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Autore: May Jeevas    01/10/2022    1 recensioni
Scorci delle vite di Arthur Kirkland e Alfred F Jones in 31 universi differenti. (HumanAU)
UsUk con accenni ad altre coppie.
Raccolta di ona shot, drabble e flash fic.
Avvertimenti e rating potrebbro cambiare durante la pubblicazione.
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it, lista PumpAU]
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Alfred Jones aprì la porta della cambusa e la richiuse subito dietro di sé. Appoggiò la schiena al legno ruvido e lasciò andare un sospiro.
La ciurma era in lutto. Durante l’ultimo attacco della Invincible Armada avevano perso il loro capitano Allistor Kirkland, ucciso durante il combattimento. Oltre la perdita, uno smacco ulteriore era stata la fuga dell’equipaggio nemico. Alfred aveva visto la furia e il dolore sui volti dei suoi compagni, sentendosi come tutti impotente davanti a quel turbinio di eventi.
Per rispetto ad Allistor, avevano celebrato subito il funerale: il corpo era stato avvolto nel sudario e appesantito e infine lanciato in mare.
Era stato il fratello minore di Allistor ad occuparsi dell’intera procedura. Più volte Alfred si era avvicinato offrendo il suo aiuto, ma era stato cacciato via.
Finito il rito funebre avevano voluto subito proseguire con la votazione del nuovo capitano. Nonostante la giovane età, la scelta era ricaduta proprio su Arthur Kirkland. Alfred aveva incrociato il suo sguardo e nonostante il neo eletto capitano avesse solo pochi anni in più di lui, in quel momento i suoi occhi erano sembrati a Jones profondi e stanchi come una persona avanti con gli anni. Quello sguardo gli aveva dato i brividi.
Terminato anche quel compito, l’equipaggio si era messo a bere in onore del defunto e del nuovo capitano. Quest’ultimo aveva avuto la stupenda idea di sparire pochi minuti dopo esser stato eletto. Alfred conosceva abbastanza bene Arthur da sapere che spesso preferiva la solitudine, soprattutto in situazioni difficili, ragion per cui all’inizio aveva aspettato bevendo con gli altri compagni, ma dopo un po’ di tempo era stato preso dal desiderio di trovarlo e di stargli vicino, nonostante il precedente proposito di lasciarlo in pace.
Si diresse verso uno scaffale e prese una bottiglia di Rum. Stava per uscire quando una voce lo fece sobbalzare.
“Rubi il mio Rum, adesso? Vuoi che ti degradi a mozzo?”
Alfred si girò. Gli occhi smeraldini del giovane Kirkland splendettero nella luce tenue dei raggi della luna. Il ragazzo si avvicinò a passi lenti, fissando quegli occhi ancora pieni di dolore.
“Stavo venendo a cercarti, e non volevo farlo a mani vuote.” ammise, porgendogli la bottiglia.
Kirkland sbuffò, rimise la bottiglia a posto e si appoggiò al muro. “Che carino. Dovresti fare attenzione, vuoi che la ciurma si prepari per il nostro Matelotage così presto?”
Alfred ignorò la provocazione. Che lui e Arthur si amassero non era un segreto, tutta la ciurma lo sapeva. Ormai la domanda che veniva fatta loro più spesso era quando si sarebbero decisi a fare il rito. Alfred si mise vicino ad Arthur, spalla contro spalla.
“So che vuoi stare da solo. Ma non volevo ti sentissi solo.”
Arthur girò il volto dalla parte opposta, nascondendo il viso al compagno. Lo odiava quando faceva così. Odiava come lo capisse al volo e come anche solo la sua presenza, seppur in un momento doloroso come quello, riusciva a donargli un po’ di calore. E odiava anche come le sue difese ormai davanti a Jones cedessero.
“Nella cabina del capitano” Arthur proprio non ce la faceva a chiamarla la sua cabina. “Ho trovato una lettera di Allistor per me. Dice che nel caso di sua morte prematura spera vivamente che la ciurma scelga me come capitano e che ripone in me la sua fiducia per mandare avanti il suo lascito. So benissimo che non ha nessuna importanza visto che c’è stata la votazione e che in caso fosse stato eletto un altro non avrebbe cambiato nulla, ma… sapere che dopo tutto… dopo tutti gli anni a prenderci a insulti, dopo tutti i litigi… sarei ancora stato io la sua scelta per continuare a guidare questa nave...” Arthur si rese conto di stare farfugliando. Scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli. “Che la ciurma mi votasse me lo aspettavo. Non che lo volessi, ma me lo aspettavo.” Confessò a bassa voce “Ma sapere che anche mio fratello, dopo che io… che io...” strinse gli occhi, l’ultima litigata con Allistor gli rimbombava ancora nelle tempie, tormentandolo.
Alfred sospirò, cingendolo per le spalle. Quando vide che il compagno non si opponeva, rafforzò l’abbraccio. Arthur appoggiò la guancia sulla spalla dell’amato, respirando profondamente.
“Diciamo che tu e Allistor avevate un rapporto particolare. E molti della ciurma pensavano vi sareste fatti fuori a vicenda, prima o poi.” Alfred cercò di sdrammatizzare un po’, di dargli un minimo di conforto. “Ma nessuno di noi ha mai messo in dubbio l’affetto che vi legava. Lui sapeva che tu gli volevi bene, Arthur.” nonostante tutti sapessero del loro rapporto, non si erano mai chiamati per nome davanti alla ciurma. Lo facevano solo quando erano convinti che nessuno potesse sentirli. Era il loro segreto. “E sono sicuro che se metti da parte il dolore e la rabbia scoprirai di avere sempre saputo che anche lui te ne voleva. Tanto. Il volerti affidare la sua nave ne è la prova.”
Arthur si morsicò il labbro inferiore, tenendo il volto nascosto nell’incavo del collo di Alfred.
“Da quando sei diventato così saggio?” riuscì a mormorare cercando di non far tremare la voce.
Alfred ghignò.
“Sono bravo ad aiutare le persone, cosa credi? Io sono nato per far star meglio gli amici. Anzi, tutte le persone che hanno la fortuna di incontrarmi.”
Arthur sorrise, si staccò controvoglia dal corpo di Alfred e interruppe il delirio di onnipotenza.
“Congratulazioni, ti dichiaro eroe del mondo intero. Vedi di renderti utile aiutando la ciurma e porta loro un po’ di Rum. E dì loro che il capitano li raggiungerà presto.” Alfred lo spinse un po’ sulla spalla, facendo perdere al ragazzo più grande l’equilibro, prima di prendere due bottiglie dallo scaffale vicino a lui.
Si girò e rubò un bacio a fior di labbra prima di scappare via, senza nemmeno godersi la reazione che aveva scatenato con quel gesto: il rumore di una bottiglia che cadeva e gli insulti sibilati incomprensibili furono sufficienti per farlo sogghignare.

Alfred stava bevendo l’ultimo sorso quando il neo eletto capitano apparve e si diresse verso la parte superiore della nave. Gli stivali neri battevano sui gradini e la postura era eretta e fiera. Nulla a che vedere con le spalle curve e il volto abbassato di pochi minuti prima.
Arthur Kirkland si girò verso la sua ciurma, tenendosi con le mani al parapetto. Indossava il cappotto rosso sopra la solita camicia bianca e la testa era adornata da un grande cappello nero con piume bianche. Entrambi erano appartenuti ad Allistor.
“Signori.” cominciò con voce solenne guardando la ciurma sotto di lui. “Per questa sera beviamo in nome di Allistor. La sua ciurma non lo dimenticherà mai, e nemmeno io. Ho l’onore e l’onere” a queste parole lo sguardo si fece ancora più deciso e duro. “di prendere io il comando d’ora in poi. Vi giuro che sarò degno della fiducia datami. Il mio primo ordine è di continuare la missione di Allistor: macellare i cani spagnoli in nome della Corona d’Inghilterra e di Sua Maestà!” la ciurma ruggì a queste parole. “Nessuno ci chiami mai pirati, noi siamo corsari al servizio della nostra amata regina Elisabetta Prima!” Altre urla di assenso si alzarono dall’equipaggio. Arthur si voltò verso l’orizzonte, la luce nella luna si rifletté nelle sue iridi, accendendo un fuoco che prometteva vendetta. Sguainò i canini in un sorriso. La mano si mosse automaticamente verso l’elsa della spada. Sì, avrebbe continuato la missione di Allistor, fino alla morte. Non avrebbe risparmiato nessuno spagnolo che si sarebbe trovato davanti. Avrebbe dimostrato all’Invincible Armada che i corsari al servizio della Regina avrebbero trionfato sui mari.
Assottigliò lo sguardo, ricordando il nome che aveva urlato il capitano del galeone spagnolo mentre si allontava..
“Preparati, Antonio Fernando Carriedo. Ti ucciderò con la spada di Allistor e ti manderò a fargli compagnia in fondo all’oceano.” giurò. Le onde davanti a lui sembrarono ribollire di aspettativa davanti a quella promessa.
 


Angolino di May
E che Writober sia! alza pugno
Il primo prompt già mi ha creato un po’ di problemi, OOC a parte che io, al solito, quando si parla di Hetalia sono sempre in paranoia. Mannaggia a me. Spero comunque sia una lettura tollerabile e di aver reso almeno un po’ di giustizia ai personaggi.
Piccola nota: il Matelotage era praticamente l’unione civile dei pirati. I due partner dividevano gli averi e anche in caso di morte di uno, all’altro spettava comunque parte delle ricchezze. In alcuni casi era più una praticità che un’unione romantica.
Ringrazio Sacchan e Sissi per il loro supporto e per aver letto questa storiella iniziale in anteprima.
Al solito, critiche costruttive e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!

   
 
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