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Autore: ValeDowney    03/10/2022    1 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 


Capitolo XXI: Una seconda possibilità




 
Padre e figlia si trovavano nel salotto, sfogliando vari libri di arti mistiche, quando Stephanie disse: “Forse ho trovato qualcosa” e, quando ebbe l’attenzione di Stephen, lesse tra le righe della pagina: “Esiste un oggetto chiamato “La Macchina di Kavadus: una reliquia antica creata in tempi remoti. Gli Stregoni supremi la utilizzavano per contenere gli incantesimi, le quali conseguenze potevano portare ad effetti devastanti ed irreversibili. Una volta intrappolato ciò che si desidera, basta formulare le parole corrette ed attivare successivamente un interruttore posto in cima alla scatola stessa. Il tutto deve essere fatto nel minor tempo possibile”; poi guardò il padre: “Abbiamo una cosa del genere qua in casa?”.
“Credo che il posto migliore dove trovarla sia a Kamar-Taj” rispose Stephen e, dopo aver depositato un libro sulla tavola, si spostò creando un portale. Poi guardò la figlia: “Mi raccomando: non andare nel sotterraneo. Non voglio che interagisci con quegli strani esseri”.
“Allora ne è arrivato un altro” disse entusiasta Stephanie.
“Togliti quell’espressione di entusiasmo dalla faccia, perché come ti ho appena detto, non devi interagire con loro” disse Stephen.
“Ma i ragazzi avranno bisogno di aiuto in più, ed ora che qua noi abbiamo finito e tu te ne vai, io…” iniziò col dire Stephanie, ma venne interrotta da Stephen: “Ho detto no! E poi è solo Parker quello che è andato a cercare le altre carogne! Stephanie, dico sul serio: è una faccenda della quale io stesso so relativamente poco. Non sappiamo le conseguenze, quindi rimani qua o, comunque, al piano superiore. Tornerò fra poco!” e, dopo essere entrato nel portale, questi si chiuse.
Stephanie sbuffò, ma dopotutto Stephen lo faceva sempre per la stessa cosa: tenerla al sicuro e proteggerla da chiunque. Ormai si era quasi abituata a vivere da “prigioniera”.
Quindi, decise di andare in camera sua e cambiarsi almeno la maglietta.
Poco dopo si recò in cucina, prendendo qualche biscotto da un vaso posto nella credenza, per poi andare nella hall. Si fermò e sospirò, guardandosi intorno: gli apprendisti avevano spalato parecchia neve, seppur erano solamente in due. Stava per salire su per le scale, quando però volse lo sguardo, per poi dire: “Al diavolo: papà non c’è e, se faccio alla svelta, posso dare solo una sbirciatina” e, velocemente si diresse nel sotterraneo.
Una volta giunta lì, vide Ned ed Mj alla scrivania; i due la guardarono: “Ciao ragazzi, tutto bene?” chiese loro.
“Il paparino super protettivo ti ha dato l’ora d’aria?” domandò Mj, guardandola.
“Papà al momento non c’è, quindi ne ho approfittato per vedere i nuovi arrivati” rispose Stephanie; poi, guardando davanti a sé li vide, intrappolati dentro a quelle specie di gabbie.
“Peter è alla ricerca dell’ultimo. Ne è arrivato uno tutto di sabbia ed un altro era fatto solamente d’elettricità, solo che ora è come noi” spiegò Ned, mentre Stephanie camminava lentamente verso le gabbie. I presenti la guardarono.
“Guarda, guarda chi è ritornata: la giovane ragazza figlia di quell’uomo dagli strani poteri. Dimmi, sei ancora dell’idea di essere trasformata in una lucertola e combattere al mio fianco?” le domandò la lucertola.
Stephanie la guardò, non rispondendo; poi spostò lo sguardo sull’uomo che, nella sua schiena, aveva quattro braccia meccaniche: “Anche tu hai partecipato a molte feste di compleanno come quello là?”.
“Feste di compleanno?!” disse stupita Stephanie.
“Non starlo ad ascoltare: è solo scosso e confuso perché si trova qua” disse l’uomo di colore e che indossava un gilet catarifrangenti.
“In verità lo siamo tutti: non sappiamo del perché ci troviamo qua” disse quello tutto di sabbia.
“Vi trovate qua a causa di un incantesimo mal riuscito di mio padre” disse Stephanie.
“Io voglio solo ritornare a casa da mia figlia” disse l’uomo di sabbia.
“Sono sicura che mio padre vi riporterà tutti nei vostri rispettivi universi. Dobbiamo solo aspettare che ritorni anche se, nel vedermi qua, si infurierà parecchio” disse Stephanie.
“Non dirci che hai paura di lui?” le chiese l’uomo con le quattro braccia meccaniche. Stephanie lo guardò, ma spostò lo sguardo sull’uomo di sabbia, che disse: “E’ tuo padre: non dovrebbe farti paura”.
“Non è quello: è che lui è molto protettivo con me fin da quando ero una bambina. I miei genitori si sono separati e lui ha messo contro mia madre un sacco di avvocati per avere la totale custodia su di me. Ha rischiato di perdermi un sacco di volte. Anche qualche settimana fa. Sono stata sparata al fegato e, se non fosse arrivato in tempo un donatore, a quest’ora sarei morta” spiegò Stephanie.
“Sì, sì molto interessante la storia della tua vita e, visto che il tuo caro papà è così protettivo nei tuoi confronti, potresti andarlo a chiamare e chiedergli di liberarci da qui. Sai, mi piacerebbe molto visitare questo universo: sento molta energia” disse l’uomo di colore e dalle sue mani comparvero scintille gialle, che fecero accendere e spegnere le luci.
“Forse avete solo bisogno d’aiuto” disse Stephanie.
“E questo aiuto dovrebbe venire da te? Ci hai guardato, ragazzina?! Siamo dei mostri! Chi mai vorrebbe darci una mano?” replicò l’uomo con le quattro braccia meccaniche.
“Io” disse semplicemente Stephanie. Gli altri si guardarono in silenzio, mentre Ned ed Mj si avvicinarono lentamente alla loro amica.
“E come ci aiuteresti? Con qualche strana pozione? O incantesimo? Altri ci hanno voluto provare nei nostri universi, ma hanno fallito. E poi, chi ci dice che vogliamo essere davvero aiutati? Secondo te perché sono diventato una lucertola?” disse il rettile.
“Non lo so, spiegamelo tu” disse Stephanie, guardandolo; poi guardò gli altri: “Perché siete diventati così? Non sicuramente perché lo avete voluto voi, vero? Deve essere accaduto qualcosa di spiacevole, per farvi assorbire elettricità; farvi diventare di sabbia o acquisire quattro braccia meccaniche nella schiena. C’è sempre una spiegazione per tutto…ed anche una soluzione. Credetemi mio padre non vi aiuterà: prima vi rispedisce indietro e meglio sarà per lui. Quindi, approfittatene finché non è presente”.
Calò nuovamente il silenzio; poi l’uomo con le quattro braccia meccaniche, chiese: “E chi ci dice che anche tu, proprio come tuo padre, poi non ci tradirai?”.
“Perché io non sono mio padre. È vero, lui vuole farmi diventare come era in passato, ma io voglio veramente aiutarvi. Datemi una possibilità” disse Stephanie, quando Ned ed Mj la presero da una parte.
“Stephanie sei impazzita? Sono dei cattivi e, sicuramente, staranno tremando qualcosa alle nostre spalle. Meglio aspettare che torni tuo padre. Anzi no…no, no: tuo padre non deve neanche sapere che tu vuoi aiutarli” disse Ned.
“E non lo saprà mai, perché nessuno glielo dirà vero?” disse Stephanie e li guardò entrambi. Mj e Ned non risposero; poi Mj disse: “Io aspetterei Peter: magari ha le idee più chiare delle tue”.
“Cosa intendi insinuare?” chiese Stephanie, guardandola.
“Niente, solo che è meglio sentire cosa ne pensa anche lui” rispose Mj.
“Sei gelosa perché possa avere idee migliori del tuo fidanzato” disse Stephanie.
“Non sono gelosa! È che, secondo me, un parere in più non guasterebbe” disse Mj e si voltò, quando una scintilla arancione colpì la guancia destra. Si voltò, per vedere Stephanie con una mano avanti a sé.
“Però, la ragazza ha fegato” disse l’uomo con le quattro braccia meccaniche, facendo un piccolo sorriso beffardo.
“Ci sarà da divertirsi” aggiunse l’uomo di colore.
“Non ho voglia di litigare proprio ora!” replicò Mj.
“Voglio solo farti capire chi comanda qua” ribatté Stephanie, facendo un sorriso beffardo. Ned si scostò da entrambe e, digitando velocemente un numero sul cellulare, chiamò aiuto.
“So che non siamo mai partite con il piede giusto, ma questo è il momento per collaborare e non odiarsi a vicenda. Quando tutto questo sarà finito, allora potremo ritornare ad essere nemiche come vuoi tu. Aspettiamo Peter e poi decideremo” disse Mj. Stephanie la guardò in silenzio, per poi abbassare la mano.
“Peccato: sarebbe stato un bello scontro” disse l’uomo di colore.
“Io puntavo sulla figlia del mago” disse l’uomo con le quattro braccia meccaniche.
Le due ragazze non si scambiarono più una sola parola e Ned, che se ne stava al computer, di tanto in tanto le guardava. Stephanie stava leggendo un libro di medicina, standosene seduta accanto alla cella dell’uomo con le quattro braccia meccaniche. Questi cercò di sbirciare quello che la ragazza stava leggendo. Stephanie lo guardò, per poi dire: “Devo studiare per il prossimo esame che ci sarà dopo Natale. Non ne devo mancare nemmeno uno o se no non posso prendere la laurea”.
“Ed in cosa se posso sapere?” le domandò.
“Neurochirurgia. Mio padre era il miglior neurochirurgo in circolazione, prima di quell’incidente. Ha perso l’uso delle mani ed ha speso ogni somma di denaro che aveva, pur di ritornare ad operare. Ma non c’è mai riuscito” spiegò Stephanie.
“Così ha puntato su di te. Non credi che sia un gesto egoista nei tuoi confronti? Vedersi il lavoro di tutta una vita buttata all’aria non riuscendo più ad usare le mani, ma con la speranza che l’adorata figlia segua la sua strada, senza neanche che sia lei a poter scegliere il proprio futuro” spiegò l’uomo con le quattro braccia.
Stephanie chiuse il libro e, fermandosi di fronte alla gabbia, replicò: “Lei non sa niente di mio padre! Non sa quello che ha dovuto passare negli anni avvenire, quindi non lo giudichi solo perché ha tanto desiderato che diventassi come lui. Mi piace lo studio che sto compiendo ma…”.
“…aspiri ad altro, vero? Fare le magie come lui, per esempio. Non devi essere sottomessa a tuo padre: non fa bene per te” terminò la frase l’uomo.
“Sembra tanto esperto a darmi questi consigli. Per caso, ci è passato anche lei?” chiese Stephanie. L’uomo la guardò malamente e, non rispondendole, le diede di schiena. Stephanie fece un piccolo sorriso, ma si voltò quando sentì delle voci e vide Peter raggiungerli con un uomo, che presentò loro: “Ragazzi lui è il Signor Osborn”.
“Ehi, dottore” lo corresse l’uomo.
“Certo, Dottor Osborn, loro sono i miei amici: Ned ed MJ e là in fondo c’è anche Stephanie Strange” disse Peter, presentando gli altri ragazzi.
Osborn soffermò lo sguardo su Mj, chiedendole: “Mary Jane?”.
“Michelle Jones, in verità” rispose Mj.
“Affascinante” disse Osborn e passò accanto a loro, per poi fermarsi accanto a Stephanie; la guardò e Stephanie lo guardò a sua volta. La scrutò da capo a piedi, per poi guardare avanti e stupito dire: “Octavius?!”.
L’uomo con le quattro braccia meccaniche si voltò e fu stupito di chi si trovò di fronte. Quindi disse: “Osborn?!”.
“Cosa ti è successo?” domandò Osborn e, mentre si davano botta e risposta, Stephanie si allontanò da loro; passò accanto agli altri ragazzi, dicendo: “Sentite, io me ne ritorno in camera mia: non voglio incorrere nelle ire di mio padre. Io non dovrei neanche trovarmi qua e non dovevo nemmeno interagire con i nuovi arrivati”.
“Se vuoi posso venire a farti compagnia” propose Ned.
“Grazie per l’offerta, ma credo che sarai più d’aiuto qua. E poi, se mio padre dovesse beccarti in mia compagnia, sai benissimo di cosa è capace di farti. Grazie ancora. Magari ci vediamo più tardi” disse sorridendogli Stephanie e, voltandosi, se ne ritornò al piano superiore.
Si andò a fare una bella doccia e, dopo essersi asciugata e cambiata, si diresse verso la hall, per vedere Ned ed Mj correre verso il portone. Li chiamò e, mentre Mj apriva il portone con una mano, Ned si voltò verso di lei: “Dove state andando?” chiese loro.
“Da mia nonna. Seguiremo tutta la faccenda da lì” rispose Ned. Stephanie puntò lo sguardo sull’oggetto che Mj teneva in mano: “Quella è La Macchina di Kavadus. Perché ce l’avete voi?”.
“E’ una storia un po' lunga” disse titubante Ned.
“Che non abbiamo tempo di spiegare. Coraggio, Ned, dobbiamo andare” disse Mj, incitandolo a seguire.
“Dov’è mio padre? E dove sono Peter e gli altri?” domandò Stephanie.
“Bella domanda ma, come ha appena detto Mj, il tempo stringe. Ti spiegheremo tutto più tardi” rispose Ned e, stava per seguire Mj, quando Stephanie lo bloccò per una mano. Gliela osservò e fu lì che vide l’oggetto tra le sue dita. I loro sguardi si incrociarono e la ragazza chiese: “Perché hai tu lo sling ring di mio padre?”.
“Ecco…io…” disse titubante Ned.
“Ned, se non mi dici subito cosa è accaduto a mio padre, anche io posso diventare molto cattiva” replicò Stephanie.
I tre vennero raggiunti da Peter, seguito dai nuovi arrivati. Stephanie rimase a bocca aperta nel vederli fuori dalle loro gabbie e, quando uno dopo l’altro uscirono dal Sanctum Sanctorum, li seguì: “Dove state andando? Perché sono fuori dal sotterraneo?”.
“Stephanie non prendermi per pazzo, ma ho intenzione di curarli tutti, così insieme a mia zia, li porterò a casa di Happy” spiegò Peter, guardandola.
“E’ una cosa assurda e sicuramente avrai anche pensato alle conseguenze, vero?” disse Stephanie.
“L’ho sempre detto che la ragazza è più sveglia di tutti” disse la lucertola.
“Dobbiamo dare loro una seconda possibilità. Se ritorneranno nei loro rispettivi universi, moriranno tutti per mano degli altri Spider Man. Vuoi essere come tuo padre? Perché lui voleva questo” disse Peter.
“Cosa è accaduto a mio padre? Perché nessuno vuole dirmelo?” chiese nuovamente Stephanie.
“L’ho intrappolato nella dimensione specchio, rubandogli sia il cubo che il suo sling ring” rispose Peter. Prima che Stephanie potesse replicare, si fermò lì velocemente un camioncino con su scritto F.E.A.S.T. Alla guida era presente una donna, che affacciandosi al finestrino, disse rivolta a Peter: “Non pensavo fossero così tanti”.
“Non abbiamo più molto tempo” disse Peter.
“Ok, falli entrare tutti nel retro del camioncino” disse la donna e così, uno dopo l’altro, entrarono nel retro. Una volta chiuso il portone del furgoncino, Peter si avvicinò a Mj e Ned: “In bocca al lupo, ragazzi. Se qualcosa dovesse andare storto, sapete già cosa fare”.
“Non premerò il pulsante del cubo, non sapendo prima se stai bene” disse Mj. Peter non disse nulla e si baciarono. Ned si avvicinò a Stephanie, che replicò: “Se ti aspetti anche tu un bacio, fanno prima ad imparare a volare i maiali”.
“So che sei arrabbiata per quello che è successo a tuo padre ed anche perché ho il suo sling ring, ma vedrai che tutto si aggiusterà e non dovresti avercela con me” disse Ned.
“Allora perché non mi riconsegni lo sling ring?” chiese Stephanie, mostrando una mano. Ned si guardò l’oggetto tra le dita; poi guardò Stephanie: “Mi dispiace, ma non posso. Potrebbe servirmi”.
“Non essere sciocco: non ti indenti di arti mistiche” ribatté Stephanie.
“Potrei imparare. Sai, ogni tanto sento un formicolio alle dita. Mia nonna dice che è di famiglia” disse Ned.
“Allora hai bisogno di consultare un dottore” disse Stephanie.
“Glielo riconsegnerò quando lo vedrò. Promesso” disse Ned e, dopo averle dato un bacio veloce sulla guancia, insieme a Mj se ne andò. Peter salì sul furgoncino e, accanto a lui, sua zia disse: “Ciao, io sono May, la zia di Peter e tu devi essere Stephanie Strange. Peter mi ha tanto parlato di te”.
“May, ti prego, non abbiamo tempo da perdere” disse Peter, guardandola.
“Stavo solo presentandomi. È da maleducati non farlo. Comunque, spero che abbiamo modo di conoscerci meglio” disse May, sorridendole.
“Anche io e spero in circostanze differenti” disse Stephanie.
“Ti prego Stephanie, non odiarmi per quello che sto facendo” disse Peter, guardando la ragazza e May partì a tutta velocità. Stephanie li guardò, finché il furgoncino non svoltò l’angolo. Stava per rientrare nel Sanctum Sanctorum, quando vide Irwin correre verso di lei e, una volta che si fermò, gli chiese: “Irwin, che cosa ci fai qua?”.






Note dell'autrice: Eccomi qua e...vi ho già ringraziato per le bellissime recensioni? Be'...lo faccio ancora e non smetterò mai, perchè GRAZIE, GRAZIE infinite per tutte le bellissime parole scritte. E grazie anche per la vostra costanza nello seguire la storia (e pazienza nell'attendere i nuovi capitoli)
In questo capitolo ho voluto ovviamente introdurre i cattivi degli altri universi (e diciamo che Octavius e Connors sono coloro a cui sta simpatica Stephanie), ma non ho voluto copiare tutti i dialoghi tra loro ed anche lo scontro tra Strange e Peter (ma sono passata a quando i cattivi vengono trasferiti nell'appartamento di Happy)
Non voglio fare ovviamente un copia-incolla di spider man no way home (e spero di non farlo nemmeno con il multiverso della follia)
Grazie, come scritto prima, a chi recensisce; chi passa di qua; chi ha messo la storia tra le preferite e seguite
Grazie , come sempre, a Lucia
Ci sentiamo al prossimo capitolo e...GRAZIE ANCORA
Un forte abbraccio
Valentina

 
 
 
  
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