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Autore: EleonoraParker    01/10/2022    0 recensioni
"Wei Ying."
Qualcuno sta invocando un nome.
Lo sente adesso, ma non ha significato, non più.
Perché non esiste più nessuno che possa rispondere a quel nome.
Perché quel nome non è più il suo.
Quel nome usava appartenere a qualcuno che ormai è morto da tempo.
E chiunque, chiunque osi ancora ricordarlo non può che essere un folle.
-A-xian, perché sei scappato? Non sono neanche riuscita a vederti bene-
Scappato. Da una e troppe vite.
Da adesso mai più.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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//Storia correlata con l'altra della serie: Per Wei Ying, sempre. Ma non è necessario aver letto quella per comprendere questa. 
 L'inizio é molto triste (é stato devastante anche da scrivere, lo ammetto XD), ma non fatevi scoraggiare, poi migliora.
Storia basata sulla versione drama.
Buona lettura!



Sorry to my unknown lover
Sorry that I can't believe that anybody ever really
Started to fall in love with me
Sorry to my unknown lover
Sorry I could be so blind
Didn't mean to leave you
And all of the things that we had behind
 
Someone will love you
But someone isn't me
 
 
È vuoto, dietro.
È vuoto buio e profondo.
È vuoto, tutt'intorno.
È vuoto chiassoso la cui voce non lo raggiunge più.
È vuoto, dentro.
Il più totale e annientante vuoto che abbia mai conosciuto.
Non c'è più speranza, non c'è più amore.
E tutta la vita è andata via insieme a lei.
Qualcuno di vicino sta dicendo qualcosa, qualcuno lo sta chiamando, ma nessuno potrà mai più essere vicino a quell'anima che si è già unita al nulla del baratro.
Non gli importa.
Un passo indietro.
Chiude gli occhi.
Tremano le mani, irrimediabilmente strette intorno al flauto e all'aria che non respira più.
Tremano le palpebre, infradicite da inutili lacrime.
Trema il corpo tutto, ma quel corpo non è più il suo.
Un passo indietro, fino alla fine della terra. Nel vento un profumo di libertà, una carezza.
Vieni.
Vieni, A-Xian.
Ti stiamo aspettando.
Gocce amare, ricordi di vita scivolano sul viso, ustionando la pelle.
Non c'è più niente da salvare, non c'è più aiuto da implorare.
"Wei Ying."
Qualcuno sta invocando un nome.
Lo sente adesso, ma non ha significato, non più.
Perché non esiste più nessuno che possa rispondere a quel nome.
Perché quel nome non è più il suo.
Quel nome usava appartenere a qualcuno che ormai è morto da tempo.
E chiunque, chiunque osi ancora ricordarlo non può che essere un folle.
A-xian, perché sei scappato? Non sono neanche riuscita a vederti bene.
Scappato. Da una e troppe vite.
Da adesso mai più.
Vieni, A-Xian.
È quella l'unica voce che vorrebbe udire, l'unica voce che abbia ancora un nome ed una forma.
Vengo, shijie.
A-Xian…
Sto arrivando.
Ed ecco, abbraccia il vuoto.
Quel vuoto che ha il profumo di lei.
Quel vuoto che è tutto quello che resta, senza di lei.
Sto arrivando, shijie.
Ma non può. Non ancora.
Una pugnalata nel petto, una scossa a percorrergli il braccio.
No.
No.
Basta, vi prego.
Basta.
Supplica pietà, un'unica volta, sul confine tra la vita e la morte, alle soglie della liberazione, come prima non ha mai fatto.
Vi prego, pietà.
Apre gli occhi, non può non farlo.
E ciò che vede…
Ciò che vede…
Nasce come odio, sconfinato, profondo, ancestrale.
Basta.
Gli occhi bruciano ciò che guardano, odiano ciò che vedono, piangono ciò che sentono.
Perché?
Perché mi fai questo, Lan Zhan?
Perché, tu tra tutti…
Ma poi, il suo centro di gravità si inverte.
Vorrebbero invertirlo, quegli occhi fissi nei suoi, come non hanno mai voluto niente prima d'ora.
Ed è chiaro, adesso, evidente, limpido come il cielo usava essere una volta, quando ancora non era stato oscurato dal fumo delle macerie di centinaia di vite spezzate.
Le lacrime scorrono via, lo lasciano vedere.  
E non è un uomo, quello che vede.
Sono occhi, sono mani.
È sangue e dolore.
Lan Zhan…
È solo lui.
Ed è fragile, tremendamente fragile.
Non più una traccia dello studente, del coltivatore, del secondo erede dei Lan. Neanche dell'uomo forte che mostrava a tutti di essere.
E che, dopotutto, è sempre stato.
Solo lui.
Solo lui.
E la sua immagine, che per un momento è stata in grado di distogliere i pochi frammenti di mente ancora sospesi dalla loro unica illusione di integrità.
Lan Zhan…
Farebbe male la sua stretta, se non avesse smesso di percepire il proprio corpo eoni fa.
Sicuramente sta facendo male a lui, che irrora la vita che cerca di preservare con il sangue che sgorga dalle sue arterie recise.
"Wei Ying…"
E non dice niente, non ha mai detto niente.
E, dannazione, ha sempre detto tutto.
Come ha potuto non vedere, non capire , non sentire?
Lan Zhan…
Non vedere lui, non capire l'intensità dei suoi sguardi, non sentire le sue parole non dette e i pensieri che la sua stessa mente non ha mai avuto il coraggio di formulare.
Perché non è mai stato abbastanza e non avrebbe mai potuto esserlo.
E adesso…vederlo adesso fa ancora più male.
Basta.
Risparmiategli quest'altro dolore.
Non ha forse già sofferto abbastanza?
Forse merita di soffrire ancora, per ogni singola persona che si è lasciata alle spalle, ogni singolo cuore che ha infranto.
Lo sa.
Ma non può sopportarlo.
Fin troppa umanità nella bestia che è diventato.
"Wei Ying."
Il volto di Lan Wangji è distorto.
Determinato, si, come sempre, ma distorto nella sua determinazione, come distorta deve essere la sua mente per farlo arrivare a tanto.
A rischiare tanto, a donare tanto.
Un ultimo conforto e un'atroce sofferenza.
Distorto dallo sforzo, distorto dal dolore.
E Wei Wuxian potrebbe salvarlo, lo sa.
Sa di poterlo fare, sa di poter alleviare quel tormento che l'altro porta tra le labbra e le palpebre e stringe nella morsa convulsa delle delicate dita.
Sa anche che, facendolo, lo condannerebbe a morte certa.
A morire con lui.
Ma Lan Wangji non merita di morire, non come lo merita lui.
Lan Wangji non può morire, non per causa sua, non per nessun altro.
Non sarà la sua ennesima colpa.
Non sarà la causa dell'annientamento della sua anima.
Non sarà nulla, per Wei Wuxian.
Come Wei Wuxian non sarebbe mai dovuto essere nulla per lui.
Torna a Gusu con me.
Vorrebbe aver detto di sì. Vorrebbe aver visto prima.
Torna a Gusu con me.
Dicono ancora i suoi occhi.
Vorrebbe poter dire di sì, adesso. Vorrebbe non fosse troppo tardi.
A-Xian, vieni.
Non può dire di sì. Solo il vuoto può essere la sua destinazione adesso.
Nient'altro.
E vuole che lo sia.
Lo vuole subito.
"Lan Zhan, lasciami andare…"
È una supplica flebile. Spera sia abbastanza. Spera lui capisca.
Che ha significato tanto, per Wei Wuxian, ma non portà mai essere abbastanza. È una consapevolezza atroce ma inevitabile, la sua.
Ma lui non lo fa. Non vuole farlo.
Perché ha capito la sua volontà, e non può accettarla.
Ha capito il suo tormento, ma crede ancora di poterlo da esso salvare.
Vuole farlo, anche se il prezzo sarà la sua stessa vita.
Non gli è mai importato, lo sa.
Ma non ha capito, che non c'è più niente da salvare.
Non ha capito che Wei Wuxian è già morto.
È solo il suo cadavere, quello che sta trattenendo.
"Wei Ying."
Lo guarda, con i suoi occhi di giada.
Lo piange, con i suoi occhi di amante.
Lo supplica, con la voce spezzata.
"Lascia che ti aiuti."
E lo ha già detto in passato. Ci ha già provato, in passato.
È un amaro ricordo,un oscuro promemoria della possibilità che ha gettato via.
A cosa è servito?
Non avrebbe potuto salvarlo.
Non avrebbe dovuto salvarlo.
Eppure…
Eppure forse ci sarebbe riuscito, contro ogni previsione e ogni prescrizione, nel modo in cui esiste quella fede che vede nei suoi occhi.
Forse, Lan Wangji avrebbe potuto.
Ma non ha importanza, ormai.
E non deve averne per nessuno.
Si augura che sarà cosí.
Smette di guardarlo.
"Lasciami…"
Dice ancora, debole e codardo.
È giunto il momento di andare.
Si dice.
Lasciami andare. Lasciati andare.
Ma Lan Wangji non lo ascolta. È ferrea la sua presa, adesso ancora di più.
E Wei Wuxian è stanco. Stanco di provare e troppo stanco di sopravvivere.
"Non ho bisogno di te, Lan Wangji. Vattene."
Ma non ha il coraggio di guardarlo, sussurrandolo.
Non potrebbe mai trovare un simile coraggio, neanche in tutto il potere che ha posseduto.
Prima o poi si stancherà. Prima o poi lascerà la presa. Non manca molto.
Tra poco sarà libero.
Poi, qualcosa gli bagna il viso. Qualcosa, come gocce di pioggia, vi scivola sopra.
Giunge alle sue labbra, e ha il sapore del sale.
Affonda il suo cuore già fermo in un nuovo abisso di dolore.
"Wei Ying, io ti amo."
Un sussurro tanto lieve da non essere udibile ad orecchie umane, trasportato dal vento.
Un tono tanto fermo da essere incontestabile.
Io ti amo.
Alza lo sguardo.
Lan Wangji sta piangendo. Stringe le labbra, in silenzio, ma ad ogni battito delle sue palpebre libera innumerevoli perle di cristallo.
Vieni, A-xian.
Wei Ying, io ti amo.
Arrivo, shijie. Sto arrivando. Dammi solo un momento.
Un momento, per assorbire quello sguardo disperato.
Un momento di follia, pura illusione, per pensare che non sia tutto perduto.
Un momento, per ricordare il sogno di gioventù da tempo dimenticato.
Solo un momento.
Per renderlo eterno.
Per dire addio, e chiedere scusa.
Scusami.
Scusami, mio sconosciuto amore.
Scusami, perché non ho potuto credere che qualcuno si stesse davvero innamorando di me.
Mi dispiace se sono stato cosí cieco.
Non ho mai voluto abbandonare te e tutto quello che avevamo alle spalle.
Respira. Un unico sospiro, l'ultimo concesso, nel sollievo dell'immagine lontana di quella vita che avrebbe potuto avere, conquistare, se solo…
A-Xian.
Chiude gli occhi.
Scusami, Lan Zhan.
Qualcuno ti amerà, qualcuno ti darà tutto l'amore che meriti.
Ma quel qualcuno non sarò io.
"Wei Ying."
Chiama ancora, distante, mentre lui scivola, centimetro dopo centimetro, dalla sua presa.
Scuote appena la testa, aggrappandosi a quegli ultimi momenti, belli come non avrebbe mai potuto immaginare e come non meriterebbe, senza aggrapparsi alla sua mano.
A-xian, perché non vieni?
C'è qualcosa di diverso, nella sua voce.
Quasi non sembra più quella che conosce.
Quasi somiglia alla propria.
Ma è impossibile, lo sa.
Il pensiero lo spaventa.
Non è forse la sua shijie, quella che troverà dall'altra parte?
Apre gli occhi.
Istintivamente, cerca conforto nell'immagine che sempre gliene ha donato.
Conforto e tormento.
Trova solo lacrime.
E ancora, una presa ferrea.
Ancora, nonostante il sangue continui a scorrere.
Non la forza delle sue braccia, ma quella della sua determinazione.
Del suo amore.
Wei Ying, io ti amo.
Vieni, A-Xian.
Amore, l'unica maledizione da cui non ci si può liberare.
L'unica cosa al mondo per cui è possibile sopravvivere.
Ma è troppo grande, il contrasto, la differenza.
Dovrebbe dire qualcosa. Dovrebbe salvarlo per salvare quanto rimasto di sé stesso.
-Non è colpa tua- dovrebbe dirgli.
-Ti ho amato anch'io, finché ancora avevo un cuore con cui amare- dovrebbe dirgli.
-Ma adesso, l'amore non può più salvarmi. Solo l'espiazione può.-
-Non sei abbastanza, ma non è colpa tua.-
-Perdonami.-
E forse le lacrime sul viso non provengono solo dall'alto, dall'altro.
Riduce ogni parola al silenzio, quando gli sembrano tutte così inutili: non è con le parole che lo potrebbe salvare.
"Lan Zhan…" riesce solo a dire, e con uno sforzo deforma le proprie labbra nel ricordo sbiadito, lontano, di ciò che significhi sorridere, perché se ci fosse anche solo una ragione per farlo, adesso, come è sempre stato bravo a trovarne, quella ragione sarebbe Lan Wangji.
Lui, e tutta la meraviglia che porta nel cuore.
"...grazie."
Sussurra ancora.
E spera sia sufficiente, affinché non porti sulle spalle il peso di una colpa che non è la sua.
Forse è poco, e certamente non è giusto, ma è tutto quello che può fare.
Chiude gli occhi, di nuovo, per non dover sopportare anche la visione di quel viso, da sempre impassibile, intoccabile, inscalfibile, adesso stravolto.
A-Xian.
Ma una voce lo richiama ad aprirli ancora.
Una voce, la stessa di prima.
Perché mi fai aspettare?
Sembra venire dall'alto, ora. Solleva lo sguardo di scatto.
Un brivido travolge il torace, ed una morsa di gelida e dolorosa nostalgia ne stritola il contenuto al vedere lei e vederla lì.
Dove, fino ad un istante fa, era l'uomo che diceva di amarlo.
È colpa tua, A-Xian.
Il volto, già cinereo, diviene quasi evanescente.
Puro terrore a sgranare gli occhi, la prima, vera emozione.
Terrore di lei, e del suo odio.
Terrore di una conosciuta verità.
Io ti volevo bene, A-Xian.
Lacrime riempiono i di lei occhi, ma sono cremisi, come il sangue di cui lui ha ancora sporche le mani.
Scendono sul suo viso, le sente cadere sul proprio, come poco prima, ma questo, a differenza di prima, non gli è sopportabile.
"Shijie…"
Implora.
È questo che fai alle persone che dici di amare?
No.
No.
D'improvviso, il cremisi esplode nel suo petto. La veste bianca si macchia d'orrore.
Orrore che penetra nella carne e frantuma le ossa.
Perché mi hai fatto questo, A-Xian?
Sangue versato per lui.
Se ne avesse ancora la capacità urlerebbe fino a perdere la voce.
Ma non è rimasto più niente, adesso.
Poi, la sua immagine scompare.
Era un'illusione, solo questo, figlia del rimorso, del rimpianto e del senso di colpa.
È Lan Wangji che lo sta tenendo.
È Lan Wangji, ora, a chiamarlo.
Wei Ying…
Lo guarda. Lo guarda, ma, davvero, non può più restare.
Lo guarda per dirgli addio.
E c'è qualcosa di terribile nella sua espressione, come se stesse provando un indicibile dolore, non più una traccia dell'espressione determinata e ancora, in qualche modo, speranzosa di prima.
Poi, vede ancora quel cremisi, maledetto, in lampi, a sporcare la sua veste.
Sono colpi, ferite, sempre più evidenti, sempre più violente, al punto da piegarlo.
Sono sulla schiena, e poi sulle braccia e su tutto ciò che riescono a raggiungere.
Wei Ying…
È quello che gli sta facendo, è quello che ne sarà di lui se continuerà ad essere la sua maledizione.
E poi, d'improvviso, giunge il boato del tuono.
Una ferita più grande, immensa, diagonale, al centro del petto.
Distrattamente, nota il suo nastro frontale cadere. Cedere alla pressione e alla gravità.
Distrattamente, un rivolo di sangue dalle labbra, ma lo sguardo è ormai incatenato ai frammenti eterni di quella tempesta scarlatta.
Alla ferita sul suo petto.
Wei Ying, perché mi hai fatto questo?
No.
Basta.
Per favore.
Ed una spada insanguinata rilascia quel corpo quasi distrutto, un attimo prima trapassato.
E non è una spada qualsiasi, e non è di un uomo qualsiasi.
Amore che uccide l'amore per l'odio.
Corpo che difende, ripara e perisce solo per lui.
Per salvarlo.
Jiang WanYin ghigna, ma sembra più una smorfia di dolore.
"Così adesso potrete stare per sempre insieme…nell'aldilà! Che tu sia dannato, Wei Wuxian!"
E lui non capisce.
Non può capire.
Non realizza, ma quando lo fa, quando sente la vita dell'altro scivolare via attraverso le sue dita, che pure si sforzano di non lasciare la presa, nonostante tutto, non può accettarlo.
Perché questo, realizza, fa paura più di qualsiasi altra cosa.
Così, decide di fuggire.
Fuggire, per salvarsi.
Fuggire, e sperare che lui si salvi.
Che non sia troppo tardi anche per lui.
Con uno strattone, con tutta la forza che gli è rimasta nel corpo e nell'anima, tira via il braccio.
Ci prova.
Ma non ci riesce, perché la presa di Lan Wangji è troppo forte.
Ma il suo corpo è troppo debole, e la forza di quello strattone lo fa cedere.
No.
No!
Come è possibile?
Come?
Basta.
Pietà.
Basta adesso.
Lan Wangji cade, cade con lui.
Senza lasciare la sua mano e senza guardarsi indietro.
Lan Wangji cade, senza smettere mai di guardarlo, e senza ospitare mai il minimo risentimento negli occhi.
Vieni, A-Xian.
Vorrei venire, shijie, vorrei tornare da te, ma non cosí.
Non è giusto, cosí.
Vieni.
Wei Wuxian piange.
Lan Wangji sorride.
Io ti amo, Wei Ying.
Ti amo.
Ti prego, perdonami.
Poi, tutto spiralizza nel buio.
 
 
Spalanca gli occhi, ed è buio quanto lo accoglie.
Non ha fiato, non ha coscienza.
Trema, di un freddo più freddo del ghiaccio, e versa perpetue lacrime senza accorgersene.
In un attimo, mentre il primo barlume di consapevolezza inizia ad accendersi, rischiando minimamente quel buio, porta le mani al viso, e con i palmi comprime la bocca più forte che può.
Lan Zhan.
È questa la sua unica consapevolezza.
Si gira, talmente rapidamente da sentire il collo venire percorso da una scarica dolorosa.
Lan Zhan!
E Lan Wangji è lì, al suo fianco.
Dorme, dandogli le spalle.
Ma è lì.
È qui.
È vivo.
Lan Zhan.
Comprime più forte, ferendosi le labbra contro i denti serrati, e soffoca nei singhiozzi violenti che cerca di silenziare.
Ma non ha importanza.
Lui è qui.
Era solo un sogno.
E vorrebbe tornare a respirare, potrebbe, ora, ma il suo corpo continua a voler urlare dolore e piangere sofferenza, e lui non può lasciarglielo fare.
Non può lasciare che lui se ne accorga.
Perché Lan Wangji non merita questo.
Non merita di sapere che nonostante tutti i suoi sforzi per renderlo felice, e nonostante lui dica di essere felice, e nonostante lui sia felice, continui a vivere notti come questa.
Continui a morire, nel suo passato, dei suoi ricordi e dei suoi sensi di colpa.
No, non lo merita.
E Wei Wuxian non è solito piangere, ma quel tipo di notti sono persino più frequenti di quanto sia capace di ammettere con sè stesso, e a volte, volte come questa, in cui i suoi sogni sono così incredibilmente reali, le lacrime diventano inevitabili.
Necessarie, per tentare di lenire quel dolore e sfogare quella sofferenza.
Continua a fissare Lan Wangji, non potrebbe far altro.
Lo vede appena, attraverso la coltre di lacrime, la luce della luna a riflettersi sulla pelle perlacea.
Dei, quanto lo ama.
Non aveva idea che fosse possibile amare così tanto qualcuno che non appartiene alla propria famiglia.
Qualcuno che adesso è tutta la famiglia che gli è rimasta.
Lo ama cosí tanto che a volte sembra sbagliato.
E forse lo è.
Perché Lan Wangji ha sofferto, ha sofferto così tanto a causa sua.
Ma nonostante questo, neanche per un attimo ha smesso di amarlo.
Dopo quanto Wei Wuxian ha fatto, nonostante lo abbia sempre cacciato, e a causa sua abbia dovuto soffrire pena e punizione, non una volta gli ha dato l'impressione di nutrire il minimo risentimento nei suoi confronti.
Nonostante tutto, Lan Wangji è solo in grado di amarlo, immensamente.
Ma troppo spesso, questo non sembra giusto. E dunque la sua coscienza gli fa pagare il prezzo di questa ingiustizia -e di ogni altra compiuta nella sua precedente vita- attraverso quei sogni.
Sogni terribili.
Sogni impossibili.
Sogni, dopotutto, veritieri, perché in qualche modo Wei Wuxian, uccidendosi, ha ucciso Lan Wangji.
E di certo ha ucciso la sua shijie, e di certo ogni ferita che Lan Wangji ha sofferto è stata per causa sua.
Sono meritati, quei sogni.
Quei sensi di colpa e quella sofferenza.
E non è meritata invece la presenza di Lan Wangji al suo fianco, costantemente, eppure gli è indispensabile.
E, sebbene spesso si rifiuti di riconoscerlo, e nei suoi momenti più buii pensi davvero che dovrebbe lasciarlo, lasciarlo libero di vivere la vita che merita e che, restando al suo fianco, non vivrà mai, in fondo sa che la sua presenza, il ritorno di quel sentimento cosí profondo e cosí a lungo nutrito, è indispensabile anche per Lan Wangji, per la sua stessa sopravvivenza.
Lo può vedere, nelle notti in cui è Lan Wangji ad avere incubi, forse persino più terribili dei suoi perché, sebbene non abbia colpa, a volte se ne dà anche più di quanta se ne dia lui.
Trema, si agita nel sonno, pur mantenendo la sua immancabile compostezza, e Wei Wuxian si sveglia, si sveglia sempre, sentendo il suo tremore sulla pelle come fosse il proprio -fin troppo conosciuto. E darebbe qualsiasi cosa, in quei momenti, per porre fine a quel tormento.
Ma è un codardo, e non osa svegliarlo.
Non osa dirgli che sa di quei sogni, perché è certo lui non voglia essere visto, in quei momenti, fragilità che lui reputa debolezze e difetti. E non osa riconoscere che anche lui ne sia vittima, per paura che un giorno lo stesso Lan Wangji si accorga dell'enorme errore che sta facendo, tenendolo al suo fianco. Paura che si ricordi di tutto il male che lui ha fatto alla sua vita, che sempre supererà, per Wei Wuxian, il bene che vi ha portato.
L'amore, e le cose belle, di cui lui per primo ha necessità.
Lo abbraccia soltanto, lo stringe a sè, usando una scusa qualsiasi per giustificarsene, dopo: il freddo, l'insonnia, o qualsiasi altra cosa gli venga al momento. Sebbene non ci sia bisogno di giustificazioni, tra loro, nè di "grazie" o "scusa", a parere di Lan Wangji e della fede disarmante che in lui ripone, mai.
 
-Ti amerò finché avrò vita.- gli ha detto, per la prima volta,in un momento in cui l'alcool aveva avuto la meglio su di lui.
E lo ha ripetuto, poi, coperto di rosso, inchinandosi al cielo e alla terra e a Wei Wuxian, che per lui li rappresenta entrambi.
E -avrò vita finché ti amerò- gli aveva sentito sussurrare al riflesso di coltri sfatte, mentre lui lo credeva già addormentato, e accarezzava lentamente quel disastro di capelli sparsi sul cuscino, la notte delle loro nozze, la loro prima notte insieme.
Ed è differente da ciò che avrebbe potuto dire Wei Wuxian, perché Lan Wangji è sempre stato bravo con le parole, nonostante non ne dia quasi mai dimostrazione, molto più di lui.
-Ti amerò per l'eternità.-  avrebbe detto lui, ma è diverso. È ignota ed insidiosa, l'eternità, e non la posseggono.
Quanto posseggono è il tempo delle loro vite, finito, prezioso ed irripetibile.
Lan Wangji ha deciso di impegnare, per lui, tutto quel tempo, l'unico tempo che ha.
E questo era stato sufficiente per fargli capire che Lan Wangji intendeva quello che diceva, con ogni parte di sé. 
E aveva bisogno della sua presenza tanto quanto Wei Wuxian aveva bisogno del suo amore.
 
Continua a guardarlo, ora, cercando, e trovando, nella sua figura il conforto ai propri tormenti, l'antidoto per le proprie lacrime.
Lo sguardo ricade, inevitabilmente, su quel dipinto di cicatrici, pennellate scure a devastare il candore della seta con inaudita violenza, ferite a deturpare la sua vita; il suo dolore, ed un riflesso del proprio.
E le dita lo seguono, leggere abbastanza affinché lui non si svegli, ma non affinché la sua anima non percepisca il suo, forse inutile, ma disperato tentativo di lenirne la sofferenza.
Le accarezza, le traccia, le disegna. Le segue fin dove lo sguardo riesce ad arrivare. Lo ha fatto spesso, in realtà. Tanto spesso da farle ormai sue.
Le ha sfiorate, con le dita, guardandolo dormire, sognando senza bisogno di chiudere gli occhi; con le labbra, venerandolo, sciogliendo in brividi di estasi il suo dolore; con le unghie, cancellando il passato, unendo al suo il proprio presente, e vivendolo come se non fosse dovuto esistere futuro.
Le ha amate, e le ama ogni giorno, ma a volte le odia.
Ama quello che significano, ma odia quello che comportano.
Vorrebbe averle sulla propria schiena, e vorrebbe che non esistessero affatto.
Non ha mai sentito Lan Wangji lamentarsene, neanche una volta, e a sua volta non si è mai sentito in diritto -no, bugiardo, non ha mai avuto il coraggio- di dire niente a riguardo.
Ogni giorno fa finta di non accorgersi delle fitte che lo affliggono dopo aver trascorso l'intera giornata in piedi, provocate dai danni permanenti che quelle tremende frustate hanno inflitto alla sua schiena.
Dello spasmo quasi invisibile con cui corruga le sopracciglia per un istante, del modo in cui tenga le palpebre abbassate per un secondo più del normale.
Sa bene che sono ferite che, in fondo, non guariranno mai del tutto. Sa bene che neanche lui stesso potrà mai donargli sufficiente dolcezza o amore per curarle. Nulla potrebbe.
E ogni volta lo percepisce su di sè, quel dolore, e ne soffre forse mille volte di più.
Ogni volta ne è terrorizzato. Teme che un giorno possa diventare troppo, che possa portarlo via da lui.
O, egoisticamente, che possa portare sè stesso lontano da lui. Come forse sarebbe giusto, come adesso non potrebbe più esserlo.
E non può che domandarsi, allora, Wei Wuxian, come possa essere sempre tutto cosí impossibile nella vita. Non può che domandarsi se sia per tutti cosí, o se sia il suo destino piuttosto, in questa vita e nella precedente, a farsi beffe di lui in continuazione.
Così impossibile, essere felici, se ci si ferma a pensare a tutto ciò che ha condotto a questa felicità.
Così impossibile non esserlo, se solo si guarda ad essa, dormire e respirare, accanto a sé.
Si avvicina di più all'altro, cercando presenza, calore, la vita che questi incubi vogliono strappare alle sue membra nuove, anni di dolore con cui vogliono appesantirlo, invecchiarlo, forse solo ricordargli quanto vecchio già sia.
La vita che solo lui può restituirgli.
 
La luna è brillante, questa notte, al punto che la sua luce riesce ad accarezzare le coltri.
È così bella, questa notte.
Tanto bella che pare, d'un tratto, terribilmente ingiusta, si, ingiusta, dopo tutto ciò che è stato, questa sua incapacità di goderne ogni sussurro, ogni carezza di vento, ogni sospiro d'amore.
E, lo sa, è un'incapacità, una battaglia, che solo lui può vincere.
Ma sa altrettanto bene di non poterlo fare da solo.
Poggia il viso sui capelli di Lan Wangji, quella morbida seta che ha accarezzato centinaia di volte, che ogni sera ricopre di sapone alla magnolia e cosparge poi di olio di mandorlo.
Lui li ha lasciati crescere ancora, superano le anche adesso. Ha sempre voluto farlo -gli ha rivelato un giorno- ma non ne ha mai trovato motivo.
"I tuoi capelli sono già bellissimi, più lunghi lo sarebbero ancora di più"- aveva detto Wei Wuxian, e tanto era stato sufficiente.
E ora, se possibile, Lan Wangji è ancora più bello.
Ma non tanto la sua bellezza, quanto il motivo per cui si è dato finalmente il permesso di farli crescere è ciò che porta Wei Wuxian ad amarlo ancora di più per questo. E per mille altre cose.
Troppe per elencarle.
Respira la loro fragranza, ancora. Lascia che attraversi le sue narici e riempia i suoi polmoni e offuschi la sua mente.
Perché vi ridoni chiarezza, perché niente merita di occuparla più di lui.
Vorrebbe fare a meno di disturbarlo, potrebbe, se non fosse totalmente incapace di fare a meno di lui.
In silenzio cerca la sua mano nel buio, e non può evitare di sobbalzare quando, trovatola, questa si richiude prontamente intorno alla sua.
"Lan Zhan…"
Sussurra.
"...sei sveglio?"
-Fa che non lo sia- pensa.
E insieme -fa che lo sia-.
Passa qualche secondo di silenzio.
"Mn."
Giunge poi, da dietro le sue spalle.
Il cuore di Wei Wuxian si stringe. Di dispiacere, di paura e di sollievo.
"Scusami…non volevo svegliarti."
-Aspettavo, speravo che lo facessi.-
Pensa, perché purtroppo è cosí con lui, non può farci nulla. Non può impedirsi di stringere la sua mano ancora di più, in una disperata richiesta d'aiuto, dimostrazione del suo dolore, mentre pronuncia parole che vorrebbero esprimere il contrario, che vorrebbero ridurre tutto ad un semplice turbamento notturno, mentendo a lui e mentendo a sè stesso.
Lan Wangji non si muove e non parla ancora per qualche istante. Poi:
"Volevo lasciarti spazio" dice.
Voleva…
Dei, Lan Wangji è…troppo.
Non sarà mai alla sua altezza.
Wei Wuxian sorride, di tristezza, di ironia e di amore.
-Grazie- sta per dire, apprezzando sinceramente il suo gesto pur senza sentirsene riconoscente, ma si morde la lingua prima di poterlo fare, quando realizza che le formalità e la gentilezza adesso non farebbero che allontanarli. E sono stati, a parere di entrambi, lontani già abbastanza.
Non c'è bisogno di grazie e scusa tra noi.
No, non ce n'è. Solo sincerità.
"Non voglio spazio."
Dichiara, scoprendosi del tutto senza avere più alcun remore.
Passa un altro istante, poi, in un movimento unico e fluido, Lan Wangji si gira verso di lui, avvolgendo entrambe le sue mani tra le proprie.
Lo fissa, in silenzio.
Ed è brusco, improvviso, destabilizzante, fronteggiare quelle sfere di luce che sono i suoi occhi nel buio, mentre lo rischiarano, cosí come rischiarano il buio nella sua mente, a soffocare la sua anima.
Tanto sconvolgente e meravigliosamente catartico da strappare delicatamente un'unica, ennesima lacrima ai suoi occhi, lasciandola scorrere inevitabilmente lungo la sua guancia, fino ad abbattersi sul cuscino.
Lan Wangji corruga appena la fronte.
"Wei Ying." dice, profondamente.
Allontana una mano dalle sue solo per asciugare la scia lasciata da quella lacrima sul suo viso, con la delicatezza di una piuma e la dolcezza di un amante, senza abbandonare i suoi occhi per un solo istante.
Poi, la sua espressione si rilassa e "sono qui" dice, con la calma di una certezza e l'inevitabilità di una promessa.
Significa niente, perché Wei Wuxian lo sa.
Ma significa tutto, perché gli fa smettere di avere paura.
Si avvicina a lui, ancora, più che può.
Si sente vecchio, si sente bambino.
Ma non ha più paura. Non adesso, non con lui.
-Che uomo ridicolo sono diventato. Forse lo sono sempre stato-
Pensa.
E insieme -che persona fortunata che sono, ad avere l'inimmaginabile dopo non aver dato nulla-.
Ma adesso dovrebbe smettere di pensare, dovrebbe, ed è Lan Wangji a farlo riuscire nell'impresa.
Lo ha guardato per un istante, e ora posa la fronte contro la sua, stringe le sue mani al petto, ne sfiora le dita con le labbra e calore, calore, non esiste più nient'altro.
Calore.
"Vuoi parlarne?"
Sussurra, chiede.
Freddo.
No.
Non avrebbe senso, non avrebbe scopo, se non l'indugiare in una sofferenza giusta ma ormai obsoleta, e quasi ingiusta nel suo ripetersi, nei confronti del suo fato terribile ma gentile.
"No…" sussurra a sua volta Wei Wuxian.
Ha chiuso gli occhi, ma ugualmente si sente scrutato dalle gemme gemelle di fronte a lui.
"Va bene."
E calore, di nuovo.
Per favore, non portatemelo via.
Vi prego.
È certo che adesso, senza di lui, non sopravvivrebbe più.
Restano così in silenzio, entrambi e a lungo, limitandosi a respirarsi.
L'odore del sandalo, della magnolia e del mandorlo a mescolarsi a quello persistente di incenso, e a quello di loto, ormai sbiadito dalla nottata feroce.
Potrebbero definire l'eternità cosí, lo sguardo di Lan Wangji fisso sul volto di Wei Wuxian, quest'ultimo con gli occhi chiusi, i respiri appena sospesi, col timore di scalfire la nuova quiete della notte, immobile, sciolto, tranquillo, forse ancor di più perché devastato dal turbamento.
E le mani congiunte, le mani, a sigillare un giuramento, uno ripetuto ormai senza parole ogni giorno, eppure nuovo e prezioso in ogni momento.
Potrebbe attendere la vecchiaia cosí, Wei Wuxian, lui che ha sempre voluto viaggiare e ridisegnare i confini del mondo e della conoscenza, e al suo arrivo lasciarsi portare via dalle sue scheletriche mani senza opporre resistenza e senza provare rimpianto, solo sapendo che le sue, di mani, non sarebbero mai sole.
Sorride appena, come non credeva sarebbe stato in grado di fare questa notte. Spesso le sue labbra si sono stirate in un sorriso, ma altrettanto spesso hanno solo mostrato al mondo una smorfia, un volto felice, pensato per salvare la coscienza di chi resta.
Ma quelle smorfie, quei non-sorrisi, non hanno mai salvato Lan Wangji, realizza.
Lui vi ha sempre letto oltre, e della maledizione della loro falsità ha forse maledetto sé stesso per anni.
Per questo ora è l'unico a poterla esorcizzare. A poter cacciare, pulire lo sporco della sua anima, e lasciare solo la trasparenza, la purezza, il vero Wei Wuxian, ed il suo vero sorriso.
Però, questo ha un costo. Ha un costo, ed il realizzarlo irrigidisce d'improvviso le sue membra ancora una volta: adesso, è Lan Wangji a celare parte della sua verità.
Ed in realtà lo ha sempre fatto, ha celato lo struggimento del suo cuore per anni, ma non era lo stesso, non lo è adesso.
Allora erano ancora due individui.
Adesso, a Wei Wuxian piace pensare siano uno solo. Dopotutto, è quello che hanno giurato di essere, quando hanno colorato di rosso la loro felicità.
E come ha potuto, si domanda d'improvviso, come ha potuto lasciare che lui lo facesse, che continuasse a farlo per tutto questo tempo?
Per codardia, è l'unica risposta plausibile.
Perché era lui per primo ad avere paura di quella rivelazione, ad avere paura di udirla proferire alle sue labbra, a lui, e non sentirsi degno, e continuare a sentirsi voluto, tremendamente voluto, e soffrire per questo.
Apre appena gli occhi, abbastanza per vedere che Lan Wangji si è accorto di questo suo ennesimo cambiamento, ma, paziente ed altruista, non ha proferito parola. Ha aspettato, lo ha aspettato.
Ancora.
"Lan Zhan…"
"Mn"
Wei Wuxian deglutisce. Uno sguardo alla luna: no, non è quello l'astro più brillante questa notte.
Torna ai suoi occhi, rassegnato alla mancanza di una qualsivoglia via di fuga.
Chi ha detto che è il cielo a tenere gli uomini ancorati alla terra?
Per Wei Wuxian sono solo gli occhi di Lan Wangji.
"...fanno ancora male, vero?"
Lui ci mette un attimo a capire, ma non c'era possibilità che potesse non farlo.
Tuttavia, si prende un istante. Respira.
"A volte. Non molto."
Sincerità, la loro religione.
Lan Wangji ne è sempre stato un convinto seguace, eppure a volte sa come peccare.
Lo sguardo di Wei Wuxian si assottiglia nel buio.
"Non mentirmi."
Silenzio.
È assurdo leggere sul suo volto un tale senso di colpa.
"Se Wei Ying lo sa già perché me lo domanda?"
Wei Wuxian trema. Come al solito, con sole poche parole è in grado di trovare la via per sé più sconveniente, quando parla con Lan Wangji.
Non ha risposta a questo. O forse non sa semplicemente come formularla.
Mi dispiace- preme solo sulle sue labbra. Mi dispiace tantissimo.
Ma sa che non porterebbe a nulla.
Ci pensa, finché l'alternativa non gli sembra razionale abbastanza. Non ha fretta: non c'è mai stata impazienza o disagio nei loro silenzi.
"Lan Zhan, io…non voglio che tu soffra da solo."
Sorride appena, gli stringe le mani.
"Non lo sei più, giusto?"
E non sa perché suoni così disperata quella domanda, ma forse sono solo le sue corde vocali, ancora distorte da quel pianto soffocato e dalla paura. 
Lan Wangji pare a sua volta ponderare a lungo la risposta. Ma quest'attesa… quest'attesa è logorante.
"Wei Ying… lascia che la responsabilità per le mie azioni sia mia."
Dice, con una serietà, a questo punto, quasi spaventosa, e con la stessa umiltà con cui chiederebbe un favore.
E non capisce Wei Wuxian come, nonostante non sia assolutamente giusto, possa suonare quasi… legittimo.
Imprevedibilmente, lui parla ancora.
"Ho scelto di farlo."
Un battito di palpebre.
"E lo sceglierei ancora."
Un battito del cuore.
"Perché ti amo."
Un lampo di paura, al ricordo dell'ultima volta in cui ha immaginato di sentire quelle parole, che dura solo un istante.
Poi, calore.
E sorpresa, perché per quanto intensamente lo provi, Lan Wangji non lo ammette spesso.
Non da lucido, non in una normale conversazione.
Perché non è nella sua natura, semplicemente, come non lo è dire qualsiasi cosa che sia inutile.
E forse è cosí anche per Wei Wuxian.
Perché talvolta dirlo può sembrare inutile.
Perché, almeno a parere di Lan Wangji, parere mai espresso ma ugualmente compreso dall'altro, se hanno bisogno di dirlo vuol dire che non sanno dimostrarlo.
E forse lui, con il suo senso di colpa, non crede di starlo facendo, in questo momento.
O forse semplicemente questa non è una conversazione normale.
Non può evitare di sorridere, però, perché oltre qualsiasi considerazione Wei Wuxian non potrebbe mai provare dispiacere al sentirglielo dire. E al sorprendersi di lui, scoprire qualcosa di nuovo, ancora e ancora, giorno dopo giorno.
Dopotutto, è sempre stata l'imprevedibilità la sua maggior attrattiva, agli occhi di Wei Wuxian.
E lui non fa che confermarlo, parlando ancora.
"Conoscevamo entrambi le conseguenze. Non c'è mai stato spazio per il rimorso."
Lo guarda, e, sebbene sia leggero, non perde ancora il suo sorriso.
"Solo per il rimpianto."
Aggiunge.
Lan Wangji stringe le sue mani.
"Mn."
E forse ha ragione, forse Wei Wuxian vorrebbe che fosse cosí.
Hanno compiuto scelte consapevoli, e corso rischi calcolati.
Ma fino ad un certo punto.
Conosceva i possibili risvolti del metodo di coltivazione che aveva intrapreso, allora, e aveva intrapreso quel percorso in ogni caso. Ancora di più, era conscio delle conseguenze che la sua scelta di vita avrebbe portato, ma l'aveva compiuta comunque.
Non aveva immaginato, tuttavia, che potessero essere altri a pagare il suo prezzo.
Perché se lo avesse saputo…forse sarebbe stata l'unica cosa che avrebbe potuto avere successo dove neanche Lan Wangji era riuscito: nel fargli cambiare idea.
Abbassa lo sguardo e scuote appena il capo, per quanto il cuscino gli consenta.
"Già, forse non ho diritto di provare rimorso. Probabilmente neppure rimpianto. Ma, Lan Zhan, davvero non immaginavo sarebbe potuta finire…come è finita. Per…nessuno di voi.
Non per te, non…per la mia shijie."
Ascolta la propria voce affievolirsi ad un sussurro fino a perdersi nel silenzio.
Ancora vivide le immagini, i suoni.
Ancora vivido il passato, quello prima della tragedia.
No, non ha davvero il diritto di provare rimorso.
Potrebbe aspettarsi una contestazione, a questo punto, da Lan Wangji: sa quanto lui ci tenga a farlo sentire meglio, in questi momenti. Ma sa altrettanto bene che lui non lo farà.
Non lo ha mai confortato con le bugie o le illusioni, Lan Wangji, e non può che riconoscere, adesso, che questo senso di incompletezza e colpevolezza che lo riempie sia inevitabile, Wei Wuxian lo sa.
E infatti, Lan Wangji fa quello che fa sempre: lo conforta senza negare ne chiudere gli occhi davanti all'orrore del passato, ma mostrandogli la via meno dolorosa per superarlo, ricordandogli che solo dopo averla percorsa potrà afferrare la luce del presente.
Che poi Wei Wuxian non creda di meritare di uscire da quella selva, e che Lan WangJi finisca per trascinarlo via da essa con la disperazione sottesa che il suo amore mai perderà ed un'infrangibile stretta di mano, è un altro discorso.
Lo sente sospirare appena, attirarlo se possibile ancora più vicino.
Poi sussurrare, piano, pianissimo, smuovendo appena i sottili capelli sul suo viso con le sue parole.
"Credi di non meritare l'amore. Non lo hai ancora capito?"
Wei Wuxian trema, di nuovo, agli infiniti, potenziali risvolti e prosegui di quella frase.
Tuttavia sforza un sorriso, quasi uno sbuffo divertito, accarezzando distrattamente la sua mano.
"Cosa dovrei capire?"
Chiede, guardandolo poi negli occhi, cercando una risposta, trovando tutto, l'immensità.
Lan Wangji sorride, delicatamente, con tutta la rarità, la dolcezza e l'insita, felice rassegnazione, che rendono ogni suo sorriso unico e speciale, e la notte di Wei Wuxian si illumina un po' di più.
"Amare non è una scelta."
Solleva lo sguardo nel suo, freneticamente.
Vorrebbe piangere. Vorrebbe piangere senza neanche sapere perché, al ritrovare, come sempre, nelle sue parole, l'esatta soluzione a quanto lo stava dilaniando.
"Rendila felice. Renditi felice."
Sussurra ancora, mentre il sorriso già si spegne e le sue ultime parole assumono la tonalità di una preghiera.
Wei Wuxian vorrebbe piangere, si, e forse lo fa, ma non può farci caso mentre ritrova sulle labbra di Lan Wangji l'eternità di promesse che aveva creduto di aver perduto per sempre, e una cura, una prospettiva, il futuro, la felicità.
Lan Wangji, l'unica divinità che mai venererò è quella che ti ha creato.
Lan Wangji, sei la ragione per cui il mondo è ancora un posto vivibile. Un posto meraviglioso.
Lan Wangji…
Lan Zhan…
"Ti amo."
Lo dice, lo dice davvero, allontanandosi del minimo necessario da lui, ancora sfiorando le sue labbre con le proprie.
"E forse non posso sceglierlo, ma se potessi lo farei."
Non ha risposta, e dopotutto non se l'aspetta. Lo percepisce però, il fiato trattenuto, il modo in cui lui accoglie ancora, dopo tutto questo tempo, ogni sua dichiarazione d'amore come un miracolo.
Chiude gli occhi e lo bacia di nuovo, e la sicurezza che lui sa trasmettergli, in quel bacio, è abbastanza per allontanare ogni dubbio e ogni rimorso.
 
Adesso non sembra più così ingiusta, questa notte, così sbagliato, questo senso di colpa, quando è ciò che ha portato, in fondo, fin dal primo momento, a tutto questo.
Ciò che forse finirà per consumare la sua anima, ma non il suo cuore. Quello è al sicuro, fuori da sé.
È l'unica certezza che ha.
 
Guarda Lan Wangji, quando si separano, e per la prima volta questa notte sorride davvero.
Nonostante sia meraviglioso come sempre, immagina debba essere stanco. Dopotutto, stava dormendo prima che lui lo svegliasse, e deve essere davvero tardi a giudicare dalla luna.
Non è ancora abituato a stare sveglio cosí tardi, soprattutto avendo dei compiti da svolgere la mattina seguente, già dalle prime luci dell'alba.
Lascia la sua mano per un momento, non può evitarlo, per accarezzare i suoi capelli. E sciocco, lo sa, e Lan Wangji gli rivolge uno strano sguardo per questo, ma non infastidito, mai infastidito. Solo…stranito, e poi dolce.
"Dovremmo dormire adesso, Lan Zhan. O domattina sarai stanco."
Lui lo guarda, come se leggesse nei suoi occhi, e da lì nella sua mente.
Pare vedere, cogliere, quel brivido leggero, l'ultimo rimasto, nella sua spina dorsale, alla minima possibilità che, una volta chiusi gli occhi, quelle immagini atroci possano riproporsi.
"Se Wei Ying non vuole dormire adesso, non deve farlo."
Dice, serio.
Wei Wuxian scuote appena la testa.
"Va tutto bene adesso. E tu devi riposare. E poi…non c'è molto che io possa fare a quest'ora, no?"
Lan Wangji, allora, si tira sù a sedere, una languida carezza di lenzuolo, blu di luna, come ultimo tentativo della notte di trattenerlo lì, del sogno di richiamarlo a sé: al contrario di Wei Wuxian, essi ignorano che, se Lan Wangji ha preso una decisione, nulla potrà fargli cambiare idea.
La sua pelle riluce nel suo candore, ora che la luce bianca vi si riflette, e quasi la attraversa. Candore raschiato, candore macchiato di scuro, sulla schiena e sul petto.
Un nuovo nodo in gola, improvviso: forse non lo supererà mai.
Ma poi Lan Wangji volta il capo, lo guarda, e capisce, ancora una volta, ed ha paura.
E questa paura…tale paura, non potrebbe mai appartenere a qualcuno o a qualcosa che ha perso il suo candore.
Wei Wuxian ha creduto così a lungo di essere una macchia nera sulla tela chiara e lucente che altrimenti sarebbe stata la vita di Lan Wangji, da non accorgersi di esserne il colore. Il centro, il motivo, il punto focale. Ciò che, ormai, le dona significato ed integrità.
Ad osservar bene, ormai diffusa, in migliaia di venature, in ogni sua fibra, fino a diventare la tela stessa.
Una tela satura, pregna, incredibilmente resistente e finalmente viva.
E nonostante i crimini, i peccati, gli errori e tutta la dannazione che questo porta con sé ancora adesso, pare quasi intuitivo, ovvio, innegabile, per un istante, che non potrebbe esistere altro posto in cui Wei Wuxian potrebbe essere. Nessun altra superficie su cui poggiarsi, nessun altra trama da impregnare.
Solo lì, solo lui.
Ormai un unico essere, la sua persona con i suoi desideri, i suoi principi, i suoi rimpianti, il suo dolore, la sua disperazione, il suo amore e la sua neonata gioia.
Le sue ferite, fuse alla sua rinascita.
Un essere meraviglioso.
Un essere che non poteva essere, senza di lui.
Il suo stesso essere.
Lan Wangji gli porge la mano.
"Vieni."
E Wei Wuxian la afferra, senza più dubbi, paure o rimorsi.
L'afferra, e mentre si alza per seguirlo nella notte fino ad un posto che è solo loro, raggiunto solo dal fragore delle cascate e dal fruscio del vento tra gli alberi, da cui presto si udirà lieve musica, appassionata, libera e dolce, involarsi tra le nuvole infrangendo ogni regola che, a quest'ora, glielo proibirebbe, e continuare a farlo fino alle prime luci dell'alba, è improvvisamente certo di potercela fare.
Di poter riuscire, un giorno, ad accettare il peso dei propri errori, senza struggersi disperatamente  per trovare il modo di superarli, no, ma integrandoli in sé, deglutendoli, cosí come Lan Wangji ha fatto suo ogni colpo, e di ogni cicatrice ha adornato la propria vita e la propria anima.
E capisce di aver, in fondo, già iniziato a farlo.
E si accorge, all'improvviso, di non voler e non poter più smettere.
Mai più.


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Salve a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero la storia vi sia piaciuta (e che non abbia fatto troppo maleXD).
Dopo aver scritto l'altra di questa serie mi sono detta che avrei dovuto farne una simile anche dal punto di vista di Wei Wuxian, e quindi eccoci qui. 
Sentendo la canzone "Sorry" di Halsey, citata all'inizio e poi ripresa nel testo,  inevitabilmente mi tornavano in mente lui e la scena della sua morte nel drama, quindi ho pensato di partire da lì. Il resto non era neanche previsto, ma insomma...mi piace sempre indugiare su come siano l'uno il completamento perfetto dell'altro, così come mi piace indugiare nella sofferenza ma questo é ormai chiaro a tutti XD
Credevo solo servisse prima o poi una resa di conti di Wei Wuxian con il proprio passato e con i propri rimorsi. 
Spero vivamente che la storia vi sia piaciuta, sarei lieta di undire un vostro parere. 
A presto!
Eleonora
   
 
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