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Autore: rocchi68    25/09/2022    2 recensioni
Scott Deacon, uomo di discreto successo, durante una serata in casa racconta, sotto pressione della figlia, di come ha ritrovato una persona speciale dopo tanti anni di distanza e di silenzio, ricordando e scontrandosi spesso con un passato e un presente complicato.
Non ricorderà mai il periodo del reality, troppo negativo, ma solo ciò che l'ha portato a essere felice.
O almeno questo è quello che traspare dal suo solito sorriso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era una serata fredda, ma piacevole.
Forse non così desiderabile per alcuni aspetti, ma passeggiare con Dawn, ricordando i bei vecchi tempi non era male.
Avevano parlato di come lei, durante la loro prima stagione nel reality di Chris, avesse raggiunto miracolosamente la spiaggia senza bagnarsi, della bizzarria con lo scarafaggio dove Scott sembrava essere diventato un motivatore per insetti e della vittoria finale di Cameron che, contro ogni pronostico, li aveva sbattuti fuori tutti.
Poi c’era stato un nuovo tentativo per il rosso, ma si fermava sempre a un passo dalla vittoria.
Forse per lui non era mai stato destino trionfare.
L’eterno secondo che non conosce gioia della vittoria, che non può urlare al cielo che non è un fallito e che continua ad arrancare.
Cos’era diventato dopo aver tradito tutti quelli dei reality? Cosa aveva ottenuto nel gettare, umiliare, ridicolizzare e attaccare persone che aveva imparato ad amare e apprezzare senza mai scusarsi?
Niente.
Si era trasformato in un guscio vuoto che rincorreva quel milione ovunque.
Era una croce pesante.
Non c’era milione o statuetta senza uno Scott che correva per la vittoria con la consapevolezza che qualcosa sarebbe andato storto e avrebbe patito una cocente umiliazione.
Aveva ancora nelle orecchie quel fastidioso suono della macchina ripara ossa.
Quell’aggeggio metallico, quello schifo mai ripulito…non voleva più entrarci.
Senza soldi, senza vittorie morali, senza amici: era tornato a casa come un cane bastonato e con il solo ricordo di una cicatrice a forma di morso di squalo in una zona poco nobile.
Ma ricacciando quel pensiero deprimente, si era voltato verso Dawn che alternava momenti dove pareva quasi saltellare ad attimi dove la tristezza prendeva il sopravvento.
Allora si rabbuiava, tremava leggermente come se una mano gelida le avesse sfiorato la schiena e questo portava Scott a guardarsi indietro, cercando di capire se Beverly era ancora un pericolo o si era ormai rassegnato.
Ecco questa era l’unica parte che gli dava noia e che potenzialmente poteva rovinare una serata che, senza quel terzo incomodo, poteva rasentare la perfezione.
Superato il centro, si erano avventurati per alcune vie più periferiche, ma comunque tranquille e in un parchetto che avrebbe anticipato di altre 3 miglia il loro arrivo.
 
“Ci sta ancora seguendo, vero?” Chiese lei, facendolo sospirare.

“È sempre stato così testardo?”

“Secondo te?”

“Io sto facendo il possibile.”

“Ti ringrazio Scott…non eri costretto a farlo.” Borbottò lei, sentendo la sua mano chiudersi un po’ di più sulla sua.

“Una volta non me ne sarebbe fregato niente, tuo il problema…tue le conseguenze.”

“Oggi?”

“Come posso lasciare un’amica in questo modo?” Domandò preoccupato.

“È evidente che il tuo piano non abbia funzionato.”

“Perché tu non hai fatto molto…sei rimasta piuttosto bloccata.”

“Ho paura, sono stanca e ho tanta confusione in testa.” Ammise, facendolo sospirare.

“Senti…perché non andiamo a braccetto?”

“Cioè?”

“Come se fossimo fidanzati da tempo…sposati, insomma quella roba lì.” Mormorò, indicando una coppia più matura che stava passeggiando poco lontano.

“Sarebbe imbarazzante.”

“Vuoi liberarti di Beverly?”

“Sì.”

“Allora cerca di essere più intraprendente…stiamo solo fingendo.” La rincuorò, pensando che era un terreno rischioso.

“Come?”

“Fermiamoci un attimo, così penserà che mi sto dichiarando nuovamente o robe simili.”

“Io…”

“Sei bellissima, Dawn.” Si complimentò, accarezzandole il volto.

“Cosa stai facendo?”

“Reggimi il gioco…tieni stretta la mia mano sul viso e chiudi gli occhi come se fossi in Paradiso.” Borbottò sicuro, facendola annuire.

“Magari lo fossi veramente.” Buttò lì, sentendosi un po’ meglio.

“Hai tante qualità, un sorriso splendido e ti stai sprecando per un fallito come il tuo ex.”

“Sei troppo buono con me.”

“Ora se vuoi, puoi abbracciarmi.”

“Tutto qui?”

“Se fossimo davvero bravi, potremmo anche simulare un bacio, ma sarebbe un casino se dovessimo sbagliare le tempistiche e Beverly potrebbe smontare il nostro teatrino in pochi attimi.” Soffiò, notando che il solo menzionare un bacio le era bastato per diventare rossa come un peperone.

“Va bene.”

“Cerca di non stringermi come se fossi il tuo tesoro e non dovessimo vederci più e nemmeno se ti dovessi rendere conto che è una stretta fiacca e vuoi rimediare. Un abbraccio così come viene, senza troppe pretese.” Spiegò serio.

“Ho capito…non sono così impedita in questo.” Replicò risentita, adagiando la sua testa sul petto dell’amico e cingendolo con un abbraccio nel quale si sentiva al sicuro.

“Diciamo che è accettabile.”

“Solo?” Domandò, sentendolo ricambiare.

“Non sono un esperto, ma potrebbe credere che è da poco che stiamo insieme e che ogni occasione è buona per avere un po’ d’intimità.” Ammise, inspirando, senza volerlo, il suo profumo.

“Suona bene.” Confermò lei.

“Vuoi dargli l’ultima mazzata?”

“Cosa dovrei fare?” Domandò preoccupata, riscoprendosi agitata.

“Non ti chiederò un bacio…sarebbe un’illusione per entrambi.”

“Perché?”

“Potresti innamorarti di me e soffriresti.”

“Ma…”

“E io stesso mi cullerei in un desiderio che potrebbe essere irrealizzabile.” Seguitò, facendola annuire, ma sentendola serrare ancora di più quell’abbraccio.

“Lui non lo può sapere.”

“Ma lo sappiamo noi e questo rovinerebbe la nostra amicizia.”

“Sembra tu sia diventato un esperto in amore tutto all’improvviso.” Lo punzecchiò, facendolo sospirare.

“Dopo che vieni pugnalato, solo per far ingelosire qualcun altro, qualcosina la impari.”

“Smettila di parlare della tua ex…per favore.”

“Perché?” Domandò incuriosito.

“Stiamo fingendo, ma mi dà fastidio che continui a parlare o a pensare a Courtney…sembra non ti sia passata.”

“Sto sbagliando io, ma anche tu, forse, stai prendendo troppo seriamente questa farsa.” Replicò, sentendola mugugnare.

“Non credi che stiamo andando troppo oltre?” S’informò lei, credendo che quella stretta fosse durata un po’ troppo.

“Forse sì, ma potrebbe comunque credere che desideriamo soltanto stare così perché non abbiamo tanto tempo da passare insieme.”

“La finiamo qui?”

“L’abbraccio sì, ma se vuoi essere certa di stroncarlo, potrebbe non essere ancora sufficiente.” L’avvertì, mentre lei risollevava la testa dal suo petto e si staccava.

“Mi fido di te, Scott.”

“Ti riaccompagno a casa e poi vediamo se è il caso estremo di passare alla seconda parte del piano.”

“Detta così sembriamo due criminali incalliti.”

“Alla seconda parte per farti stare meglio.” Si corresse, vedendola sorridere.

“Andiamo allora.” Lo esortò, distaccandolo di qualche passo, costringendolo ad azzerare quella distanza che Beverly poteva fraintendere come prima avvisaglia di un litigio avvenuto sottovoce.

“Gli altri del reality non sanno nulla di questa cosa, vero?” Domandò dopo qualche attimo, facendola tentennare.

“Non mi piace rovinare l’armonia altrui.”

“Neanche a me.”

“Credevo tirassi in mezzo qualche stupido esempio con Courtney.” Mugugnò lei.

“Perché tanto interesse per quello che provo ancora?”

“Perché, quando eravamo al bar, sembrava che non provassi più alcun dolore.” Spiegò, facendolo sospirare.

“Spesso funziona così con gli altri…è nella natura umana dimenticare alcune cose, ma io non riesco proprio a cancellare certe situazioni.”

“Si tratta di costruire nuovi ricordi che dovrebbero offuscare quelli precedenti.”

“Purtroppo non ci sono stati momenti memorabili che potessero cancellare la seccatura di Duncan e, quindi, sto ancora male.” Mugugnò, scrollando le spalle.

“Non lo meriti.”

“Ho fatto dei torti a molte persone, Dawn…forse non merito qualche ricordo felice, ma sarei un ipocrita se non ammettessi che questa cosa mi fa soffrire.”

“Quali torti?”

“Ti ho incastrato per essere la ladra di oggetti, anche se eri innocente. Poi ho rallentato diverse volte il team, ho rubato un dente a Zanna, ho realizzato tante di quelle statue false che ho perso il conto, ho usato i vostri segreti per avere un tornaconto. Non ti sembra sufficiente?” Elencò frustrato, sommando sempre più sbagli.

“Era solo un gioco.” Replicò seria.

“E Zanna faceva parte del gioco?”

“Beh no.”

“Il mio passato è marcio e sì…ho avuto un’infanzia discutibile, ma tanto hai già letto nella mia testa e credo non sia importante.” Mugugnò, scrollando le spalle.

“E oggi mi stai aiutando, stai pareggiando i conti.” Ribatté prontamente.

“Ho come la sensazione che mi troveresti sempre una scusa.”

“Le persone crescono e tu non sei un’eccezione.”

“Continua a seguirci.” Brontolò Scott che si era guardato fugacemente alle spalle, notando Beverly seduto su una panchina a forse 300 metri.

“Non ti piacciono i complimenti.” Sospirò, punzecchiandolo su un braccio.

“Ed è difficile che riesca a farne qualcuno.”

“Anche prima?”

“Ti sbagli…tu sei carina, ma è solo che nemmeno te ne rendi conto.” Borbottò, arrossendo appena.

“Adesso sei tu che stai provando a complicare le cose.”

“Le cose facili non piacciono a nessuno.”

“Secondo te sono problematica?” Chiese curiosa, sfoggiando un debole sorriso.

“Ti piacerebbe…sei la persona più semplice e ingenua che conosca.”

“E dici che odi fare complimenti agli altri.” Replicò, mettendolo in difficoltà.

“Temo che con Beverly ci toccherà passare alla fase due.” Sviò, provando a cambiare discorso per non impantanarsi.

“Cioè?”

“Hai una camera per gli ospiti?” Domandò, facendola ridacchiare.

“Forse ho capito.”

“Non potrà mai sapere che cosa accadrà a casa tua e forse il pensiero che staremo insieme nello stesso letto, potrebbe farlo desistere e non romperti più.”

“Anche se lo spiegheremo ai miei genitori e starai in una camera separata.”

“Ma questo Beverly non lo può sapere.” Obiettò serio.

“E finirebbe così il nostro piano?”

“Per i primi tempi dovremo incontrarci spesso, passare le giornate insieme e poi quando saremo certi che si è rassegnato, possiamo tornare alle nostre vite.”

“Promettimi, però, che non passeranno altri mesi prima di vederci.”

“Da quando hai iniziato a leggere nella mente?”

“Non meriti di essere solo e infelice.” Borbottò lei, facendolo tentennare.

“Perché?”

“C’è tanta bontà nel tuo cuore.” Mormorò, sforzandosi di non arrossire.

“Ne potremo parlare con più calma stanotte, tanto sono in pausa con l’Università e forse potrei farti cambiare idea.”

“Perché vuoi farci credere che tu non sia buono?”

“Perché tutti ricordano soltanto quei casini alla televisione e mi offendono, sbattendomi la verità…non ho vinto nemmeno un dollaro.”

“Ma hai trovato dei buoni amici.” Obiettò lei, facendolo sospirare.

“Mi giudicano ancora prima di conoscermi, per questo sto meglio da solo.”

“Sei un bravo ragazzo, anche se l’hai nascosto per troppo tempo.” Soffiò, fermandosi davanti al cancello della sua abitazione per poi aprirlo e invitarlo a entrare.

“Spero soltanto che i tuoi genitori capiscano la situazione e non facciano troppo casino.”

“Stai tranquillo, se gli spieghiamo tutto per bene non faranno troppe storie.”

“Ricorda comunque che noi siamo solo amici e che questa è una menzogna.” La avvisò, sperando che non si facesse strane idee.

“Non descriverla così male: io lo vedo come un favore che devo contraccambiare al meglio delle mie possibilità.” Replicò, richiudendo la porta e facendogli strada verso il salotto, dove salutò i suoi genitori, presentandogli l’amico e convincendolo a salire in camera per fare quattro chiacchiere.




Angolo autore:

Ryuk: Siamo in ritardo

Quando ti ho nominato segretario settimane fa, ero stato abbastanza chiaro.
Tuo il lavoro, tue le responsabilità.
Quindi più che "siamo in ritardo" oserei dire che "sei in ritardo"

Anacleto: Ritardo mentale vero?

Sì Anacleto
Ma ormai è da anni che è così...non lo possiamo più aggiustare

Anacleto: Pazienza
   
 
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