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Autore: Fiore di Giada    02/10/2022    0 recensioni
Partecipante agli "esercizi letterari" indetti sul gruppo Facebook Fondi di Caffé-il tuo scrittoio multifandom.
I tag sono i seguenti:Tag: #esercizigiornalieri
#treaggettivi (tenace, collerico, giusto)
Questa fic è una introspezione su Endeavor, che, guardandosi allo specchio, riflette su se stesso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Endeavor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Enji Todoroki fissò il suo riflesso nello specchio.
Il suo corpo imponente e muscoloso, coperto da un paio di pantaloni neri, si stagliava nel vetro.
Per alcuni istanti, rimase immobile, come ghiacciato da un incantesimo. Sul suo petto e sulle sue braccia risaltavano decine di cicatrici, simili a tatuaggi.
Il suo volto era dilaniato da un lungo squarcio, che copriva l'intera metà destra dell'occhio.
Scosse la testa. Un tempo, avrebbe odiato quelle lesioni e le avrebbe ritenute infami prove di debolezza.
Ogni ferita raccontava la sua inferiorità, rispetto al celebrato ed esaltato All Might.
Sospirò, poi, d'istinto, strinse il pugno destro. Era stato cieco e stupido, nonostante la sua intelligenza.
Solo il ritiro di All Might lo aveva liberato dalla nebbia della frustrazione.
La sua tenacia, prima celata dal suo narcisismo, si era rivelata nel suo più vivo splendore.
Un fremito di dolore, come una scossa, attraversò il suo viso. Aveva lottato e non si era arreso.
Aveva trasformato il dolore in una forza irresistibile, che gli aveva permesso di non crollare.
I suoi sforzi erano stati premiati e aveva vinto.
Quel Nomu, nonostante i suoi immensi poteri, era stato consumato dall'ardore delle sue fiamme.
Non basta. Non basta ancora. – si disse, amareggiato. Certo, aveva compiuto una notevole impresa, ma non era sufficiente.
Su di lui, era stato sparso il veleno dell'infamia.
E non poteva nemmeno opporsi a quelle parole.
Tante, troppe colpe gravavano sulla sua anima ed erano state generate dalla sua incapacità di accettare i limiti del suo corpo.
Doveva portare sulle spalle il peso della sofferenza e non poteva permettersi il lusso di piangere.
Da tanto, troppo tempo aveva perduto un tale diritto.
Con un gesto deciso, allontanò le lacrime, che minacciavano di rigare le sue guance. Aveva scelto la sua strada.
Il cammino della giustizia, erto di spine e ostacoli, imponeva un'assoluta dedizione alla causa, non adatta a spiriti mediocri.
Nessun giusto piangeva lacrime ipocrite sulle scelte da lui compiute.
Enji abbassò lo sguardo sull'orologio. Era giunta l'ora del suo giro di ronda.
Indossò il suo costume e, a passo rapido, uscì dalla casa. Finalmente, poteva concentrare i suoi pensieri sull'eroismo.
Eppure, perché sentiva il rumore dei suoi pensieri?

   
 
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