Due braccia forti, pronte, lo sostennero e lo appoggiarono ad un albero. Alejandro reclinò la testa sulla spalla e i capelli scuri coprirono parte del suo viso. – Da quanto tempo sei qui? – domandò una voce maschile decisa, seppur pacata. Il giovane girò la testa e i suoi occhi si rifletterono nelle iridi cerulee di José Luis Alvarado. Fissò di lui uno sguardo perplesso. Un tempo, quel ruvido avvocato era stato innamorato di Isamar. Forse, non aveva mai smesso di amarla. Non aveva esitato a porre le sue conoscenze giuridiche contro l'intera famiglia Maldonado. Perché era lì, in quel cimitero? Un mezzo sorriso sollevò le labbra dell'altro. Aveva sentito il corpo di Alejandro irrigidirsi, in un moto di diffidenza, e non poteva biasimarlo. Questa sua emozione era comprensibile. Un tempo, non aveva esitato a servirsi delle sue conoscenze giuridiche in nome di obiettivi egoistici. Pur di ottenere l'amore di Isamar, aveva distorto la sua ricerca della giustizia e non si era curato dell'innocenza di Alejandro e Guillermo. Scosse la testa. Gli occhi di Alejandro, rossi di lacrime, rivelavano l'amarezza di un cuore nobile, straziato da tante, troppe tragedie. Non idealizzava la figura di suo fratello, ma questa sua consapevolezza non lo proteggeva dalla disperazione. Un simile uomo era ben degno dell'amore di Isamar. Non era colpevole delle infamie dei suoi familiari. Anche tu sei una vittima. Forse più di Isamar., pensò. Un tempo, aveva visto in lui il primogenito di una famiglia degenerata, meritevole di punizione per il solo cognome. Ma, davanti a quel viso sofferente, le sue convinzioni crollavano. Isamar e Martha potevano conservare un ricordo sublime dei loro cari defunti. Ad Alejandro tale privilegio non era concesso e doveva sopportare il peso di un disonore immeritato.
– Perché sei qui, Alvarado? – domandò Alejandro, diffidente. Il tono del suo rivale gli era parso differente, ma non riusciva a credere ad una tale fortuna. In quei giorni, tante crudeli disgrazie si abbattevano sulla sua famiglia. – Volevo parlarti. Ma non è il momento. – rispose l'altro, serio. Desiderava un dialogo franco tra entrambi, ma non poteva obbligare Alejandro ad uno sforzo per lui impegnativo. Fissò lo sguardo sul viso dell'architetto. I sottili occhi neri sembravano ben più grandi sul suo viso, d'un pallore spettrale. La sofferenza si era riverberata sul suo volto e lo avrebbe creduto morto, se non avesse sentito flebili singhiozzi. – Torna da lei. Non penso che voglia cercarti per tutto il paese. – affermò. Alejandro sbarrò gli occhi. Lui lo stava incoraggiando a tornare da Isamar? Eppure, un tempo, non aveva esitato a gettare fango sul suo nome. E aveva ragione., pensò. La sua famiglia, un tempo ritenuta onorevole, si era rivelata un covo di segreti dolorosi ed efferati delitti. E lui, come un idiota, non aveva saputo andare oltre un distorto affetto familiare. – Tu non sei loro. E sono stato un idiota a non capirlo prima. Pur di soddisfare i miei desideri, sono andato contro i miei principi di uomo di legge. Non mi fa onore. – affermò. Finalmente, si era liberato di un pesante gravame. Aveva saputo discernere la realtà dalle sue fantasie erotiche e gli pareva d'avere ripreso la sua dignità. Alejandro fissò su di lui uno sguardo lucido di gratitudine. Un simile raggio di luce, in quella tenebra, era a lui gradito. Forse, in un tempo futuro, poteva aspirare alla felicità. Provò a rialzarsi, ma un nuovo giramento di testa lo fece barcollare. José Luis scosse la testa, avanzò d'un passo e gli strinse la vita con un braccio. – Sarà meglio che ti riporti io da lei. Almeno, sarai tutto intero. – affermò, il tono rassegnato. Poco dopo, i due giovani uscirono dal cimitero.
P.S.: ritorno a scrivere su questa telenovela venezuelana dopo una settimana un po' tempestosa. Secondo me, una cosa che è mancata è una evoluzione del personaggio di José Luis (Gianluigi nel doppiaggio italiano), che, pur fatto passare per buono, non ci arriva a capire che Alejandro, con i danni commessi da suo padre, non c'entra nulla. Ho cercato di rimediare io.