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Autore: moganoix    03/10/2022    0 recensioni
- SPIN OFF DI FIREFLIES sul passato di Chan -
Ma se si skippano il prologo e l'epilogo (in cui ci sono spoiler) è possibile leggerla senza aver già dato uno sguardo a Fireflies + non c'è nessun collegamento a Moths, quindi pure questa si può balzare :)

"Soldato senza macchia e senza paura"
Beh, quasi.
Chan ha sempre nascosto un passato di cui si vergogna e ora, dopo aver concluso il viaggio più estenuante della sua breve vita, sa che deve tornare a fare i conti con esso.
E se la burbera guardia che conosciamo, in realtà non fosse che una maschera di facciata per nascondere un Bang Chan completamente diverso?

SKZ + Ateez + NCT = storia con ship poco convenzionali ma è carina lo giuro
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bang Chan, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Threesome, Triangolo
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Prima di iniziare ^^
Ciao!
Sono qui solo per un breve avvertimento: questa storia è uno spin off di un'altra delle mie storie, Fireflies. Puoi leggere Butterflies senza aver letto Fireflies (o Moths, il suo sequel), ma, se non vuoi farti grandi spoiler di queste due, ti consiglio di saltare questo prologo. Domani pubblicherò i primi capitoli, a quel punto potrai iniziare a leggere tranquillamente :)




PROLOGO
 
Chan arrancava lento sulle alte pendici delle catene montuose del Nord. Proseguiva ormai da giorni con un incedere cadenzato, una marcia che – almeno per lui, sempre in forma perfetta – aveva il sapore di un’allegra passeggiatina nei borghi arroccati della sua rigida adolescenza. Aveva deciso di prendersela con calma, in fondo era pur sempre la prima vacanza che riusciva ad ottenere da quando, il settembre dell’anno prima, era stato riammesso nel corpo di guardia.
Erano trascorsi mesi da quando lui e Changbin avevano ucciso Felix, dalla rapidissima parentesi dell’arrivo di Lee Minho, e anche dalla partenza di Seungmin e Hyunjin, intenzionati a ricostruire insieme le rispettive dimore. Il più basso avrebbe desiderato raggiungerli, ma aveva optato per fermarsi per qualche settimana in più con lui a palazzo, un po’ per permettere alle ferite di guarire in tutto e per tutto, un po’ perché Lee Minji aveva fatto intendere di volere al suo fianco un alchimista capace, in caso Lee Minho fosse tornato – e Felix, purtroppo, con lui. La precarietà che l’assenza di una classe dei Filosofi affidabile e, soprattutto, del vecchio Cantastorie implicavano l’aveva portata a circondarsi di pochi fedelissimi che rispondevano solo a lei, e Chan aveva il merito di farne parte. Era una sorta di guardia del corpo, lavoro che avrebbe trovato onestamente noiosetto e che avrebbe istantaneamente rifiutato, se non fosse stato che si parlava di Lee Minji. Era un’enciclopedia vivente – e se la credeva meno di Changbin – quindi gli piaceva ascoltarla. Sulle sue vecchie pagelle scolastiche comparivano voti alti solamente alla voce ‘intervallo’, ma attendeva volentieri che la consigliera snocciolasse qualche perla di saggezza in modo da fare bella figura alle cene ufficiali dell’arma, quelle a cui, solitamente verso il capodanno, ogni soldato presidiava in alta uniforme.
(La cena di capodanno in alta uniforme di quell’anno? Era stata comunque un vero disastro. Si era portato dietro Changbin per passare un po’ di tempo con lui prima che iniziasse i suoi vagabondaggi attorno al mondo, e avevano finito entrambi – incapaci di chiedere di ballare nemmeno ad una delle dame invitate – per ammuffire in un angolo assieme alla gradevole compagnia di un paio di bottiglie di vino.)
Finalmente, però, dopo mesi trascorsi a gettarsi a capofitto nel lavoro – anche per riprendersi dal trauma che Felix gli aveva causato – la consigliera gli aveva concesso un paio di settimane di congedo e, alle porte dell’estate, si era diretto a cavallo fino ai cancelli del suo amato Nord, unico luogo in cui la schiettezza e la freddezza del suo burbero carattere da lupo solitario veniva tollerato, se non, addirittura, apprezzato. Durante i primi giorni aveva fatto visita all’accampamento in cui si era addestrato da cadetto, poi era ripartito alla volta delle montagne più impervie, questa volta a piedi per non rischiare di fare del male al fidato destriero lungo i sentierini impervi. Non aveva bisogno di molto con sé, in fondo aveva intenzione di accamparsi in mezzo ai ghiacciai solo un paio di giorni, il tempo necessario per forgiare un nuovo pugnale, visto che il suo era andato perso durante lo scontro sul Cratere dell’Anima e in quel momento probabilmente era già diventato nutriente pappa per piccoli di Tarantola magmatica. La nuova arma non avrebbe certamente avuto lo stesso significato affettivo che aveva attribuito alla prima, ma, per protocollo reale, era tenuto a possederla per completare l’uniforme. No, non era obbligato a tornare alle Fucine di Ghiaccio per forgiarla, come invece era stato costretto a fare all’ultimo trimestre da cadetto, ma almeno avrebbe avuto una scusa per ritrovare un vecchio amico che non vedeva ormai da anni.
Ed eccolo lì, armato di sciarpe, mantelli e stivali chiodati, a combattere contro il vento gelido che, nonostante fosse maggio inoltrato, ancora sapeva di tacito inverno. Camminò senza sosta per tutta la mattinata, fece una breve pausa per consumare un pranzo fugace che si era procurato in uno dei borghi che aveva visitato – e in cui avrebbe alloggiato per il resto del congedo, dopo essere sceso dal ghiacciaio – e poi proseguì fino a pomeriggio inoltrato, quando la luce del sole, che, tramontando, si rifletteva sul ghiaccio, iniziò ad accecarlo. Raggiunse uno spiazzo terroso accanto al sentiero e decise di piantarvi la tenda per la notte, sarebbe giunto alle Fucine la mattina successiva. Chinato a terra, mentre faceva forza sui picchetti e stringeva i nodi con cui aveva legato il tessuto ad essi, sentì improvvisamente il vento mutare. Fino a quel momento forti folate gelide avevano contribuito a spezzargli le spalle, ora qualcosa, invece, ne bloccava il passaggio. O, meglio, qualcuno. L’adrenalina rispose per lui, iniettò i suoi muscoli e risvegliò i sensi intorpiditi dalla pungente frescura della sera, ed in men che non si dicesse l’intruso era già ruzzolato a terra sotto di lui, bloccato tra le possenti braccia della guardia. Chan, riconoscendone i lineamenti ferini, si aprì in un sorriso storto: “Guarda un po’, pensavo di doverti cercare io, invece sei venuto tu da me.”
L’altro, tentando – invano – di ribaltare le posizioni, sbuffò: “Ti sei fatto più veloce, eh, Bang Chan?”
Chan alzò gli occhi al cielo e si chinò appena appena su di lui, allungò una mano verso il suo viso e accarezzò i capelli rosso acceso, che cozzavano in maniera quasi atroce con la fredda palette dell’ambiente circostante. Non si poteva però dire la stessa cosa degli occhi: questi, dal taglio languido e sottile, come quelli di tutte le ninfe, vantavano una luminosità iridescente che ricordava il candore della neve illuminata dal sole di gennaio.
La guardia piegò le labbra in un mite sorriso e, con un accento decisamente ilare, rispose a tono: “Lo sono sempre stato, ma tu mi hai sempre visto in tutt’altre occasioni, Hongjoong.”


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Breve nota ^^
Questa storia si compone di 29 capitoli molto brevi (a parte poche eccezioni), più un prologo, un epilogo e un capitolo speciale ben più lungo che pubblicherò solo alla fine.
Purtroppo ultimamamente il mio tempo scarseggia (avrei voluto terminare questa storia a giugno e invece olé è già ottobre :D) a causa del lavoro e dell'università, quindi ho deciso che, raggrupperò alcuni dei prossimi capitoli (a parte quelli particolarmente lunghi e l'epilogo, che saranno a parte) in un unico capitolo diviso in varie parti.

Detto ciò, spero che questo prologo vi abbia incuriosito :)
Si tratta di una storia molto più leggera rispetto a Fireflies e Moths, molto più sullo stile "classico teen drama", ma per una volta volevo davvero provare a cimentarmici ^^
   
 
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