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Autore: douce hope    30/09/2022    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Quando ero bambina non vedevo l'ora di iniziare il liceo, sarà che film come High School Musical Cinderella Story mi avevano inculcato l'idea che le superiori rappresentassero il periodo migliore della propria vita, ma ricordo l'impazienza di raggiungere finalmente la fase dell'adolescenza, dei primi amori, dei pigiama party e dei baci sotto la pioggia.

Crescendo poi ho dovuto fare i conti con la triste realtà, non che tutto ciò non potesse accadere anche nella vita vera, ma non era accaduto a me. Quindi ho dovuto dirottare il mio entusiasmo verso eventi più realistici e a me più vicini, come le uscite del sabato con Vittoria e Laura, un caffè al bar con Alessandro, qualche festa di compleanno nella speranza di incontrare un ragazzo carino.

E le gite scolastiche.

La mia classe non è mai stata una di quelle molto unite; essendo la componente femminile in maggioranza rispetto a quella maschile è stato inevitabile che si formassero dei gruppetti, anche se non possiamo nemmeno definirci una classe litigiosa.

Abbiamo un nostro equilibrio.

Questa che stiamo per vivere però è la nostra prima gita insieme, e in qualche modo spero che ci possa far legare di più.

Siamo appena arrivati a Firenze e l'entusiasmo dei miei compagni è palpabile, così come il mio. Ho sempre desiderato visitare questa città perché credo che sia tra le più affascinanti d'Italia e finalmente la scuola mi sta regalando qualcosa di bello dopo anni passati a soffrire di ansie e mal di pancia per interrogazioni e compiti in classe.

Appena scendiamo dal pullman la Professoressa Colombo e il Professor Parisi ci fanno dividere in base alle rispettive classi e vedo Alessandro allontanarsi da Michele per raggiungere il nostro lato dopo aver passato il viaggio seduto accanto a lui.

Essendo il professor Parisi anche insegnante di filosofia di Michele le nostre classi sono state riunite, mentre quella di Vittoria e Rebecca è stata accoppiata con un'altra terza.

Ovviamente non avrei mai potuto programmare una cosa del genere, e come sempre la fortuna non è dalla mia parte perché questo viaggio ha come fine proprio quello di avvicinare Michele e Rebecca. E ancora una volta sono lontani.

Più però lo guardo mentre parla con alcuni suoi compagni di classe più penso che non mi dispiaccia affatto che sia insieme a noi.

O meglio ad Alessandro.

Nei giorni precedenti alla gita Ale è diventato molto più scostante e a tratti apatico, sembra abbia sempre qualcosa per la mente e l'istinto mi dice che Laura c'entra in tutto questo.

Da quando hanno iniziato le ripetizioni il loro rapporto non è poi cambiato molto, continuano a ignorarsi in classe e a parlarsi lo stretto indispensabile ma so che c'è qualcosa tra loro.

Non qualcosa di romantico, ma qualcosa.

Inevitabilmente il mio sguardo ritorna su Michele.

Chissà se lui sa qualcosa. 

«Ehi» delle dita scoccano davanti il mio viso distogliendo la mia attenzione.

Alessandro mi guarda con un cipiglio confuso prima di seguire la direzione dei miei occhi e notare il suo migliore amico.

«Tutto bene?» mi chiede in tono strano.

«Sì, perché?» mi liscio la frangetta in un gesto nervoso guardando altrove.

Dover tenere nascosto anche a lui il piano Cupido e le inevitabili conseguenze si sta rivelando sempre più difficile.

«Posso chiederti una cosa?» 

«Certo» rispondo continuando a non guardarlo.

Ho come il sospetto che questa domanda non mi piacerà. Alessandro non è il tipo che chiede qualcosa, lui la fa e basta.

Si schiarisce la gola e come temevo mi paralizza con le sue parole.

«Amanda, ti piace Michele?» domanda cercando i miei occhi.

La prima cosa che percepisco è un calore intenso che mi brucia le guance. Sono così in imbarazzo che arrossire non è nemmeno il verbo giusto per descrivere la mia combustione facciale.

Ale però, nonostante lo noti, non si scompone e continua a guardarmi serio.

E realizzo che ci sto mettendo più tempo del necessario per rispondere.

«Ma come ti viene in mente?!» esclamo forse un po' troppo istericamente.

Come può pensare una cosa del genere? Le occasioni in cui ci ha visti insieme si possono contare sulle dita di una mano, sa benissimo che io e Michele non ci siamo mai dati troppa confidenza; almeno non fino agli ultimi tempi a causa del Piano Cupido.

Piano di cui Alessandro non sa nulla.

Anche lui sembra in leggero imbarazzo e si gratta la testa prendendo tempo.

«Non so, ultimamente ti becco a fissarlo e vi vedo insieme. Tipo alla partita di calcetto»

Partita a cui sono andata solo per portarci Rebecca.

Esausta porto una mano sulla fronte cercando di riordinare le idee.

«Ale non mi piace Michele, è assurdo che tu lo pensi!»

«Perché assurdo?»

«Perché...» inizio senza nemmeno sapere come finire la frase.

Già, perché?

Perché gli piace un'altra, è il primo motivo che mi viene in mente ma questo non posso dirlo.

E inoltre non è l'unico.

Perché è altezzoso, ma neanche di questo sono più certa.

Perché siamo amici, ecco questo è sicuramente un'ottima motivazione, ma anche in questo caso non posso spiegarlo ad Alessandro omettendo il resto.

«Perché lo conosco a malapena, come fa a piacermi qualcuno che non conosco?»

«Se lo dici tu» si arrende, ma non mi sembra troppo convinto.

Perfetto, ci voleva solo questa.

Devo parlare assolutamente con Michele e convincerlo a raccontargli di Rebecca. Ancora non mi spiego perché non gliel'abbia detto, insomma se non si parla di ragazze al proprio migliore amico con chi lo si fa?

Tra l'altro lo strampalato piano di Vittoria aveva davvero e stranamente funzionato, e c'è stata una piccola evoluzione nel rapporto tra Michele e Rebecca.

Non posso dire che è scattata la scintilla, ma sicuramente si è rotto il ghiaccio.

Ho scoperto che Rebecca ama il calcio più di quanto pensassi, e avrei dovuto intuirlo data la concentrazione con cui ha seguito la partita.

La conversazione tra loro era partita in modo completamente spontaneo, Rebecca ha cominciato a fare commenti tecnici sui giocatori che non ho minimamente capito e Michele la ascoltava rapito e completamente a suo agio.

Non un sintomo di nervosismo, nessun silenzio imbarazzante, nessuna domanda senza risposta c'era stata tra loro.

Da lì il discorso si è protratto per diverso tempo e anche quando Alessandro è andato via insieme a Laura, sebbene abbia scorto un lampo di delusione negli occhi di Rebecca, il suo sorriso non è mai svanito.

Io e Vittoria ci siamo guardate senza proferir parola, entrambe stupefatte dalla facilità con cui le cose si stavano parzialmente risolvendo.

Potevo scorgere sul viso della mia amica un sorriso soddisfatto e sebbene anche io ne fossi felice stava cominciando a innervosirmi il loro escluderci completamente.

Insomma mi ero sorbita novanta minuti di fischi e falli, non ce la facevo più a sentir parlare di calcio.

Mi sono dovuta però mordere la lingua, dicendomi che dovevo solo essere felice che finalmente il Piano Cupido stava funzionando, non solo infatti avrei adempiuto al mio compito ma anche il senso di colpa nel non aver detto a Michele della cotta di Rebecca per Alessandro sarebbe passato.

O almeno lo speravo.

E prima avrei concluso questa storia, prima sarei potuta tornare alla normalità di prima, priva di segreti e scene imbarazzanti.

Vabbè scene imbarazzanti c'erano anche prima e ci saranno sempre, diciamo meno imbarazzanti.

«Ale, ti assicuro che non mi piace Michele» ripeto nuovamente.

«Ma qualcuno che ti piace ci sarà , no?» 

«Perché improvvisamente sei così interessato alla mia vita sentimentale?» chiedo esasperata.

Ho già accettato da tempo il fatto di avere esperienze amorose pari a un bambino di tre anni, non c'è bisogno che rigiri il coltello nella ferita.

«Perché tu non mi racconti mai nulla!» 

E sento il cuore stringersi in una leggera morsa dopo queste parole. Il fatto è che io vorrei dirgli qualcosa, ma semplicemente non c'è nulla da raccontare. 

E di questo talvolta mi vergogno.

«Perché tu sì?» chiedo in un tentativo ridicolo di capovolgere la situazione.

Alessandro mi rivolge uno sguardo scettico.

«Io ti dico tutto, o almeno sto provando a farlo da quella volta in cui mi sono ubriacato» 

Resto un attimo in silenzio, indecisa se chiedergli quello che mi ronzava in testa prima.

«E di Laura che mi dici?» 

Vedo le sue spalle irrigidirsi leggermente al nome della mia amica, ma devo ammettere che il viso non mostra alcun tentennamento.

Sempre detto che potrebbe fare l'attore.

«Che c'entra Laura?» 

«Secondo te non mi sono resa conto che c'è qualcosa di strano?»

Alessandro abbassa lo sguardo e non proferisce parola.

«Chi è adesso quello che non mi dice le cose?»

So quanto è scorretto rigirare una situazione in proprio favore, ma non avere le cose sotto controllo mi destabilizza.

«Ok, hai ragione» 

Aspetto che continui la frase, ma non lo fa.

«E?»

«Ed è complicato. E ti chiedo anche la cortesia di non chiedere nulla a Laura»

Strabuzzo gli occhi allibita. Da quando Alessandro si prende la briga di mantenere la sua privacy così intatta?

«Non è che non mi fidi di te. Ma voglio spiegartelo io, ok?» continua.

«Non capisco cosa ci sia da spiegare. Mi stai solo facendo preoccupare così»

«Non c'è niente di cui preoccuparsi. Tu però fidati»

Provo a rispondere ma intravedo la figura slanciata di Michele avvicinarsi a noi e decido che rimandare questa conversazione sia molto più ragionevole.

Siamo appena arrivati a Firenze e voglio concentrarmi su questo al momento. Inoltre questo non è il luogo in cui si può parlare con tranquillità.

«Ciao ragazzi» ci saluta non appena giunge al nostro fianco.

Vedendo le nostre espressioni alterna lo sguardo tra me e il suo migliore amico.

«Tutto bene?» chiede infatti.

«Sì, vado a prendere la valigia dato che hanno finito l'appello»

E detto questo Alessandro si defila velocemente avvicinandosi al pullman.

Tipico di lui.

So che mi ha chiesto di non chiedere nulla a Laura, ma adesso sono solo più tentata di farlo.

«Ho interrotto qualcosa?» domanda Michele ancora al mio fianco.

«No, no.» mi affretto a rassicurare, «stavamo chiacchierando del più e del meno»

Per nulla convinto della mia palese bugia decide comunque di farmi il piacere di non insistere e cambiare argomento.

«Felice di essere a Firenze?»

I miei occhi si illuminano al solo pensiero di quello che faremo e visiteremo in questi giorni.

Firenze ha quel fascino che solo una città antica possiede, una magia che ho desiderato sentire sulla mia pelle da sempre.

«Moltissimo!»

Vedo i suoi occhi luccicare di divertimento davanti il mio entusiasmo.

«E tu sei felice di essere tornato nella tua città natale?»

Il suo sorriso si smorza leggermente e così impercettibilmente che mi sorprende anche averlo notato.

«Certo» 

Mostra sicurezza nella sua risposta ma questa volta sono io a non essere convinta. Decido però di ricambiare il favore e non indagare.

«Pronto alla fase due del Piano Cupido?» cambio argomento spiazzandolo leggermente.

Aggrotta le sopracciglia confuso.

«Fase due?» ripete scettico.

Ok, in realtà i miei piani non sono mai stati davvero costruiti ed elaborati con delle fasi prestabilite, ma so che questa gita potrebbe davvero essere un punto di svolta.

E il solo pensiero dovrebbe rendermi entusiasta ma non riesco a esserlo pienamente.

Forse ho solo troppi pensieri per la testa ultimamente.

«È arrivato il momento di fare la tua mossa!» chiarisco.

Michele mi guarda sorpreso e decisamente spaesato.

Da quando è iniziata tutta questa storia non c'è stata una singola volta in cui l'abbia avvertito tempestivamente delle mie azioni e delle mie idee.

Sono davvero un pessimo Cupido.

E credo che mi prenderò decisamente una pausa dopo che avrò finito.

Dato che non si decide a parlare, continuo il mio discorso.

«Conosci Firenze meglio di tutti»

«E quindi?»

«Quindi è un vantaggio! Conoscerai sicuramente qualche posto carino dove portare Rebecca nelle nostre ore libere, e inoltre questa è casa tua quindi sarai anche più a tuo agio»

Vedo le spalle di Michele irrigidirsi insieme al suo corpo diventato completamente teso.

«Questa non è casa mia» dice soltanto, con tono fermo.

E non so davvero cosa dire adesso. Nei suoi occhi leggo una freddezza che non avevo mai intravisto. E questa freddezza mi paralizza per una attimo.

«Ma lo è stata» bofonchio incapace di pensare ad altro.

A giudicare dalla sua espressione non è stata la risposta più intelligente che potessi dare.

Michele si gratta un orecchio prendendo tempo, poi sospira profondamente e punta quei suoi occhi illegali direttamente dentro ai miei.

E a me per un attimo scoppia il cuore.

«Amanda, non posso»

Ci metto un attimo a registrare le sue parole.

«Non puoi cosa?» ora sono io quella confusa.

Distoglie un attimo lo sguardo per poi ripiantarlo nel mio.

«Non posso portare Rebecca in giro. Mi dispiace» 

Non mi da nemmeno il tempo di chiedergli il perché che proprio come Alessandro scappa via.

E io mi sento una stupida a restare lì impalata.

Ma cosa diavolo prende a tutti ultimamente?
 

*****

La stanza che è stata assegnata a me e Laura è molto carina e spaziosa.

Le pareti sono di un azzurro chiaro e le coperte blu scuro dei letti, insieme alle tende del medesimo colore completano il quadro, dando l'idea di essere finiti in mezzo al mare.

Inoltre la vista che dà sui giardini dell'hotel è veramente magnifica.

«Dove preferisci stare?» chiedo a Laura una volta poggiata la valigia su un ripiano apposito.

«Ti dispiace se prendo il letto vicino la finestra? Mi sento mancare l'aria vicino al muro» mi domanda con occhi preganti.

Faccio una risatina, «Certo»

Mi rivolge un sorriso luminoso prima di dirigersi vicino il suo letto.

Se solo le persone capissero quanto sia semplice renderla felice.

Molti nostri compagni di classe vedono in Laura solo una ragazza scontrosa e scorbutica, e anche se non nego che spesso questi due lati del suo carattere sono quelli che emergono di più, Laura è anche tanto altro.

E mentre la guardo sistemare le sue cose continuo a domandarmi cosa stia succedendo tra lei e Alessandro.

E se queste ripetizioni invece che fare del bene stessero solo rompendo un equilibrio di cui non ero a conoscenza? Sono così tentata di chiederle perché nell'ultima settimana fosse sempre così distratta, perché ogni volta che Alessandro si avvicinava al nostro banco si irrigidisse e perché sembra così palesemente nascondermi qualcosa, ma Ale mi ha chiesto di non farlo e anche se non gli devo nulla dato che tengo a Laura sicuramente più di lui, non voglio tradire la sua fiducia.

Dunque mi costringo al silenzio.

Un leggero bussare alla porta però mi fa trasalire.

Io e Laura ci scambiano uno sguardo confuso, poi vado ad aprire.

«Ehilà amiche! Ma che bella stanza, è molto più grande della mia e dire che io sto in una tripla! Che ingiustizia è mai questa? Stasera allora faremo qui la festa, è deciso» 

Vittoria entra come una furia in camera nostra, travolgendoci con un fiume di parole che per un secondo mi tramortisce.

Poi finalmente registro il senso della sua frase e sgrano gli occhi.

«Una che?» mi esce con un leggero stridulo.

«Esatto una tripla! Sono con Rebecca e Teresa e, non fraintendetemi, sono molto simpatiche però volevo più spazio!»

Alzo il braccio e piazzo una mano sulla bocca di Vic inducendola a smettere di parlare.

«Non la camera Vic! Tu hai parlato di una festa. Quale festa?» 

Abbasso la mano aspettando una risposta ma lei mi rivolge solo uno sguardo colpevole.

Laura intanto la sta incenerendo come la migliore delle piromani.

«Potrebbe esserci la possibilità che io e le ragazze abbiamo deciso di fare un festino stasera dopo cena»

«Vittoria!»

«Eddai Amy, lo sai che mi devo distrarre!» 

Ok, questa è davvero una mossa scorretta.

«Non tirare in mezzo Marco solo per impietosirmi. Siamo arrivate nemmeno due ore fa Vic!»

Lei sbuffa per poi sedersi sul mio letto.

Io continuo a guardarla come una madre che sgrida la figlia.

«Amanda in gita si fanno queste cose! Saremo qui solo altri tre giorni, vediamo di goderceli» mi prega quasi.

Ammetto che sono tentata di cedere; da quando ha litigato con Marco sta facendo il possibile per non pensare a lui ma so che sta soffrendo.

Che poi non hanno nemmeno propriamente litigato, ma si scrivono pochissimo ed è evidente che ci sia qualcosa che non va.

«E perché questa festa dovrebbe farsi proprio in camera nostra?» domanda Laura.

«Perché è la più grande tra quelle che ho visto e di certo non posso mettermi a bussare alla porta di sconosciuti. E poi non è una vera e propria festa, verranno solo alcuni ragazzi  che hanno portato qualche alcolico. Musica a basso volume e qualche bevuta, questo faremo. Non possiamo fare troppo casino perché altrimenti ci beccano subito e non possiamo uscire perché è il primo giorno e i prof sono più in allerta»

«E noi quindi decidiamo di fare un festino. Mi sembra logico» commento.

«Amanda hanno avuto anche loro diciassette anni! Lo sanno che lo faremo e preferiscono saperci in Hotel piuttosto che fuori. E ripeto, sarà una cosa tranquilla. Ci saranno solo i ragazzi di classe mia e di classe vostra»

Ancora una volta io e Laura ci scambiamo un'occhiata e ci arrendiamo.

 

*****

Sarà una cosa tranquilla.

Così aveva detto Vittoria.

Peccato che la mia camera è così piena di ragazzi, molti che non avevo mai nemmeno visto tra l'altro, che si fa fatica a respirare, per non parlare della puzza di fumo causata da coloro che hanno deciso bene di mettersi sul balconcino per fumarsi una sigaretta.

Tra i tanti c'è anche Alessandro che, poggiato alla ringhiera, parla con Michele portando alle labbra la condanna ai suoi polmoni.

Michele ad esempio è qui, seppur non stia in classe con me o Vittoria, e ho il presentimento che non sia l'unico ad essersi "imbucato".

Credo che ci siano proprio tutti qui.

E quando dico tutti, intendo tutti.

Anche Giovanni.

Giovanni il secchione, Giovanni sono migliore di tutti voi messi insieme.

Ammetto che quando l'ho visto varcare la soglia della mia stanza dopo cena sono rimasta sconvolta, era davvero l'ultima persona che mi aspettassi di vedere.

Adesso ad esempio lo vedo seduto per terra (unico posto rimasto per riposarsi dato che i letti sono fuori uso) mentre sorseggia con aria disgustata il liquido nel suo bicchiere.

Mi ricorda me quella sera al Barracuda. È così ovvio che si senta a disagio che decido di avvicinarmi.

Tanto Laura è impegnata a parlare con Rebecca (ho notato che vanno davvero molto d'accordo) e Vittoria è impegnata con altre sue compagne di classe.

Appena mi siedo accanto a lui, Giovanni mi rivolge uno sguardo scettico.

«Ti serve qualcosa?» chiede con un sopracciglio inarcato.

Ecco, mi sa che era meglio se mi facevo i fatti miei.

«Volevo chiederti se ti andasse di interrogarmi in italiano» rispondo con un sorriso sarcastico.

Mi sa che le buone maniere non funzionano tanto con lui.

La sua espressione non muta di una virgola, «Molto divertente»

«Sì, in effetti è evidente quanto ti stia divertendo»

Le sue labbra non sorridono, ma lo fanno i suoi occhi, almeno per un secondo. 

O almeno credo dato che porta gli occhiali.

Adesso che lo guardo per bene, Giovanni ha davvero dei begli occhi, grandi e luminosi.

«Come mai sei venuto?» è la domanda che gli faccio dopo qualche secondo.

Scrolla le spalle e per un attimo nessuno dei due emette un fiato.

Poi come se non fosse passato il tempo ragionevole per rispondere a una domanda dice, «Meglio qui che il silenzio della mia stanza, no?»

«Pensavo ti piacesse il silenzio. Ogni volta che ti parlo mi sembra di essere una mosca che ti infastidisce»

Questa volta una risatina gli scappa davvero.

«Non mi piace quando chi non conosco rompe il mio silenzio, ma alla fine non disprezzo nemmeno un pò di rumore»

Mi ricorda così tanto Michele.

Involontariamente il mio sguardo cade proprio su di lui. Lo vedo proprio al di là del vetro, mentre continua a parlare con Alessandro e qualche suo altro amico.

Da fuori sembra una persona così aperta e socievole ma in realtà è estremamente selettivo nell'aprirsi, proprio come Giovanni.

Inoltre ho ancora in mente il suo "non posso" e continuo a chiedermi perché. Perché non puoi Michele? Cos'è che non mi dici?

E perché mi interessa così tanto?

«Scusa se ho disturbato il tuo silenzio, allora» dico infine cercando di non pensarci.

«Non fa niente, alla fine non ti definirei propriamente una mosca. Diciamo più un'ape»

«Io odio le api»

«Direi che è perfetto allora»

 

*****

Dopo un paio d'ore il nostro piccolo festino è quasi giunto al termine, siamo davvero rimasti in pochi adesso. C'è ancora qualche coppietta fuori al balcone a scambiarsi frasi nelle reciproche bocche, chi è intento a parlare con qualche amico, e poi ci sono io, insieme ai miei di amici, seduta in cerchio per terra a chiacchierare del più del meno.

Al mio fianco c'è ancora Giovanni, sono gli altri infatti che si sono avvicinati a noi e si sono adattati alla nostra seduta scomoda sul pavimento.

Per prima è arrivata Vittoria insieme ad altre sue compagne di classe, credo sia leggermente brilla, o almeno così mi suggeriscono i suoi occhi.

Devo parlare con Marco al più presto.

Dopo si sono aggiunte Laura e Rebecca insieme all'inseparabile Teresa, e dopo pochi minuti (e non credo per nulla sia una coincidenza) si sono avvicinati anche Alessandro e Michele insieme ad alcuni miei compagni di classe.

Adesso siamo tutti qui seduti, chi con gli occhi che si chiudono per il sonno, chi invece più attivo che mai. E in quest'ultimo caso l'esempio lampante sono Ilaria e Matteo, l'unica coppia della mia classe la cui attività preferita è togliersi l'aria dai polmoni, che incurante di stare tra un gruppo di persone continua indisturbata a baciarsi.

Beatrice, altra mia compagna di classe cotta di Matteo da tempi immemori, li fissa con un misto di disgusto e rabbia.

Non ho mai capito le dinamiche di questa storia ma a quanto pare alle medie Matteo e Bea sono usciti insieme una volta e poi lui l'ha liquidata per poi mettersi con Ilaria in prima superiore.

A volte Bea mi fa davvero una gran pena, non so se il suo sia davvero amore o una questione di principio, però sicuramente non deve essere semplice vederli insieme ogni giorno. 

Altre volte però si comporta in maniera così fastidiosa e antipatica che la mia compassione sfuma in cinque secondi.  Sa essere una vera iena quando vuole.

Anche adesso infatti le vedo sul viso un'espressione che non mo piace per niente.

«Che ne dite di fare un  gioco?» propone all'improvviso. 

Tutti, eccetto me che lo stavo già facendo, si voltano a guardarla con sguardo curioso.

Io invece rabbrividisco al solo pensiero di cosa possa esserle passato per la mente.

«Che gioco?» domanda Alessandro.

«Non saprei, che ne dite di obbligo e verità?» 

Quel non saprei  suona più falso di una moneta di tre euro. Chissà da quanto ci sta pensando e chissà che scopi vuole ottenere con questo giochino ridicolo.

«Obbligo e verità? E che stiamo in terza media?» interviene a quel punto proprio Matteo.

Le orecchie di Beatrice diventano così rosse che non mi stupirebbe se effettivamente uscisse del fuoco.

«Hai un'idea migliore?» sputa mal contenendo il fastidio.

Matteo le rivolge un sorrisetto oserei dire perculante, ma rimane in silenzio.

«Per me vabene» si intromette Alessandro, forse cercando di stemperare gli animi.

E ti pareva. 

Alla fine più o meno tutti si fanno convinti e Rebecca si alza a prendere una bottiglia vuota per farla girare.

Io invece resto in silenzio, con una sensazione di disagio addosso.

Detesto questo gioco con tutto il cuore. Non solo lo trovo assolutamente ridicolo ma anche infantile. E poi ho paura che mi chiedano di fare qualcosa che non voglio.

Dovrei dunque sempre propendere alla verità, ma ultimamente non è che mi riesca benissimo.

Il gioco inizia e provo a non mostrarmi troppo agitata.

Rebecca fa girare la bottiglia che punta a Giovanni al mio fianco.

Lui sceglie verità e Rebecca è abbastanza buona da chiedergli qual è il voto più basso che abbia preso, al che lui risponde «Sette meno»

Quasi tutti emettono una risatina, anche se non capisco cosa ci sia di divertente.

Il gioco continua per qualche altro turno fino a quando non tocca a Vittoria farla girare e la persona prescelta mi fa tornare la concentrazione.

La bottiglia punta verso Michele.

«Obbligo o verità?» gli chiede Vic scrutandolo come se lo stesse studiando.

Vedo Michele deglutire leggermente, ha gli occhi bassi mentre riflette per un attimo.

Ho la netta sensazione che detesti questo gioco quanto me.

Volge poi lo sguardo dritto in quello di Vittoria e dopo un secondo risponde in modo che non mi sarei mai aspettata.

«Obbligo»

Non avrei mai pensato che Michele potesse rispondere così, l'ho sempre visto come una persona che non si presta al volere degli altri e soprattutto che non ha nulla da nascondere.

Perché chi sceglie obbligo o è amante del rischio oppure ha qualcosa da nascondere.

Vittoria fa una smorfia che non riesco a interpretare.

Sembra al contempo delusa ed entusiasta.

«Ti obbligo a dare un bacio a chi secondo te è la più bella in questa stanza»
 

   
 
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