Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Roveru no Fujoshi    30/09/2022    0 recensioni
Quel bambino di sette anni è tornato, e io mi sento confuso. Ero solo e non avevo che lui, ma è frutto della mia immaginazione. Ora sono un adulto.
Deve andare via.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Oliver?”
“Tom?”
“Tu eri nella mia testa quando ero piccolo…” gli dico “Tu non esisti.”
“Ho preferito diventare reale da quando mi sono reso conto che ti eri dimenticato di me.” Poi entra in casa e va in cucina. Sento che apre il frigo. Ha ancora sette anni, mentre invece io sono cresciuto.
Che sta succedendo?
Chiudo la porta e lo raggiungo “Che fai?”
“Non mangi più i Polaretti? Hai del gelato?”
“Non mangio gelato d’inverno. E i Polaretti non mi piacciono più.”
Chiude il frigorifero guardandomi storto “Sei una delusione, avevi detto che non avresti mai smesso.”
“Si cresce…” cosa che non capisco se abbia fatto anche lui. Da bambini aveva la mia mentalità proprio perché frutto della mia immaginazione. Ma ora che io sono un adulto, mi chiedo se sia maturato anche lui.
“Questa casa è una tale noia. Hai dei giochi?”
“Ce li ho in soffitta, ma sono per quando vengono i miei nipoti.”
“Hai dei nipoti? Sei così vecchio?”
“Sono i figli di mia sorella. Ti ricordi che ho una sorella?”
“La caccola?”
“Sì, lei.”
Oliver spalanca gli occhi “I figli minori possono fare dei bambini prima dei figli maggiori?”
“Certo che sì.”
“Tutta questa scienza mi ha messo fame. Ordiniamo la pizza?”
“Sono le quattro. Senti, non so perché tu sia venuto qui, ma ora devo chiederti di andartene. Mia moglie tornerà tra pochi minuti e io non voglio spiegarle chi sei.”
Ma lui inizia ad aprire gli sportelli della cucina “Te l’ho detto, sono diventato vero perché mi hai dimenticato. Sono venuto a rivendicare la mia esistenza nel mondo.”
Sono confuso “Rivendicare… Che dici?”
“Tu sei l’unico che può farmi restare qui e non nel regno della fantasia. Ho chiesto ai piani alti di potermi far diventare vero, ma mi serve la tua approvazione.” Appena termina, prende dal fondo di un mobiletto una scatola di biscotti. Li apre e inizia a mangiarli.
“Vuoi diventare un bambino reale? E perché?”
“Se si viene dimenticati si svanisce nel nulla. Ma quello che voglio veramente è diventare grande. Come hai fatto tu.”
“E se ti faccio restare, dove vivrai?”
“Se non hai figli posso restare qui.”
“Ma io non posso tenerti. Ho la mia vita, le mie priorità, una moglie. Non posso ritrovarmi con un bambino in casa da un momento all’altro. Che è, il remake di Tre all’improvviso?”
“Bastano solo...” si ferma un attimo per contare con le dita della mano libera “… undici anni, no?”
“Undici anni? No, allora non ti permetto nemmeno di esistere, sei il mio passato e non posso tenerti con me. Rappresenti qualcosa che ho ormai superato. Non sono più solo: ho degli amici, una moglie, non puoi venire qui e chiedermi di restare.”
“Tua sorella ha un posto in più in casa?”
“E che le racconto? ‘Ciao Louise, ti dispiace occuparti di questo bambino venuto dalla mia testa?’
“Voi adulti siete così complicati. La burocrazia ce l’avete anche nella testa. Che problema ci sarebbe nel tenermi qui?”
“Non mi ascolti quando parlo? Rappresenti la solitudine che ho superato. Mi ricordi un periodo brutto della mia vita. Io qui non ti voglio. Quindi torna nel regno della fantasia, paese delle meraviglie o quello che è, e sparisci dalla mia vista.”
“Sei tu quello che non ascolta. Non posso più tornare indietro. Mi è stato dato un ultimatum: se non vengo accettato dal mio creatore sparirò per sempre.”
“Ci tenevi così tanto e crescere da invadere la mia vita?”
“Ero solo e non potevo crescere. Era una noia. Invece voglio venire qui sulla terra e diventare un adulto” poi appoggia i biscotti sul tavolo e mi fissa serio “Senti, io non voglio scomparire e tu non mi vuoi tra i piedi. Non possiamo trovare un compromesso? Permetteresti che un bambino di sette anni svanisca nel nulla per sempre?”
“Forse sì, tanto non sei reale.”
Lui resta in silenzio. Poi prende un altro biscotto “Non c’è una soluzione?”
Sospiro “Senti, facciamo una cosa. Questa sera ne parlerò con mia moglie. Se lei è d’accordo, forse possiamo portarti in un orfanotrofio, ti va bene? Ma io non voglio tenerti.”
“Sarebbe meglio che niente.”
Appena termina la frase, sento la porta di casa aprirsi.
Mi volto “Nasconditi, presto!”
“Perché?”
“La devo preparare psicologicamente.”
“Non sarebbe meglio farmi vedere subito?”
“No, no e no. Vai dietro la porta, e quando ti chiamo, vieni.”
Appena mia moglie entra in cucina e appoggia la spesa sul tavolo, inizio a sudare freddo “Amore…”
“Ciao, Tom…” si avvicina a me e mi posa un bacio sulle labbra prima di prendere i biscotti e mangiarne uno.
Oliver però è ancora lì. È possibile che non lo veda? Anche lui è confuso.
“Siamo sicuri che io non sia ancora nella tua testa?” mi chiede.
Alzo le spalle non capendo nemmeno io “Helen, noti niente di particolare?”
Si gira verso di me e mi studia “Hai fatto qualcosa?”
Oliver si mette accanto a me, ma Helen sembra proprio non vederlo.
“Ho capito, hai tagliato i capelli.”
“Sì, esatto” annuisco.
“Non stai male.”
“Amico…” dice Oliver “credo di avere capito che finché non mi accetti nel mondo reale, io non esisto ancora per gli altri.”
Scuoto la testa mentre indico i biscotti che Helen rimette a posto.
“Lo so, nemmeno io riesco a spiegarmelo.”
“Amore…”
Helen si volta.
“Senti…” bene, e ora come vado avanti? Adesso è tutto più complicato.
“Dimmi. È successo qualcosa?”
“Ho… Hai mai avuto un amico immaginario?”
Lei spalanca gli occhi. Credo di averla colta di sorpresa con questo argomento “Un amico immaginario? No, non mi è mai capitato.”
“Ecco, io ne avevo uno. Aveva ovviamente sette anni come me, ma poi l’ho completamente dimenticato…”
“Che stai cercando di dirmi?”
“Che lui…” guardo Oliver che mi fa cenno di andare avanti.
“Lui…” Un momento, però, perché le sto raccontando questo? Mi ero preparato nel caso lo vedesse, nel caso si fosse chiesta che cosa ci facesse qui un bambino. Ma adesso, perché lo sto facendo? Se lui non esiste ancora, non ha senso portarlo nel mondo reale di mia spontanea volontà. Appena sparirà, non sarà più un mio problema.
“Ho preso ispirazione da lui per l’acconciatura.”
Oliver spalanca la bocca “Che?”
“Ma che carino…” Helen mi scompiglia i capelli “Non lo sapevo. Sei adorabile.”
“No, aspetta…” sento Oliver tirarmi i pantaloni “Non puoi farmi questo. Fammi esistere. Dille di me, fammi restare.”
“Magari anche io potrei rifarmi i capelli. Pensavo di accorciarli, che ne pensi?”
Le sorrido mentre le prendo i fianchi “Qualsiasi taglio tu ti voglia fare, starai sempre bene.”
“Aspetta…” si agita Oliver “Non ignorarmi. Per favore…”
Lo guardo per un secondo. Ma mi è bastato per vedere che sta lentamente svanendo.
Helen si separa da me e inizia a sistemare la spesa “Che cosa avevi in mente da mangiare questa sera?”
“Bella domanda…”
“Tom, dille di me… dille di me, ti prego…”
Cerco di ignorarlo, ma è complicato, continua a tirarmi i pantaloni.
“Tom…” lo sento che inizia a piangere.
Devo resistere, devo ignorarlo ancora per poco tempo.
“Tom…”
La presa è sparita e lui cade a terra. Ora passa attraverso le cose. Si accorge di quello che gli sta succedendo e piange a dirotto restando in ginocchio per terra “Tom, per favore…”
“Amore, vieni qui…” mi avvicino a Helen e la abbraccio. Almeno così riesco a distrarmi.
“Tom… Tom!”
“Sei davvero strano, stasera” ridacchia Helen.
“Voglio vivere, Tom!”
No, dai, non fare così. Ancora un minuto.
“Voglio vivere, voglio crescere. Voglio diventare vero, non voglio sparire…”
Mi stacco da Helen e le do un bacio sulla guancia.
“Voglio diventare grande come te… Non è giusto… Tu sei cresciuto, io no. Tu ti sei fatto degli amici, io no. Tu sei andato avanti, io sono rimasto fermo allo stesso punto di prima…”
Appunto, io vado avanti.
“Non voglio più essere solo.”
Prendo un respiro profondo e aiuto Helen con la spesa. Ma è difficile, non mi ricordo dove vanno messe le cose. Per esempio, dove vanno messi gli yogurt?
“Non voglio morire da solo. Per favore, ti voglio vicino almeno adesso. Per favore, ti sto dicendo anche la parola magica. Eravamo amici, non lo siamo più?”
Dove andavano gli yogurt?
“Mi hai creato tu, non voglio che sia tu a distruggermi. Voglio vivere! Non voglio essere solo. La solitudine è brutta! Voglio farmi degli amici come te.”
Sul serio, dove si mettono gli yogurt?
“Voglio vivere…” la sua voce sta scemando lentamente. È sempre più bassa “… voglio crescere…”
Con la coda dell’occhio vedo che è sempre più trasparente.
“Helen, dove vanno messi gli yogurt?”
“Cosa? In frigo, ovviamente.”
“In frigo, giusto…”
“Tom, ti vedo distratto. Qualcosa ti turba?”
“Non so se ho mai superato la mia solitudine…” sento la mia mano che tiene gli yogurt tremare. Li appoggio sul tavolo e Helen me la prende.
“La tua solitudine?”
“Ero solo da bambino. Mi sono creato un amico immaginario, ma crescendo è nata mia sorella, mi sono fatto degli amici, però non credo di avere mai superato del tutto quel trauma.”
“Perché dici questo?”
“Non lo so, mi è venuto il dubbio. Mi sento come se non fosse cambiato niente.”
“Deve essere stata dura, ma tu sei cambiato. Sei un uomo razionale, sai la differenza tra passato e presente. Quel piccolo Tom di sette anni non esiste più. È cresciuto, ha dei veri amici ai suoi fianchi, una moglie che lo ama e che lo sostiene sempre. E io non abbandonerei mai chi amo.”
“Ma oggi mi sono sentito come se il mio passato mi tormentasse.”
“Perché?”
“È complicato.”
“Allora accettalo. Qualunque cosa sia, è il passato. L’unica cosa che devi fare è rassicurare quel bambino e dirgli che in futuro incontrerà chi lo capisce, chi lo ama e chi non lo abbandonerà mai più.”
Helen mi da un bacio sulla guancia. Ma appena si stacca lancia un urlo.
“Cosa?”
“Chi è quello?” grida indicando alle mie spalle.
Mi volto “Oliver?”
Oliver è ancora per terra che piange. Ma appena nota che lo stiamo guardando, smette.
Ci fissiamo per qualche secondo e poi lui si rialza in tutta fretta “Mi vede? Helen mi vede?”
“Sì” gli sorrido “Ti vede” mi inginocchio di fronte a lui e apro le mie braccia “Non sei più solo, adesso.”
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Roveru no Fujoshi