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Autore: May Jeevas    02/10/2022    1 recensioni
Scorci delle vite di Arthur Kirkland e Alfred F Jones in 31 universi differenti. (HumanAU)
UsUk con accenni ad altre coppie.
Raccolta di ona shot, drabble e flash fic.
Avvertimenti e rating potrebbro cambiare durante la pubblicazione.
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it, lista PumpAU]
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arthur Kirkland, agente speciale dei servizi segreti inglesi, odiava e amava il suo lavoro allo stesso tempo.
Aveva lottato per diventare un profiler: mettere le sue doti al servizio delle forze dell’ordine era quello che aveva sempre voluto fare e aveva dedicato la vita per raggiungere quell’obiettivo.
A nemmeno trent’anni compiuti aveva visto il nero dell’abisso più volte, nonostante non ne fossero passati più di quattro da quando era entrato in squadra, e a volte sentiva di averne abbastanza per una vita intera.
Poi, c’erano giorni come quello che stava vivendo che lo ripagavano di tutto: la parte di lui che amava il suo lavoro si faceva sentire, gli ricordava che era questo che voleva fare per le prossime decadi della sua vita.
Cinque ragazzi riuniti con le loro famiglie. Il distretto era pieno di volti sorridenti e commossi. Nascosto nel corridoio, Arthur si godeva questo momento, marchiandolo a fuoco nella sua mente. Sapeva che in futuro ne avrebbe avuto bisogno.
“Agente Kirkland!”
La voce risuonò chiara e cristallina, e Arthur era così preso dai suoi pensieri che sobbalzò.
Un ragazzo lo stava raggiungendo a passo veloce e deciso. L’agente lo riconobbe subito, era Alfred Jones, il fratello maggiore e unico famigliare di uno dei ragazzi salvati, Matthew. Si erano trasferiti da poco a Londra, Il secondo per iniziare l’università, e il primo per cercare lavoro dopo essersi laureato. Era stata proprio la sua testimonianza a sbloccare il caso.
“Agente Kirkland, mi scusi!” Alfred lo aveva raggiunto e si fermò di fronte a lui. “Ecco, io volevo solo ringraziarla, per aver salvato Matthew e… insomma, per avermi creduto.”
Kirlkland sbuffò, un po’ a disagio.Sì, gli aveva dato ragione, contro ogni probabilità di successo, e nelle ore precedenti non era nemmeno riuscito a capire perché aveva permesso di avere su di lui un ascendente tale da affidare alle sue parole la vita di cinque ragazzi. Era stata un’idea assurda, un salto nel vuoto.
Se fosse stata davvero così, non avresti seguito quella pista. Datti un po’ di credito! Pensò, cercando di darsi un tono. Alla fine, il suo lavoro sapeva farlo. Alfred aveva dato la spinta che serviva, e alla fine aveva avuto ragione a seguire l’istinto. Era questo l’importante.
“È stata la tua testimonianza che ci ha permesso di capire come salvare questi ragazzi.” rispose, cercando di mantenere un tono neutrale “Come sta Matthew?” domandò, volgendo lo sguardo verso le persone nella stanza.
Alfred indicò un ragazzo che gli assomigliava in maniera spaventosa. Aveva solo i capelli un po’ più lunghi, non portava gli occhiali e i suoi occhi erano viola invece che azzurri. Arthur cercò di giustificare quella nozione totalmente inutile alle sue doti da profiler prima di tornare a concentrarsi sul ragazzo.
Matthew aveva dei tagli e lividi sul viso, ma a parte quello sembrava stesse bene, situazione permettendo. Si guardava intorno come se volesse essere invisibile, probabilmente cercando suo fratello.
“Dovresti andare da lui.” ammise Arthur ad alta voce.
Alfred si girò a guardarlo, e un fugace lampo di delusione attraversò i suoi occhi.
“Oh, già, certo, hai ragione. Perché non vieni… Insomma…” si eresse in tutta la sua postura, facendo sentire Arthur leggermente in soggezione perché diavolo se quel ragazzo era più alto di lui!
“Matthew avrebbe piacere di conoscerti e ringraziarti, quindi…” non terminò la frase, si limitò a guardare Arthur con aspettativa.
L’agente sorrise, sincero.
“Certo, con piacere!”
Gli occhi azzurri di Alfred si illuminarono e senza preavviso prese Arthur per il polso, trascinandolo dentro la stanza. Arthur d’istinto si ribellò, cominciando a borbottare con foga.
“Ma che… guarda che so camminare da solo, lasciami..!”
“Matthew! Lui è l’agente Kirkland!” Alfred ignorò i commenti dell’altro e chiamò a gran voce il fratello, che si girò e rivolse un sorriso timido a entrambi e porse la mano a Kirkland, che la strinse a sua volta.
“Piacere di conoscerla, agente Kirkland, ci tenevo a ringraziarla per quello che avete fatto per tutti noi.” rivolse uno sguardo ai suoi compagni di sventura, una lampo di dolore gli attraversò gli occhi.
Arthur ci tenne a precisare. “È stato un lavoro di squadra, io non ero nemmeno a capo dell’operazione. Sono solo felice che tutto si sia concluso nel migliore dei modi!”
Matthew annuì e gli strinse un’ultima volta la mano prima di lasciarla.
“Non di meno, Alfred mi ha raccontato che è stato lei a credere alla sua teoria e a permettere che arrivaste in tempo.”
Arthur si girò verso il ragazzo. Poi verso pavimento. Poi tornò a guardare Matthew.
“È stato un piacere conoscerti, Matthew. Alfred, prenditi cura di lui. Vi auguro il meglio, ragazzi, ve lo meritate.” si congedò l’agente. Faceva troppo caldo in quella stanza. Aveva le guance in fiamme e stava sudando. Raggiunse con sollievo il fresco del corridoio.
“Complimenti, hai fatto colpo.”
Nell’udire quella voce Arthur sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
“Cosa vuoi, rana?” sibilò.
Francis Bonnefyos era il loro addetto alle relazioni stampa. Bravissimo nel suo lavoro tanto quanto ficcanaso e anche molesto una volta che prendeva confidenza.
“Hai fatto colpo sul piccolo Alfred!”
“Guarda che non è piccolo, ha 25 anni!” precisò Arthur, prima di rendersi conto cosa implicassero le sue parole. Girò il capo, stizzito, e fece per andarsene.
“Vedi che anche a te non è indifferente, anche se non lo ammetterai mai?!”
La risposta fu un dito medio alzato con furia.
Francis ghignò, entrò nella stanza e mise in atto il suo piano.

“Arthur?”
L’agente, in quel momento fuori servizio, alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando (Leggende sulla magia e il folklore della Gran Bretagna). Era il suo giorno libero e come voleva la sua routine significava un giro per la sua amata Londra, con tappa fissa da Hatchard’s.
Alfred Jones era davanti a lui. Arthur cercò di ignorare il suo cuore che aveva cominciato a battere forte nel petto. Sbatacchiò le palpebre una, due tre volte, aprì la bocca ma nessun suono uscì. Ci riprovò.
“Che ci fai qui?” uscì troppo diretto e scontroso, se ne accorse anche lui. Si morse il labbro, sentendosi in colpa, ma Alfred non sembrava essersela presa.
“Passavo da queste parti, e mi sono fermato per vedere se avevano dei fumetti americani!”
Arthur chiuse gli occhi, cercando di non innervosirsi. Fumetti americani in una libreria storica come Hatchard's. Eresia pura.
“Non credo li abbiano, mi spiace.” sperò di avere camuffato abbastanza l’indignazione.
“Oh, peccato!” il ragazzo sembrò per un attimo sovrappensiero, poi aggiunse “allora vado a provare una colazione inglese! Ho fame e non ho ancora avuto modo di assaggiare la vostra cucina e avere la conferma che sia peggiore di quella americana!”
Arthur si irrigidì come la corda di un violino e ridusse gli occhi verde smeraldo a due fessure.
I beg your pardon?!” ululò, forse un po’ troppo forte. Agì senza riflettere. Abbandonò il libro che aveva ancora in mano, alzò la gamba, pronto a fare una lunga falcata, e prese la manica della giacca dell’americano, trascinandolo fuori. Una volta sul marciapiede si fermò giusto il tempo per orientarsi e continuò a camminare spedito, portandosi dietro Alfred a forza.
“Arthur? Arthur, mi dici dove stiamo..?”
“Punto primo!” sibilò l’inglese, girandosi di centottanta gradi per fronteggiare Alfred, mettendogli l’indice davanti al viso “la cucina inglese è nettamente superiore a tutto quello che voi chiamate cibo! Punto secondo: adesso ti porto a bere un vero té inglese, con tanto di scones con panna e marmellata! Punto terzo” gli occhi si ridussero a fessura, e Alfred suo malgrado si trovò a ingoiare a vuoto. “prova a farmi fare una brutta figura e ti rispedisco in America a calci nel sedere! E adesso seguimi, insolente che non sei altro!” si voltò con la stessa velocità di prima e partì spedito.
Alfred sbattè per un attimo gli occhi prima di cominciare a inseguirlo con un sorriso.
Doveva assolutamente ricordarsi di mandare un messaggio di ringraziamento a…

Pochi metri più in avanti, di fronte alla libreria, seduto a un tavolino di uno squallido bar, Francis sorseggiava una brodaglia che avevano osato chiamare caffè e stava in appostamento.
Vide Arthur uscire trascinandosi dietro Alfred e urlargli contro, per poi allontarsi. L’americano era rimasto un attimo interdetto prima di seguirlo con un sorriso che non lasciava spazio a fraintendimenti.
Aprì whatsup. Trovare il numero di Alfred era stato fin troppo facile, e da lì scrivergli comunicando il giorno libero di Arthur e la sua libreria preferita un gioco da ragazzi.
“Farete meglio a invitarmi al matrimonio, mes petits choux.”
 



Angolino di May
Okay, doveva essere una CrimeAU e non so come si è mezza trasformata in una BookshopAU. Aiuto, sono messa male ed è solo il secondo giorno, yeee!! -.-’
Ringrazio Sissi e Sacchan per supportarmi e per le loro consulenze linguistiche!
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!
   
 
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