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Autore: FuraregaiGirl    02/10/2022    1 recensioni
"«Per me?» chiese candidamente. La domanda era venuta fuori in tono un po' sorpreso, ma la verità era che non c'era proprio alcun motivo per cui Izuku dovesse esserlo. Kacchan era bravo a prendersi cura degli altri, lo aveva sempre sospettato, ma vivere con lui aveva dato alla questione tutta un’altra luce. Era premuroso e operativo, attento ai suoi bisogni anche quando Izuku stesso non riusciva a capire quali fossero, notava ogni minimo cambiamento nel suo viso, ogni segno di stanchezza nei suoi occhi, ogni sorriso triste. Notava anche le cose belle ovviamente, ma quelle Izuku non cercava di nasconderle, anzi non riusciva a trattenersi dal condividerle con lui. Spesso, quasi sempre, Kacchan era parte di quelle cose belle."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Febbre - Writober #2
 
I rumori dello scontro, della città in allerta che si era affrettata a lasciare il campo all’eroe ed era sfumata in una confusione di voci, clacson e sirene in lontananza, si attutirono improvvisamente. Era rimasto vigile fino alla fine, il nemico era a terra privo di sensi, sconfitto. Una voce infantile urlò qualcosa in esultanza. Aveva il fiato corto, gli arti intorpiditi e si sentiva andare a fuoco. Ma non era stato lo scontro, si era trattato di una situazione di routine ed era andato tutto liscio. E allora cosa?
Una serie di splash catturarono la sua attenzione. I suoi sensi erano troppo inibiti per voltarsi nella direzione da cui provenivano, ma soprattutto il suo istinto sapeva che la persona che si stava avvicinando, facendo esplodere pozzanghere qua e là sotto il peso della sua velocità, era qualcuno di cui potersi fidare.
«Izuku!»
Due braccia forti lo afferrarono prima che potesse crollare al suolo, accompagnando delicatamente quella caduta finché entrambi furono a terra, l’uno accovacciato su un ginocchio, l’altro disteso e sorretto per le spalle. Una schiena ampia copriva la visuale di cittadini curiosi e media. La pioggia, invece, continuava a cadere incessante.
«Bella presa, Kacchan» borbottò Izuku, sorridendo placidamente al suo partner.
 
«Non ci posso credere che il secondo più grande eroe al mondo si sia fatto mettere K.O. da qualche goccia di pioggia».
Innanzitutto, quelle della sera precedente non erano esattamente qualche goccia di pioggia, ma Izuku si limitò a fare spallucce, tirare su col naso e scalciare via le coperte fino a scoprirsi il torso. La temperatura in camera da letto era più alta del solito e cominciava a sentire la vecchia t-shirt di Dynamight che indossava, bagnata e appiccicaticcia per il sudore.
«Secondo?» rimarcò piuttosto, un sopracciglio alzato. Era ancora un po’ febbricitante, ma non aveva mica perso il senno.
Kacchan si lasciò sfuggire uno sbuffo scocciato. Si avvicinò e poggiò con attenzione un vassoio sul tavolino da letto, che doveva aver portato lì mentre lui riposava. Una grossa ciotola fumante e il profumo dell’okayu attirarono subito l’interesse di Izuku. Si tirò su a sedere e un borbottio proveniente dalla sua pancia tradì la sua trepidazione. Non era riuscito a mangiare quasi niente dalla sera precedente, troppo sfinito per la febbre alta, e la sveglia sul comodino segnava ben oltre l’ora di pranzo.
«Non sei a lavoro?» No, quella non era la domanda giusta, era ovvio che non fosse a lavoro, ma il punto era perché. Izuku conosceva tutti i turni del suo ragazzo così come Kacchan conosceva i suoi, era essenziale per organizzarsi con le faccende domestiche. E a dire il vero li avrebbero imparati in ogni caso, si sentivano entrambi più tranquilli a sapere dove fosse l’altro e di cosa si stesse occupando quel giorno. Quel giorno Dynamight era di pattuglia.
«Mi sono preso il giorno libero» rispose Kacchan, mentre se ne stava in piedi accanto al letto, con le braccia conserte, e spostava lo sguardo da Izuku alla ciotola piena di porridge e poi di nuovo a Izuku, come per incalzarlo a mangiare.
Izuku alzò un sopracciglio e sistemò il tavolino sulle sue gambe, per poi prendere un’abbondante cucchiaiata di porridge. Ci soffiò su.
«Per me?» chiese candidamente. La domanda era venuta fuori in tono un po' sorpreso, ma la verità era che non c'era proprio alcun motivo per cui Izuku dovesse esserlo. Kacchan era bravo a prendersi cura degli altri, lo aveva sempre sospettato, ma vivere con lui aveva dato alla questione tutta un’altra luce. Era premuroso e operativo, attento ai suoi bisogni anche quando Izuku stesso non riusciva a capire quali fossero, notava ogni minimo cambiamento nel suo viso, ogni segno di stanchezza nei suoi occhi, ogni sorriso triste. Notava anche le cose belle ovviamente, ma quelle Izuku non cercava di nasconderle, anzi non riusciva a trattenersi dal condividerle con lui. Spesso, quasi sempre, Kacchan era parte di quelle cose belle.
Kacchan alzò gli occhi al cielo.
«No, Izuku. Per starmene sul divano e guardare quell’orribile drama che nelle ultime due settimane non abbiamo avuto tempo di continuare».
Ah-ah, sarcasmo.
A cui Izuku rispose con un piccolo gasp indignato.
«Non lo faresti senza di me!»
Era il suo drama, dopotutto. Aveva smesso di guardare le puntate appena uscite solo per aspettare Kacchan.  
Quest’ultimo lo fissò con uno sguardo che Izuku aveva ormai catalogato come “non posso credere che questo grande e grosso idiota faccia sul serio”. Pieno di esasperazione e amore.
«Sì, per te. Ora mangia e prendi le medicine» intimò, prima di sparire oltre la porta. Solo in quel momento Izuku notò la piccola confezione di pillole accanto al piatto.
Meno di cinque minuti dopo, la ciotola era vuota, le medicine erano state prese e Izuku si sentiva abbastanza bene da mettersi a controllare le news sul suo telefono. Quando Kacchan rientrò, con una maglietta pulita in mano, i suoi occhi vagarono sul tavolino lasciato in disparte e parve soddisfatto.
«Vuoi che ti aiuti a cambiarti?»
Il cuore di Izuku ebbe un piccolo sussulto — dopo quattro anni di relazione avrebbe dovuto smetterla di reagire in quel modo, ma a quanto pareva ci sono cose a cui non ci si abitua mai abbastanza —, ma la pigrizia ebbe la meglio.
«Magari più tardi?» propose, le labbra arricciate appena. Kacchan ci pensò su per qualche secondo, poi sembrò decidere che non gli avrebbe fatto troppo male tenersi ancora un po’ quella sua vecchia t-shirt e abbandonò quella pulita su una sedia lì vicino.
«Dai, spostati» disse infine, arrampicandosi sul letto. Izuku si spostò dal centro verso destra, mentre Kacchan si metteva accanto a lui. Gli posò un bacio trai capelli scompigliati e poi si stese al suo fianco, poggiandogli la testa in grembo.
«E se ti mischio la febbre?» chiese Izuku, un po’ intontito da quell’ultimo gesto affettuoso. Ma, di nuovo, con alcune persone le farfalle non smettono mai di svolazzare nello stomaco. Kacchan era la sua persona, lo era sempre stato.
«Vorrà dire che guarderemo davvero quello stupido drama insieme».
Izuku sorrise.
 
One-shot scritta per il secondo giorno del Writober. L'idea è abbastanza banale, ma sono davvero fuori allenamento e ho pensato di cominciare con qualcosa di dolce e semplice. Spero di non aver pasticciato troppo con la caratterizzazione dei personaggi e che questo piccolo momento di fluff domestico vi lasci con un sorriso. 
   
 
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