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Autore: musa07    24/09/2022    6 recensioni
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"È tutto così diverso...
Gli odori, i colori, i suoni.
Soprattutto i suoni.
Quella lingua che hai cercato di imparare, a casa, ma che nel momento in cui hai messo piede in quella terra, ti travolge. Perché non è come l’hai imparata, ha una sonorità completamente diversa rispetto alla pronuncia perfetta dell’insegnante di spagnolo che ti impartiva le lezioni[...]
Fai perfino fatica a riconoscere il tuo nome e il tuo cognome[...]
Perfino i sorrisi delle persone sono diversi, la loro gestualità, la luce fuori dall’aeroporto… È un caleidoscopio di colori, di voci, di profumi nuovi. È tutto così accecante, da capogiro[...]
Ora invece, mentre sei in macchina diretto verso la tua nuova vita, ti rendi conto che i ricordi sono croce e delizia[...]
Hai la forza dentro di te da grande condottiero quale sei. Uscirà fuori il guerriero che è in te.
Ma per il momento ti puoi permettere di essere triste. Di essere debole[...]"
Io lo sapevo che non dovevo ricordarmi del canon... perché poi produco queste cose...
Ennesimo omaggio a quel personaggio a dir poco meraviglioso che è Oikawa Tooru
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io lo sapevo che non dovevo
ricordarmi del canon...

 

 

Si può soltanto decidere come vivere ora

 

 

È tutto così diverso...

Gli odori, i colori, i suoni.
Soprattutto i suoni.
Quella lingua che hai cercato di imparare, a casa, ma che nel momento in cui hai messo piede in quella terra, ti travolge. Perché non è come l’hai imparata, ha una sonorità completamente diversa rispetto alla pronuncia perfetta dell’insegnante di spagnolo che ti impartiva le lezioni.
Perché quella pronuncia era sterile, nel suono non c’erano le sensazioni, i sentimenti, la musicalità che ogni singola persona mette quando parla. Fai perfino fatica a riconoscere il tuo nome e il tuo cognome (sì perché, a differenza del Giappone, il nome viene prima del cognome, qui è il tuo nome che ti riconosce, che ti dà un’identità).
E imparerai presto che quando dovrai esprimere le tue emozioni, i tuoi sentimenti, i tuoi affetti, sarà solo la tua lingua madre che potrà farlo nel migliore dei modi. La lingua dei sentimenti è, e rimarrà sempre, la tua lingua.

Perfino i sorrisi delle persone sono diversi, la loro gestualità, la luce fuori dall’aeroporto… È un caleidoscopio di colori, di voci, di profumi nuovi. È tutto così accecante, da capogiro. E questo non dipende solo dalle ore che ti sei macinato in aereo. Che sono state eterne, ma se non altro volare tra le nuvole, senza nessun paesaggio, ti ha dato un’idea di neutralità, niente di differente dal cielo del Giappone. Dal cielo di casa tua. Ora invece…
Ora invece, mentre sei in macchina diretto verso la tua nuova vita, ti rendi conto che i ricordi sono croce e delizia.
E saranno croce e delizia.
Ti daranno quel sollievo momentaneo, quel risalire dall’apnea quando avrai la sensazione che le tue emozioni, la mancanza, la nostalgia ti sopraffarranno, ma sarà un sollievo momentaneo perché poi i ricordi di quelle sensazioni, di quelle risate, di quelle persone, ti schiacceranno, perché ti mancheranno in un modo che ti sembrerà impossibile che animo umano possa sopportare.
E, soprattutto, non potrai far niente per riaverle con te in quei momenti quelle persone. Nel momento in cui uno schermo del cellulare non ti basterà più. E ti chiederai se ti dimenticheranno, se diventerai un ricordo che a mano a mano sbiadirà fino a non rimanere più nulla.

Sei solo. Sei sempre stato solo, lì davanti a tutti, da condottiero indomito quale sei, ma questa volta pesa. Tanto.
La cosa drammatica – tragicomica, se vogliamo - è che sai perfettamente che questa, pallavolisticamente parlando, è la scelta migliore che potessi fare.
Ma nessuno a diciannove anni si dovrebbe trovar costretto a fare una scelta del genere – abbandonare la propria terra, le proprie radici, i propri affetti… - neanche se è per perseguire il proprio sogno. Lo sai perfettamente che c’è gente che deve scappare dal proprio paese per molto peggio, ma in quel momento non riesci a trovar sollievo razionale.

Seduto in quella macchina, nei sedili dietro, mentre ti stanno lasciando tranquillo perché ti credono spossato per il lungo viaggio aereo, continui a cantilenare dentro di te “c’è un Oceano in mezzo, c’è un Oceano in mezzo”, quella schiacciante consapevolezza che non puoi tornare a casa nel giro di un paio d’ore a rivedere le persone a te care. “Tooru, calmati!” ti ordini, respirano ed inspirando in modo regolare.
Hai gli occhi chiusi ora per ritrovare le immagini a te famigliari, sei tu ora che hai paura di perderli quei ricordi, quei suoni, quegli odori… e solo ora permetti alle tue lacrime di aver sfogo. O meglio: sono loro che si sfogano, e non ha senso ricacciarle indietro come hai fatto più volte in aereo, sentendoti andar a fuoco la gola. Scendono piano, in silenzio, cerchi di asciugartele velocemente. Non possono vederti in quello stato pietoso, anche se sai che non ci sarebbe nulla di male.
Non ti piace dire “andrà tutto bene” perché in questa frase ti sembra che ci sia una sorta di ineluttabilità del destino, qualcosa che non dipende da te e tu, invece, ti sei sempre considerato fautore del tuo destino, con le tue scelte, i tuoi passi. E questa volta non sarà di certo diverso.
Hai la forza dentro di te da grande condottiero quale sei. Uscirà fuori il guerriero che è in te.

Ma per il momento ti puoi permettere di essere triste. Di essere debole.
In questo momento ti permetti di essere semplicemente il ragazzo di diciannove anni che sei in quel momento.
Il ragazzo che ha lasciato casa e che ora, in quella lingua che è comunque melodiosa, non riesce a riconoscere neppure il proprio nome…
 

 

FINE

 

 

Furudate sei stato CATTIVISSIMO con il mio cicciolino adorato *impianta spilloni nella bambolina voodoo*

Manco a dirlo ho SOFFERTO come una DANNATA a scriverla ‘sta flash. E questa canzone mi ha accompagnato in loop per il tempo della stesura. E grazie a Paolino per avermi fatto conoscere questa versione, anche se non leggerà di sicuro mai queste parole.

Ok, ora devo andarmi ad ammazzare di fluff. O di p0rnogay. O di alcol, a scelta. O di tutti e tre insieme, why not?

 

 

   
 
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