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Autore: CatherineC94    03/10/2022    6 recensioni
All’improvviso la porta si spalanca facendo sobbalzare tutti; Alphard Black non riesce ad emettere un suono che possa avvicinarsi a qualche frase di senso compiuto.
«L-la c-capra!» urla belluino.
Aberforth si volta di scatto.
«La capra?» chiede irato.
Alphard aggiusta i lunghi capelli neri con la mano, per poi puntare gli occhi color del ghiaccio sul volto del barista e mormorare: «È scomparsa».
[Questa storia partecipa al contest "Birdwriting – Pesca un dialogo" indetta da Sia_ sul Forum Ferisce più la penna]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Alphard Black, Mundungus Fletcher, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The French Mistake


 
«Dannato imbroglione, la mia capra ti divorerà le dita dei piedi!».
Mundungus Fletcher emette uno squittio nervoso, quasi cadendo dall’enorme sedia di ruvido legno.
«Sshh, qualcuno può sentirci!» borbotta alticcio il mentecatto di Hagrid.
Aberforth fa finta di nulla, stringendo gli occhi irato.
All’improvviso la porta si spalanca facendo sobbalzare tutti; Alphard Black non riesce ad emettere un suono che possa avvicinarsi a qualche frase di senso compiuto.
«L-la c-capra!» urla belluino.
Aberforth si volta di scatto.
«La capra?» chiede irato.
Alphard aggiusta i lunghi capelli neri con la mano, per poi puntare gli occhi color del ghiaccio sul volto del barista e mormorare: «È scomparsa».
 
 
Poche ore prima
«Suvvia, Aberforth dopotutto non è una cattiva idea».
Aberforth nemmeno l’ascolta, anzi prova a far finta che non esista cosicché capisca che non vuole continuare quella stupida conversazione.
«Non vedo come tu debba interessarti. Il mio futuro non è affar tuo» borbotta sgarbato.
Albus sospira, puntando gli occhi sul suo volto con quella solita espressione finta benevola tipica del suo essere calcolatore.
«Cosa ci guadagni, tu?» dice Aberforth volutamente maligno.
«Non c’è niente di strano, sono pur sempre tuo fratello e per quanto tu creda, ci tengo al tuo futuro» afferma.
Le orecchie di Aberforth fischiano sorde; si alza di scatto furente.
«So bene cosa fai quando la sera ti riunisci con i tuoi amici...» comincia Albus.
«Ciò che faccio con quel manipolo di mentecatti non è affar tuo» biascica Aberforth contando fino a dieci prima di scaraventare quel borioso saccente di suo fratello fuori dalla stanza.
«Ti aspetto ad Hogsmeade, nel frattempo pensaci su» ribadisce quello, facendogli l’occhiolino.
 
Aberforth sobbalza schifato, poi impreca malevolo.
«Idiota» ringhia a denti stretti.
 Si dirige verso la finestra meditabondo; le parole di suo fratello l’hanno scalfito anche se non l’ha fatto capire. 
Da tempo non riesce a trovare un posto, una vera e propria posizione nel mondo anzi per la precisione uno scopo ben definito e l’idea di avviare un pub non è così male.
Ringhia irritato, per poi grattarsi malamente il didietro.
Dar ragione a quel insopportabile essere è l’ultima cosa che vorrebbe, però non vede molte alternative. Magari eclissato nell’angolo più remoto del mondo può andare; alla fine non vuole avere a che fare con tutte le inutili persone che solitamente incontra e poi ama bere tutto quello che incontra davanti.
Quindi a rigor di logica, con un moto di furia annuisce di scatto per poi rendersi conto che un gufo sbilenco lo sta osservando da tempo.
«Che ti fissi tu?» esclama acido.
Afferra la pergamena malamente leggendo ciò che c’è scritto.
«Ogni tanto quel babbeo di Hagrid combina una giusta» sogghigna.
 
 
Aberforth si maledice mentalmente.
Quando il gufo ha portato l’invito per quella bisca clandestina l’idea l’ha solleticato un bel po'; soprattutto la voglia di vedere Alphard Black in mutande che vuole impegnare l’ultimo Black ammuffito che nasconde in soffitta l’ha fatto ghignare per tutto il viaggio.
E il vento ha soffiato favorevole fino a quando non l’ha visto entrare trafelato e affermare che Milly ha alzato i tacchi per chissà dove.
Le mani gli prudono ancora, mentre si dirigono verso i meandri della Foresta Proibita e gli occhi non fanno che lanciare sguardi assassini.
«Povera bestia» singhiozza l’allocco di Hagrid con voce alticcia.
«Che ne sai tu!» ringhia Aberforth.
«Ho chiesto ad Aberforth di venderla ma non c’è stato verso, si farebbero bei quattrini con quell’animale malvagio» aggiunge il lestofante di Mundungus.
«Mi chiedo cosa io stia facendo in giro per la Foresta Proibita con il Silente rozzo e questi due…» invece esclama Black, muovendo il mantello come una prima donna.
Aberforth non ci vede più, si gira di scatto e punta la bacchetta contro quei tre idioti.
«Chiudete quelle fogne o vi faccio saltare il cervello in aria» sibila furente.
All’improvviso un rumore li fa trasalire, mentre Aberforth mormora: «C’è una cosa con quattro gambe che corre per di là!».
«Sembra tuo fratello con la veste da notte!» aggiunge sarcastico Alphard.
«STUPEFICIUM».
 
 
 
«C’è proprio bisogno? Sei davvero insopportabile» bofonchia Alphard massaggiandosi la pancia.
Aberforth non risponde.
«Non dovrei dirlo, non dovrei proprio dirlo, ma Silente sarà infuriato di questa gita notturna!» esclama Hagrid con quella voce da Asticello timorato.
«Che novità!» mormora  a denti stretti Aberforth.
«In questa Foresta Proibita ci sono degli esemplari interessanti, sai per il mercato. Forse è per questo che quell’autoritario di tuo fratello non mi hai fatto mettere piede » constata Mundungus, mentre i suoi piccoli occhi squadrano ogni angolo alla ricerca di qualcosa da poter rivendere al miglior offerente.
«C’è qualcosa di peggio qua dentro» afferma Hagrid con l’aria di chi la sa lunga, guardandosi intorno con aria tesa.
«Tieni amico, butta giù questa ti farà rilassare» dice Alphard porgendogli la fiaschetta.
 «Ho visto qualcosa, laggiù!» urla Dung.
 I tre si voltano rapidi, mentre l’uomo corre nella direzione opposta alla ricerca di qualcosa.
 «Ha visto un unicorno» chiarisce Alphard divertito.
 «D-dobbiamo aiutarlo! C’ha poco senso d-dell’orientamento!» grida Hagrid ormai alticcio.
 «Per quanto mi riguarda può sbranarlo anche un lupo, dannato fedifrago» sbotta Aberforth proseguendo rapido.
Alphard ridacchia e trascinando Hagrid si immettono sempre più nel buio della foresta.
Il tempo passa, il buio avvolge i tre avventori che proseguono verso il cuore della boscaglia; la luna nel suo ultimo quarto illumina debolmente il luogo, ma Aberforth, che tiene più alla capra che alla sua stessa vita continua imperterrito ad avanzare.
«C’ho la capretta!» urla ad un certo punto Hagrid.
Aberforth sobbalza e veloce arriva alla fonte della notizia, rimanendo a bocca aperta dopo un attimo di  sincera confusione.
«Amico, cosa stai facendo?» chiede Alphard pensando che forse il Whisky sia davvero troppo forte.
«C’ho la capra!» risponde quello tutto rosso in viso, e con l’aria di che deve bere solo acqua per almeno un mese.
«Mi ci sono seduto sopra!» conclude tutto contento mentre Aberforth si chiede che male abbia mai fatto per meritare tutto quello che sta succedendo.
«Black, quella fiaschetta devi prestarmela» dice di punto in bianco.
«Da me solo il meglio. Come mai questa richiesta?» risponde spocchioso.
«Dannato babbeo quello è  un cinghiale e ti ci sei seduto sopra» afferma funereo Aberforth.
«Ohh» esclama Hagrid.
«Tieni amico, svuotala tutta» propone Alphard gracchiando.
Un po' alterato, Aberforth si dirige di nuovo verso la capanna di Hagrid, che sotto Levicorpus di Alphard vibra nel cielo come una farfalla a marzo.
«Domani la troveremo, sono sicuro che sta bene!» afferma Black senza alcun senso apparente.
Aberforth non risponde, tetro.
«Vieni e riprenditi quest’essere malefico!».
I due si voltano di scatto ritrovandosi davanti Mundungus che trascinato a forza da Milly la capra impreca come un ossesso.
«Certo che questo animale mi fa davvero paura» bofonchia Alphard.
Milly stringe gli occhietti gialli, digrigna i denti in sua direzione per poi battere gli zoccoli minacciosa.
Aberforth non dice nulla, fa un cenno brusco con la testa e l’animale bela felice.
 
Pochi giorni dopo
«Quindi hai deciso a quanto vedo».
Aberforth gli da le spalle maleducato e fa svolazzare il kilt libertino.
«Che ne dici super genio?» chiede Abeforth.
«Perché chiedi la mia opinione se non desideri ascoltarla?» chiede garbato Silente.
«Perché questo di solito non ti infastidisce, anzi ti fa sentire troppo importante e tu adori sguazzare nei primi piani, giusto?» dice Aberforth acido.
Albus sospira, per poi sfiorare l’insegna.
«Testa di Porco? Rustico direi. Quella è la testa di un vero cinghiale?» mormora Albus in direzione dell’altra insegna appesa dietro al bancone .
«Chiedi al babbeo di Hagrid, magari ti spiega meglio lui» sogghigna ironico Aberforth.
Albus decide che non ne vuole sapere di più e con fare sbrigativo lascia il locale, con estrema gioia di Aberforth.
«Non ti preoccupare bellezza, prima o poi riuscirai a mordergli qualcosa!» dice conciliante a Milly che sbuffando zampetta fuori.


 
 Dopo "Cervelli tarmati" credo che questa sia la storia più demenziale che io abbia mai scritto. Scusatemi, ma dovevo fare così. Spero vi faccia sorridere ;)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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