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Autore: Huffelglee2599    24/09/2022    0 recensioni
Buongiorno a tutti! Dopo un discreto periodo di attesa sono ritornata con la seconda storia legata al mondo di Harry Potter!
In questo racconto, dal tono quasi transitorio, Santana, Brittany e Quinn, devono affrontare la venuta di una silenziosa minaccia che porterà con sé una considerevole ondata di panico tra le mura del castello di Hogwarts, in particolare nel cuore di Brittany..
Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erbologia


Il rapido ed inatteso accelerare della placida e regolare andatura del ritmo cardiaco di Santana indusse il corpo intorpidito della ragazzina a subire un violento sussulto, la cui improvvisa irruenza, costrinse le sue palpebre ad abbandonare il piacevole stato di sonno in cui sostava.
Una smorfia di insofferenza contorse la bocca della giovane Serpeverde, mentre le sue esasperate iridi ruotavano attorno alla propria cavità oculare, già adirate nei confronti del responsabile di quella illegittima offesa.
Le sue corde vocali vibrarono, in un greve e frustrato lamento di irritazione, intanto che il suo viso affondava nel morbido tessuto del suo bianco cuscino ed il suo braccio sinistro, una volta recuperato un minimo di robustezza, sollevava la coperta verde scuro fino ad avvolgere completamente la sua figura, in maniera tale da attutire lo sgradevole suono di cui il suo apparato uditivo era ormai saturo.
Difatti, lo stentoreo riecheggiare di una altisonante voce, la cui sfrenata potenza non accennava ad allentare il ritmo del suo gorgoglio, colmava con assidua indifferenza la quiete della camerata, dando al flemmatico momento del risveglio una nota di necessaria energia.  
Le labbra di Santana fremettero, scosse dalla pesantezza di uno spazientito sospiro, dinnanzi ad una circostanza a cui il suo volere non aveva potuto avanzare alcuna opposizione, costringendo così la giovane Serpeverde ad accettare la venuta di una nuova compagna di stanza: un petulante gnomo, dalla folta frangetta e dal naso aquilino, la cui riformata ubicazione, trovava il proprio riscontro nel totale rifiuto, da parte delle precedenti coinquiline, di trascorrere ancora un intero anno in sua presenza.
Un lieve movimento indusse la lingua di Santana a dare vita ad un sommesso borbottio di protesta, nei riguardi di una situazione, di fronte alla quale, il notevole livello di tolleranza, di cui disponeva la ragazzina dai capelli corvini, era già stato ampiamente superato.
La giovane Serpeverde contrasse la propria mascella, mentre il fragore di un penetrante ed intenso acuto, recideva il suo udito, malgrado lo strato di protezione a cui si era affidata, portando il braccio sinistro di Santana ad allontanare di scatto la calda trapunta ed il suo corpo ad innalzare la propria figura, fino a prendere posto sul suo letto.
-“Benedetto Salazar vuoi tacere?!”-
La collera delle sue oscure iridi venne indirizzata alla minuta ragazzina dinnanzi a lei, il cui sguardo, rivolto al riflesso dello specchio appeso di fianco al suo giaciglio, era intento a controllare la linea dei suoi capelli, insieme al costante movimento delle sue dita, concentrate a dissipare la presenza di eventuali nodi.  
Nonostante, il brusco e furente grido di Santana aveva ridotto al silenzio il deleterio cantare della piccola Serpeverde, frenando il culmine della sua crescente modulazione vocale, il volto della nuova arrivata era rimasto incollato al riflesso della propria fisionomia, continuando la diligente ispezione del suo aspetto, in alcuna maniera turbato dalla risoluta e categorica richiesta giunta di improvviso alle sue spalle.
La bocca della bambina delle castane ciocche venne dischiusa, abbandonando il suo lungo e usuale sospiro di frustrazione, sintomo di un implacabile sdegno nei confronti di quella mole di individui a cui la sua nobile dote non era in grado di essere riconosciuta come tale.
-“Perché nessuno lo capisce?”-
Il lieve elevare delle sue braccia, in una sorta di disperata supplica, non fece altro che sottolineare il tono di assoluta indignazione del suo ricorrente interrogativo, una semplice domanda, alla quale, la sua intelligenza non riusciva a conferire una risposta.   
Uno sbuffo di irritazione fece vibrare di risentimento le sue sottili labbra, mentre la sua mano destra veniva allungata in avanti, così da afferrare il manico della spazzola appoggiata al comodino di legno, alla sinistra del suo letto.
-“Il mio talento deve essere coltivato”-
Così, intanto che le rigide setole del suo pettine tentavano di modellare il tratto inferiore dei suoi capelli, il rumoroso schiarimento della sua voce diede adito al preludio di una seconda fase di tonanti gorgheggi.
Per un breve istante, Santana rimase immobile, con la bocca spalancata e le iridi sgranate, alquanto stizzita dinnanzi al completo ignorare del suo ordine, una considerevole mancanza di rispetto di cui la sua memoria avrebbe ricordato la rilevante portata nei momenti a venire.
Infatti, la necessaria urgenza di azzittire le corde vocali di quel presuntuoso nano da giardino indusse lo sguardo della giovane Serpeverde ad orientare la propria attenzione verso le altre tre brande che occupavano la sua camerata, alla ricerca di un aiuto.
Tuttavia, le sue sopracciglia non poterono fare a meno di aggrottare la loro confusione, al cospetto delle coperte ripiegate e degli appendiabiti vuoti.
Con una nota di smarrimento a contornare i tratti del suo volto, Santana, condusse le sue perplesse iridi in direzione del suo comodino, posizionato alla sinistra del suo giaciglio, dove le nere lancette di un orologio, incastonato tra due verdeggianti serpenti, segnavano un intervallo di dieci minuti a precedere l’inizio della prima lezione.
Nonostante, la mente della giovane Serpeverde non fosse alimentata da alcun genere di interesse nei confronti di una superflua e tediosa materia come Erbologia, le sue gambe si ritrovarono indotte ad abbandonare la confortevole morbidezza del suo candido materasso e ad allontanare la sua pelle dalla condizione di calore in cui erano avvolte le sue lenzuola, colte da un violento senso di angoscia, la cui origine, rintracciava il seme della sua paura nel vivido ricordo delle parole di suo padre.
Difatti, il Signor Lopez non aveva gradito la mancata riuscita del suo elaborato piano, attribuendo a Santana la colpa del completo fallimento della missione, andata interamente in malora a causa della totale inettitudine di sua figlia, ancora ricolma di una inesperienza, dinnanzi alla quale, non avrebbe mostrato alcuna indifferenza.
Di conseguenza, la giovane Serpeverde era stata estromessa da qualsiasi forma di coinvolgimento, in relazione alla successiva strategia offensiva che suo padre era riuscito ad ideare, ed obbligata a trascorrere un altro anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, malgrado le sue intenzioni avevano chiaramente espresso il desiderio di apprendere le sue abilità di futura strega, rimanendo a casa, data la sua assoluta incertezza nei confronti del livello qualitativo di insegnamento concesso dal loro antiquato sistema scolastico.
Invero, il forzato ritorno ad Hogwarts di Santana, non era altro che il risultato di un meritato castigo, al quale, suo padre era stato entusiasta di conferire il proprio adito, nel momento in cui era venuto a conoscenza del rifiuto della ragazzina di voler intraprendere un secondo ciclo di lezioni in quella insulsa scuola.
Inoltre, tenendo conto del ragguardevole valore della sua decisione, visto il pericolo in cui avrebbe potuto incorrere la sua famiglia, se la lingua della giovane Serpeverde non fosse stata abbastanza scaltra da essere in grado di tacere la sua implicazione nel progetto della Professoressa del Monico, il Signor Lopez non aveva esitato a ricordare a sua figlia le dolorose conseguenze delle sue trascorse azioni.
Per un breve istante, le palpebre di Santana non produssero alcun movimento, rimanendo immobili, mentre il suo vitreo sguardo indugiava sul disfatto letto davanti a lei, immerso nelle memorie di quei sofferenti giorni d’estate.
In seguito, la violenza di un brivido, a cui il suo corpo non era stato in grado di porre un freno, così improvvisa da indurre le sue labbra a dischiudere il loro turbamento, trattenendo a stento un ansito di pura afflizione, travolse la sua spina dorsale, contraendo con decisione i muscoli della sua schiena, in un brusco raggrinzare di pelle, dinnanzi al quale, la gola di Santana dovette soffocare il preludio di uno struggente gemito.
Di colpo, la condizione di staticità in cui erano avvolte le sue oscure iridi venne a mancare, sostituita da un frenetico sbattere di palpebre, la cui infernale solerzia, concesse alla sua mente la possibilità di allontanare la propria attenzione dalle immagini di un passato non troppo lontano, riacquisendo così i contatti con la realtà.
Un tremante sospiro di inquieta consapevolezza venne liberato dalla sua arida bocca, intanto che la direzione dei suoi smarriti occhi tentava di focalizzare la loro concentrazione sulla ragione del suo avventato elevarsi, individuando nel lucente nero della sua divisa, ancora avvolta nella trasparente custodia, la risposta al suo interrogativo.   
Pertanto, lasciando da parte una ulteriore perdita di tempo, le dita di Santana si avventarono verso il morbido tessuto che ricopriva la stoffa della sua toga, ricordando a sé stessa il suo dovere di evitare ogni genere di attenzione, altrimenti altre cicatrici sarebbero state aggiunte alla sua collezione.  
 


Il rapido picchiettare di un paio di suole riecheggiava tra le marmoree pareti di una insidiosa scala a chiocciola, la cui funzione di transito, permetteva agli studenti della casata Serpeverde di giungere  al piano sopraelevato, dove risiedevano i dormitori, interrompendo il rigoroso silenzio della austera Sala Comune.
Le labbra di Santana incrementarono la pressione attorno al manico della sua bacchetta, alla ricerca di conservare una solida morsa sulla impugnatura della propria arma, dando vita ad uno strozzato mugugno di insofferenza, mentre le sue dita tentavano di infilare il bottone della propria mantella dentro al relativo pertugio.
Sebbene, la concentrazione della ragazzina dai capelli corvini fosse alquanto distante dal pensiero di essere sul punto di affrontare una pubblica apparizione, data la totale indifferenza che nutriva nei riguardi della materia, il suo corpo sembrava agire in maniera autonoma, come se la forza di una ripetuta abitudine avesse assoggettato la sua mente, rammentando al suo cervello la necessità di serbare, in qualsiasi situazione, un decoroso aspetto, degno del nome a cui apparteneva.
Tuttavia, il movimento dei suoi polpastrelli era talmente convulso da non riuscire a conferire alla sua facciata la giusta dose di perfezione, inducendo la trachea della giovane Serpeverde ad emettere un rassegnato lamento di frustrazione.
Così, abbandonata la consueta teoria del categorico raggiungimento di una concreta eccellenza, la mano sinistra di Santana avvolse il rigido materiale della sua bacchetta, colmando il sottile spazio vuoto alla sua destra, nascosto tra le piaghe del suo pesante manto.
Ancora una manciata di angusti gradini, dovettero attendere i passi di Santana, prima che le piante dei suoi piedi potessero trovare ristoro sulla solida e robusta superfice di nero marmo a cui la Sala Comune dei Serpeverde aveva destinato il ruolo di nobile e solenne fondo.
Per un fugace attimo, lo sguardo della ragazzina venne indirizzato alla sua sinistra, dove il bisbigliare serrato di un incomprensibile borbottio aveva attirato l’interesse del suo udito.
Il lieve contorcere delle sue labbra, in una accennata smorfia di commiserazione, fece da sfondo ad un inatteso incrociare di famigliari lineamenti, il cui improvviso allontanamento, non aveva suscitato altro che una sensazione di offesa nello sterile animo della giovane Serpeverde.
Difatti, durante il lungo periodo di silenzio, in cui la mente di Santana era stata attraversata da una serie di articolate ed aleatorie domande, dovute alla enigmatica affermazione enunciata dalla ex Professoressa del Monico, il rapporto di vicendevole ammirazione e deferenza che aveva creato una connessione tra le quattro nuove reclute della casata dei Serpeverde, sancita dal profondo disprezzo nei confronti di tutti gli individui sprovvisti di una aristocratica discendenza, era venuto a mancare.
In particolare, Dave e Sebastian non avevano ritenuto più opportuno seguire le orme di una persona, la cui assoluta attenzione, non fosse orientata al necessario mantenimento di una certa tipologia di status sociale tra le mura del castello di Hogwarts.
Di conseguenza, la premessa di un prevedibile distacco aveva trovato terreno alla fine del secondo semestre scolastico, attribuendo alla elitaria dinastia dei Lopez la presenza di una estranea.  
Le labbra di Santana fremettero, abbandonando un tenue sbuffo di disapprovazione, mentre le sue oscure iridi restituivano il loro interesse alla lineare direzione intrapresa dai suoi passi, riprendendo così il cammino verso la lontana meta.
Infatti, la zona in cui avrebbe avuto luogo la vana lezione di Erbologia, riscontrava la sua ubicazione al limitare del confine della scuola, in un modesto complesso di serre, il cui principale incarico, era quello di accudire un considerevole numero di insolite piante.
Nonostante, le gambe della giovane Serpeverde non fossero dotate di una significativa estensione, la rapidità con la quale la sua figura era avanzata tra i lunghi corridoi del castello aveva permesso ai suoi passi di raggiungere, in un ridotto lasso di tempo, il piano sopraelevato, dove un consistente numero di studenti era intento a varcare la soglia della Sala Grande, in direzione delle relative aule.
Una trentina di metri, era stata percorsa dai piedi di Santana, assecondando il medesimo tragitto di alcuni dei suoi compagni, prima che la venuta di una inattesa voce ponesse un freno al suo solerte progredire.
-“Santana!”-
Un leggero aggrottare di sopracciglia, sintomo di un principio di confusione, venne ad accompagnare il flemmatico movimento che condusse lo sguardo della ragazzina a rivolgere la propria attenzione al caotico spazio dietro di sé, dove i suoi perplessi occhi riuscirono ad individuare la sagoma di Noah Puckerman, intenzionata a procedere rapidamente verso di lei, con la bocca impegnata a masticare la soffice pastafrolla di un muffin al cioccolato.
Un flebile sospiro di insofferenza diede al petto della giovane Serpeverde la possibilità di elevare la propria seccatura, mentre le sue annoiate iridi ispezionavano la parte superiore della relativa orbita oculare, dinnanzi alla indesiderata consapevolezza di essere costretta a subire la compagnia di quel fanatico ragazzino dalla oscena capigliatura.
Invero, al contrario del comportamento adottato da Karofsky e Smythe, in seguito alla prolungata assenza di Santana, il ragazzino dalla folta cresta aveva deciso di rimanere al fianco del suo modello di ispirazione, conscio del fatto che anche la migliore seguace dei valori della propria stimata famiglia potesse essere assoggettata ad un periodo di smarrimento, in cui la consueta direzione del proprio dovere non veniva assecondata, a favore di un avulso interesse.  
Solamente, una manciata di metri separava il giovane Serpeverde dalla statica figura di Santana, nel momento in cui le sue labbra vennero dischiuse, desiderose di enunciare la sua ammirazione, una smania a cui, tuttavia, la ragazzina dai capelli corvini non concesse alcuna occasione di avvenimento, dando le spalle alle fastidiose attenzioni di Puckerman, così da riprendere il cammino verso il vivaio.
Un obbligato silenzio, impose alla lingua del caparbio sostenitore, di rimanere racchiusa all’interno della sua elogiativa bocca, mentre il costante avanzare delle loro gambe conduceva le lucide suole delle rispettive scarpe ad attraversare una rigogliosa distesa di erba, il cui florido perdurare, aveva contribuito alla nascita di un abbondante insediamento di disgustosi e saltellanti insetti, di fronte ai quali, il dinamico progredire dei passi di Santana assunse le sembianze di un preludio ad una isterica corsetta.
Per sua fortuna, la deleteria ed umida superfice da oltrepassare non aveva un raggio di estensione troppo elevato, permettendo alla inorridita pelle del suo vigile corpo di rilassare il proprio strato di orrore, nel ricercato attimo in cui le sue oscure iridi incrociarono il varco di accesso della fatidica serra.
Il fiorire di una inconscia sensazione di sollievo tra le viscere dello stomaco della giovane Serpeverde, risultato di una immagine che sottolineava un attuale esordio della lezione, concesse al veemente cadenzare delle sue pulsazioni cardiache, soggette ad una inconsapevole accelerazione, la possibilità di una lenta e discontinua riduzione del proprio impetuoso ritmo.
Difatti, il risuonare di un generale chiacchiericcio aleggiava ancora tra le trasparenti pareti del vivaio, intanto che il Professore sistemava il suo borsone a tracolla sulla cattedra alle sue spalle ed alcuni allievi si apprestavano a rivolgere il loro interesse in direzione della lunga tavolata, disposta al centro della stanza, conferendo allo sguardo di Santana la percezione che il suo leggero ritardo non sarebbe stato nemmeno notato.
Con un sentore di conforto ad alleviare il suo inquieto animo, la ragazzina dai capelli corvini, diede adito alle sue gambe di procedere in avanti, introducendo la sua figura nella soffocante ed umida atmosfera di quel mediocre vivaio.
Nonostante, il trascorrere di un tempo, in cui il clima di terrore imposto dalla giovane Serpeverde era stato accantonato, un senso di turbamento parve cogliere la maggioranza degli studenti, davanti al suo ingresso, inducendo il vociare di sottofondo ad acquietare il suo fragore e le irrequiete iridi dei suoi compagni a cercare riparo tra le nere piastrelle del pavimento.
Dinnanzi, al lampante senso di angoscia che aveva costretto il volto di quegli alunni ad abbandonare la precedente condizione di rilassamento, a favore di un evidente stato di tensione, la cui veemenza, aveva ridotto il loro intimorito sguardo a scrutare sottomesso il polveroso suolo, le arcuate vertebre della spina dorsale di Santana subirono un graduale raddrizzamento, rinvigorite dal tangibile sentore di agitazione che la sua sola presenza era stata in grado di suscitare, una palpabile sensazione di autentica paura, il cui netto avvertimento, indusse gli angoli della sua bocca ad innalzare la propria superbia, dando forma alla sua consueta smorfia di superiorità.
Così, mentre il suo animo tentava di soffocare il residuo sentimento di inquietudine, in cui le viscere del suo stomaco erano ancora avvolte, le oscure e taglienti iridi della giovane Serpeverde vennero elevate, restituendo alla mansueta fisionomia del suo viso le corrette fattezze dei suoi lineamenti, i quali, ritrovarono in un arrogante ed austero profilo le adeguate sembianze.
Lentamente, il costante progredire dei suoi passi, condusse la figura di Santana ad arrestare il suo elogiativo cammino ad una manciata di metri dalla scrivania del Professore, esattamente al centro della lunga tavolata, dove, in quel momento, sostava il corpo di una gracile e minuta ragazzina, la cui attenzione, rimase ancorata ad un cumulo di terriccio abbandonato sulla superfice sottostante, intanto che le sue tremanti gambe cedevano il loro posto al crescente incombere di un paio di oscuri ed opprimenti occhi.
Il lieve incurvare delle sue labbra, in un crudele sorriso di trionfo, non fece altro che anticipare la necessaria dipartita della insolita condizione di timore in cui il suo spirito era stato inghiottito non appena la sua mente aveva donato voce al ricordo delle parole di suo padre.
Tuttavia, il recupero di una familiare percezione di egemonia nei confronti di un innegabile essere inferiore, dovette subire il presagio di un tenue soccombere, dal preciso istante in cui il suo sguardo venne a conoscenza di una sagoma, ormai fastidiosamente nota, la cui posizione, fronteggiava con un indistinto accenno di dominio la sua.
Difatti, il perentorio scrutare delle verdi iridi di Quinn non concesse al nascente bagliore di autorità, il cui riflesso, illuminava di beatitudine la tenebra degli occhi di Santana, la possibilità di estendere il proprio fervore oltre alla semplice natura interna del suo sussistere, imponendo alla velenosa lingua della giovane Serpeverde di restare immobile, in maniera tale da scongiurare la venuta di un derisorio commento sul precedente accaduto.
Ciò nonostante, la parvente posizione di controllo, di cui la giovane Corvonero era detentrice, non ebbe alcuna influenza sulle corde vocali di Santana, le quali, vibrarono di un perfido ghignare, effetto del violento spintone che Puck aveva deciso di aggiudicare al mingherlino ragazzo, la cui ubicazione, affiancava la sinistra della nobile Lopez.
Il sottile socchiudere delle palpebre di Quinn, accompagnato da un leggero scuotere del suo capo, in una sorta di sentenza che giudicava come totalmente irrecuperabile la crudele condotta portata avanti dalla giovane Serpeverde, indusse le spalle della ragazzina dai capelli corvini ad innalzare la propria indifferenza, mentre le sue labbra non potevano fare a meno di tratteggiare i contorni di un malevolo sogghigno.
Ancora una volta, il perdurare del loro ostinato contatto visivo, assunse il tono di una silenziosa ed intensa sfida, la cui costanza, venne interrotta dalla entusiasta voce del Professore che annunciava il tanto agognato esordio della lezione.
-“Buongiorno miei cari ragazzi!”-
Così, con un profondo sospiro di inevitabile rassegnazione, la giovane Corvonero venne costretta ad indirizzare il suo sguardo verso sinistra, dove il preludio di una inesorabile spiegazione del docente avrebbe sperato potesse distrarre la sua mente dalla sgradevole presenza di fronte a lei.
Allo stesso modo, le maligne iridi di Santana orientarono la loro concentrazione alla propria destra, rimanendo alquanto interdette, nel ritrovare a qualche metro di distanza dai suoi aristocratici occhi, la turpitudine di un ridicolo gilet a quadri, il cui anonimo color kaki, cozzava in maniera antisociale contro il bordo tinteggiato di un vivido arancio.
I lineamenti del suo volto, contratti in una espressione di puro smarrimento, adottarono una forma di autentico ribrezzo, nel momento in cui il suo esterrefatto sguardo venne colto da uno smisurato quantitativo di gel, la cui provenienza, non poteva che risiedere nella folta ed asfissiante chioma di capelli ricci del Professor Schuster.
Dinnanzi, alla dimostrazione della sua supposizione, in base alla quale, il sistema scolastico non era in grado di garantire un encomiabile livello di istruzione, dato il fatto che il medesimo docente era costretto ad insegnare due materie sufficientemente distinte per essere considerate detentrici di una differente laurea, un leggero sbuffo di consapevole ragione fece vibrare le labbra della giovane Serpeverde, la quale, ridiede la sua vuota attenzione al tavolo davanti a lei.
-“Benvenuti alla prima lezione di Erbologia..”-
I palmi del professore sfregarono tra di loro, in un rapido gesto di incontenibile euforia, mentre le sue luccicanti iridi dedicavano la loro evidente eccitazione alle due file di studenti di fronte a lui, alla ricerca di un identico esaltato riscontro che venne individuato nel giocondo ed elettrizzato volto di Brittany, il cui smagliante sorriso, abbinato ad un appassionato sguardo, davano conferma della sua notevole mole di coinvolgimento.
Difatti, nonostante la ragazzina dalle bionde trecce nutrisse un profondo interesse nei riguardi delle creature magiche, in particolare era avvezza al desiderio di comprendere le loro abitudini e le ragioni del loro peculiare comportamento, la sua concentrazione non poteva fare a meno di vertere anche sulle implicazioni del mondo vegetale, ugualmente racchiuso nel sistema della natura.
Pertanto, il fervore di un esaltato scalpitio indusse le sue gambe a fremere di una incontrollata gioia, laddove, le radiose sfumature dei suoi azzurri occhi condussero la propria attenzione sulla affollata scrivania sottostante, il cui ripiano, era occupato da una serie di vasi in ceramica, alcuni contenenti una sorta di pianta dalla media grandezza, altri invece completamente vuoti.
-“..oggi imparerete come rinvasare una giovane Mandragola..”-
Un lieve mormorare di indistinte parole fece da seguito alla entusiasta dichiarazione del maestro, la quale, racchiuse il volto di numerosi studenti in una espressione di autentico smarrimento, come ad esempio Brittany, il cui esitante, ma al tempo stesso curioso sguardo, venne accostato al bordo del recipiente, così da acquisire una migliore immagine della protagonista di quella lezione, in maniera tale da tentare di cogliere le dinamiche del meccanismo.
Al contrario, nemmeno una nota di incertezza contrasse il rilassato viso di Quinn, già ampiamente informato sulle caratteristiche della creatura: nome, integro aspetto e specifiche funzionalità.
Di conseguenza, le sue verdi iridi, oramai intrise di conoscenza, rimasero inchiodate sulla figura del professore, in attesa delle successive istruzioni.
Diversamente, uno stato di assoluta confusione travolse la noncurante mente di Santana, portando le distratte tenebre dei suoi occhi a risvegliare la loro attenzione, attraverso la quale, il perplesso sguardo della giovane Serpeverde ebbe la lucidità di focalizzare il suo interesse su un contenitore di terracotta dinnanzi a lei, al cui interno, una strana e disgustosa erbaccia sembrava osservare il suo volto.
Un immediato brivido di avversione recise la sua spina dorsale, inducendo le sue labbra a dare vita ad una smorfia di assoluto orrore, mentre le sue inorridite iridi puntavano la loro ripugnanza sul viso del docente, disorientate dalle sue intenzioni con quel raccapricciante vegetale.
-“..innanzitutto è necessario armarsi di guanti e paraorecchie..”-
Il leggero accenno del suo capo, associato al movimento della sua mano destra, la quale, indicava il centro della lunga tavolata, condusse la vivida concentrazione degli ignari allievi ad oltrepassare il grande vaso di ceramica dinnanzi a loro, in un tenue cambiamento di prospettiva che cedette al loro anelante sguardo la visione degli oggetti enunciati dal professore.
Così, mentre le parole del maestro risuonavano tra le trasparenti pareti del vivaio, sottolineando la notevole importanza di indossare in maniera adeguata il paraorecchie, le piccole dita degli studenti trovavano contatto con il rigido tessuto dei guanti, una stoffa decisamente troppo opprimente per la delicata pelle di Santana che non attese neanche una frazione di secondo, prima di borbottare a denti stretti una astiosa rimostranza nei confronti di quel ruvido materiale, ed il loro udito veniva racchiuso in una morbida ed isolante bolla acustica, essenziale di fronte al prossimo passaggio.
Difatti, il cosciente intelletto di Quinn, sospinse lo sguardo della giovane Corvonero ad orientare la sua attenzione verso la propria destra, dove la certezza di riscontrare un principio di disattenzione non ebbe alcuna difficoltà a risultare concreta.
Invero, il suo braccio destro dovette allungare la sua mano in direzione del paraorecchie sinistro di Brittany, in modo tale da sistemare la sua errata collocazione, la quale, non sarebbe stata in grado di garantire una idonea copertura al suo apparato uditivo.
-“..in seguito, bisogna afferrare con forza la mandragola, estrarre il suo corpo dal vaso e riporlo nel recipiente accanto..”-
Con una notevole dose di curioso interesse, le attente iridi degli alunni, non abbandonarono la figura del docente, il quale, continuava a mimare le tre necessarie fasi del procedimento, nel tentativo di imprimere nella mente dei suoi studenti la corretta sequenza di azioni da eseguire.
Considerato ultimato il momento della spiegazione, la soddisfatta voce del professore concesse alle mani dei suoi giovani scolari la possibilità di adempiere al loro compito.
Improvvisamente, un violento ed agghiacciante stridore di penetranti grida invase con veemenza la ristretta area della serra, inducendo il suo acuto fragore ad echeggiare in ogni singolo anfratto della modesta stanza.
Di conseguenza, la rinnovata mole di coinvolgimento e partecipazione, a cui la maggioranza degli alunni aveva destinato i lineamenti delle loro affascinate espressioni, venne totalmente inghiottita da una serie di atterriti sguardi, risultato di un inconsapevole esito che aveva condotto il loro volto ad assumere una fisionomia alquanto somigliante ad una manifestazione di puro terrore.
Tra coloro, il cui ritmo cardiaco era stato costretto a subire una inattesa ed irruenta accelerazione, vi era il cuore della giovane Tassorosso, la quale, ghermiva la parte superiore della Mandragola con la sua tremante mano destra, mentre il palmo della sinistra era schiacciato furiosamente contro il timpano del suo orecchio, alla disperata ricerca di attenuare il frastuono del suo grido.
Di fianco a lei, il viso di Quinn, conscio della conclusione a cui avrebbe portato la lezione del docente,
non era turbato dal devastante urlo della giovane Mandragola, tuttavia, un senso di preoccupazione sembrava attraversare le sue verdi iridi, concentrate ad osservare la spaventata reazione della sua amica.
Diversamente, non vi era nessuna traccia di timore o paura ad assoggettare il risentito animo della giovane Serpeverde, colto da un preludio di assoluta insofferenza che vedeva nelle torve e nauseate sfumature del suo sguardo il sorgere di un autentico stato di incontenibile collera, la cui origine, non trovava riscontro solamente nella mancata avvertenza di una possibile frantumazione del sensibile apparato uditivo, ma anche nella completa assenza di una sopravveste che avrebbe potuto impedire al lurido terriccio, fuoriuscito senza alcun indugio dal contenitore di terracotta, di sporcare la sua immacolata divisa.
La condizione di sgomento ed inquietudine, di cui il mediocre spazio del vivaio era oramai saturo, venne spezzata dal risuonare di un inaspettato e sonoro tonfo, il quale, indusse la concentrazione degli studenti a rivolgere il loro stato di smarrimento in direzione del vertice della tavolata, dove la previsione di scorgere la figura del maestro non ottenne neppure la parvenza di un riscontro.
Difatti, nonostante la conoscenza del professore in merito al pericoloso effetto prodotto dal grido della Mandragola, durante il fervore della sua illustrazione il ricordo di indossare le sue conclamate protezioni era passato in secondo piano, trascinando così il suo corpo in un annunciato svenimento.
Dinnanzi, alla imprevista dipartita del loro insegnante, il rapido dilagare di un nascente sentimento di angoscia spinse un notevole numero di alunni ad unire le loro impaurite urla al costante ed infinito grido delle Mandragole, mentre una inferiore porzione di allievi abbandonava le proprie corde vocali ad una divertita ed irrisoria risata.
Soltanto, Santana non pareva mostrare alcuna reazione, rimanendo immobile a rimuginare su una situazione in cui non avrebbe voluto affatto ritrovare nemmeno un frammento della sua persona, una circostanza imposta, a fronte della quale, la giovane Serpeverde poteva unicamente sperare di non commettere alcun errore.
Così, innervosita dal fragore di un eterno schiamazzo ed adirata dalla evidente inconcludenza di una scuola come Hogwarts, diede al continuo gracchiare della sua insulsa pianta la possibilità di tacere, gettando con violenza il suo orrido corpo dentro al secondo recipiente.
   
 
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