Anime & Manga > Ranma
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Autore: Magica Emy    30/09/2022    6 recensioni
«Akane, si può sapere dov’eri finita? Credevo dovessimo tornare a casa insieme…ehi, ma cosa…che stai facendo?»
La giovane piegò le labbra in un sorrisetto sornione senza smettere di armeggiare freneticamente con i bottoni della sua camicia che, in poco tempo, scivolò ai loro piedi, mettendo in mostra i magnifici pettorali scolpiti da anni di intensi allenamenti quotidiani.
«Cos’è, non ci arrivi da solo? Vuoi che ti faccia un disegno, per caso?»
In questa nuova storia, i caratteri dei personaggi potrebbero essere un po' diversi da ciò a cui siamo abituati, ma...niente paura! E se lo desiderate, continuate a seguirmi, mi raccomando!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane, Ukyo Kuonji
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
Si rimirò allo specchio, spazzolandosi i lunghi capelli e acconciandoli come meglio poteva, sperando che il risultato la rendesse un po' meno patetica di come appariva. Accidenti, aveva un aspetto orribile. Viso pallido e tirato, occhi cerchiati di rosso. Non dormiva bene da giorni, poiché ogni volta che provava ad abbandonarsi al sonno il ricordo della furiosa lite avuta con Ranma tornava a tormentarla come un bisturi su una ferita, facendole venir voglia di scoppiare a piangere per la frustrazione. Ma cedere alle lacrime significava arrendersi e lei non aveva alcuna intenzione di farlo. Non ancora. Anche se la tentazione, a volte, era davvero forte. Specie quando, passandogli accanto, non poteva fare a meno di notarne l’evidente ostilità. Non la guardava nemmeno più in faccia da quel giorno e, le rare volte in cui lo faceva, la sua espressione appariva così seccata da farle stringere lo stomaco. Odiava quella situazione e il senso di colpa che l’attanagliava era talmente insopportabile da toglierle il respiro, rendendola schiava di tristi emozioni. In quelle settimane provò mille volte a scusarsi col fidanzato, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. Lui aveva chiuso ogni rapporto, barricandosi dietro a un ostinato silenzio che mai le avrebbe permesso di scalfire. Ciononostante, Akane teneva duro. Quello stupido presuntuoso la stava tirando un po' troppo per le lunghe, ma sarebbe stata abbastanza forte da non capitolare di fronte alla sua ridicola cocciutaggine. O almeno lo sperava. Poi però le bastava percorrere, ormai dopo gli ultimi accadimenti, in completa solitudine il tragitto verso la scuola per lasciarsi prendere da una profonda nostalgia. No, non era solo il sesso a mancarle. C’era qualcosa di più. In quei lunghi mesi trascorsi insieme Ranma era diventato una costante nella sua vita, tanto che, pian piano, senza neppure accorgersene si era così abituata ad averlo intorno che, la sola idea di non sentire più i suoi passi percorrere il terreno dietro di lei, le risultava intollerabile. Anche se era una ragazza forte per natura, infatti, sapere che le era accanto bastava a farla sentire protetta e al sicuro. Ora avrebbe dato qualunque cosa perché tutto tornasse come prima. Se solo…cavolo, le era di nuovo venuta voglia di piangere. Fece un respiro profondo, ricacciando indietro le lacrime. Non avrebbe permesso a quel dannato errore commesso di trasformarla in una specie di rammollita, nossignore, ma immaginarlo mentre si divertiva a punzecchiarla, lamentandosi come ogni mattina perché non lo aveva svegliato in tempo, non rendeva certo le cose più semplici. Ormai si alzava all’alba pur di non incontrarla, senza preoccuparsi minimamente di aspettarla per andare a scuola insieme. Si coprì la bocca con una mano, reprimendo a stento un singhiozzo disperato. Cos’è che le stava succedendo? Non lo sapeva, ma di una cosa era assolutamente sicura: mai nella vita aveva provato un dolore tanto feroce e totalizzante da lacerarle l’anima, neppure quando vedeva il dottor Tofu in compagnia di Kasumi. Ma, non appena varcati i cancelli dell’istituto Furinkan e proprio quando pensava di non poter soffrire più di così, ecco arrivare l’ennesima pugnalata al petto.
Shampoo. Cosa diavolo ci faceva quella sottospecie di vipera abbrancata come un’aquila al braccio del fidanzato e, soprattutto, perché lui non stava facendo niente per togliersela di dosso? Vederli vicini le provocò uno strano rimescolio dentro che non riuscì a spiegarsi.
Un momento. Tutto ciò era ridicolo. Sì, totalmente senza senso. Le esagerate manifestazioni d’affetto che quella pazza squinternata mostrava verso Ranma non l’avevano mai smossa più di tanto, ma allora…per quale motivo, all’improvviso, moriva dalla voglia di strangolarla?
«Akane? Ehi, mi stai ascoltando?»
Una voce familiare la riportò bruscamente coi piedi per terra, costringendola a distogliere l’attenzione da quel deplorevole “quadretto romantico” al quale avrebbe volentieri dato fuoco per spostarla invece su una delle sue migliori amiche, che la fissava con evidente curiosità.
«Sì, scusami…ehm, dicevi?» mormorò distrattamente, tentando con fatica di tenere a bada quella valanga di sentimenti contrastanti a cui non sapeva dare un nome, ma che si accorse solo allora di riversare sulla cartella che teneva tra le mani, tormentandola senza pietà fin quasi a ridurla a un colabrodo. Che poi era esattamente la fine che meritavano quei due. E, tanto per la cronaca no, non era affatto gelosa. Solo infastidita.
E arrabbiata.
E disperata.
E sì, cavolo, anche gelosa. Gelosa come mai prima d’ora, anche se ammetterlo le faceva ribollire il sangue dal nervoso.
«Ti ho chiesto se ti andava di venire al cinema con me e le altre dopo le lezioni, danno un nuovo film che non voglio proprio perdermi.» continuò Yuka e, appena qualche ora più tardi, Akane si pentì amaramente di aver accettato l’invito. Per tutto il tempo, infatti, anziché concentrarsi sulle immagini che scorrevano sul grande schermo, non era riuscita a far altro che pensare a Ranma e al modo in cui lo aveva visto sorridere a Shampoo, maledicendolo in silenzio fino a che le vene sulla sua fronte non cominciarono a pulsare pericolosamente, minacciando di esplodere da un momento all’altro se non si fosse subito data una calmata. Sospirò con forza e una fitta dolorosa le attraversò il petto all’orribile eventualità che il fidanzato potesse intraprendere un qualche tipo di relazione con la sciroccata dai capelli viola. In tal caso, non avrebbe potuto incolpare altri se non sé stessa e il modo vergognoso in cui era riuscita a ferirlo nel profondo, costringendolo a rompere con lei. Era a questo che stava pensando mentre, una volta congedatasi dalle amiche attraversava la strada con aria mesta e assente, tanto da accorgersi di essere a pochi passi dallo studio del dottor Tofu solo quando si sentì chiamare per nome.
«Akane! Ma come, non ti fermi nemmeno più a salutare, ora?»
Si voltò verso la figura alta e slanciata che, con un largo sorriso e il braccio alzato in segno di amichevole saluto, la invitava ad avvicinarsi.
«Dottore, è lei? Mi dispiace, ero sovrappensiero. Non volevo fare la maleducata.» provò a giustificarsi, arrossando dalla vergogna per quella cattiva figura. Accidenti, che sbadata che era. E anche una totale imbranata con la testa fra le nuvole. Ranma aveva proprio ragione sul suo conto.
Ranma. Ripensare ai buffi epiteti con cui era solito apostrofarla ogni volta che combinava un guaio le provocò una violenta stilettata al cuore, rivestendola di nuova malinconia. Quell’irrecuperabile cretino le mancava talmente tanto che persino respirare ormai rappresentava un’enorme fatica per lei. Se solo fosse tornato a sorriderle. Ma meritava davvero il suo perdono? Probabilmente no.
«Non ti si vede più molto spesso da queste parti» continuò il buon medico «come mai oggi non sei insieme a Ranma? Non vi sarete di nuovo bisticciati, spero. Voi due dovreste proprio cercare di andare d’accordo, d’altro canto siete fidanzati.»
La piccola Tendo sgranò gli occhi.
«Come fa a sapere che abbiamo litigato?» domandò, sorpresa.
«Semplice» rispose l’uomo «è stato quel tuo faccino triste a dirmelo. In fondo, si può stare così male solo per qualcuno che si ama.»
Solo per qualcuno…che si ama? Fu allora che, per la prima volta, la realtà le si delineò davanti a chiare lettere. Una verità scomoda che per tutto quel tempo aveva solo finto di non vedere, rifiutandola con forza e negandola persino a sé stessa ma che ora, spogliatasi finalmente di ogni timore la scuoteva nel profondo con la stessa forza di un uragano, mettendo in dubbio ogni possibile certezza e facendola capitolare. Era innamorata di Ranma. Lei lo amava. Lo amava disperatamente, con ogni fibra del proprio essere. Quella sconvolgente rivelazione abbatté in un colpo solo tutte le sue difese che, sgretolandosi come un debole castello di carte squarciarono il velo dentro di lei, scoprendole una calda impronta nell’anima che portava un solo nome: quello dello strano ragazzo dagli occhi color del cielo e gli abiti cinesi che un giorno di sei mesi prima era piombato a casa sua alla velocità della luce, sconvolgendole la vita e colorandola di nuove, affascinanti sfumature di cui neppure conosceva l’esistenza, prima di incontrarlo. Una dolcissima tempesta di vive sensazioni, questo rappresentava per lei. E incredibilmente, per tutto quel tempo era sempre stato lì a giocare a nascondino tra le pieghe del suo cuore, attendendo pazientemente di essere trovato. Ora che conosceva il luogo in cui si era rifugiato, non lo avrebbe fatto attendere ancora a lungo. Nascose il viso fra le mani, lasciando alle emozioni lungamente trattenute la libertà di esprimersi attraverso un pianto dirotto che il dottor Tofu si affrettò a consolare, cingendole le spalle con un braccio mentre la invitava a entrare.
 
Akane abbassò lo sguardo sulla minuscola foglia di menta che annegava dentro alla sua tazza di tè, pensando a quanto fosse simile a quello preparato dalla sorella maggiore. D’un tratto, l’idea che Kasumi avesse probabilmente trovato il tempo per insegnare al dottor Tofu come realizzare in casa un ottimo infuso, intrattenendosi in sua compagnia, non le parve poi così inaccettabile. Com’era strana la vita, appena qualche settimana prima avrebbe di sicuro dato di matto per una cosa del genere. Ora, la certezza che l’amata sorella non rappresentasse una minaccia per lei, poiché era stata tanto stupida da scambiare l’ammirazione che provava per il giovane medico per un sentimento più profondo, era già una realtà. L’amore era ben altra cosa, ormai lo sapeva. Sospirò, rilassando lentamente il corpo. Aveva pianto tutte le sue lacrime in quella che era stata una catartica esplosione senza precedenti, fino a sentirsi completamente svuotata. Come se il peso opprimente che la affliggeva si fosse finalmente dissolto nell’aria, lasciandola libera di osare, di crescere. Libera di vivere. Anche se rimediare al male fatto non sarebbe stato semplice.
«La colpa è stata mia» spiegò con voce incerta all’uomo che, seduto di fronte a lei, la ascoltava con attenzione «sono stata spregevole, gli ho detto delle cose tremende e lui non vuole avere più nulla a che fare con me. Non mi dà alcuna possibilità di avvicinarlo, né a casa né a scuola, e io…»
«Una lettera.» la interruppe a quel punto, abbozzando un sorriso. La ragazza lo fissò, senza capire.
«Cosa?»
Il dottor Tofu tamburellò le dita sul tavolo, mandando giù una lunga sorsata del suo dolce liquido ambrato prima di riprendere la parola.
«Se non ti permette di esprimerti la soluzione più efficace è scrivergli una lettera, ma devi impegnarti a essere completamente sincera riguardo ai tuoi sentimenti. Butta fuori tutto ciò che provi e poi lascia che lo legga.»
«E se non dovesse funzionare?»
«Almeno lo saprai. Fatti coraggio, piccola Akane. Tu sai cosa devi fare.»
Stava davvero ricevendo dei consigli di cuore su colui che amava, da colui che aveva creduto di amare? Che cosa bizzarra. Anche se non potè fare a meno di dargli ragione. Sì, lei sapeva esattamente cosa fare.
 
 
E invece no. La verità era che non aveva la più pallida idea di come scrivere una lettera, poiché fino a quel momento non c’era mai stato alcun motivo tanto valido da spingerla a cimentarsi nella stesura della stessa. Lei che non teneva neppure un diario segreto, come invece facevano gran parte delle sue compagne di classe. In effetti aveva sempre trovato alquanto ridicolo vederle affannarsi ad affidare i propri sentimenti amorosi a delle pagine bianche, riempiendole di cuori e scarabocchi vari che si ritrovava a spiare da sopra i loro gomiti, facendole arrossire violentemente all’eventualità che potesse spifferarne in giro i contenuti, magari proprio ai diretti interessati. E ora toccava a lei mettere su carta ogni emozione provata, anche se dubitava fortemente che il risultato l’avrebbe aiutata nel suo scopo. Respirò profondamente un paio di volte, cercando la concentrazione necessaria per procedere a quella singolare perdita di tem…
Comunque, era pronta. O quasi. Impugnò la penna, piegandosi sulla sua scrivania dove un foglio intonso aspettava di essere riempito d’inchiostro.
Caro Ranma, ti amo.”
No, troppo diretto.
Ciao Ranma, sono innamorata di te.”
Troppo banale. Voleva forse spingerlo a vendicarsi, rendendole pan per focaccia nel ridicolizzarla ferocemente, prima di strappare la lettera in mille pezzi che si sarebbe divertito a lanciarle contro, esibendosi in un orribile ghigno di scherno? La sola idea di ciò che sarebbe potuto accadere, bastò a metterla in agitazione. Cercò, poggiandosi la mano sul petto di placare i battiti impazziti del proprio cuore, sentendosi tanto sciocca. Un’incapace, ecco cos’era. Arrendersi così facilmente però non era nella sua natura, quindi tanto valeva giocarsi quell’ultima carta. E fino in fondo, anche. Ranma era più importante di qualsiasi incertezza o tentennamento. Voleva ridere di lei? Bene, che ci provasse pure se lo desiderava. Non le sarebbe importato. Ecco, quello era lo spirito giusto.
Caro Ranma, non so se questo sia il modo giusto per iniziare una lettera, poiché non mi ero mai trovata nella condizione di dover scriverne una prima d’ora, ma immagino sia davvero l’unico modo che mi rimane per esprimerti ciò che provo. Lo so a cosa stai pensando. Credi che io sia una codarda che non ha la forza di affrontare le cose di petto e probabilmente hai ragione, dovrei cercare un dialogo diretto con te anziché nascondermi dietro a un inutile pezzo di carta che non potrà certo risolvere le nostre questioni in sospeso, ma che forse mi aiuterà a fare chiarezza riguardo ai miei sentimenti per te. Sì, hai capito bene, io credo, anzi, sono assolutamente sicura di provare qualcosa per te. Qualcosa di tanto reale e profondo da spaventarmi a morte e per questo spingermi a rifiutarlo, dapprima, con tutte le mie forze. Proprio così, avevo paura. Una paura tremenda di non saper gestire quell’enorme bagaglio di emozioni che mi portavo dentro ed è per questo motivo che ti ho trattato male, ferendoti come non meritavi nell’assurda speranza che tenerti lontano sarebbe servito in qualche modo a semplificarmi la vita. Come se trincerarmi dietro a quella che altro non era se non una profonda ammirazione per il dottor Tofu, mi avrebbe aiutata a stare bene. Come se rinunciare ai miei stessi desideri rappresentasse la soluzione migliore per me, quando invece l’unica cosa che volevo, l’unica di cui avessi davvero bisogno…”
Si interruppe per un momento, asciugandosi con la manica della maglietta le lacrime che le annebbiavano la vista.
“era amarti. Semplicemente amarti e smettere finalmente di voler controllare tutto, cuore compreso. Scusami per essere stata così stupida da non capirlo subito, ma ora lo so. Io ti amo. Ti amo come mai avrei immaginato di amare qualcuno e ti prego di perdonarmi per averti fatto credere il contrario quando, in un momento del tutto inaspettato mi hai confessato i tuoi sentimenti, sperando certamente in una risposta diversa da parte mia. Perdonami se, anziché incoraggiarti ho finito per offenderti, senza curarmi del male che ti stavo facendo. Perdonami perché sono una totale imbranata senza un briciolo di tatto che crede di sapere sempre tutto ma non sa assolutamente niente, e che ora desidera soltanto impegnarsi a costruire qualcosa di nuovo e speciale. Insieme a te, se lo vorrai. Per tutte queste cose, per favore, non odiarmi. Non sono pronta a perderti e non lo sarò mai. Quando leggerai questa lettera, vienimi a cercare. Ti aspetterò dove tutto è cominciato.
Con amore
Akane”
Lasciò che la penna scivolasse via dalle sue dita, sorridendo soddisfatta. Quello che gli aveva dato era un appuntamento? Sì, decisamente. Chissà se se ne sarebbe ricordato. Non rilesse ciò che si era impegnata a scrivere, era già stato abbastanza difficile mettersi a nudo a quel modo. Ripiegò quindi il foglio in più parti, riponendolo in una piccola busta che richiuse con cura per poi lasciarla cadere dentro a una delle sue tasche, pensando con apprensione al momento in cui l’avrebbe consegnata al fidanzato. Forse, però, il modo migliore era lasciare che fosse lui stesso a trovarla da qualche parte, magari fra le cose che gli appartenevano. Il che significava raggiungere la sua camera nel minor tempo possibile per nasconderla lì, cercando di non farsi vedere da nessuno. Già, più facile a dirsi che a farsi, considerata l’ora. Poco male, ci avrebbe comunque pensato strada facendo. Ora moriva dalla voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Dopo giorni trascorsi a rimuginare, crogiolandosi nel dolore, l’appetito tornava finalmente a farsi sentire. Raggiunse quindi la cucina con passo felpato dove trovò Kasumi, intenta a sfornare dei biscotti dall’aria parecchio invitante. Ne agguantò subito uno.
«Akane, non ti ho vista per tutto il pomeriggio. E quegli occhi rossi? Qualcosa non va piccola, stai bene?» chiese la maggiore delle sorelle e il suo bel viso assunse d’un tratto un’aria angustiata.
«Adesso sì, non preoccuparti. Adesso sto bene.» la rassicurò l’altra con un sorriso. Non sapeva come sarebbero andate le cose, tuttavia si impose di non perdere l’ottimismo.
«Sono felice di sentirtelo dire. Ascolta, porteresti questi biscotti di là in soggiorno? Abbiamo ospiti.»
«Chi è venuto a trovarci?» domandò incuriosita, sistemando i deliziosi pasticcini in un capiente vassoio colorato e approfittandone subito per agguantarne un altro.
«Ukyo.»
Si sentì rispondere e per poco il boccone non le andò di traverso. Ci mancava solo lei, adesso. Per quale motivo si trovava in casa sua? Qualcosa le diceva che quella visita inaspettata avesse a che fare con Ranma. Nonostante si sforzasse di tenere alto il morale, non potè fare a meno di sentirlo. Eccolo di nuovo il mostro verde della gelosia che, implacabile e inesorabile tornava di colpo a ripresentarsi per scavarle dentro, tormentandola senza tregua fino a farle venire una gran voglia di mettersi a urlare per la frustrazione.
“Calmati Akane, non cedere ai cattivi pensieri e resta positiva. Qualunque cosa Ukyo sia venuta a fare, lo scoprirai molto presto.”
Temere la sua presenza non era un’opzione. In fondo, nonostante conoscesse i sentimenti che quella ragazza nutriva per il suo fidanzato, sapeva altrettanto bene quale posto occupasse nel cuore di Ranma. Per lui era solo una semplice amica, dunque non c’era proprio nulla di cui preoccuparsi. O forse sì?
 
 
   
 
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