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Autore: Stillathogwarts    03/10/2022    1 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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CAPITOLO 11
Anime Gemelle








 
Hermione
 
Quando Hermione aveva perdonato Draco Malfoy per quello che le aveva fatto in passato, sapeva che il biondino era stato costretto a fare delle cose brutte durante la guerra, cose di cui non era a conoscenza.
Sperava che fossero solo quelle che gli aveva raccontato la sera precedente.
In cuor suo era sempre stata consapevole del fatto che aveva dovuto usare la Cruciatus su qualche studente, non c’era verso che i Carrow non avessero coinvolto Malfoy nella loro sadistica gestione della scuola dal momento che aveva il Marchio e probabilmente lo vedevano come uno di loro, con le stesse inclinazioni perverse, ma era stato comunque difficile sentirglielo dire a voce alta.
Però, sapeva anche che aveva mostrato un po’ di gentilezza nei confronti di Luna quando era stata tenuta in ostaggio al Manor; e sebbene l’avesse in un certo senso identificata quando lei, Harry e Ron erano stati portati lì a loro volta, gli era comunque grata per non aver confermato l’identità di Harry, concedendogli il leggero vantaggio che gli aveva permesso di fuggire. Anche se poi aveva provato di nuovo a catturarli quando erano tornati a Hogwarts…
Hermione sbuffò sonoramente.
Lasciare andare il passato si stava rivelando più difficile del previsto, nonostante stesse facendo del suo meglio.
Se fossero stati solo i loro trascorsi accademici, sarebbe stato più semplice perdonarlo.
Ma non era così.
Quello era riuscita a oltrepassarlo, glielo aveva anche detto.
Il difficile era superare le azioni che il biondino aveva compiuto durante la guerra; la cicatrice sul suo braccio bruciava ancora e continuava ad avvertire l’eco delle Cruciatus di Bellatrix sul proprio corpo a distanza di mesi, ad avvertire lo sguardo di Draco su di sé, senza che muovesse un dito o dicesse una parola anche solo per tentare di farla smettere in qualche modo.
Trasse un profondo respiro e scese in Sala Comune.
Non c’era modo di evitare il Serpeverde, dal momento che erano in coppia in quasi tutte le lezioni e condividevano il dormitorio. Non era arrabbiata con lui o altro, aveva solo bisogno di riflettere su quanto aveva appreso, sulla loro situazione. Sentiva che tutto stesse accadendo troppo velocemente.
Doveva essere una giornata particolarmente sfortunata per lei, però, perché lo beccò proprio mentre stava per uscire dal ritratto.
Sentendola, Draco si voltò di scatto a guardarla e parve ripensarci, perché arretrò nuovamente e la raggiunse.
«Granger», mormorò a voce talmente bassa che Hermione per un attimo dubitò di averlo sentito parlare veramente.
Era evidente che non avesse chiuso occhio; era pallido e aveva delle occhiaie violacee sotto gli occhi, spaventosamente simili a quelle che era solito esibire durante il sesto anno. Avvertì una piccola morsa al petto nel constatarlo.
«Devo sapere una cosa», gli disse a bruciapelo, senza dargli il tempo di formulare alcuna frase.
Lui la studiò attentamente per qualche istante, con evidente timore dello sguardo, ma alla fine annuì.
«Perché non hai identificato Harry, quella notte?»
Draco dischiuse le labbra e rimase in silenzio così a lungo che Hermione per un attimo pensò che non le avrebbe risposto affatto, ma poi lo vide trarre un respiro profondo e deglutire forte.
«Non volevo che Voldemort vincesse la guerra», ammise con un filo di voce. «E Potter era la migliore possibilità di sconfiggerlo. E poi io… sinceramente, non volevo causare la morte di nessuno.»
«Ma dopo hai cercato di catturarlo nella Stanza delle Necessità per consegnarlo a Voldemort.»
Draco scosse il capo, piano. «Volevo solo riavere la mia bacchetta.»
«Non è quello che hai detto quella notte», ribatté freddamente lei, incrociando le braccia al petto.
«Dicevo un sacco di cose che non pensavo o intendevo veramente, in passato.»
La ragazza restò per qualche istante immobile a fissarlo; valutò quelle risposte e giunse alla conclusione che Draco in quel periodo fosse solo un ragazzino spaventato, che procedeva a tentoni, cercando di capire come salvarsi strada facendo… come tanti altri, ma al contempo incredibilmente solo, senza nessuno su cui contare, lasciato ad affrontare una guerra senza alcuna protezione o supporto di alcun tipo.
Forse davvero non aveva avuto l’intenzione di consegnarli quella notte, in fondo quello che aveva fatto per Harry al Manor era una prova a favore delle sue parole. Il vecchio Draco Malfoy, quello che avevano conosciuto durante i primi anni a Hogwarts, non avrebbe esitato a confermare l’identità del suo storico rivale per salvare sé stesso e la sua famiglia... a meno che ciò che le aveva rivelato fosse vero.
Hermione strinse gli occhi per un istante, mentre rifletteva sulle nuove informazioni che il biondino le aveva dato, e poi sospirò.
«Dobbiamo andare a lezione.»
«Granger, aspetta!»
Con uno scatto, Draco le afferrò il polso e lei si voltò automaticamente a quel contatto, venendo subito immobilizzata dai suoi profondi occhi grigi. La tempesta dietro ad essi era tornata.
«Stiamo…» mormorò esitante e deglutì. «Va tutto bene, tra noi?»
Le sopracciglia di Hermione si sollevarono leggermente; sbatté le palpebre una volta in più del necessario, totalmente spiazzata dalla domanda, ma annuì.
«Sì», asserì con una lieve nota indecisa nella voce. «Va tutto bene, Draco.»

 
***
Draco
 
Draco non si sarebbe mai capacitato di quanto facilmente le cose con la Granger potessero andare a rotoli.
Costruire un rapporto con lei al di fuori dal diario era come cercare di tenere su un castello di carte; il minuscolo soffio di vento poteva spazzare via progressi che avevano impiegato settimane per fare e radere al suolo tutto, costringendolo a ricominciare daccapo.
Non importava che fossero trascorse quasi due settimane, Blaise continuava a tormentarlo con le sue allusioni inopportune e anche Daphne sembrava non essersi ancora stancata di commentare la sua uscita brillante ai Tre Manici di Scopa.
Okay, forse sul finale aveva fatto un passo più lungo della gamba; avrebbe dovuto semplicemente dirle che aveva della panna sulle labbra e starsene fermo, ma vederla in quel modo aveva instillato in lui una tentazione troppo forte per frenarla.
La possibilità di sfiorare il suo viso, le sue labbra…
Non aveva nemmeno pensato al fatto che non fossero soli, che non era una delle serate che trascorrevano insieme nella familiarità della loro Sala Comune.
Draco non sapeva cosa gli stesse accadendo.
Ogni passo avanti che faceva con lei, non gli sembrava mai abbastanza.
Dopo qualche giorno di imbarazzo, avevano ripreso a parlare; continuavano a confidarsi cose piuttosto intime e personali risalenti al periodo della guerra o alla loro infanzia, non doveva per forza fare affidamento al diario per avere il suo consiglio o la sua attenzione.
Anche se aveva finalmente ottenuto il suo perdono, però, lui si sentiva comunque insoddisfatto.
«Cosa vuoi da me, Draco?»
Da quando l’aveva abbracciata per la prima volta, non aveva fatto altro che desiderare che la cosa si ripetesse ancora e la sera della loro disastrosa prima uscita a Hogsmeade tutti insieme si era finalmente presentata l’occasione di ripetere l’esperienza.
Ciò non aveva fatto altro che incrementare il suo desiderio di stringerla tra le braccia, di avvertire il suo corpo sotto il palmo delle proprie mani, aderente al proprio.
Draco non faceva che desiderare di sentire il suo profumo dolce e il suo tocco delicato tra i capelli, sulla schiena, costantemente; agognava anche solo il minimo contatto con lei, ma lei sembrava sempre guardarsi bene anche solo dallo sfiorarlo per sbaglio.
«Cosa vuoi da me, Draco?»
Si era interrogato sulla questione giorno e notte, negando a sé stesso l’eventualità che Blaise e Daphne potessero aver ragione, che a lui piacesse la Granger, cercando un’altra spiegazione a tutto quello che provava; finché non era successo il fatto che lo aveva costretto ad aprire gli occhi una volta per tutte, rivelando le risposte alle sue domande in una maniera così chiara da non poter più mentire a sé stesso.
Terry Steeval, che quell’anno era tornato a Hogwarts per tenere i M.A.G.O. visto che dopo la Battaglia di Hogwarts era stato bloccato al San Mungo per mesi e non aveva potuto sostenere gli esami, si era avvicinato al loro tavolo in biblioteca con estrema tranquillità e glielo aveva chiesto, spudoratamente, davanti a tutti.
«Hey, Hermione. Ti va se ci andiamo insieme, alla festa di Halloween?»
Terry Steeval non doveva preoccuparsi della reazione delle altre persone, quando si relazionava con Hermione Granger.
Nessuno al tavolo era stato scioccato o contrariato dalla sua proposta, nessuno ne aveva discusso dopo, nessuno lo aveva guardato come se fosse impazzito tutto d’un tratto.
No, quel tipo di paranoie spettavano solo a lui, perché era stato un totale imbecille nei suoi confronti per tutta la loro carriera scolastica; perché lei era una Nata Babbana e lui aveva il maledetto Marchio Nero sbiadito a imbrattargli il braccio e tutti lo sapevano.
Draco si era congelato sul posto sentendo quella domanda; il suo cervello era andato in tilt e le sue funzioni respiratorie sembravano aver interrotto la loro usuale attività tutto d’un colpo.
Il suo sguardo era saettato immediatamente sulla ragazza, seduta al lato opposto del tavolo; il tempo si era fermato e aveva avvertito una sorta di oppressione al petto che non aveva mai sperimentato prima e a cui in un primo momento non aveva saputo dare un nome.
«Certo, Terry. Perché no?»
Il suo cuore era sprofondato a quelle parole, mentre il suo cervello riusciva ad elaborare un solo, unico, disperato, pensiero: “No. No. Non andarci con lui, per favore. No…
Draco aveva chiuso gli occhi e aveva tratto dei profondi, lunghi, respiri, invocando la sua Occlumanzia come se ne valesse della sua stessa vita, poi si era scusato sbrigativamente, aveva raccolto le sue cose in quattro e quattr’otto ed era sparito.
Letteralmente.
Si era rintanato nella sua stanza e da quel momento non ne era più uscito.
Non era andato a lezione il giorno seguente e l’unica persona con cui aveva parlato, Hermione, non aveva idea di averlo fatto perché si era limitato a scribacchiare qualche breve riga sul diario.
Dopo interminabili riflessioni e discussioni con sé stesso, Draco era finalmente riuscito a dare un nome a quello che aveva provato nell’ultimo periodo nei confronti della ragazza.
In ordine: desiderio, rifiuto, gelosia.
Perché la reazione di lei ai suoi tentativi di essere carino nei suoi confronti era sembrata un rifiuto agli occhi del biondino e forse era il motivo per cui aveva a sua volta sbottato; Draco non era mai stato bravo a gestire quel tipo di emozione.
Inoltre, era ormai consapevole che l’esigenza di toccarla, o di sedersi il più vicino possibile a lei, la voglia di abbracciarla, nascevano tutte dal fatto che la desiderava.
«Cosa vuoi da me, Draco?»
Ora Draco sapeva che non era solo il suo perdono che voleva, perché lei glielo aveva dato e non era stato abbastanza, neanche lontanamente; perché non era normale cercarla ovunque con lo sguardo, in ogni momento, e tranquillizzarsi solo dopo averla individuata, o avvertire l’esigenza bruciante di averla vicina; perché non era da lui sentirsi così vulnerabile con qualcuno e lasciarsi influenzare in quel modo dalla sua presenza.
«Cosa vuoi da me, Draco?»
«Te», ammise all’eco della voce della ragazza nella sua mente. «Voglio te, Hermione
Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
Si era innamorato della ragazza del diario.
Forse era stato innamorato di lei fin dall’inizio, solo che non se n’era mai reso conto prima o comunque non era ancora pronto ad ammetterlo a sé stesso; forse non aveva mai pensato di potersi innamorare veramente, di essere davvero in grado di amare qualcuno.
Il problema era che la ragazza del diario non avrebbe mai ricambiato quel sentimento e non solo, aveva appena accettato di uscire con un altro.
Qualcuno che aveva combattuto al suo fianco per anni.
Qualcuno che la meritava più di lui.
Qualcuno che poteva amarla meglio di quanto avrebbe mai potuto fare lui.
§
‘A chi credi siano appartenuti i diari?’
Non si era mai interrogato prima di quel momento sulla questione, ma non riusciva a dormire e quella domanda gli era balenata in testa all’improvviso.
Cercava di pensare a lei il meno possibile, nel vano e disperato tentativo di togliersela dalla testa, ma era difficile quando la sua unica distrazione era il diario.
‘Nel mio c’era una lettera. Da quello che vi era scritto, pare appartenessero a una coppia di amanti svenutati. Un Purosangue, probabilmente proveniente da una famiglia purosanguista, e una Nata Babbana. E che lo usassero per comunicare in segreto.’
Doveva essere una notte insonne anche per la Granger, perché gli rispose immediatamente.
‘Come credi che sia andata a finire?’
‘Durante la guerra, l’idea che loro due potessero essere ancora da qualche parte, insieme e felici, mi consolava. Una sorta di piccola utopia. Ora, a mente lucida, non faccio che domandarmi se il proprietario fosse uno dei Mangiamorte che ho combattuto in battaglia.’
Draco deglutì.
La guerra era riuscita a toglierle anche quello; l’ottimismo, il romanticismo che era certo prima avesse fatto parte di lei in qualche misura.
‘Era innamorato di una Nata Babbana, dubito che abbia mai preso il Marchio, anche se non dovessero essere rimasti insieme, alla fine.’
Lui quella speranza gliela voleva restituire, un po’ perché gli faceva male il cuore al pensiero che potesse abbandonarla, un po’ perché si sentiva toccato nel vivo dalla questione.
‘Conoscevo qualcuno che ha preso il Marchio anche se era innamorato di una Nata Babbana. Non vedo perché loro dovrebbero essere diversi. Hanno lasciato i diari nella Stanza delle Necessità. Probabilmente non stavano più insieme quando hanno finito gli studi.’
Piton.
Draco aveva sentito Potter parlare dei sentimenti del professore verso la madre, una volta. La notizia lo aveva colpito notevolmente, specie perché l’idea di Piton innamorato suonava alquanto strana nella sua testa… non riusciva proprio a immaginarselo.
‘Oppure li hanno lasciati perché non gli servivano più e hanno pensato potessero essere d’aiuto a qualcun altro.’
‘Possiamo solo ipotizzare. Non c’erano nomi, né iniziali, non c’è modo di saperne di più.’
Il biondino si morse il labbro inferiore.
‘Allora perché non credere in un lieto fine?’
‘Perché ci sono cose che sono troppo difficili da superare e sarebbe ingenuo da parte mia credere che quel ragazzo sia stato in grado di sfidare la sua famiglia per amore.
Non dovrei essere io a dirtelo, dato che sicuramente sai meglio di me come funzionano le cose nel mondo purosanguista e qual è il finale più probabile, più realistico, per questa storia.’
Draco deglutì.
Cercò di mettersi nei panni di quel ragazzo.
Cos’avrebbe fatto lui se si fosse innamorato della Granger prima della guerra? Avrebbe trovato la forza di opporsi a Lucius, di voltare le spalle alla sua famiglia, di combattere per lei? O sarebbe rimasto il codardo che era sempre stato, non avrebbe preso posizione o avrebbe comunque fatto quello che gli veniva chiesto?
Avrebbe sacrificato il suo amore pur di restare fedele alla sua famiglia?
Cosa farebbe se riuscisse a conquistarla e suo padre si opponesse alla loro relazione? Perché Draco ne era certo, non lo avrebbe accettato mai.
Scosse forte il capo.
Non aveva senso tormentarsi con quelle riflessioni; le prime, non lo riguardavano. Le seconde, era improbabile che diventassero un suo problema, perché la Granger non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.
‘Credi che i diari possano essere letti solo se i messaggi vengono scambiati tra un Purosangue e una Nata Babbana? Come credi che funzioni? Chiunque potrebbe leggere l’ultimo messaggio non visualizzato se aprisse uno dei due diari?
‘Non ne ho idea. Me lo sono chiesta anche io.
Ma credo che qualsiasi cosa abbiano usato per incantarli sia una variante dell’Incanto Proteus.’
Poi un pensiero fulmineo sfiorò la mente di Draco, che non riuscì ad impedirsi di scarabocchiare quel quesito sulla pagina bianca davanti ai suoi occhi.
‘Pensi che i diari siano in grado di riconoscere le anime gemelle?’
Forse aveva esagerato con quella domanda, forse era stato di nuovo inappropriato... Ma in fondo, la Granger non sapeva che era lui e avrebbe potuto rigirare la cosa, in caso se la fosse presa.
‘Un Serpeverde romantico…
Strano, ma carino.’
Una risposta evasiva e sarcastica, estremamente ambigua.
Draco deglutì.
‘Non volevo metterti in imbarazzo…
Non intendevo dire che, noi due, insomma…’
Non finì di scrivere la frase e quella venne recapitata al destinatario con i puntini di sospensione… perché Draco non era affatto sicuro di averle scritto la verità; probabilmente era tutto il contrario e quello era proprio ciò che intendeva dire.
Quello che sperava fosse realmente il principio alla base del funzionamento di quegli oggetti comunicanti.
‘Non lo hai fatto. Anime gemelle non vuol dire per forza qualcosa di romantico.
Ed io sono tra i pochi che credono che sia un concetto che interessa di più l’amicizia, comunque.’
Quella risposta lo deluse in qualche modo, ma non ebbe il tempo di scrivere nulla perché altre parole della Granger comparvero sulla pagina.
‘E poi, noi due non sappiamo neanche chi siamo... Non avrebbe senso.’
Peccato che io sappia perfettamente chi sei, Granger” pensò Draco. “E probabilmente mi sono innamorato di te ancor prima di scoprirlo.
***
Hermione
 
‘Chi se ne frega se soffro? Insomma, i più direbbero che me la sono cercata no? Che posso incolpare solo me stesso per quello che ho vissuto.
Ma cosa fai quando non hai amici su cui contare e i tuoi genitori sono quelli che ti hanno messo nei casini in primo luogo?
Cos’avrei dovuto fare?
So di aver sbagliato, ma non credevo veramente di avere una scelta. E non potevo di certo rischiare che Voldemort uccidesse la mia famiglia voltandogli le spalle, nonostante tutto.
Ora sto pagando il prezzo di quello che ho fatto e forse è giusto che non importi a nessuno come sto.
Forse è giusto che non pensino che abbia il diritto di stare male e di curare le mie ferite di guerra, perché ero dal lato sbagliato.’
Hermione sospirò leggendo quelle parole.
Parlava con il ragazzo del diario da quasi un anno ormai; lui non le aveva mai detto di preciso quello che era stato costretto a fare, per lo più si concentrava su come si sentiva, su cosa provasse, su quello che vedeva accadere attorno a lui. Non aveva idea di quello che il ragazzo aveva a tutti gli effetti dovuto fare.
Forse era un azzardo concedergli una sorta di fiducia e continuare a scrivergli; forse era completamente inopportuno da parte sua tirargli su il morale, ma sapeva perfettamente, dalle loro conversazioni durante la guerra, quanto avesse sofferto per il fatto di esservi coinvolto.
La guerra era guerra per tutti e gli adulti erano i veri colpevoli; i Mangiamorte avevano trascinato i loro figli in quella situazione, esattamente come avevano trascinato i membri dell’Esercito di Silente. Alcuni avevano scelto di combattere, altri non avevano avuto altre opzioni... Ma nessuno di loro aveva scelto la guerra in primo luogo.
Quella guerra risaliva a generazioni lontane e loro erano stati gli sventurati che si erano dovuti rimboccare le maniche per terminarla.
Si ritrovò a pensare a Draco Malfoy; sicuramente, lui era quello che si era trovato più invischiato nell’altro lato rispetto a qualunque altro studente di Serpeverde.
Sebbene Hermione fosse consapevole della sua situazione e di cosa lo avesse portato a compiere le azioni di cui si era reso autore, spesso si ritrovava ancora a biasimarlo, a pensare che avrebbe potuto agire diversamente, se davvero avesse voluto farlo. Ma era anche vero che settimane e settimane di confidenze l’avevano portata a vedere il biondino sotto una luce diversa e che spesso riusciva a scorgere il dolore nei suoi occhi.
Il tormento.
Il senso di colpa.
Il disgusto verso sé stesso.
Lo stesso tipo di repulsione che ora traspariva dalla pagina di diario sulla quale stava leggendo l’ultimo sfogo del suo ‘amico di penna’.
‘Il dolore degli altri non è meno importante solo perché è diverso dal nostro.
Anche tu hai vissuto delle brutte esperienze e come tutti meriti di riuscire a superarle.
Hai il diritto di andare avanti e lasciarti il passato alle spalle.
Ciò che conta veramente è che tu abbia imparato dai tuoi errori e che tu possegga la volontà di non ripeterli, che ti impegni in tal senso.’
A volte si sentiva poco onesta con il ragazzo del diario, perché in realtà non sapeva se tutto ciò fosse abbastanza; Hermione non era affatto certa che sarebbe riuscita a mettere da parte il suo passato, se lo avesse conosciuto. Lei era una Nata Babbana e anche se ora la persona dall’altra parte non aveva più pregiudizi verso i suoi simili, in passato li aveva avuti.
Il suo rapporto con Malfoy era un’altra prova di ciò.
C’erano giorni in cui riusciva a tenere a bada il rancore, altri in cui faticava enormemente a chiudere fuori dalla sua mente il ricordo dei loro trascorsi e altri ancora in cui pensava che non sarebbe mai stata in grado di perdonarlo completamente.
‘Cosa importa, in realtà? Il mondo mi vedrà e mi giudicherà sempre per quello che sono stato, non importa cosa faccia per dimostrare che sono cambiato.’
Hermione si morse il labbro inferiore.
Anche Malfoy sembrava aver superato i suoi pregiudizi nei confronti del resto del mondo, eppure lei non riusciva comunque a dissociare totalmente l’immagine del Serpeverde per quello che pareva essere diventato da quello che era stato in passato.
Però, dovette ammettere a sé stessa, diventava sempre più facile relazionarsi con lui, metteva sempre meno in discussione le sue intenzioni.
‘Dai tempo al tempo. Se sei sincero nelle tue azioni e parole, tutto andrà meglio, alla fine.’

 
******
‘Ci sono giorni che sono più duri di altri.
Lo so che potrebbe andare peggio, che c’è gente che non ha il lusso di poter scappare o che è rimasta sola e non ha la possibilità di nascondersi.
So anche che in questo stesso momento, mentre io sono qui a scrivere, c’è gente che combatte in prima linea.
Ma non è comunque facile.
Non è che io non stia facendo niente, sto facendo l’impossibile...

Ma a volte mi sembra di restare ferma, immobile in un limbo.
Di non fare abbastanza, senza poter, di fatti, fare di più.’

 
(Dal diario di Hermione, durante la guerra.)
   
 
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