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Autore: MollyTheMole    24/09/2022    1 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Joseph.

 

Fece girare il liquore nel bicchiere e ne bevve un sorso, mentre scaldava i piedi vicino al camino acceso. 

L’Inghilterra era un paese bellissimo, ma terribilmente umido. Pioveva sempre, mentre al suo paese nevicava spesso e il freddo era secco. Anche se il clima, in quel momento, era mite, il dottore poteva sentire l’umidità infiltrarsi nelle ossa. Il camino acceso faceva in modo che le sue articolazioni, non più giovanissime, ne risentissero di meno. 

Anche il liquore rappresentava un’eccezione alla regola. Non beveva praticamente mai, anche se non disdegnava un bicchierino ogni tanto con gli amici che aveva là, in Germania. Praticamente non aveva più contatti con nessuno, nella sua madrepatria, e i suoi compagni di bevute erano tutti disseminati in giro per il paese, con incarichi più o meno conformi alla loro formazione medica. C’era anche chi si era buttato in politica, con suo grande rammarico. 

Meglio, qualcuno che si era buttato in politica nella fazione opposta alla sua.

Chi era lui per poter fare la morale, in materia di professione, quando era stato il primo a lasciare la sua carriera in ospedale, anche se aveva avuto un buonissimo motivo?

Osservò la foto sul tavolo da tè davanti al camino e sospirò. Quello era stato il punto preferito di Ute. Si metteva sempre lì, sulla sua sedia, meglio se a dondolo, e leggeva,  o ricamava, o mescolava qualche salsa che non voleva saperne di addensarsi prima di metterla a cuocere. Gli sembrava ancora di vederla, con la sua grande treccia bionda e la veste da notte, la pelle di marmo, le occhiaie e il respiro sincopato. 

Non ce l’aveva fatta a restare dentro la loro casa, a continuare a vivere con la solita routine. La politica e l’apporto che aveva dato al governo l’avevano fatto sentire vivo, come se avesse avuto ancora un motivo per andare avanti. 

Lo smacco era stato grande, e la delusione di dover lasciare il suo paese, senza poter fare più niente, era stata bruciante. 

In fondo, poteva ancora combinare qualcosa, anche dall’Inghilterra. Certo, se si fosse venuto a sapere avrebbe rischiato grosso, ma quello era un affare che riguardava lui stesso e le persone con cui aveva a che fare. Nessun altro doveva sapere. 

Finché la sua cortina di fumo fosse rimasta in piedi, nulla sarebbe cambiato e lui sarebbe stato al sicuro.

Per il momento, si sarebbe limitato a svolgere il suo lavoro all’ospedale, anche se non lo trovava esaltante. Era un chirurgo dotato, lui, e si sentiva sprecato a svolgere analisi post mortem. La carriera di medico legale, inoltre, languiva. A parte qualche caso interessante quando si presentava Scotland Yard a chiedere aiuto - caso raro, perché di solito avevano il loro fidatissimo medico che interveniva-  il massimo che poteva trovare era qualche vecchietto morto per cause naturali da dover aprire per conto del nipote deluso dall’eredità, che millanta avvelenamenti inesistenti. 

E poi, c’era stato lui.

Quella richiesta era stata inaccettabile, come mille altre che gli erano state fatte in precedenza. Durante i suoi primi tempi in Inghilterra, era stato solo un immigrato che parlava qualche rudimento di inglese, non aveva niente e nessuno che potesse aiutarlo, ed aveva pensato che trovare lui fosse un colpo di fortuna. Sulle prime, aveva creduto che la loro amicizia fosse sincera, ma si era accorto ben presto di essersi sbagliato, e di gran lunga, anche. Le sue richieste erano diventate sempre più pressanti, sempre più esagerate. Soldi, soldi ed ancora soldi, sempre di più. In ultimo gli aveva chiesto persino farmaci, di rubare sostanze dall’ospedale. 

Joseph aveva mille difetti, ma il furto e il disonore che ne derivavano non rientravano sicuramente tra questi. 

Aveva risposto con un secco no, e le carte in tavola si erano voltate con rapidità. Dall’amicizia, dalle promesse, dall’inserimento nella società inglese, così come aveva detto il suo interlocutore, si era passati a minacce, aggressività, specie verbale, e diffamazione in pubblico. Aveva rischiato il suo posto in ospedale, che a fronte delle accuse mossegli aveva chiesto dei chiarimenti, e dopo aver subodorato che l’aria non era ancora una volta propizia per lui, si era dedicato anche alla libera professione, visitando a domicilio.

Almeno finché, qualche giorno prima, non aveva trovato qualcuno ad aspettarlo sulla porta.

Erano in tre, ad essere del tutto onesti, e grossi come armadi, ma Dietrich aveva da tempo capito che più grossi erano, più erano anche impacciati e goffi, e la cosa di solito si accompagnava ad una buona dose di stupidità. Tanta forza e poca strategia.

Era un tedesco, immigrato e politicante, per non dire medico. Le domande che riceveva più di frequente erano se fosse fuggito perché ebreo oppure se fosse parente della famosa attrice Marlene Dietrich. All’inizio aveva risposto con calma, ma alla fine aveva perso la pazienza e la sua personalità algida e scorbutica aveva preso il sopravvento. No, non era ebreo, anche se in Germania era il modo migliore per diffamare qualcuno, e no, Marlene Dietrich non era nemmeno sua lontana parente. Sapesse la gente quanti Dietrich ci sono in tutto il territorio tedesco, la smetterebbe di fare domande stupide. 

Per questa e per molte altre ragioni, non c’era da stupirsi se Joseph Dietrich sapeva fare a pugni in modo decente. 

La fasciatura alla mano era stata l’unica conseguenza. In fondo, una sbucciatura sulle nocche era inevitabile, quando si centra il naso di tre energumeni di sessanta chili per gamba, per di più picchiatori di professione.

Il fuoco illuminava il profilo quasi albino del dottor Dietrich, lanciando bagliori fieri nei suoi occhi chiarissimi. Bianchi i capelli, bianchi i baffi, bianchi i denti e bianca la pelle, bianche le unghie che sfioravano con inaspettata delicatezza il bordo del bicchiere. 

No, non è così che si trattano gli amici.

La fiammella, lentamente, si ridusse, mentre l’ultimo pezzo di carta bruciava allegramente nel fuoco, con sua massima soddisfazione. Quel biglietto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, la summa dello squallore di quell’uomo.

 

Ho bisogno del tuo aiuto. Vieni subito. Sarai lautamente ricompensato.

 

Aveva ignorato quel biglietto, sulle prime. Poi, aveva letto i giornali ed aveva capito di che genere di aiuto avesse avuto bisogno. 

Ringraziò il cielo di non essersi prestato a quella sceneggiata. 

Ci sono tanti modi di uccidere una persona. Si può farlo fisicamente, o si può annientare qualcuno nella sua esistenza, nella sua personalità. Ebbene, era proprio quello che gli era stato chiesto di fare. E Joseph Dietrich non uccideva.

Osservò la carta bruciare ed arricciarsi tra la cenere. 

Anche gli oltraggi, come i rischi, si pagano cari, prima o poi.

Joseph sapeva nascondere bene la sua personalità. Nessuno avrebbe mai intuito che cosa gli passasse nella mente. L’apparenza scorbutica contribuiva a renderlo indesiderato alle persone. Tutto sommato, quello era il tratto della sua personalità che apprezzava di meno, ma che gli era tornato più utile.

Nessuno faceva domande su qualcuno che non gli interessava.

E poi, fingersi scorbutico e non creare legami era un modo piuttosto conveniente di ridurre a zero il potenziale degli altri di ferirti.

Gli era bastata Ute, ed ancora non l’aveva dimenticata. Forse, non l’avrebbe fatto mai.

Poggiò il bicchiere vuoto sul tavolino da tè e si appoggiò alla finestra, guardando la pioviggine grigia che si spandeva per le strade di Londra. Scorse con la coda dell’occhio il postino, che frugava incessantemente nella borsa alla ricerca della posta che avrebbe dovuto consegnargli.

Già, la posta. Quella che gli era stata aperta innumerevoli volte, in Germania. Quella che non gli era mai stata recapitata a Londra.

Odiava le Poste.

Insopportabili impiccioni piantagrane.

Il campanello trillò, e lui si dipinse sul volto la sua migliore aria da becchino.

- Signore?-

Nei suoi anni trascorsi in Inghilterra, il dottor Joseph Dietrich aveva imparato anche un’ altra tecnica per tenere fuori dai piedi le persone. 

Parlare un’altra lingua. 

- Ja?-

Specialmente se tale lingua, considerato il periodo, era proprio il tedesco. 

Il postino lo guardò, stranito. Incassò la testa nelle spalle, come se stesse aspettando gli inservienti con la camicia di forza pronti a legare il dottore, che se ne stava fermo immobile sulla soglia come una salma.

- La posta.-

- Noch? Gut, danke.-

Il postino, evidentemente in difficoltà, non aveva ben capito l’antifona e cercò di fare conversazione. Il dottore pensò che, a volte, l’aria intimidatoria confondeva talmente tanto le persone da sortire l’effetto contrario a quello voluto. Paralizzarli, invece che farli scappare a gambe levate.

Si disse che gli sarebbe risultato più utile continuare con il tedesco. 

- Ultimamente ne arriva tantissima! Avete tutti da scrivere, durante l'estate?-

- Ja, alles zusammen im Sommer! Danke, Herr Postbote, danke. Guten Tag!-

Il postino rimase sulla porta, guardandolo con occhio da tonno sul banco del pesce.

- Ah, verdammt! Ich habe nur gedankt dir! Guten Tag, Herr Postbote!-

Allora il Postbote, ovvero il povero postino, annuì, sorrise, mormorò un sottile anche a lei, forse e se ne andò.

Chiuse la porta, gettò la posta sul tavolino da tè ed osservò dalla finestra il postino che se ne andava scuotendo il capo ed imprecando contro la leggera pioggerella che era ricominciata a cadere. 

- Regnet es Immen in London.- disse, scontento. 

Un po’ di sole non avrebbe fatto male ogni tanto. 

E accidenti al suo maledetto difetto di non riuscire a cambiare lingua, dopo aver parlato in un’altra!


TRADUZIONE DAL TEDESCO:

- Sì?-

- Di già? Bene, grazie.- 

- Sì, tutti assieme in estate! Grazie, signor postino, grazie. Buona giornata.-

- Ah, accidenti! L'ho già ringraziata! Buona giornata, signor postino!-

- Piove sempre a Londra.- 
  
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