pannolone?»

«Non si vedrà niente con i calzoncini e la divisa.»

«Due non bastano, meglio tre» commenta Kei.

Akaashi annuisce. «Ushijima-san, tu di calzoncini ne hai un paio? I tuoi dovrebbero stargli.»

Wakatoshi arrossisce vagamente. «Non di ricambio… »

«Prestali alla causa, Capitano!» sghignazza Kuroo. «Li metterà come primo strato in tuo onore… »

«Kei, c’è una farmacia giusto di fronte allo stadio… » lo sguardo di Akaashi è implorante.

«Ma sul serio? Sul serio Keiji? Rischia di essere una tragedia, se qualcosa va storto…»

«Shhhh!» 

«In che senso storto?» domanda Bokuto allarmato.

«Per favore, Kei… »

Kuroo ride senza pietà, Bokuto continua a tirare su col naso. 

Kageyama, con le mani nei capelli, sta visualizzando la tipica bevuta post-superlega in cui un Giannelli a caso racconta in tono epico di come a Parigi hanno falciato la squadra di Tobio, che aveva in prima linea due nani a molla e dietro un tipo grosso che se la faceva sotto. Letteralmente.

«Bo! Non vedo l’ora che le tue nipoti siano abbastanza grandi da raccontarglielo…»

Bokuto prende a pugni la porta, come risposta.

«Kou, devi vincere, capito? Questa cosa è un dramma solo se non vinci.»

«E se il pannolone non tiene… » mormora Kei.

Akaashi lo zittisce e gli fa cenno di andare.

Kei si incammina.

E s’immagina la scena di Bokuto Koutaro che combatte le scariche di diarrea e l’Italia durante una semifinale olimpica, in mondovisione.

Non esiste nessun altro al mondo che potrebbe anche solo pensare seriamente di farlo.

Forse Tetsu. No, neanche lui.

E quindi, a suo modo, Bokuto è un eroe. Incosciente e smerdato, ma eroe.

E Akaashi è un pazzo. Geniale.

 

Vorrei dei pannoloni.

Per bambini? Primi mesi?

No, per adulti. Diciamo adulti.

Li abbiamo per anziani, questi qui. Oppure questi, un po’ più discreti, nel caso sia una persona molto dinamica.

E’ molto dinamico. Ma anche molto diarroico. Quali assorbono meglio?

Questi: notte super-più. Che misura?

Che ne so?

Che corporatura ha suo… nonno?

Mio nonno…ecco sì, somiglia a quel tizio lì.

 

La farmacista, che è giovane e carina, sorride: il cliente sta indicando una delle locandine delle Olimpiadi. E’ un pallavolista giapponese, uno robusto con i capelli all’indietro e gli occhi dorati, uno di quegli atleti impressivi che trascinano gli stadi con il loro carisma. Non si ricorda il nome, ma è chiaramente un figo da paura, altro che nonno con il pannolone.

 

Taglia XL. Diciassette euro e cinquanta.

 

****
 

In “Fame” avevo accennato il dettaglio di Bo in difficoltà, per così dire, alle Olimpiadi di Parigi. Da lì, quest’idea malefica si è fatta strada nel mio cervello, è stata condivisa con le mie compagne di disturbo mentale, si è sviluppata ed è diventata un solido headcanon: un’epica avventura da raccontare ai nipoti.

Bo è meraviglioso e questo brano un po' demenziale è un tributo alla sua indomita sprovvedutezza e un omaggio per il suo compleanno.
Mi ha anche fatto sorridere in un pomeriggio davvero grigio, solo Bo poteva riuscirci.

Auguri Bo!

   
 
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