Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: ValeDowney    29/09/2022    2 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UNA VITA IN GABBIA
 
 


Capitolo XX: Un incantesimo mal riuscito



 
Appena Stephanie vide lo sguardo furente del padre, capì che era accaduto qualcosa di spiacevole. Onde evitare di incappare nelle sue ire, si voltò per andarsene, ma il padre la fermò: “Stephanie” la chiamò Stephen.
Stephanie si voltò, per vedere il padre che le fece cenno di raggiungerlo. Quindi, cautamente, scese le scale e, una volta di fronte a lui, questi le disse: “Perché quanto ti dico di fare una cosa, tu invece fai esattamente l’opposto? Non ero stato abbastanza chiaro, prima, quanto ti ho detto di rimanere in camera tua?”.
“Ho sentito la scossa di terremoto. Mi sono spaventata e volevo vedere cosa fosse accaduto” disse Stephanie.
“Quando succedono queste cose, non si lascia il proprio luogo di protezione” disse Stephen.
“Mi hai protetto la camera con un incantesimo?” domandò Stephanie.
“No, ma arriverò a praticare un incantesimo di prigionia se dovessi disubbidirmi un’altra volta” rispose Stephen.
“Ok, mi dispiace essere uscita dalla mia camera ma, proprio tu, mi avevi detto che potevo vagare liberamente per il Sanctum Sanctorum” disse Stephanie.
“Sì, lo avevo detto ma, dopo i recenti eventi, è meglio per te rimanere al sicuro in camera tua” disse Stephen. Stephanie sbuffò, quindi Stephen aggiunse: “Lo sai che lo faccio per il tuo bene. Dovresti ringraziarmi, invece che lamentarti”.
“Non mi sto lamentando. Sono settimane che non esco: a momenti non mi ricordo nemmeno più come è fatta la strada qua fuori. Cosa ti costa farmi passeggiare almeno nei dintorni? C’è un negozio di ciambelle qua vicino” disse Stephanie.
“Negozio di ciambelle? Ora capisco perché vuoi uscire” disse Stephen facendo un piccolo sorriso e scuotendo negativamente la testa. Stephanie lo guardò stranamente e Stephen continuò: “Ho sentito, poco fa, quando parlavi con i tuoi amichetti al telefono e Parker ha nominato che la sua fidanzata ha trovato lavoro presso un negozio di ciambelle”.
“Magari non è lo stesso” disse Stephanie.
“Non ci provare: ti ho già detto che non incontrerai i tuoi amici nel breve tempo possibile, compreso anche quello che ti fa la corte all’università. Quando ti sarai ripresa del tutto, allora deciderò se potrai rivederli” disse Stephen.
“Nel breve tempo possibile, per te equivale a quando Irwin, Peter e Ned avranno barba e capelli bianchi” disse Stephanie.
“Ti ho sempre fatto uscire con loro” disse Stephen.
“Le volte che sono uscita con loro si contano sulle dita delle mani. Suvvia papà, prometto che starò fuori poco” disse Stephanie.
“No!” disse secco Stephen e si incamminò verso la scalinata. Stephanie si voltò verso di lui: “Allora prima che faccia buio”.
“Stephanie non insistere: uscirai con loro quando te lo dirò io. New York è una città pericolosa e ci sono molti nemici che non vedono l’ora di vendicarsi di me, prendendosela con te. Non voglio che ti facciano del male: perderti mi si spezzerebbe il cuore. Ho già rischiato parecchie volte” replicò Stephen, fermandosi e voltandosi verso di lei.
“Qualsiasi città è pericolosa: uno, per esempio, esce di casa e gli cade addosso una tegola. Il problema è che tu mi vuoi sempre accanto a te e non capirai mai che, prima o poi, dovrai lasciarmi andare. Non avrò mai la mia vita in mano e nemmeno un futuro, perché quello è già stato dettato da te” disse Stephanie, con le lacrime agli occhi.
“Smettila di dire queste cose. Tu sei ciò di cui ho più importante al mondo. Mentre combattevo contro Thanos, pensavo a te ed a tua madre. Volevo sconfiggerlo, affinché voi avreste potuto avere una vita felice. Mi dispiace che anche tu sia stata blippata: non lo potevo sapere. Ma appena abbiamo sconfitto quel titano, ti sono venuto a cercare. Avevo paura di non rivederti mai più. Poi, quando ti ho ritrovata, ho fatto di tutto pur di non abbandonarti più” spiegò Stephen.
Stephanie lo guardò in silenzio. Forse quella era una delle poche volte che suo padre si apriva completamente da lei, da quando Thanos era stato sconfitto. Abbassò lo sguardo, dicendo: “E’ che loro sono gli unici amici che ho. Non voglio perderli”.
Stephen si riavvicinò a lei e, mentre l’abbracciava, disse: “Cucciola mia, non piangere. Se sono veramente tuoi amici, ti aspetteranno: non li perderai. Vedrai che tutto si sistemerà. Almeno lo spero”.
“Vorrei solo avere una vita come tutte le altre ragazze” disse Stephanie.
“Ma l’avrai e, quando ti sarai laureata, diventerai la migliore neurochirurga che esista” disse Stephen e, la guardò sorridendole. Anche Stephanie lo guardò, facendo un piccolo sorriso. Poi Stephen aggiunse: “Non voglio vedere il tuo bel viso bagnato da queste lacrime. Tu sei una ragazza solare e non hai bisogno di portare lo stesso peso mio” e, con il pollice, le tolse una lacrima che le stava bagnando il viso.
I due si guardarono, quando l’espressione di Stephen cambiò: Stephanie vide in lui preoccupazione. Quindi gli domandò: “Tutto bene papà?”.
“E’ come se sentissi una presenza ultraterrena” rispose Stephen.
“Come un fantasma?” chiese Stephanie.
“Non credo” le rispose; poi, camminando verso la porta, aggiunse: “Tu devi rimanere all’interno del Sanctum Sanctorum e non lasciarlo per nessuna ragione!”.
“Mi spieghi che cosa sta succedendo?” gli domandò, voltandosi verso di lui. Stephen si fermò e, guardandola, rispose: “Vorrei tanto saperlo anche io”. Si guardarono e Stephen uscì.
Stephanie se ne rimase lì. Guardò i due apprendisti che continuavano a spalare la neve, per poi salire su per le scale e dirigersi in cucina, preparandosi un panino con il burro d’arachidi. Ne diede un morso, ma si sporcò parte della maglietta.
Stephanie roteò gli occhi, per poi dire: “Questa non ci voleva. Va bè, visto che non ho nient’altro da fare se non annoiarmi, vorrà dire che andrò a fare il bucato” e, dopo aver finito il panino, si diresse nel seminterrato dove, accanto alla lavatrice, vide una cesta piena con altri panni. Dove averli presi, uno ad uno li mise all’interno della lavatrice. Stava per metterci anche la sua maglietta, quando sentì come un ruggito. Volse lo sguardo verso la parte più buia del posto, non vedendo nulla. Riprese a fare il bucato, quando sentì nuovamente ruggire.
Decise di seguire quello strano suono, addentrandosi nei meandri più bui del posto. Vide rovine dappertutto e quelle che parevano come delle celle, ma senza sbarre. Si guardava intorno, cercando di associare quel ruggito a qualcosa.
Non vedendo nulla, stava per ritornare alla lavatrice, quando qualcosa comparve dietro di lei. Sobbalzò all’indietro per la paura, ma qualcuno mise una mano sulla sua spalla: si trattava di suo padre. Lo vide ansimare e con un taglio che sanguinava sulla fronte.
“Stephanie, che cosa ci fai qua?” le chiese.
“Stavo mangiando un panino e…perché stai sanguinando?” gli domandò; poi, volse lo sguardo verso la strana creatura dentro la cella ed aggiunse: “E che cos’è questo coso?”.
“Se stavi mangiando un panino, perché sei venuta qui? Quando ti dico di rimanere in un posto, così deve essere!” replicò Stephen.
“Mi sono sporcata la maglietta con il burro d’arachidi e, quindi, volevo lavarla” spiegò Stephanie.
“Hai, come minimo, un centinaio di altre magliette nell’armadio. Era proprio necessario lavare quella che hai addosso?!” domandò furioso Stephen.
“Mi hai detto che potevo muovermi per il Sanctum Sanctorum, a patto di non uscire in strada” disse Stephanie. Stephen tirò un lungo sospiro, scuotendo negativamente la testa e portandosi una mano sugli occhi. Poi, riguardò la figlia, dicendo: “Ora le cose sono cambiate. Ti ricordi la presenza ultraterrena che avevo percepito poco fa? Bene, eccola lì” ed entrambi guardarono la strana creatura su due zampe che si muoveva avanti ed indietro.
“Avrei preferito che si trattasse di un fantasma” disse Stephanie.
“Credimi, anche io. Ho seguito la sua presenza fino alle fogne” disse Stephen.
“Credevo ci vivessero solo i coccodrilli e non anche strane creature simili a delle lucertole” disse Stephanie.
“Se vuoi vi posso trasformare entrambi in lucertole. Diventerete molto potenti” disse la strana creatura guardandoli.
“Non pensavo potesse parlare” disse stupita Stephanie.
“Nemmeno io ma, a guardarla bene, sembra avere tratti umani. Non è che sei il frutto mal riuscito di un qualche esperimento?” chiese Stephen.
“Sei molto intelligente. Saresti un ottimo alleato” rispose la creatura.
“Grazie, ma preferisco lavorare da solo” disse Stephen e, voltandosi, si diresse verso una strana struttura in pietra, per poi girarla. Una strana luce comparve davanti alla strana creatura, che emise come un sibilo.
“Papà” lo chiamò Stephanie. Stephen si voltò verso di lei e la figlia domandò: “Che cosa ne facciamo di questa creatura?”.
“Quando avrò trovato gli altri, la rispedirò da dove è venuta” le rispose.
“Gli altri? Ce ne sono degli altri così?” chiese stupita Stephanie.
“Probabile non esattamente come lui, ma sì ne arriveranno degli altri e tutto questo a causa dell’incantesimo richiesto da Parker” rispose Stephen e, dopo che Stephanie ebbe inarcato un sopracciglio, aggiunse: “Ormai lo avrei già saputo da tutti i notiziari che Parker è Spider Man, quindi il ragazzino, visto che lui ed i suoi amici sono stati respinti da ogni università, ha pensato bene di venire da me e richiedere un incantesimo con il quale tutti avrebbero dimenticato la sua identità. Solo che continuava a farmelo cambiare e quindi l’incantesimo è stato manomesso. La conseguenza è che si è aperto il multi universo e ora strane creature come questa qua presente e che sanno che Peter Parker è Spider Man, stanno arrivando da ogni parte. È per questo motivo che devo imprigionarle tutte prima che le conseguenze possano diventare devastanti”.
“Lascia che ti dia una mano” disse Stephanie.
“Cosa non ti è chiaro di “puoi girare per il Sanctum Sanctorum, ma non uscire fuori”?” domandò Stephen.
“Starò attenta” disse Stephanie.
“Queste creature sono pericolose, anche se ancora non so il loro aspetto e di cosa sono capaci di fare” disse Stephen.
“Lo hai detto prima tu che probabile che non siano come la lucertola che hai catturato. Magari sono solo persone che si trovano spaesate e che devono essere aiutate” disse Stephanie.
“Tecnicamente il multi universo non dovrebbe neanche essere possibile. È un concetto del quale sappiamo spaventosamente poco” disse Stephen.
“Allora documentiamoci. Sicuramente nei tuoi libri di arti mistiche ci sarà sicuramente scritto qualcosa” disse Stephanie.
“Parla pure al singolare, perché non mi darai una mano. Te lo ripeto: è una faccenda troppo pericolosa e non voglio che ci vai di mezzo” disse Stephen.
“Visto che dovrò rimanere all’interno del Sanctum Sanctorum, almeno dammi la possibilità di darti una mano in qualche modo. Cercherò di trovare qualsiasi tipo di informazione sui tuoi libri ma, almeno per questa volta, non lasciarmi in disparte” disse Stephanie.
Stephen la guardò in silenzio, per poi dirle: “Va bene, ti raggiungerò non appena avrò risolto qua”. Stephanie sorrise. Si voltò per andarsene, ma il padre la fermò. Lo guardò: “Perché non provi a guardare anche nella piccola biblioteca che c’è al piano terreno? Forse potresti trovare qualcosa anche lì”.
“Grazie” gli disse semplicemente Stephanie e, voltandosi, se ne andò.
Poco dopo, Stephanie stava portando quattro grossi volumi di arti mistiche e, passando per la hall, vide suo padre sulle scale. Stava per raggiungerlo, quando sentì bussare al portone.
“Qualcuno ha bussato. Vado a vedere chi è” disse Stephanie e, mentre si dirigeva verso il portone, Stephen disse: “E, purtroppo, so anche di chi si tratta”.
La ragazza aprì il portone e si trovò sorpresa nel trovarsi di fronte Peter, Mj e Ned, quindi entusiasta disse: “Ragazzi, che bello rivedervi” e, spostandosi, li fece entrare.
“E’ più bello rivedere te, dolcezza” disse Ned e l’abbracciò, quando venne paralizzato da una magia invisibile. I ragazzi volsero gli sguardi verso Stephen che, tenendo una mano in alto e scendendo le scale, replicò: “Prima regola: non abbraccerai mai più mia figlia; seconda regola: devi starle alla larga; terza regola: prima mi stavi un po' simpatico, perché non avevi ancora cercato di uccidere Stephanie e, quindi, riuscivo ancora a tollerarti, mentre ora la mia pazienza con te è giunta al termine” e, una volta di fronte, terminò: “E quarta regola: chiamala ancora dolcezza e sei morto!” e, con un colpo della mano tolse l’incantesimo.
“Ned tutto bene?” domandò Peter, affiancandosi a lui.
“Ho la bocca tutta indolenzita” rispose Ned, toccandosi la mascella.
“E’ un effetto temporaneo, ma lo renderò permanente se non ubbidirai a queste regole, chiaro?!” replicò Stephen.
“Sì…sì, signore…anzi dottore” rispose Ned, annuendo ripetutamente. Stephen lo guardò furente e, per un attimo la sua pietra brillò. Poi si voltò e, mentre si dirigeva verso le scale, disse: “Bene, voi tre ve ne andrete nel sotterraneo, mentre io e Stephanie cercheremo informazioni su come rimandarli indietro. Prima troverete gli altri e prima ve ne andrete di qua, quindi tirate fuori i cellulari; setacciate internet e fiutate quelle carogne!”.
“Ci sta dicendo cosa fare anche se è il suo incantesimo che ha combinato il casino, il che vuol dire che è colpa sua” disse Mj.
“Mj ti prego, non infierire ancora di più: è già abbastanza furioso perché ho solo abbracciato sua figlia: non farlo arrabbiare ancora di più. Poi lo sai che, se la sua pietra inizia a brillare, la sua parte malvagia esce e crea danni” disse Ned.
“Lo so benissimo che il paparino tanto premuroso, ha anche poca pazienza, ma, dalle mie parti, ci sono delle frasi magiche che cominciano con le parole “per favore”.
Tutti lo guardarono in silenzio. Poi Stephen, che si era fermato in cima alle scale, ribatté: “Per favore, fiutate quelle carogne. E ora sparite nel sotterraneo!” e, dopo aver ripreso a camminare, aggiunse: “Stephanie muoviti e vieni con me!”.
“Ci vediamo più tardi ragazzi. Buon lavoro e…è bello rivedervi” disse Stephanie, sorridendo a loro e, voltandosi, corse su per le scale, cercando di non scivolare a causa dalla troppa neve ancora presente.
“È bello rivedere anche te, dolcezza” disse Ned ma, dopo essersi accorto della parola detta, si coprì la bocca.
“Che fai?” gli chiese Mj, guardandolo. Ned mugugnò qualcosa; quindi Mj gli tolse le mani da sopra la bocca. Ned rispose: “Ho detto “dolcezza”: era una delle regole che mi ha dettato prima. Ora mi ritroverò per sempre con la bocca paralizzata e poi mi ucciderà”.
“Non essere sciocco: lo diceva solo per spaventarti” disse Mj e si incamminò con Peter verso il sotterraneo.
“A me sembrava molto serio” disse Ned e li seguì.








Note dell'autrice: Buongiorno ed eccomi qua con un nuovissimo capitolo. Ormai siamo nel pieno di Spider Man no way home (anche se manca parecchia cosa ovviamente). Sto ovviamente cercando di far incastrare a dovere Stephanie nella trama del film, senza copiare di pari passo tutto (ed ogni singolo dialogo)
Non pensavo nemmeno di arrivare a ben venti capitoli e tutto grazie a voi (e a lucia) ed alle vostre bellissime (e sempre) recensioni. GRAZIE. GRAZIE davvero di cuore
GRAZIE anche a tutt/e coloro che passano semplicemente di qua; grazie a chi ha messo la storia tra le preferite e seguite; grazie a chi ha partecipato agli scambi a catena
Grazie (come sempre) alla mia cara amica Lucia ed a tutti i recensori
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Vi auguro un buon proseguimento di giornata (buon lavoro(come me) o buona scuola)
Un grosso abbraccio
Valentina

 
 
 
 
 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: ValeDowney