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Autore: LorasWeasley    22/09/2022    4 recensioni
CafèAU [kuroken]
"Voi andate dove vi porta il cuore, io vado al bar."
(pisnilab, Twitter)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Questa storia è la seconda parte di una serie scritta a due mani da me e muffin12. Le storie, tuttavia, possono essere lette singolarmente visto che ognuna racconta di una coppia differente, l'unica cosa è che sono ambientate tutte nello stesso bar.
La serie si chiama Coffee Break ed è una caféAU e comprenderà:
 
  • OsaSuna – muffin12 (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4026703&i=1)
  • KuroKen – LorasWeasley
  • BokuAka – LorasWeasley
  • SakuAtsu – muffin12







 
Torta di mele e cocktail speciale


Kenma adorava programmare la sua vita. Non tanto perché fosse uno di quelli fissati con l’ordine e cose simili, ma semplicemente perché era pigro e sapere già diversi giorni prima quando uscire e dove andare era l’unica cosa che non lo spingeva a dare buca ai suoi amici (e anche il fatto che non aveva la prontezza per trovare una scusa dell’ultimo minuto, ma almeno aveva avuto più tempo per prepararsi psicologicamente).
Così, quando aveva visto che il bar a quattro minuti a piedi da casa sua stava cercando un pasticcere, lo disse subito a Hinata che stava cercando lavoro part-time.
Sarebbe stato perfetto per lui: il suo migliore amico che lavorava al suo appartamento significava che quando questo aveva voglia di fare qualcosa dopo il lavoro gli bastava raggiungerlo a casa. Inoltre, avere un aggancio in un bar era sempre un qualcosa di gradito per chi, come Kenma, scordava spesso di fare la spesa e cucinare.
Hinata fu preso a lavorare fin da subito e, dopo tre giorni, Kenma ebbe il pomeriggio libero per andare a fargli visita, ovviamente portandosi la sua switch.
Non era mai entrato in quel bar, ma era un bel locale: i soffitti erano alti con i lampadari appesi, i tavolini capienti e le sedute sembravano molto comode. Dava la sensazione di un posto rilassante e tranquillo tanto che, nonostante la sua ansia sociale, Kenma non ebbe problema a occupare un tavolo appartato in un angolo e sentirsi a suo agio.
Aveva appena mandato un messaggio a Shoyo, informandolo che si trovava nel locale, quando fu raggiunto da un cameriere.
Il ragazzo indossava un grembiule verde pisello, era alto anche se lo mascherava bene con il suo stare curvo in avanti (Kenma conosceva fin troppo bene quella postura), i suoi capelli erano corti e castani e il suo sguardo era terribilmente annoiato.
-Sei pronto per ordinare?- gli chiese con un tono sonnolento.
-Uh, sì… in realtà volevo chiederti se potevi chiamarmi Hinata.
Questo corrugò la fronte e abbassò il block notes e la penna -Hinata?
-É nuovo- Kenma ricordò che probabilmente ancora non l’avevano conosciuto tutti -ha i capelli arancioni, un po’ bassino… lavora in cucina.
-Ah sì, il tappetto che stava litigando con Kageyama- ricordò il castano, poi lo scrutò -potrei chiamartelo, ma prima… ci conosciamo? Hai una faccia che mi sembra di aver visto da qualche parte.
-Faccio lo streamer.
-Ecco!- il cameriere si illuminò e per la prima da quando gli aveva rivolto la parola il suo tono annoiato era scomparso. Kenma era pronto a trattarlo come un qualsiasi altro suo fan, quando questo lo sorprese -Quanto guadagni facendo lo streamer? Quanto ci hai messo a iniziare a guadagnare? Voglio farlo anche io ma non me ne frega nulla dei giochi, stavo pensando di aprire un canale con gli scoop che scopro in questo locale, per poi abbandonare questo lavoro di merda una volta che avrò abbastanza followers! Che consigli mi dai?
Kenma non era sicuro di aver capito cosa quel ragazzo volesse da lui, in ogni caso non sapeva da dove iniziare a spiegare, ma che ne sapeva lui? Un giorno si era svegliato e aveva iniziato a streammare online le sue partite alla switch, il fatto che fosse diventato famoso non era stato programmato, non che Kenma comunque se ne lamentasse. Com’era che si diceva? “Fai il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno nella tua vita”.
Fu Hinata a salvarlo, fortunatamente era un orario abbastanza pigro per il bar e Shoyo aveva avuto il tempo di leggere il suo messaggio al cellulare e raggiungerlo fuori.
-Sunarin! Ci penso io a lui, è mio amico.
Il cameriere sbuffò, ma decise di accontentarlo, non prima però di aver detto a Kenma -Aspetto comunque una risposta.
Hinata li fissò confuso, poi si sedette accanto all’amico e chiese -Che voleva?
-Non ne sono sicuro neanche io.
Shoyo rise, poi cambiò argomento -Questo bar è carinissimo, non trovi? Ho già fatto amicizia con tutti, sono molto gentili! Stavo facendo una torta di mele perché sapevo che saresti venuto, te ne porto un pezzo fra dieci minuti se puoi aspettare.
Kenma alzò le spalle -Ho il pomeriggio libero e mi sono portato la switch.
Shoyo si aprì in un enorme sorriso -Perfetto allora! Con che bevanda accompagno la torta?
-Fai tu.
-Ti farò un cocktail speciale!- esclamò il rosso mentre correva di nuovo in cucina.
Kenma quindi si sistemò al suo posto e accese la console portatile per continuare la sua partita. Si isolò dal resto, ma non del tutto poiché era sempre stato bravo a controllare chi gli stesse intorno in modo che non interagisse direttamente con lui.
Fu solo grazie a questo suo tenere sempre tutto sotto controllo che si accorse, durante il cambio turno, dell’arrivo di un cameriere che aveva i capelli di chi si era appena alzato dal letto, uno sguardo poco raccomandabile di chi era chiaramente appena uscito di galera e il ghigno inaffidabile di chi poteva fregarti in qualsiasi momento… Kenma si prese subito una cotta.
 
Kuro aveva sempre avuto un “tipo”.
Non importava che fossero maschi o femmine, a Tetsuro piacevano i tipi “piccolini”, quelli che poteva stringere a cucchiaio quando erano sdraiati a letto o quelli ai quali poteva prestare la sua giacca e vederli nuotare dentro. Gli piacevano con i capelli lunghi, con un comportamento mite che non entrava in contrasto con il suo e con i lineamenti delicati.
Lavorando in un bar, aveva visto fin troppe persone con queste caratteristiche e ci aveva provato con ognuno di loro, ricevendo due di picche fin da subito o raggiungendo addirittura il terzo appuntamento, per poi capire sempre che non erano fatti per stare insieme.
Il ragazzino seduto all’angolo del bar che mangiava un fetta di torta di mele, beveva un cocktail che Kuro non seppe riconoscere e aveva tutta la sua attenzione alla console di gaming che teneva tra le mani rientrava perfettamente nella lista.
Kuro ci avrebbe provato come chiunque altro se non fosse che fu bloccato da Hinata -Ci ho già pensato io a lui, lascialo stare, è qui per me.
Se fosse andato da lui e avrebbe ricevuto un due di picche come spesso era successo, Tetsuro se lo sarebbe tolto dalla testa in un istante. Ma il fatto che non fosse riuscito a parlarci… beh, questo lo attirava solo di più.
Quel ragazzo iniziò a frequentare il loro bar almeno due volte a settimana e Kuro aveva iniziato a cercarlo con lo sguardo ogni volta che iniziava il suo turno. Tuttavia, c’era sempre qualcosa che gli impediva di parlargli: un cliente che richiedeva la sua attenzione, Hinata che si prendeva una pausa e andava a sedersi con questo, il cellulare del ragazzo che squillava per una chiamata, Bokuto che faceva esplodere qualcosa… c’era sempre qualcosa che bloccava Kuro dal riuscire a parlare con lui.
Inoltre, rendendosi sempre più spesso conto del rapporto che aveva con Shoyo, iniziò ad avere il dubbio che fosse il fidanzato di questo. Così, due mesi dopo la prima volta che l’aveva visto, cercò di tastare il terreno con il rosso in questione.
Era un pigro pomeriggio e il locale non era per niente pieno, Kuro stava lavando dei bicchieri dietro il bancone e Hinata era al suo fianco a tagliare delle arance a fettine.
-Il tuo ragazzo non viene oggi?- chiese con nonchalance e tranquillità come se stesse chiedendo del tempo.
Hinata arrossì -Non è di turno oggi…
Kuro si voltò a guardarlo confuso, bloccando ogni movimento, poi sbottò -Di chi stai parlando?
-Tu di chi stai parlando?- rispose troppo velocemente l’altro sulla difensiva, il rossore che aumentava.
-Di quel ragazzo che viene sempre a trovarti.
-Ah Kenma! Non è il mio ragazzo. É il mio migliore amico!
-Oh- un sorriso comparve sul volto di Kuro -ed è fidanzato?
Hinata rise -No, ovvio che no- poi si bloccò, strinse gli occhi e si voltò verso il collega di lavoro puntandogli contro il coltello che stava utilizzando -stai lontano da lui.
-Che diavolo…
-Sono serio! Tsukishima mi ha detto della tua nomina, non ti permetterò di avvicinarti al mio amico!
Kuro decise che era saggio non protestare contro qualcuno che gli stava puntando un coltello ben affilato alla gola. Ma non poté fare a meno di imprecare mentalmente contro il dannato quattrocchi biondo. Già lo sentiva ridere alle sue spalle.
 
A Kenma piacevano i “cattivi ragazzi”. Era un dato di fatto con il quale era arrivato a patti da ormai anni. Il problema era che Kenma sapeva bene di non riuscire a gestirne uno, quindi non ci aveva mai provato con nessuno di questi. A lui bastava guardarli da lontano e fantasticare.
Fece la stessa cosa anche per il collega di Hinata. Iniziò a guardarlo da lontano e di sottecchi ogni giorno che riusciva ad andare a trovare il suo amico.
Kuro Tetsuro. Era questo il suo nome.
Kuro faceva principalmente i pomeriggi, ma c'erano certi giorni in cui lavorava anche le mattine. Dopo tre mesi, Kenma aveva capito facilmente i suoi orari e aveva iniziato a frequentare il locale proprio durante questi.
Kuro preferiva prendere le ordinazioni piuttosto che servire ai tavoli.
Kuro aveva un modo tutto suo per lavare i bicchieri dietro il bancone.
Kuro rubava sempre una fetta di arancia quando qualcuno ne usava una per un cocktail o per una torta.
Kuro cercava sempre di fare il responsabile e si atteggiava da papà a quelli più "piccolini" lì dentro, anche se probabilmente avevano solo uno o due anni in meno.
Kenma aveva scoperto tutte queste cose limitandosi ad osservarlo, allungando di giorno in giorno la sua lista mentale.
Finché non si rese conto di una cosa, quella più importante: Kuro aveva il classico volto, ghigno e atteggiamento da "cattivo ragazzo", ma la cosa più trasgressiva che faceva all’interno di quel locale era disegnare peni sui cappuccini con la schiuma.
Questo poteva rivelarsi un problema: non aveva più scuse per non provarci.
 
Ecco, nel momento in cui Hinata aveva detto a Tetsuro che non poteva averlo, questo non l'aveva forse spinto a desiderarlo di più? Certo che sì. Il problema era che sembrava che il destino fosse contro di loro.
Kuro ci aveva provato un sacco di volte a parlare con lui, ma veniva sempre preceduto da Hinata e anche quando questo era in cucina (dov'era giusto che stesse) o in bagno, tutti gli altri continuavano a mettersi contro di lui com’era stato fin dal primo giorno.
Così, infine, Kuro pensò di scoprire quale fosse il cocktail che Hinata faceva all'amico in modo da potergli offrire da bere. Beh… non era facile neanche questo.
-Bro- chiese confuso Bokuto -ma perché non lo chiedi direttamente a Hinata?
-Sta zitto- rispose semplicemente il corvino dopo aver rubato il bicchiere che Kenma aveva utilizzato e nel quale erano rimase diverse gocce di liquido.
 
Kenma era frustrato. Com'era possibile che il destino fosse contro di lui? Da quando si era reso conto che Kuro non era esattamente un cattivo ragazzo e che quindi poteva gestirlo, ogni volta che vedeva l'arrivo di un'interazione con questo qualcosa lo bloccava. Il telefono di Kenma che squillava per lavoro, qualcuno che provava ad hackerargli il profilo e doveva correre a casa, il cameriere che gli aveva chiesto come si guadagnasse online che arrivava prima e non lo lasciava più andare…
Cosa doveva fare per riuscire a scambiare una parola con lui?
 
-
 
Sarebbe stato logico se, la prima volta che si fossero parlati, sarebbe stato dentro il bar. Era un luogo che Kenma ormai frequentava sempre e Kuro lavorava lì… sarebbe davvero stato così ovvio, ma non fu così.
La prima volta che si parlarono fu proprio fuori da questo: il locale era appena stato chiuso e fuori stava infuriando una tempesta.
La pioggia cadeva a dirotto, i tuoni si facevano sempre più vicini e nessuno era pronto a quel temporale. Nessuno tranne Sakusa Kiyoomi, il quale prese il suo ombrello e li abbandonò lì senza preoccuparsi di altro.
A riparo sotto la tettoia quindi rimasero Hinata, Kageyama, Kenma e Kuro.
Fu il rosso il primo a parlare dopo che Sakusa scappò via -Io vado con Kageyama, ha la macchina posteggiata in quella direzione- disse indicando la parte opposta rispetto casa di Kenma -ti daremo un passaggio ma penso che fai prima ad andare a piedi.
Kenma annuì dandogli ragione -sì, non preoccupatevi, scrivimi quando arrivate a casa.
Hinata annuì, poi si rivolse al corvino -Kuro-san, ti serve un passaggio?
Tetsuro sbuffò -No grazie, ho la moto e non posso lasciarla qui, aspetterò che smetta di piovere, tanto il meteo dice che è una cosa passeggera.
Kageyama corrugò la fronte -Sei sicuro?
-Sì, andate pure a fare le vostre cose zozze- concluse con il classico sorriso da infame.
Hinata e Kageyama scapparono via con il volto fin troppo rosso e balbettando cose come “non è quello che stai pensando!”.
Rimasti soli, Kenma gli diede le spalle e guardò a terra, a qualche centimetro dai suoi piedi l’acqua cadeva forte e imperterrita. Un nuovo tuono più vicino lo fece sospirare e decidere di voltarsi e parlare per la prima volta con Kuro -penso che il tuo meteo sia sbagliato.
Kuro alzò la testa di scatto, sbattendo le palpebre più volte poiché confuso che gli avesse rivolto la parola, poi rispose -come, scusa?
-Non penso che sia una cosa passeggera, ci vorrà un po’ prima che finisca.
Kuro si strinse nelle spalle e si appoggiò contro il muro -Non che ci possa fare molto.
Kenma tornò a voltarsi, era pronto a fare quel passo che l’avrebbe portato sotto la pioggia per poi correre a casa, ma c’era una vocina che continuava a insistere che doveva fare quell’ultimo passo ma non nella direzione della pioggia.
Sospirò pesantemente e tornò a parlare -Puoi venire da me, se vuoi.
Kuro non rispose e Kenma decise di tornare a voltarsi per capire se almeno l’avesse sentito, la risposta era sicuramente affermativa considerando come lo stava guardando con gli occhi spalancati.
Kenma continuò -Abito a quattro minuti a piedi da qui, due e mezzo se si fanno di corsa, se vuoi aspettare che finisca di piovere per prendere la tua moto puoi aspettare da me piuttosto che qui, a meno che il tuo scopo non sia prendere l’influenza per farti qualche giorno di vacanza.
Kuro rise -Se per te non è un problema avere uno sconosciuto in casa… va bene.
In realtà per Kenma era un grande problema avere uno sconosciuto in casa, ma Kuro poteva davvero considerarlo così? Non importava che non si fossero mai parlati, non erano più sconosciuti da tempo.
-Se mi uccidi sarai il primo sospettato nella mente di Hinata, non sottovalutarlo.
Kuro sorrise e non ebbe più nulla da obiettare.
 
Arrivarono a casa dello streamer più bagnati di quanto Kenma aveva progettato e questo sarebbe stato motivo di malumore per il padrone di casa. Ma insieme a lui c'era il bel cameriere del bar, quindi il suo umore si stabilizzò facilmente.
Si tolsero buona parte dei vestiti all'ingresso, poi Kenma gli indicò il bagno degli ospiti affermando che poteva farsi la doccia se voleva, lui sarebbe andato nella sua camera.
Kuro accettò la proposta limitandosi ad annuire e senza guardarlo troppo si chiuse nella stanza in questione.
Kenma sospirò, cercò di far passare i suoi ormoni da adolescente che non facevano altro che ricordargli che aveva finalmente portato una delle sue cotte in casa propria e raggiunse la camera da letto.
Non fu difficile per lui trovargli dei vestiti da fargli indossare considerando che Kenma amava mettere i vestiti di taglie più grandi, quindi si limitò a prendere una maglia e dei pantaloncini anonimi ed elasticizzati e portarglielo in stanza mentre Kuro si trovava già sotto la doccia.
Infine, si rifugiò nel suo bagno per farsi una lunga doccia calda e riflettere su cosa diavolo aveva in mente di fare.
 
-Aaah, hai trovato Zelda- commentò entrando in soggiorno quando finalmente si fu sistemato anche lui. Kenma indossava delle calze di spugna, una morbida tuta rossa e una maglia nera di sopra con il proprio logo.
Kuro, vestito e con i capelli leggermente umidi, era seduto sul divano ed era qui che stava coccolando il suo gatto. Alzò lo sguardo su di lui nel sentire quelle parole e sorrise -è bellissima.
Kenma annuì -Anche se di solito non le piacciono gli sconosciuti.
-Oh sì, ho visto- rispose il corvino alzando il braccio e mostrando un graffio fresco -ma ora siamo amici.
-È stato veloce- rise Kenma sedendosi dall'altro lato del divano, ma non troppo lontano, semplicemente abbastanza vicino alla metà solo per la scusa di unirsi alle coccole al suo gatto.
-Sei uno streamer di videogiochi, giusto? Mi aspettavo avessi più console- commentò il corvino dopo qualche secondo di silenzio tranquillo, con in sottofondo il temporale che ancora infuriava fuori.
-Ho una stanza apposita per quello- rispose il padrone di casa senza pensarci, prima di alzare lo sguardo e corrugare la fronte -ma tu come lo sai?
Kuro arrossí -Uhm… ho… sentito Hinata parlarne.
Kenma lo scrutò, poi sorrise divertito -Quindi non sei un mio fan.
-Ecco… ho provato a cercare il tuo canale ma… insomma… non ci capisco molto di videogames, mi dispiace…
-Perché ti stai scusando?
Kuro si imbarazzò ancora di più -Mi stai mettendo in agitazione, okay?
Un sopracciglio del biondo si alzò -Come mai? Al locale sembri il più propenso a parlare e provarci con i clienti.
-Loro sono sconosciuti!
-Anche io sono uno sconosciuto.
-Tu sei… tu.
Il loro botta e risposta li aveva portati a spingersi leggermente in avanti, tanto che adesso erano seduti praticamente uno di fianco all’altro, con le gambe che si sfioravano.
Si guardarono per dei secondi che parvero infiniti, una strana elettricità sempre più presente nell’aria. Poi Kenma inclinò la testa di lato per appoggiarla sullo schienale del divano e cambiò argomento -Cosa fai nella vita?
Questo lasciò Kuro spiazzato -Come?
-Tu sai che io sono uno streamer, quindi mi chiedevo cosa facessi tu oltre il lavoro al bar.
E fu così che iniziarono a parlare tranquillamente, mentre la pioggia continuava a cadere, il tempo continuava a passare e Zelda si metteva a dormire tra di loro.
Verso le tre di notte, quando tutti e due erano abbastanza assonnati e stanchi da parlare più liberamente e senza freni, Kenma sussurrò -Se mi dici una cosa imbarazzante te ne dico una anche io.
Gli occhi di Kuro si illuminarono, completamente d’accordo con quella proposta, ma si affrettò a dire -Inizia tu.
Kenma fece un sorrisetto, poi confessò -Potrei aver scoperto i tuoi orari ed essere venuto al bar solo quando sapevo che lavoravi.
Ecco, quello Kuro non se lo aspettava, ma ne rimase piacevolmente colpito e non riuscì a fermarsi quando confessò a sua volta -Ho portato il tuo drink nel laboratorio di chimica dell’università per capire da quali ingredienti fosse fatto. Yaku mi aveva detto di non dirtelo perché era troppo inquietante.
Kenma rise -E l’hai capito?
-É solo succo di mela, vero?- sospirò sconfitto sapendo già la risposta. Dandosi dell’idiota per non averlo capito prima, Hinata non sapeva di certo fare i cocktail!
-Già- rise il biondo -perché non mi hai offerto da bere dopo aver capito cosa mi piaceva?
-Non ne sono sicuro… è come se fossi stato frenato dalla paura che mi avresti potuto rispondere non positivamente.
Il loro era un susseguirsi di sussurri ormai, i volti sempre più vicini.
-Eppure sei seduto sul mio divano.
-Yaku l'aveva detto che avrei dovuto provarci comunque.
Kenma annuì -Avresti dovuto ascoltarlo- e poi, prima che l’altro ebbe il tempo di elaborare una risposta, si spinse in avanti per baciarlo. Poggiò le labbra sulle sue trattenendo il respiro, sentendo sulla sua pelle il fiato dell’altro che balbettava, poi il suo sospiro di apprezzamento mentre rispondeva con gioia.
Kenma fece scivolare Zelda sul divano senza svegliarla, poi si issò sulle gambe dell’altro mettendosi a cavalcioni, continuando a baciarlo mentre gli stringeva il volto con le mani.
Si stavano baciando in modo languido, così bene come non facevano da tempo. Con le dita che creavano brividi al loro passaggio, sospiri caldi e schiocchi che rimbombavano nella loro testa.
-Aspetta un attimo- Kuro gli strinse i fianchi e lo tirò leggermente indietro mentre diceva quelle parole con fatica. La sua voce era roca, le sue guance rosse, gli occhi acquosi e le labbra gonfie e scure, Kenma era così tanto preso da lui che fece una fatica enorme a staccarsi davvero e a prestargli attenzione.
-Non va bene?- cercò di capire se avesse sbagliato qualcosa, soprattutto se avesse frainteso qualche gesto o frase.
-Va benissimo- rispose fin troppo sinceramente Tetsuro -però voglio… voglio prima chiederti se vuoi venire ad un appuntamento con me, domani.
Kenma ci mise qualche secondo a capire quella frase, lasciando il tempo a Kuro di specificare meglio -voglio mettere le cose in chiaro fin da subito, tu mi piaci davvero e vorrei portarti a un appuntamento. Te lo chiedo ora così domani non penserai che sia stata una cosa da una botta e via dettata dal momento e dalla pioggia.
Le labbra di Kenma si curvarono in un principio di sorriso, poi una piccola risatina si liberò da esse. Si spinse in avanti e nascose il volto fin troppo caldo contro il suo collo, rispondendo in un mormorio -Sapevo che avevi solo il volto da cattivo ragazzo e… sì, puoi portarmi a tutti gli appuntamenti che vuoi.
  
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