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Autore: Stillathogwarts    29/09/2022    1 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 29








Draco aveva avuto il permesso di alzarsi dal letto il giorno di Pasqua. Hermione si era resa conto solo dopo pranzo che fosse il giorno della ricorrenza e si era precipitata fuori dal Dormitorio Segreto, dicendogli che sarebbe tornata di lì a poco.
Si era ripresentata con tre grosse… uova di cioccolata.
«Me le hanno mandate i miei» gli aveva spiegato con evidente entusiasmo.
«In teoria le altre due sono per Harry e Ron» precisò. «Ma Ron quest’anno non se la merita e Harry ti deve più di un uovo di Pasqua, per cui direi che se le mangiamo noi non c’è alcun problema.»
Draco sogghignò.
«Non fa una piega, Granger.»
 
Le vacanze passarono troppo in fretta, a detta di Draco.
Non aveva mai avuto modo di trascorrerle in tranquillità, senza dover fare qualcosa; suo padre lo faceva esercitare nelle Arti Oscure, quando non era a scuola. E dopo il ritorno del Signore Oscuro, le festività erano divenute sinonimo di incubo, per lui.
La Granger era una piacevole compagnia e Draco non avrebbe mai creduto di poter pensare qualcosa del genere; non all’idea di averla attorno ventiquattr’ore su ventiquattro.
Ma avevano un loro equilibrio; principalmente, leggevano. Se avevano già letto un libro, si scambiavano opinioni a riguardo. Avevano persino studiacchiato un po’, in vista degli esami che si avvicinavano.
«Sembra stupido, vero?» gli aveva chiesto un giorno. «Preoccuparsi degli esami quando lì fuori c’è la guerra.»
Lui l’aveva guardata senza dire niente per un po’, poi le aveva detto «Forse è proprio per quello che non è stupido.»
Hermione gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, chiedendogli silenziosamente di spiegarsi.
«Se ti preoccupi degli esami, vuol dire che sei ancora in grado di vedere un possibile futuro.»
Tienilo tu... Me lo ridarai quando uscirò dal Labirinto, va bene?
Lei si era incupita leggermente e gli aveva risposto solo «Io non ci penso mai al futuro, Draco.»
E il tono con cui glielo aveva detto gli aveva fatto capire che non desiderava sentirsi porre ulteriori domande.
 
Aveva portato le poche cose che si era trascinata al Dormitorio Segreto indietro, nel suo dormitorio alla Torre di Grifondoro.
Gli studenti erano tornati a scuola quella mattina e Draco era ormai tornato autonomo.
«La Chips ha detto di mettere questo unguento sulle cicatrici tre volte al giorno» lo aveva informato, porgendogli uno scatolino rotondo. «Crede che potrebbe farne sparire qualcuna in più, se applicato regolarmente.»
Il biondo aveva annuito.
«Volevo anche darti questi» disse mordendosi il labbro e porgendogli due monete.
Draco si accigliò.
«Perché dai dei soldi a me, Granger?»
Hermione roteò gli occhi.
«Sono incantati, Malfoy» gli spiegò con ovvietà. «Con il galeone contatti me, ho una moneta comunicante. Con la falce, puoi contattare Piton. In caso dovessi averne bisogno…»
Il Serpeverde la fissò incredulo.
«Non potevi tirarle fuori prima
Invece di costringermi a continuare a chiamarti Sanguemarcio e insultarti pubblicamente? Terminò nella sua mente, ma non lo proferì a voce alta. Sperava che fosse implicito.
Hermione si morse il labbro.
«Volevo evitare di usarle» sussurrò con una punta di rimorso nel tono di voce. «Mi ricordano di Marietta Edgecombe.»
Non specificò cosa intendesse dire, sapeva che Draco fosse già a conoscenza di quello che le aveva fatto.
Il Serpeverde fece per dirle qualcosa, ma lei non gliene diede il tempo perché riprese a parlare.
«Ma ora sei completamente tagliato fuori dal mondo esterno e in caso di necessità dobbiamo aver modo di comunicare. Questo è il più rapido e il più sicuro.»
Draco mise una mano sotto il mento e si passò un dito sulle labbra; Hermione notò che lo faceva spesso, quando ragionava sulle cose.
«Come funziona?»
Oh. Non ci avevo pensato, maledizione! Imprecò la ragazza tra sé e sé.
Hermione arrossì e farfugliò qualcosa di indistinto e di cui Draco non comprese neanche mezza parola.
«Ti sei morsa la lingua, Granger?»
La Grifondoro deglutì.
«Se hai bisogno di vedermi lo colpisci con la bacchetta» rispose con un filo di voce, in evidente disagio. «E cambi il numero di serie, ma a noi non interessa, quello serviva per l’ES, sai era la data e l’ora dell’incontro… Usa numeri a caso e io arrivo ok?»
Sembrava aver fretta di andarsene.
«Padroneggiavi l’Incanto Proteus già lo scorso anno» commentò con ammirazione Draco, poi però corrugò la fronte.
«Ma come fai ad accorgerti che ti sto cercando di chiamare, Granger?»
«Te l’ho detto, il numero di serie cambia…»
«Sì, ma non puoi stare con un galeone falso spiaccicato in faccia per tutto il giorno, no? Come te ne accorgi?»
Draco era curioso; stava finalmente capendo come comunicavano l’anno prima i membri dell’ES.
Hermione deglutì, sapeva che lo avrebbe capito.
«Perché ti avvisa…»
«Come?» indagò ancora il biondo.
«Si riscalda, Draco. Lo… senti» cedette alla fine, arrossendo ancora di più.
Il biondo la guardò sbattendo le palpebre per qualche secondo; stava facendo due più due…
«Granger. Hai inventato questa roba sulla base del funzionamento del Marchio Nero?»
Lei annuì.
Draco aprì la bocca e la richiuse senza dire niente.
«Io… devo andare.»
Hermione si diresse a grosse falcate verso la porta, ma prima che potesse uscire sentì la mano di Malfoy chiudersi attorno al suo braccio e voltarla con decisione nella sua direzione.
«Granger, per favore, sta’ attenta» le disse a mo’ di raccomandazione.
Lei lo guardò confusa.
«Nott» precisò lui. «Io sono fuori dai giochi ora.»
 
«Mione!»
Ginny le corse incontro entusiasta e la strinse in un caloroso abbraccio.
«Ci sei mancata!»
Harry rimase un passo indietro, giocando con i capelli sul retro del capo, in evidente imbarazzo.
Era ancora arrabbiata con lui?
«Mmh, ciao Mione…»
Hermione scosse il capo e corse a stringere anche lui; la verità era che non riusciva mai a restare arrabbiata con Harry per troppo tempo; era come un fratello per lei e, se capitava che litigassero e non parlassero per giorni, lei ne sentiva troppo la mancanza.
E poi Draco le aveva detto che era andato a trovarlo in infermeria e che si era… scusato per quello che aveva fatto.
«Harry! Passato buone vacanze?»
Il moro la guardò sorpreso, ma le sorrise e annuì.
«Tutto ok con… Lui
La ragazza fece un cenno d’assenso con la testa.
«Cos’hai detto a Ron?»
«Niente. Penserebbe che l’ho ucciso io» rispose a disagio il giovane. «Ma lo sai che dovremo parlargliene, alla fine, vero? L’Ordine stava pensando a un piano per l’estate ed è probabile che M… Ehm, lui debba restare con noi per un po’ prima di poter essere spostato in un Rifugio Sicuro.»
Hermione diventò leggermente pallida. Sapeva che avrebbero dovuto dire a Ron di Malfoy, a un certo punto, ma l’idea di quei due insieme sotto lo stesso tetto la rendeva irrequieta. Per quanto Draco potesse essere diverso e per quanto fosse convinta che avrebbe potuto trovare un punto di incontro con Harry, il suo astio con Ron aveva radici ben più profonde e il temperamento e l’impulsività di quest’ultimo di certo non sarebbero state di alcun aiuto al quieto vivere.
«Gli racconteremo tutto a tempo debito. A proposito, dov’è? Vorrei salutarlo…»
Harry arrossì e sbuffò. «Lavanda lo ha già sequestrato.»
Hermione fece roteare gli occhi al cielo. «È una sanguisuga!»
 
Non riusciva a dormire.
Hermione fissava il soffitto in silenzio, chiedendosi come Draco avesse affrontato il primo giorno da solo al Dormitorio; aveva capito che non avesse chissà quali legami con gli altri Serpeverde, ma almeno erano qualcuno con cui scambiare due parole. Sarebbe dovuta passare a controllare prima di andarsene a dormire?
No, decretò. Draco ha il galeone; se avesse voluto, avrebbe potuto chiamare.
Le lezioni sarebbero ricominciate il giorno seguente.
Non vedeva l’ora! Studiare era, a quel punto, una distrazione ben gradita.
I suoi pensieri deviarono rotta, soffermandosi su quanto aveva appreso della Burbage.
Non è scomparsa… l’ha uccisa lui.
Un senso di tristezza le attanagliò lo stomaco; aveva seguito Babbanologia il terzo anno, perché reputava interessante capire come i Maghi vedessero i Babbani, ma alla fine lo aveva abbandonato per favorire qualche altro corso che, viste le sue origini, avrebbe potuto tornarle più utile di quello.
La Burbage era sempre stata gentile però, ed era un’ottima insegnante.
Perché Voldemort l’aveva uccisa? Non c’erano di certo Serpeverde a quel corso e se non era riuscito a portare dalla sua le altre famiglie Purosangue durante la Prima Guerra, Hermione dubitava che ci sarebbe riuscito ora.
Perché uccidere la professoressa, se per lui non rappresentava alcun pericolo?
Era solo una docente che insegnava la sua materia con dedizione e passione… lo vedeva come un fargli campagna contro?
No, è solo che è quello che lui e i suoi simili fanno. Uccidono la gente. Innocenti, chiunque non la pensi come loro. Chiunque credano inferiore a loro.
La sua mente, a quella deduzione, tornò a concentrarsi su Malfoy.
Hermione aveva qualche difficoltà a capirlo, ora; c’erano momenti in cui sembrava il Draco di sempre, con tanto di ghigno stampato in faccia, e momenti in cui sembrava una persona completamente diversa con cui non sapeva bene ancora come relazionarsi, quanto potesse spingersi a chiedere o dire. Si soffermò a riflettere sul fatto che non le avesse rivolto neanche mezzo insulto durante la sua permanenza al Dormitorio Segreto, nessuna frecciatina sul suo status di sangue e neanche un’obiezione al fatto che la Chips le aveva chiesto di occuparsi delle sue ferite.
Poi, una consapevolezza la colpì all’improvviso.
Da quanto tempo Draco non la insultava?
Al di là delle volte in cui dovevano organizzarsi per incontrarsi al Dormitorio, Hermione non riusciva a ricordare quando fosse stata l’ultima volta che i due si erano ritrovati da soli e la parola Sanguemarcio avesse lasciato le labbra del biondino.
Si morse il labbro inferiore.
Che Draco avesse superato i suoi pregiudizi sul sangue?
Sicuramente, si erano indeboliti o forse, anche se non lo aveva reso esplicito, smettere di insultarla era il suo modo di ringraziarla per avergli offerto una via d’uscita dall’incubo che, in base a quanto le aveva raccontato, Hermione immaginava essere diventata la sua vita dopo il ritorno di Voldemort.
Restava sempre il discorso del suo categorico rifiuto quando si era offerta di donargli il suo sangue; forse, pensava la Grifondoro, Draco stava iniziando a capire che i Nati Babbani non fossero poi diversi dai Purosangue, che non fossero maghi di seconda categoria o in qualche modo inferiori, ma comunque non era disposto a mischiare il suo sangue con il loro. D’altronde, quando le aveva detto della Burbage e dei motivi con i quali Voldemort aveva giustificato la sua uccisione, non l’aveva neanche guardata in faccia.
Una persona non poteva cambiare a tal punto, considerò la ragazza, e il cambiamento che aveva mostrato Malfoy era già più di quello che lei si sarebbe mai aspettata.
Decise che se lo sarebbe fatto bastare.

*
Era stata una notte infernale e i ragazzi non vedevano l’ora di tornare a casa.
Cedric l’aveva tirata per un braccio e si erano appartati dietro un albero.
«Stai bene?» le chiese con un fil di voce.
Hermione annuì e lui l’abbracciò con fervore.
«Ero preoccupato per te. Temevo…»
«Sto bene, Ced. Siamo scappati subito» lo rassicurò lei, guardandosi intorno per assicurarsi che non li stesse vedendo nessuno.
«Non capisco quale sarebbe il problema se i tuoi amici scoprissero di noi» mormorò il ragazzo, lievemente accigliato. «Non sarebbe comunque il momento di dirglielo?»
La ragazza si morse un labbro; il suo sguardo ricadde su un punto del cielo in lontananza, ove solo qualche ora prima si stagliava ancora il grande teschio del Marchio Nero. Quell’attacco aveva risvegliato qualcosa in lei; sapeva di Voldemort e dell’eventualità che potesse in qualche modo tornare, lo sapeva fin dall’inizio vista la sua amicizia stretta con Harry, e sapeva che in quanto Nata Babbana rientrava nella categoria a cui i Mangiamorte avevano dichiarato guerra, ma non si era mai fermata a riflettere veramente su come sarebbe stato vivere la discriminazione in quel modo. Se gli insulti di Draco Malfoy l’avevano punta e ferita a volte, anche se non lo aveva lasciato trapelare a nessuno, quello era decisamente peggio. I Mangiamorte non le avrebbero urlato Sanguemarcio e intimato di star lontana da loro; l’avrebbero uccisa, forse persino torturata prima. E chiunque fosse correlato a lei avrebbe rischiato il medesimo trattamento, anche se Purosangue. Soprattutto se Purosangue.
Traditori del proprio sangue, li chiamavano.
Tutto stava assumendo una nuova sfaccettatura, nella sua testa; avrebbe dovuto venire a patti con le sue origini in una maniera del tutto diversa da quella che aveva dovuto affrontare negli anni precedenti.
Hermione, però, aveva una sola certezza, in tutta quella situazione: non poteva mettere in pericolo Cedric.
«Non sono ancora pronta, Ced.»
 

Hermione si svegliò di pessimo umore quando era appena l’alba; aveva dormito sì e no un paio d’ore, ma non aveva senso che provasse a riaddormentarsi, considerando che avrebbe dovuto risvegliarsi un’ora dopo. Facendolo, avrebbe solo ottenuto di sentirsi ancora più stanca di quanto non avrebbe fatto alzandosi subito.
Si era sistemata ed era scesa in Sala Comune, dove era sprofondata in una poltrona con un libro in mano.
Si sorprese nel vedere Ginny Weasley rientrare dal Ritratto proprio in quel momento.
«Gin?»
«Ero con BZ» si giustificò lei. «Ci siamo visti all’alba, non possiamo rischiare di essere notati.»
Hermione si mise a sedere e rizzò le orecchie.
«Cos’è successo?»
«Nott ha preso il Marchio» le raccontò la rossa, la voce quasi un sussurro impercettibile. «Gli ha affidato la missione di uccidere Silente. Blaise deve finire di riparare l’Armadio Svanitore, ma non gli ha concesso di prendere il Marchio.»
Hermione corrugò la fronte e Ginny scrollò le spalle.
«A quanto pare era una punizione per la neutralità della sua famiglia fino a quel momento.»
«Scommetto che ci è rimasto male» fece ironicamente l’altra.
Ginny rise.
«Ha detto che gli si è spezzato il cuore. Non solo non è più accetto al Lumaclub dopo il matrimonio della madre con Nott Senior, ma non ha neanche avuto il tatuaggio come premio di consolazione.»
Anche l’altra ragazza prese a ridacchiare. Poi, però, la rossa tornò seria e lei fece altrettanto.
«Ha detto che Piton lo sta aiutando.»
Hermione iniziò a mordicchiarsi l’interno del labbro inferiore.
Piton era un bell’enigma nello schema mentale delle cose che si era fatta; più veniva a conoscenza delle sue azioni, meno riusciva ad inquadrarlo e collocarlo sul quadro generale dei fatti.
«Gin, hai detto a Harry di Blaise?»
«Se pazza? Si arrabbierebbe un mondo se sapesse che ho accettato di diventare il suo Contatto» si accigliò Ginny.
«Parlavo di quello che c’è stato tra di voi…»
«Oh. Sa il peccato, ma non il peccatore» mormorò mesta lei. «Non sapevo come dirglielo e non potevo rischiare che perdesse la testa e lo affrontasse in qualche modo. Potrebbe far saltare la copertura di Blaise.»
Hermione annuì.
«Mione, per favore, non dirglielo!»
«No, ma quando BZ non sarà più in pericolo, Gin, dovrai farlo. Non è mai un bene avere segreti in una coppia» le consigliò lei.
Ginny annuì. «Lo farò.»
 
Draco non aveva ancora usato il galeone, ma Hermione aveva comunque deciso di recarsi al Dormitorio. Aveva creduto che l’avrebbe chiamata almeno in corrispondenza dei pasti, chiedendole di cucinare e borbottando qualcosa tipo ‘non credevi mica che lo avrei fatto io, questa è roba da elfi’; il che avrebbe portato all’ennesima litigata colossale tra i due.
Ma Draco non aveva chiamato; forse Piton gli aveva fatto avere del cibo.
«Draco?»
Lo trovò seduto al tavolo intento a mangiare.
«Granger?»
«Oh, non volevo disturbarti» asserì spiazzata la ragazza. «Ero solo venuta a portarti gli appunti delle lezioni di questa mattina, così avrai qualcosa da fare nel pomeriggio.»
Il biondino alzò gli occhi al cielo.
«Ne vuoi un po’?» le domandò. «Non credo di aver sbagliato qualcosa.»
Hermione lo fissò sbattendo le palpebre, completamente disorientata dalle implicazioni di quel commento.
Eh?
«T-tu hai… cucinato? Da solo
Malfoy sbuffò. «Non sono stupido, sai? E le mani mi funzionano.»
«S-sì ma… Non credevo tu sapessi…» provò ad obiettare lei, ancora molto sorpresa da quello che aveva appena scoperto.
«Non lo sapevo fare, ma ti ho osservata durante le vacanze e non sembrava così difficile, così ci ho provato» spiegò in tono scocciato lui. «Allora, vuoi assaggiare o no?»
«Stai cercando di avvelenarmi?» gli domandò con finto sospetto nel tono della voce, ma Draco impallidì ugualmente a quelle parole.
«Era una battuta. Dammi qua» si affrettò ad aggiungere lei, avvicinandosi al giovane.
Draco le passò un piatto e la osservò portarsi una forchettata alla bocca.
«È… buono» ammise Hermione sbigottita.
Il Serpeverde scoppiò a ridere, incapace di trattenersi oltre.
«Perché viene dalle cucine. Sei proprio ingenua a volte, Granger!»
La Grifondoro sbuffò dal naso, indispettita.
«Ti devi essere annoiato proprio tanto questa mattina…»
«Andiamo, non credevi davvero che avessi cucinato io, vero?» insisté lui sempre più divertito.
«Beh, pensavo che gli elfi non potessero venire qui» commentò acida la ragazza.
«Infatti, ma il cibo appare e scompare per magia, Granger» rispose con ovvietà il biondino. «Non devono entrare nel dormitorio per recapitarlo.»
«E perché ho dovuto cucinare io per tutte le vacanze?» domandò Hermione con aria sempre più irritata.
«Ho detto a Silente che volevi farlo» rivelò con nonchalance Draco. «Proprio per vedere quell’espressione sulla tua faccia una volta che te lo avrei detto.»
La giovane aprì e richiuse la bocca un paio di volte, poi si portò le braccia al petto.
«Sei un idiota, Malfoy!»
Draco scoppiò a ridere.
 
«È successo di nuovo?» domandò Hermione, lanciandogli un’occhiata apprensiva.
Gli aveva portato gli appunti delle lezioni e da quando aveva messo piede nel Dormitorio Segreto, Draco si era portato più volte la mano al braccio sinistro, come per massaggiarlo e lenire il dolore; lo faceva spesso dopo che il Marchio bruciava e l’arto restava indolenzito.
Il Serpeverde annuì, tornando a guardare il materiale che la ragazza gli aveva appena consegnato come se non fosse nulla.
«Perché non mi hai chiamata?»
Il giovane sbuffò. «Sto bene, Granger. Non posso chiamarti ogni volta che questo coso brucia» asserì con finta aria scocciata. «Faresti prima a trasferirti qui, in quel caso.»
Draco pensò che se avesse voluto farlo davvero, a lui sarebbe andato più che bene, ma non lo disse.
Si annoiava a morte lì da solo; se la Granger fosse stata lì come durante le vacanze, avrebbe almeno potuto dare fastidio a lei, il che avrebbe reso l’isolamento leggermente più tollerabile.
La ragazza sospirò e fece per andarsene, ma Draco la richiamò, chiedendole se potesse procurargli un libro dalla biblioteca.
Hermione, però, arrossì. «L’ho preso io, serviva anche a me» rispose mordicchiandosi l’interno della guancia. «Prometto di sbrigarmi a finire.»
«Oppure, puoi fermarti qui a studiare e lo possiamo usare insieme. Che te ne pare, Granger?»
La Grifondoro lo osservò con una certa perplessità nello sguardo.
«A meno che tu non debba fare i compiti anche per Potter e Weasel…»
«Non gli faccio i compiti» lo contraddisse con aria indignata. «Non lo farei mai!»
Poi fece scivolare dalla sua spalla la cartella e la poggiò a una gamba del tavolo, prendendo posto accanto al Serpeverde e posando al centro del tavolo un grosso tomo di Incantesimi.
«Non avevo dubbi, Granger» commentò con un mezzo ghigno Malfoy.
 
«Quante monete dell’ES ci sono ancora in giro?» chiese Draco durante una pausa dallo studio, mentre sorseggiava una tazza di the.
«Vi vedete ancora?»
Hermione scosse il capo. «Non ne abbiamo più motivo, lo scopo dell’ES era di rimediare all’orribile programma di Difesa del rospo.»
Il Serpeverde alzò un sopracciglio. «Il rospo sarebbe la Umbridge?»
La Grifondoro annuì. «Non tutti eravamo nel suo fanclub, Malfoy» aggiunse sprezzante lei, «anzi, il più di noi la odiava.»
«Non stava simpatica neanche a me» ammise lui, «la sua voce mi dava ai nervi e tutto quel rosa mi tormenta ancora.»
Draco rabbrividì al ricordo, ma voltò immediatamente lo sguardo sulla ragazza: stava ridendo.
Per la prima volta, Hermione Granger stava ridendo per qualcosa che Draco Malfoy le aveva detto e non era per prenderlo in giro.
Draco si ritrovò a pensare che avrebbe dovuto farla ridere più spesso.
«Perché diavolo sei entrato nella Squadra d’Inquisizione se non la sopportavi? Oltre ad avere la possibilità di bullizzare la gente in maniera legale, ovviamente» domandò lei con una punta di rancore nel tono di voce che il Serpeverde decise di ignorare.
«Credevo che Crabbe e Goyle sospettassero di me» confessò cupo, «non mi tenevano d’occhio per il motivo che pensi tu, Granger.»
La Grifondoro corrugò la fronte.
«Mi spiavano per conto di mio padre prima, dei loro genitori dopo» precisò Draco. «Credo sospettassero che stessi vacillando sulle mie convinzioni.»
Hermione lo guardò con un cipiglio ancora più confuso.
«Te l’ho detto, Granger. Non ho iniziato a farmi domande solo quest’anno» ripeté il ragazzo irritato.
Le veniva così difficile accettare la possibilità che non avesse fatto tutto quello che ha fatto perché lo voleva, ma perché doveva mantenere una facciata?
Hermione fece una smorfia.
«Io non affiderei quel compito a Crabbe e Goyle» affermò decisa. «Sarebbero fin troppo facili da ingannare o depistare.»
«Infatti, Granger» concordò lui. «Infatti. Bastava che ti dicessi due parole e abbassavano la guardia per mesi.»
«Scusa» commentò sarcasticamente Hermione. «Se lo avessi saputo, ti avrei dato più occasioni di insultarmi.»
Draco le sorrise. «Scuse accettate, Granger.»
La Grifondoro gli tirò uno schiaffo sul braccio destro.
«Ahia!» esclamò lui accigliato. «Sei violenta, Granger. Te l’hanno mai detto?»
«E tu sei un idiota, Malfoy. A te questo lo hanno mai detto?» ribatté piccata lei.
«Sì, tu. Almeno un centinaio di volte all’anno.» 
«Forse avrei dovuto insistere un po’ di più» constatò la Grifondoro, ma sorrideva mentre lo diceva. «Sembra che tu non abbia recepito il messaggio.»
«O magari, non condivido la tua opinione sulla mia persona, Granger» replicò il ragazzo.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Oddio, è tardissimo» affermò lanciando un rapido sguardo all’orologio sul camino. «Devo scappare!»
Si affrettò a raccogliere le sue cose. «Questo te lo lascio qui? Possiamo finire domani o se devi continuare a studiare lo passo a prendere dopo le lezioni.»
Draco non voleva che andasse via, ma soprattutto desiderava che avesse una scusa per tornare… e restare lì con lui. Se avesse dovuto stare da solo in quelle quattro mura tutto il giorno, ogni giorno, sarebbe impazzito di lì a poco.
«Lo finiamo domani» rispose deciso. «Devi vederti con McLaggen?»
«Ho una cena di bentornato al Lumaclub» spiegò sbrigativa. «Non mi ha chiesto di andarci insieme questa volta, ma sarà sicuramente lì.»
Il Serpeverde le rivolse un’occhiata inquisitoria e lei scrollò le spalle.
«Credo che sia rimasto male perché mi ha invitata ad andare a Hogsmeade con lui e non gli ho mai risposto.»
Draco dovette reprimere un sorriso. «Che orrendo modo di declinare l’invito ad un appuntamento, Granger.»
«Eh? Appuntamento? Cormac ed io non facciamo quelle cose» affermò in tono fermo lei.
«Certo, Granger» commentò sarcastico lui. «Magari tu non vuoi, ma lui vorrebbe. Ci hai pensato?»
«Draco Malfoy che dispensa consigli sulle relazioni? Non eri tu quello dei matrimoni combinati a contratto?» ribatté Hermione in tono asciutto.
Draco scrollò le spalle. «Sono un buon osservatore, Granger. La Piovra ha un debole per te.»
«Non è così, Malfoy» lo contraddisse decisa. «Sono stata chiara con lui fin dall’inizio e il punto di tutta la storia era proprio il fatto che con lui fosse… facile. Che non mi avrebbe mai chiesto… qualcosa di più.»
Il Serpeverde assottigliò gli occhi. «Qual è il tuo problema con le relazioni sentimentali, Granger? Credevo che voi Grifondioti foste dei grandi romantici e tutte quelle cose vomitevoli.»
«Non ho un problema con le relazioni sentimentali» rispose accigliata la ragazza. «Ma ho già dato e non è andata a finire bene. Ho avuto la mia occasione.»
«Hermione Granger rinuncia all’amore perché una volta ha avuto il cuore spezzato?» chiese con fare drammatico il biondino.
Si aspettava qualche risposta tagliente da parte della ragazza, ma la vide solamente deglutire.
Non era un semplice cuore spezzato il suo; il ragazzo di cui era innamorata era morto, non si erano lasciati. Glielo avevano portato via. E davvero non riusciva a credere che qualcun'altro potesse essere in grado di farle provare le stesse emozioni che le provocava lui, farla sentire in quel modo speciale. Ma non gliene avrebbe parlato, non a Malfoy.
«Non che tu potresti capire, Malfoy» disse gelidamente Hermione, poi si rimise la cartellina in spalla e si congedò con un freddo cenno del capo.

 
   
 
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