Fever
Un colpo di tosse.
Due.
Al terzo la testa gli parve esplodere e Suga, stringendo le palpebre dolorante, si raggomitolò sotto le lenzuola in cerca di un po' di calore maledicendo in silenzio l’influenza: doveva prepararsi per il torneo, non stare a casa malato.
La porta si aprì piano e un fascio di luce illuminò la stanza altrimenti semibuia.
Faceva freddo, tanto freddo.
Suga si rannicchiò il più possibile in quel bozzolo scaldato dal suo stesso respiro e dalla febbre.
Sua madre ridacchiò e si sedette piano accanto a lui che mugolò di disappunto quando il lenzuolo gli venne abbassato quel tanto che bastava per lasciare fuori il viso.
Suga allungò alla cieca una mano per recuperarlo e coprirsi di nuovo ma qualcosa la intercettò e gliela strinse con delicatezza facendolo sussultare appena: non era sua madre.
Si girò e aprì appena gli occhi.
«Daichi…»
Suga tossì voltandosi in modo da dargli le spalle.
«Non…non dovresti essere qui. Ti ammalerai».
Una carezza gentile gli allontanò i capelli umidi dalla tempia liberando lo spazio per un bacio fugace.
«Accetto il rischio».
Sussurrò Daichi staccandosi il necessario per farsi capire e Suga avrebbe voluto controbattere, scacciarlo via, ma un nuovo scoppio di tosse lo anticipò bloccandolo.
Sentì Daichi ritrarsi e tremando gemette per l’assenza del tenue calore che emanava l’altro.
Il freddo durò pochi secondi, poi il suo capitano gli si stese accanto passandogli un braccio intorno alla vita e gli baciò la nuca.
«Sono qua, tranquillo».
Suga annuì appena a quella rassicurazione, si girò a fatica rannicchiandosi contro di lui e nascose il volto nel suo petto.
Daichi cominciò a fargli piccoli cerchi sulla schiena e Koushi mugugnò soddisfatto chiudendo gli occhi.
«Riposati Kou, ci sono io qui».
NdA:
Lo so, lo so…non è il massimo.
È piccola e senza pretese, nata e scritta in mezz’ora quindi perdonate questo obbrobrio perché volevo solo usare il prompt e scrivere una DaiSuga tranquilla e senza drammi.
Prompt dalla PumpINK list: febbre
Due.
Al terzo la testa gli parve esplodere e Suga, stringendo le palpebre dolorante, si raggomitolò sotto le lenzuola in cerca di un po' di calore maledicendo in silenzio l’influenza: doveva prepararsi per il torneo, non stare a casa malato.
La porta si aprì piano e un fascio di luce illuminò la stanza altrimenti semibuia.
Faceva freddo, tanto freddo.
Suga si rannicchiò il più possibile in quel bozzolo scaldato dal suo stesso respiro e dalla febbre.
Sua madre ridacchiò e si sedette piano accanto a lui che mugolò di disappunto quando il lenzuolo gli venne abbassato quel tanto che bastava per lasciare fuori il viso.
Suga allungò alla cieca una mano per recuperarlo e coprirsi di nuovo ma qualcosa la intercettò e gliela strinse con delicatezza facendolo sussultare appena: non era sua madre.
Si girò e aprì appena gli occhi.
«Daichi…»
Suga tossì voltandosi in modo da dargli le spalle.
«Non…non dovresti essere qui. Ti ammalerai».
Una carezza gentile gli allontanò i capelli umidi dalla tempia liberando lo spazio per un bacio fugace.
«Accetto il rischio».
Sussurrò Daichi staccandosi il necessario per farsi capire e Suga avrebbe voluto controbattere, scacciarlo via, ma un nuovo scoppio di tosse lo anticipò bloccandolo.
Sentì Daichi ritrarsi e tremando gemette per l’assenza del tenue calore che emanava l’altro.
Il freddo durò pochi secondi, poi il suo capitano gli si stese accanto passandogli un braccio intorno alla vita e gli baciò la nuca.
«Sono qua, tranquillo».
Suga annuì appena a quella rassicurazione, si girò a fatica rannicchiandosi contro di lui e nascose il volto nel suo petto.
Daichi cominciò a fargli piccoli cerchi sulla schiena e Koushi mugugnò soddisfatto chiudendo gli occhi.
«Riposati Kou, ci sono io qui».
NdA:
Lo so, lo so…non è il massimo.
È piccola e senza pretese, nata e scritta in mezz’ora quindi perdonate questo obbrobrio perché volevo solo usare il prompt e scrivere una DaiSuga tranquilla e senza drammi.
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