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Autore: Stillathogwarts    01/10/2022    0 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO 31








Questo non va bene, gli aveva detto.
E così la quantità di compassione che Hermione Granger poteva provare per lui si era esaurita.
Inizialmente, Draco si era arrabbiato con lei; in un secondo momento, però, aveva dovuto ammettere a sé stesso che sì, la ragazza poteva anche aver deciso di mettere da parte il loro passato per aiutarlo a tirarsi fuori da una situazione orribile, ma che quello non significava che lo aveva perdonato per tutto quello che le aveva fatto nel corso degli anni; che non voleva dire che sarebbe mai riuscita a perdonarlo affatto… o a passarci sopra, ad andare oltre.
Lui stesso aveva avuto difficoltà a fidarsi della parola e della buona fede della Granger, agli inizi; aveva pensato che avesse raccontato tutto ai suoi amici, quando lei non aveva proferito parola; poi aveva temuto per qualche istante che, convincendolo ad andare da Silente, avesse cercato di fregarlo per farlo arrestare per quello che aveva involontariamente fatto alla Bell e a Weasley; e non aveva mai creduto neanche per un attimo che lei non lo avrebbe abbandonato e lasciato solo o smollato a qualcun’altro una volta eseguito il piano per fingersi morto.
Tutto questo quando lei non gli aveva mai fatto nulla di male di sua iniziativa; ogni volta che lo aveva attaccato in qualche modo era stato in reazione a una provocazione da parte sua stessa.
Lui, però, nei suoi confronti era stato orrendo e non poteva davvero aver pensato che la Granger avrebbe messo da parte i loro trascorsi solo perché se n’era pentito, - cosa di cui comunque non le aveva detto assolutamente nulla -, o che essi non avrebbero avuto alcuna ripercussione sul rapporto già precario che avevano iniziato ad instaurare.
Una linea sottile. Camminavano su una linea sottile fin dal primo giorno e avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro.
Forse, pensava Draco, si è già spezzata.
 
Una settimana da solo nel Dormitorio e gli sembrava di essere rinchiuso in quel posto da mesi, se non anni; era a pochi passi dalla pazzia totale.
I suoi livelli di disprezzo verso sé stesso avevano raggiunto vette vertiginose e la Granger aveva delegato a Potter, - il fottuto Harry Potter che ora conosceva la parola d’ordine per accedere al loro Dormitorio Segreto -, il compito di consegnargli gli appunti delle lezioni.
Non è mai stato il vostro dormitorio, gli rammentò puntuale la vocina nella sua testa, ma il giovane, come al solito, la ignorò.
Draco non aveva detto nulla al suo storico rivale; di solito, si limitava ad afferrare i fogli che la ragazza gli aveva mandato e ad annuire. Gli aveva però chiesto se la stesse seguendo durante le ronde e parte della sua agitazione si era affievolita nell’udire la risposta affermativa del Grifondoro.
Aspettava ancora di capire chi sarebbe stato il suo nuovo Contatto; forse era proprio Potter e c’era qualcosa che gli era sfuggito, tanto era preso dalla speranza che la Granger ci ripensasse.
Ma perché avrebbe dovuto ripensarci? Lei aveva fatto di tutto per lui e lui non era neanche riuscito a dirle due stupide, semplicissime, parole.
Mi dispiace.
O, ancora meglio un «Perdonami, Granger».
No, quello non sarebbe mai uscito dalle sue labbra; un Malfoy non supplicava, neanche se era in torto marcio.
Percepì qualcuno alle sue spalle schiarirsi la voce e si voltò di scatto.
Schiuse le labbra dalla sorpresa, nel vedere Hermione Granger in piedi davanti a sé, con gli occhi piantati sulle sue stesse scarpe.
 
Hermione sospettava di aver avuto una reazione troppo esagerata con Malfoy; relativamente.
Non era certa di aver interpretato bene le sue intenzioni con quelle parole; ripensandoci a mente fredda, infatti, aveva notato che il ragazzo sembrava leggermente mortificato dalla sua decisione di smettere di essere il suo Contatto e aveva anche realizzato di non avergli dato alcun modo di parlare. Inoltre, c’era quella E in Pozioni che aveva avuto dopo che lui le aveva chiarito dei dubbi sulla preparazione del Veritaserum. E quella aveva veramente inferto un brutto colpo alla copertina del libro nella sua biblioteca mentale dove aveva rinchiuso il suo nascente senso di colpa verso il biondino.
Quando la McGranitt poi aveva annunciato un progetto di coppia, Hermione si era prefigurata due orribili scenari: il primo vedeva Malfoy a dover lavorare con Harry e subito aveva temuto l’evenienza di un nuovo duello tra i due; Draco non era noto per la sua pazienza e… beh, neanche Harry. Il secondo vedeva lei a dover lavorare con Ronald, che avrebbe sicuramente finito per far fare tutto il lavoro a lei, impegnato com’era a occupare tutto il suo tempo al di fuori delle lezioni con la sua ragazza.
E poi, per quante giustificazioni accademiche provasse a darsi, davvero non aveva alcuna certezza che Malfoy avesse cattive intenzioni con quella domanda… Aveva fatto una constatazione e lei aveva immediatamente assunto il peggio. Anche quello era un pregiudizio e se lui sembrava disposto a fare un passo avanti da quel punto di vista, forse, pensava Hermione, avrebbe potuto farlo anche lei.
Allora si era presentata al Dormitorio senza pensarci due volte e si era trovata davanti un Draco Malfoy senza parole e completamente spiazzato dalla sua presenza, cosa che la fece sentire lievemente a disagio; il Serpeverde raramente si lasciava sorprendere al punto da perdere il controllo sulle emozioni che lasciava trasparire dal suo volto.
«Granger…»
La ragazza deglutì e poi sospirò profondamente.
«Mi sono sempre sentita come se non appartenessi completamente a nessuno dei due lati» confessò senza guardarlo in faccia. «A nessun lato in generale. I Babbani non capiscono a pieno quello che dico o faccio, i Maghi… neanche.»
Draco restò ad ascoltarla senza dire niente.
«Sono tipo in un’area in mezzo tra i due mondi e non ho alcun modo di adattarmi completamente a uno dei due, né ne ho l’intenzione. Sarebbe come abbandonare una parte di me stessa e… Non mi sta bene.»
«Non ti avevo fatto quella domanda per i motivi che hai pensato tu, Granger» le disse lui dopo una breve pausa di silenzio. «Era una cosa che avevo notato e che mi aveva fatto incuriosire. Tutto qui.»
Hermione annuì. «Il punto è che non me n’ero mai resa conto finché non me lo hai fatto notare… tu» precisò lei, ponendo una certa enfasi su quel tu che non sfuggì al giovane.
Il biondo arricciò le labbra, poi annuì anche lui.
Era quello, il loro modo di… cosa? Fare pace? Avevano chiarito?
«Sei venuta a dirmi il nome del mio nuovo Contatto?» chiese Draco mentre si lasciava cadere su un divano.
La Grifondoro arrossì. «N-no…»
«Nessuno si offre volontario? Sono offeso, Granger» commentò con sarcasmo il biondo.
«Non ho proprio fatto richiesta, Draco» ammise lei.
«Perché?» indagò sbigottito il Serpeverde. «Sembravi convinta che fosse la cosa giusta da fare…»
Hermione scrollò le spalle. «Non sembrava la cosa giusta da fare» mormorò con un fil di voce.
«Tu non mi devi niente, Granger» disse a quel punto Draco, fissando i suoi occhi grigi su di lei.
«Una E in una materia in cui hai difficoltà sì, però» lo contraddisse la ragazza.
Malfoy alzò un sopracciglio. «Sei venuta solo perché hai preso E in Pozioni?»
«No. Sono venuta perché ho esagerato. Ma se proprio insisti, posso tornare indietro e andare subito a parlare con Silente» affermò leggermente spazientita lei.
Cosa si aspettava, delle scuse? Come se lui gliene avesse mai fatte! Non aveva intenzione di scusarsi per quella reazione che, tutto sommato, era anche legittima, visti i loro trascorsi.
«Non era quello che intendevo» affermò il giovane sospirando.
Speravo solo che fossi tornata perché ti importa di me, Granger.
«Bene, perché la McGranitt ha assegnato un progetto di coppia e dubito che tu impazzisca dalla voglia di lavorarci con Harry.»
Draco le rivolse un mezzo sorriso. «Non lo so, sta iniziando a non starmi più tanto antipatico…»
«D’accordo allora, passo il testimone a lui» rispose lei con una smorfia indispettita.
«Vieni qui, Granger» la chiamò allora, «parlami di questo progetto.»
Com’era possibile che in tre giorni gli studenti migliori del loro anno non fossero riusciti a inventarsi qualcosa di brillante per il progetto di Trasfigurazione, agli occhi di Hermione restava un mistero.
Il compito richiedeva di eseguire una magia utilizzando due complicati incantesimi sincronizzati e a tempo. La verità era che Hermione lavorava meglio di esecuzione, piuttosto che di inventiva, non perché non avesse idee o non possedesse le capacità necessarie, ma semplicemente perché era più un tipo pratico e talmente tanto perfezionista che non si sarebbe mai accontentata di qualcosa di banale o poco creativa. Per cui non le piaceva mai nessuna idea che formulava.
Sbuffò e si alzò dalla sedia, tirandola indietro con talmente poca grazia da generare un rumore stridente contro il pavimento.
«Non è possibile!» sbottò spazientita. «Se non riusciamo a farci venire niente in mente noi…»
«…Come avresti fatto se fossi finita in coppia con Weasel?» terminò per lei Malfoy, con fare drammatico.
Hermione gli scoccò un’occhiataccia; Draco sapeva che tirare troppo la corda con una Granger innervosita per qualche compito scolastico che non stava procedendo come desiderava era rischioso, ma… lui si divertiva troppo e tregua o no, era sempre Draco Malfoy. E lei era sempre Hermione Granger. Cambiavano le argomentazioni, ma infastidirla restava sempre il suo passatempo preferito.
C’era quella rughetta al lato dell’occhio destro che le veniva fuori quando si arrabbiava che proprio non riusciva a fare a meno di divertirlo.
«Questo non è uno scherzo, Malfoy» lo rimproverò severa. «Questa cosa vale metà del voto finale, ha detto la McGranitt!»
Draco deglutì.
Ah.
«Questo, non me lo avevi detto» commentò seccato lui. «Spremi quelle tue meningi geniali, Granger e fai in fretta. È roba da ragazze, siete voi che inventate tutte quelle cose che fanno urlare “wow” alla gente!»
La ragazza assottigliò gli occhi e lo guardò con aria minacciosa.
«Serve solo l’idea, Granger. Non ti sto chiedendo di fare il lavoro per me» sbuffò il biondino.
«Sei davvero ingestibile quando sei nervosa, lo sai?»
Hermione si portò le mani tra i capelli e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione; fece un passo indietro, non guardando dove stava mettendo i piedi, ed inciampò nella sua stessa cartelletta che aveva spedito in un punto poco più lontano dalla sua sedia quando l’aveva spostata con malagrazia.  
Cascò rovinosamente sul pavimento, andando a sbattere la tempia direttamente sullo spigolo del tavolo.
Draco era immediatamente balzato in piedi per afferrarle un braccio e cercare di impedire che cadesse, ma non era stato abbastanza veloce; deglutì quando vide un rivolo di sangue fuoriuscirle dalla tempia.
«Granger» la chiamò con un fil di voce.
«D-devo andare in infermeria» farfugliò lei portandosi una mano sulla testa. «Torno a ripulire appena Madama Chips mi risistema, giuro…»
«Granger» asserì nuovamente lui, con tono deciso. «Siediti.»
Hermione alzò lo sguardò sul ragazzo e lo guardò confusa, ma accettò la sua mano per rialzarsi e prese posto sul divano; Draco si allontanò per qualche secondo e tornò con una boccetta di pozione disinfettante e una fiala dalle forti tinte purpuree che riconobbe come la Pozione Cura Ferite; aveva anche un kit di medicazione tra le mani.
Le si sedette accanto e cominciò a disinfettare e tamponare la ferita, nel silenzio più assoluto.
La Grifondoro lo guardava con occhi sbarrati e le labbra schiuse e da quella reazione il biondino capì che in realtà la Granger non aveva compreso affatto quanto profondo fosse stato il suo cambiamento; decise che ne avrebbe approfittato per non lasciarle più alcun dubbio al riguardo.
Fissò le sue iridi grigio ghiaccio in quelle marroni di lei e non interruppe il contatto visivo neanche per un attimo.
Avvicinò il volto al suo ulteriormente, per prelevare quattro gocce di sangue dalla ferita da inserire nella pozione Cura Ferite e la vide chiaramente irrigidirsi a quel gesto.
«Draco Malfoy che non ha paura di infettarsi con il sangue di una Nata Babbana?» domandò la ragazza con voce stridula, tentando di dissimulare il suo nervosismo, ma con scarso successo.
Non lo tollerava più, il modo in cui la stava guardando; l’intensità del suo sguardo in quel momento la stava destabilizzando, come se la situazione in sé non fosse già… troppo di suo. Doveva in qualche modo smorzare la tensione che si era andata a creare.
«Quel Draco Malfoy è morto qualche settimana fa. C’era l’elogio funebre sulla Gazzetta, me lo hai letto tu. Ricordi?»
Hermione rise a quella battuta e per la seconda volta, Draco provò una sensazione di calore all’altezza dello stomaco dovuta alla consapevolezza di essere stato lui a farla ridere, e senza alcun motivo di scherno.
«Si diceva fosse un coglione, comunque» aggiunse poi con finta nonchalance, scrollando le spalle. «Non credo che qualcuno sentirà la sua mancanza. Io non di certo.»
La Grifondoro lo guardò con uno sguardo indecifrabile; poi sobbalzò e gemette per il dolore. Draco le aveva strappato due capelli a bruciapelo, per lasciarli cadere nel liquido purpureo che prese a sobbollire leggermente. Le porse la fiala e lei la prese con mano tremante, se per il dolore alla sua tempia pulsante o per le parole che il biondino le aveva detto, Hermione non lo sapeva.
«Prendine due sorsi ogni cinque minuti per…»
«…venticinque minuti» terminò lei per lui, abbozzando un timido sorriso. «Da dove esce?»
«L’abbiamo preparata per Lumacorno poco prima che morissi, ricordi? Granger, tutto bene in quella testona?» replicò Draco, ma il suo tono di voce non celava un velo di apprensione.
«L’hai fatta tu?»
Il ragazzo sbuffò. «Ho preso E. Il professore ha detto che era perfetta Granger ed è una dose della stessa pozione…»
Hermione bevve i primi due sorsi e represse un brivido quando la mano del giovane si avvicinò nuovamente alla tempia per ripulirla dal sangue che era fuoriuscito nel frattempo.
«Hai una bella scorta di pozioni, Draco» ragionò con aria pensierosa. «Perché non hai provato con la Pozione della Pace, quando avevi gli attacchi di panico?»
«L’ho provata Granger» rispose lui mestamente. «Non funzionava abbastanza da prevenirli e temevo che usandola quando li avvertivo arrivare… è una pozione pericolosa, se non usata con parsimonia. E io non… Non mi fidavo più neanche di me stesso.»
Hermione deglutì e gli rivolse un sorriso dolce.
«Bevi altri due sorsi» le disse prima che potesse dire qualcosa, poi si alzò e andò a preparare il the.
Silente non lo aveva detto, agli elfi, di mandargli una tazza di the il pomeriggio.  

 
*

Hermione ripercorse mentalmente gli eventi di quella serata mentre si affrettava a raggiungere la Sala Grande per la cena.
Draco Malfoy le aveva curato e medicato una ferita, senza preoccuparsi di quali catastrofi sarebbero avvenute se fosse accidentalmente entrato a contatto il suo sangue da Nata Babbana; Draco Malfoy aveva compiuto un atto di gentilezza verso di lei, verso un altro essere umano; Draco Malfoy aveva avuto la premura di alleviare il dolore di un’altra persona.
Hermione scosse il capo energicamente per scrollarsi i ricordi di dosso; questo Draco con cui aveva avuto a che fare più di recente la confondeva parecchio, a momenti sembrava una persona completamente diversa da quella che aveva imparato a conoscere negli anni precedenti.
E non sapeva come interpretare ciò che diceva, né tantomeno quello che faceva, né come relazionarsi con lui.
Lo aveva studiato molto, nel tentativo di comprendere quali parti della sua educazione purosanguista il giovane avesse effettivamente superato e quali no, fino a che punto Draco Malfoy potesse cambiare le sue vedute… ed era giunta alla conclusione che non avrebbe mai capito veramente quel ragazzo.
Sembrava comunque essere andato oltre la distinzione di sangue tra i Maghi, magari c’era anche la speranza che avesse compreso, finalmente, che non vi erano maghi di prima e maghi di seconda categoria; che erano tutti uguali ed importanti allo stesso modo.
Era inoltre arrivata alla conclusione che non le interessava scoprire cosa, arrivati a quel punto, il biondino pensasse dell’idea di mischiare il sangue dei Maghi con quello dei Babbani; non le riguardava affatto quell’aspetto, per lei era sufficiente che avesse capito e superato tutto il resto.
Ma cosa significava questo per il loro rapporto? Sarebbero potuti diventare… amici?
Non puoi cancellare il passato, Hermione. Non importa quanto Malfoy sia cambiato, questa non è un’opzione per voi.
«Insomma, potremmo uscire a coppie» stava dicendo Ron a Harry e Ginny.
«Con… Lavanda?» aveva risposto con ritrosia la sorella, lasciandosi sfuggire una smorfia di repulsione che fece quasi ridere Hermione, la quale si stava accomodando al tavolo dei Grifondoro, proprio accanto alla piccola di casa Weasley.
«Dove sei stata?» le chiese Ron lanciandole uno sguardo furtivo. «Lascia stare, non importa. Stiamo organizzando un’uscita per domenica a Hogsmeade. Perché non chiedi a McLaggen se vuole unirsi a noi?»
Hermione gli rivolse un’espressione inorridita.
«Ehm, temo di avere già un impegno, per domenica» disse ambiguamente. Sopportare Cormac richiedeva già un bel dispendio di energie, soprattutto da quando si era messo in testa di volere un appuntamento con lei, - eppure, pensava la ragazza, ero stata chiara con lui fin dall’inizio -, ma l’idea di passare un’intera giornata con lui e Lavanda Brown insieme era semplicemente terrificante.
Ignorò l’occhiata supplichevole di Harry e Ginny e prese a mangiare distrattamente il cibo nel suo piatto; era ancora con la mente al Dormitorio Segreto e a quello che era accaduto poco prima con Malfoy.
«Quasi non mi sembra vero» commentò Ron all’improvviso, mentre guardava il tavolo dei Serpeverde. «Che sia… morto.»
Hermione e Harry si scambiarono un’occhiata fugace, poi presero a mordicchiarsi entrambi l’interno della guancia.
«Già» convenne distrattamente il moro, cercando di pensare a un modo per sviare il discorso; non era esattamente un bravo bugiardo, né tantomeno lo era la loro migliore amica, per cui la soluzione ideale era quella di evitare qualsiasi conversazione su Draco Malfoy in generale.
«Hanno detto che è entrato in contatto con un oggetto oscuro che era destinato a Silente» proseguì perso nei suoi pensieri il rosso. «Credete che sia una vittima di chi ci ha provato le altre volte o che fosse suo l’oggetto che lo ha… beh, ucciso?»
Hermione sbuffò. «Se fosse stato suo, ne avrebbe conosciuto gli effetti e non lo avrebbe toccato» asserì con aria saccente. «Non ti pare?»
Ron sbuffò.
«Comunque avevi ragione tu, alla fine» concluse Ron. «Non aveva preso il Marchio o sarebbe venuto fuori.»
Harry alzò gli occhi al cielo, avendo ormai il quadro completo della situazione e una smorfia di dolore comparve sul suo volto quando Hermione gli pestò il piede da sotto il tavolo.
«Sta’ più attento» lo redarguì con lo sguardo, ricevendo in risposta una scrollata di spalle che probabilmente significava «non esagerare, non ho fatto niente!»
«Avete visto Grattastinchi, per caso?» domandò dal bell’e buono la Grifondoro, del tutto intenzionata a cambiare discorso. «L’ho cercato ovunque prima di cena, ma non sono riuscita a trovarlo.»
I suoi amici scossero il capo.
Dove diavolo sei finito ora?
 
«Granger, ti stai perdendo pezzi» la informò Draco, con una punta di irritazione nella voce, non appena la vide entrare nel Dormitorio Segreto il giorno seguente.
«Eh?»
Il Serpeverde indicò il divano più vicino al caminetto con un’occhiataccia.
«Grattastinchi!» trillò Hermione, correndo ad accarezzare il suo gatto. «Ti ho cercato ovunque, come ci sei finito qui?»
«Dev’essere sgattaiolato dentro ieri» ipotizzò il biondino, lasciandosi cadere sul posto accanto a quello su cui stava riposando l’animale. «Spero tu stia più attenta alle persone, non vorrei che ti facessi seguire da altri…»
La ragazza sbuffò indispettita. «Sto molto attenta, Malfoy. È che questo gatto è… particolare.»
Gli diede due buffetti e poi si mise a sedere di fronte ai due.
«Mi dispiace se ti ha dato fastidio, comunque.»
«Nessun fastidio, in realtà» rispose con tono annoiato Draco. «È di compagnia. A parte i peli… sono ovunque ed è stato qui quanto? Neanche ventiquattro ore.»
Hermione arrossì leggermente.
«Posso toglierli…»
«So agitare la bacchetta anche io, sai Granger?» ribatté sarcastico lui, scoccando un’occhiata di sottecchi al micio che gli si stava avvicinando per acciambellarglisi in grembo.
«Questo lo aggiungeremo ai motivi per cui Ron ti odierà ancora di più quando scoprirà tutta la verità» commentò incredula la Grifondoro.
Il giovane alzò un sopracciglio.
«Grattastinchi non nutre simpatia nei confronti di Ron» spiegò lei brevemente. «Credo sia ancora arrabbiato con lui per la faccenda di Crosta al terzo anno.»
Draco ridacchiò e si rivolse al gatto. «Sei un esserino intelligente tu, non è vero?»
Hermione fece roteare gli occhi.
«Senti, Malfoy» esordì la ragazza dopo qualche attimo di silenzio. «Domenica ci sarà un’uscita a Hogsmeade ed è un mese che sei chiuso qui dentro. Harry ha detto che può prestarti il Mantello, se dovessi aver voglia di andarci…»
Draco assottigliò gli occhi e la studiò con attenzione.
«E cosa direte a Weasel?»
«Oh, loro escono a coppie» spiegò lei con nonchalance. «Ron non si accorgerà neanche della mia assenza.»
«Mi stai usando per non fare il quinto incomodo, Granger?» domandò piccato il Serpeverde. «Che c’è la Piovra non è disponibile?»
Hermione si accigliò. «Te l’ho chiesto perché pensavo ti avrebbe fatto piacere respirare un po’ d’aria fresca, Malfoy» ribatté caustica. «Ma se non sei interessato posso sempre chiamare Cormac e andare con gli altri, non è un problema!»
Draco non voleva che uscisse con McLaggen, ma decise di accettare la proposta della Granger anche se palesemente non glielo stava chiedendo perché voleva stare con lui.
Perché dovrebbe voler trascorrere più tempo del necessario con te? E comunque, che ti frega? Vuoi un appuntamento con la Granger ora? lo criticò la vocina nella sua testa.
«D’accordo. Ma cosa dirai a lui?» le chiese con fare indagatorio. «So che sta a tutti i costi cercando di invitarti a uscire…»
La Grifondoro arrossì. «Che accidenti ne sai tu?»
Il biondino scrollò le spalle. «I muri sono sottili in quest’ala. Due ragazzine del quarto anno che passavano di qui stamattina ne stavano parlando.»
Hermione sbuffò. Perché nessuno si faceva mai gli affari propri in quel dannato castello?
«Non gli devo alcuna spiegazione. Sono stata chiara con lui fin dall’inizio e gliel’ho ripetuto almeno mille volte che non avremo avuto alcun appuntamento» affermò con aria stizzita. «Non è il mio ragazzo
«No, è solo qualcuno che usi per divertirti ogni tanto…»
«Io non uso nessuno, Malfoy» ribatté piccata la Grifondoro. «Abbiamo un accordo e di recente siamo solo andati alle cene del Lumaclub insieme!»
Draco alzò un sopracciglio, ma dallo sguardo che gli rivolse la Granger capì che non fosse saggio continuare ad indagare sul suo rapporto con la Piovra. Nonostante la curiosità lo stesse mangiando vivo, il Serpeverde cambiò discorso.
«E Weasel non si chiederà perché vai a Hogsmeade da sola?»
«Gli ho detto che devo vedermi con una persona che ha bisogno di parlarmi in privato» chiarì lei, «abbiamo entrambi detto ai nostri amici che saremo insieme.»
«E come fai ad essere sicura che non vedrà quella persona a Hogsmeade?» insisté puntiglioso il biondino, facendola sbuffare d’irritazione.
«Perché anche quella persona deve vedersi con qualcuno senza essere visto, Malfoy. Accidenti, sei sempre così inquisitorio?» borbottò acidamente la ragazza.
Draco le rivolse una smorfia indifferente e scrollò le spalle.
«Per me va bene.»
 
«Il tuo gatto non sembra affatto leale, Granger» asserì convinto Draco, sorridendole con fare malizioso. «Sembra preferisca la mia compagnia.»
Hermione sbuffò irritata. «Non so perché sia così ossessionato da questo posto. Stasera me lo riporto in Sala Comune con le buone o con le cattive!»
«Ma no, forse è solo contento di non dover vedere Lenticchia e ha deciso di voler vivere qui con me.»
«Puoi smetterla di insultare i miei amici, gentilmente?» chiese indispettita la ragazza.
Il biondino fece finta di pensarci su. «No», concluse alla fine scrollando le spalle. «È più forte di me, con la Donnola.»
La Grifondoro alzò gli occhi al cielo.
«Dovremmo concentrarci sul progetto della McGranitt» lo rimproverò tirando fuori i libri di Trasfigurazione. «Non abbiamo ancora neanche mezza idea di cosa fare.»
«Dammi tregua, Granger» borbottò scocciato il giovane. «Sono chiuso qui dentro ventiquattro ore su ventiquattro. Sono annoiato a morte.»
«Vuoi fare una partita a Scacchi?» domandò sarcastica lei.
«Portami notizie dal mondo esterno» asserì Draco ignorando la sua battuta pungente.
«Come? Cosa dovrei dirti?»
Hermione non era nota per tendere l’orecchio cercando di carpire i pettegolezzi che giravano nella scuola.
Draco fece spallucce. «Che ne so, Granger. Tipo, la Cooman nasconde ancora le sue bottiglie di Sherry nella Stanza delle Necessità?»
«Draco!» esclamò la ragazza indignata. «Non è divertente! So che sei stato tu a cacciarla via quella notte… era terrorizzata!»
«Era ubriaca» la corresse lui con nonchalance. «Probabilmente non se lo ricorda neanche più.»
Gli rivolse un’occhiataccia di rimprovero, a cui il ragazzo rispose con uno sbuffo.
«Te l’ho detto, Granger, mi annoio a morte. E poi, pensavo che tu più di tutti condividessi la mia opinione sulla materia…»
«Non c’entra, la Cooman è pur sempre una persona!»
«Va bene, vorrà dire che dovrò ampliare la mente, allora» borbottò sarcasticamente Malfoy.
«Usate l’occhio interiore per vedere il futuuurooo» rispose la ragazza, imitando la voce della professoressa mentre ridacchiava divertita.
Draco le rivolse un’espressione indecifrabile.
Eccola di nuovo, la risata della Granger
«Che mucchio di stronzate» commentò il Serpeverde tornando in sé.
«Harry e Ron hanno un mucchio di E in Divinazione…»
Il biondino alzò un sopracciglio a quell’informazione.
«Mi stai dicendo che il loro occhio interiore funziona meglio del loro cervello, Granger? Sono scioccato!»
Hermione alzò gli occhi al cielo. «No, predicono la loro morte un mese sì e l’altro pure» spiegò scrollando le spalle. «E tutti sanno che la Cooman adora le tragedie.»
«È così da Serpeverde» commentò Draco con una smorfia a metà tra l’indignato e il divertito.
«Ho il sospetto che Harry non sia stato immediatamente smistato a Grifondoro» rivelò la Granger. «Anche se non ha mai detto nulla al riguardo. Qualcosa delle Serpi ce l’ha…»
Il ragazzo arricciò il naso al pensiero di avere Potter nella sua stessa Casa e dover convivere con la sua faccia da schiaffi costantemente.
«Preferisco l’ordine naturale degli eventi, Granger.»
Hermione rise. «Sì, uno come Harry non si sarebbe comunque trovato bene tra di voi.»
Draco si irrigidì a quelle parole.
«Non intendevo…»
«Puoi dirlo, Granger. Siamo freddi e pensiamo solamente a noi stessi» la interruppe caustico lui. «Il povero, piccolo, Potter si sarebbe trovato male con noi, vero?»
«Draco…»
«Tu credi che a noi piaccia?» le chiese gelidamente. «Essere cresciuti in questo modo? Non ricevere mai un briciolo di affetto, non essere in grado di darne? Non poterne dare e non avere alcuna autorità decisionale in merito?»
La Grifondoro deglutì. «Non volevo…»
«Sai cosa si prova Granger a realizzare che la tua vita non conta poi così tanto per i tuoi stessi genitori?» proseguì imperterrito Draco. «A sapere di essere stati venduti a un pazzo psicopatico dal tuo stesso padre, che pensa addirittura che dovrei ringraziarlo per questo?»
La mano di Hermione si chiuse delicatamente sul braccio destro del ragazzo, che sussultò leggermente a quel contatto.
«No, non lo so» ammise lei. «Ma non credo che i tuoi genitori non ti vogliano bene, Draco. Nonostante non te l’abbiano mai detto.»
Il giovane rise. «Non lo hanno neanche mai dimostrato, Granger. A meno che tu non creda che un paio di lettere per informarsi dei miei progressi scolastici e dei regali mandati via posta siano una dimostrazione sufficiente a far sentire una persona amata… e non mi sembri il tipo.»
Draco trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. «Non ce l’ho, un ricordo abbastanza felice e intenso da permettermi di evocare un Patronus» confessò con un nodo in gola. «E persino quei pochi ricordi che posso dire felici, diventano inutili quando hanno lasciato che venissi marchiato come una bestia da macello, Granger» mormorò in tono carico di rancore. «Mi hanno mandato a morire e non hanno mosso un dito per cercare di impedirlo.»
«Tua madre ti ha aiutato, però…»
Un sorriso triste comparve sul volto del Serpeverde. «Sai perché ci crescono così, Granger?»
La Grifondoro corrugò la fronte.
«Perché se non sei mai stato amato non puoi sentirne la mancanza quando sposi una persona esclusivamente basandoti su prerequisiti di sangue e ricchezza. Perché una persona che non è in grado di amare è facilmente controllabile e non si oppone ai valori che gli sono stati inculcati. Perché una persona fredda e distaccata si farà stare bene sempre qualsiasi decisione presa dal capofamiglia e non farà mai domande…»
Draco strinse i pugni sul tavolo. «Amare è distruggere ed essere amati vuol dire essere distrutti*» mormorò come se fosse un mantra, come se quella frase gli fosse stata fatta ripetere migliaia di volte in passato. «La prima lezione di Lucius Malfoy al figlio di quattro anni.»
Hermione non si aspettava tutto quello sfogo per via di una battuta che aveva fatto; voleva solamente dire che la personalità di Harry e quella di Draco avrebbero cozzato in maniera tale da rendere impossibile una qualsiasi convivenza tra i due in Casa Serpeverde e con il resto dei compagni. Per la prima volta, però, Hermione Granger si trovò a corto di parole.
Come si poteva commentare tutto quello? Aumentò la presa sul braccio del ragazzo, sperando che capisse che quello era il suo modo per cercare di infondergli… cosa, forza? Solidarietà?
«Sai qual è la parte più ironica di tutta questa storia?» le chiese poi dopo un attimo di silenzio.
Hermione scosse la testa lentamente, aveva un’espressione triste stampata sul volto che Draco non riusciva a guardare, per cui fissò lo sguardo in un punto indefinito infondo alla stanza.
«Che i miei genitori erano tra i pochi fortunati ad aver avuto la possibilità di sposare la persona che amavano» disse con un fil di voce. «E mi hanno cresciuto comunque così.»

 
   
 
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