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Autore: Red Owl    03/10/2022    0 recensioni
Si dice che ci sia un tesoro inestimabile, sotto alle colline di Yevàn. Nessuno ne conosce la natura: c'è chi parla di un tesoro sepolto da più di mille anni, c'è chi parla dell'oro degli Elfi, c'è chi parla di sapienza, chi di potere. Nessuno l'ha mai visto, ma tutti lo cercano.
C'è una mappa che vale oro e c'è un ladro senza scrupoli, c'è un'ereditiera più furba di quel che sembra e un mercenario venuto dal mare. C'è, soprattutto, una voce nella notte che in pochi sentono e che chiede di viaggiare lontano, lontano, oltre le porte della città e oltre la campagna, su fino alla collina del tesoro e giù tra le radici degli alberi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un punto alla volta, Lyra sta ricucendo il lenzuolo che qualche giorno prima il bandito ha squarciato con la lama del coltello.

Non ha una reale necessità di farlo, visto che in casa le lenzuola non mancano, ma il movimento regolare dell'ago che penetra il tessuto ha un effetto quasi ipnotico e la aiuta a tenere la mente libera da brutti pensieri.

Sono soprattutto i suoi genitori a regalarglieli, i brutti pensieri: quello che a lei è sembrato un furtarello di poco conto, spaventoso solo perché avvenuto nel cuore della notte, pare averli terrorizzati. Sua madre vaga per la casa pallida come un cencio e con gli occhi sbarrati e suo padre si muove come un animale che teme di cadere vittima di un predatore. È sempre all'erta, si guarda in giro come se temesse di vedere nemici saltare fuori da ogni angolo.

Vorrei tanto sapere cosa c'era su quel foglio, pensa mentre pugnala la stoffa con l'ago. E soprattutto vorrei sapere cosa ci faceva dentro il mio letto. Ci ho dormito sopra per tutti questi anni?

È forse quello il pensiero che la turba di più. Non può evitare di sentirsi leggermente usata.

Un bussare deciso alla porta della camera la fa sobbalzare. "Sì?" chiede, lasciandosi scivolare il lenzuolo in grembo.

La porta si schiude lasciando intravedere il volto bronzeo di Mia. Ogni volta che la vede Lyra non manca mai di stupirsi di come la domestica riesca a nascondere i lunghissimi capelli corvini in una crocchia ordinata e per lo più celata da una cuffietta inamidata.

"Chiedo scusa. Tuo padre ti attende in giardino."

Mia dà del voi ai suoi genitori, ma mai a lei. Forse perché ha sette anni in più di lei e la conosce da quando era una bambina dalla salute cagionevole.

Lyra posa il lenzuolo sul letto e si alza in piedi. "Ti ha detto cosa vuole?"

"Ha ricevuto una visita di Lord Ardyn."

La giovane si ferma a pochi passi dalla porta. "... Ah?"

Mia scrolla le spalle come per dire che non sa perché l'ultimo erede di quelli che una volta erano i conti di Yevàn desideri parlare con lei.

"Ma hanno chiesto di me?" fa Lyra confusa.

La domestica annuisce. "Come ti ho detto, tuo padre ha richiesto la tua presenza. Posso immaginare che sia per parlare di quello che è successo l'altra notte..."

Mia ha ragione, naturalmente. Durante gli anni Lord Ardyn è stato spesso ospite della loro casa, ma le sue visite sono sempre state motivate dalla gestione degli affari che suo padre cura per lui. Milian Ardyn è sempre stato gentile con Lyra, ma non ha mai mostrato un particolare interesse per lei.

Cosa mai può volere da me? Si chiede la ragazza mentre scende le scale che conducono al piano terra. Non è che ci sia poi qualcosa da dire su quello che è successo l'altra notte. Quel tizio è arrivato, mi ha tirata giù dal letto e si è portato via quel foglio. Tutte cose che Papà gli ha sicuramente già detto.

Passata la pioggia che è caduta copiosa fino a quella mattina, il giardino è ora illuminato dal sole di settembre. Gli steli d'erba e le foglie degli alberi ne riflettono la luce gialla e per un istante Lyra ha come l'impressione di camminare in un sogno, in un mondo dove il tempo è sospeso e dove tutto può succedere. 

La ragazza scuote la testa per allontanare quella strana suggestione. Sua madre spesso le dice che ha la testa tra le nuvole e, in tutta onestà, lei non può negare che sia davvero così.

Il giardiniere ha sistemato un tavolino e tre sedie di ferro battuto nel punto in cui il prato è più pianeggiante: suo padre e Lord Ardyn ne occupano già due. La terza è per lei.

Lyra si avvicina ai due uomini e rivolge al nobiluomo l'inchino più aggraziato che le riesce di fare. Come di consueto, ha l'impressione di essere un pulcino che, traballante sulle zampe, si china verso l'acqua.

"Oh, Lyra, benvenuta!" le dice suo padre, salutandola con calore nonostante l'abbia vista solo poche ore prima. "Prego, siediti con noi."

La fanciulla esita, perché quello è un onore che non le è stato mai concesso prima di quel momento. Non è che Lord Ardyn le incuta particolare timore, ma non le è mai capitato di avere a che fare con una persona di rango così elevato. Mentre si accomoda sull'unica sedia libera, lo osserva con la coda dell'occhio. Deve avere più o meno l'età di suo padre, ma le pare in una forma fisica migliore. Sa per sentito dire che è un ottimo cavaliere e che è anche esperto nell'arte della scherma. Ha un viso piacevole - o così almeno le pare, Lyra non ha mai provato alcun interesse nei confronti degli uomini - con una barba curata, capelli brizzolati e ben pettinati e profondi occhi marroni. Le piacciono quegli occhi: sono gentili, e adesso le stanno sorridendo. 

"È un piacere averti con noi, signorina" le dice il gentiluomo.

"Ehm." Lei avvampa e si fissa i piedi, sentendosi soffocare nell'imbarazzo.

"Lyra è un po' timida" sospira suo padre. "Non è molto abituata ad avere a che fare con persone che non facciano parte della famiglia."

Lord Ardyn continua a sorridere. "È perfettamente normale che una fanciulla così giovane mostri una certa ritrosia. Avrà tempo per crescere e per imparare l'arte della conversazione."

La ragazza deglutisce e si mordicchia le labbra mortificata. Le sta dando dell'inetta?

"Certamente" concorda suo padre. "Nel frattempo affina la sua mente in altri campi: è una brava sarta e studia con profitto."

Il gentiluomo si illumina. "È così?"

Lyra sente di essere approdata su un terreno che le è un po' più congeniale. "Sissignore. Mi piacciono molto la matematica e le scienze naturali."

Lord Ardyn scoppia a ridere come se quella risposta lo deliziasse. "Sei anche tu brava con i numeri, eh? Chissà che un giorno tu non possa continuare a esercitare la professione di tuo padre."

Lei annuisce e poi prende coraggio. "Quella del notaio è sicuramente un'ottima professione, ma confesso che mi piacerebbe anche lavorare in una farmacia, una volta terminati gli studi."

Lui le rivolge un'occhiata stranamente penetrante. "Ti piace l'idea di rimestare pozioni, eh?"

Lyra aggrotta la fronte. "Beh, non si tratta proprio di pozioni, mio signore, quanto piuttosto..."

"Lyra, c'è tempo per decidere cosa farai da grande" la interrompe suo padre, smorzandole le parole in gola. Lei gli rivolge uno sguardo tradito: non è da lui impedirle di terminare una frase, e il suo tono brusco la ferisce. Cosa c'è di male nel voler diventare una farmacista? È sicuramente una professione più adatta a una donna che quella del notaio.

Artem Shidaìn non le lascia comunque il tempo di rimuginare troppo sul suo atteggiamento. "Lord Ardyn  desidera parlarti di una cosa ben precisa,"

La giovane sposta di nuovo la sua attenzione sull'altro uomo. "Si tratta di quello che è successo l'altra notte?"

Lui annuisce grave. "Esattamente. Sai chi era quell'uomo?"

Lyra ripensa al ladro e fa un cenno di diniego.

"Quello era Jens Lowal" le dice, facendola trasalire. "Ti era mai capitato di vederlo prima?"

Lei scuote la testa con aria persa. Jens Lowal! Si ripete allibita. Il criminale più feroce di tutta Yevàl era in camera mia e non mi ha fatto del male. 

"Mai?" la incalza il gentiluomo. "Neanche di sfuggita durante le tue uscite a cavallo o le tue passeggiate in città?"

Lei ci riflette con attenzione e poi scuote di nuovo il capo. "No, mio signore. Avrei dovuto?"

Anziché rispondere, Milian Ardyn ripiega il capo su una spalla e fa un suono difficile da interpretare. 

Lyra è confusa e anche un po' preoccupata. È sempre più convinta che ci sia qualcosa di cui sta venendo tenuta all'oscuro. Il modo strano in cui si stanno comportando Mamma e Papà, Lord Ardyn che viene qui e che parla con me e che mi chiede se ho mai incontrato quel bandito prima dell'altra notte... L'occhiata che i due uomini si stanno scambiando in quel momento, la smorfia che, per una frazione di secondo, si disegna sul volto di suo padre.

Sì, c'è sicuramente qualcosa che non va, e il non sapere cosa la fa impazzire. Per un istante Lyra si sente sul punto di urlare e di pretendere a gran voce di sapere che cosa sta succedendo, ma poi le sue buone maniere prendono di nuovo il sopravvento. 

Sbraitare non servirebbe a niente, ricorda a se stessa, ripetendo le parole che sua madre le ha detto migliaia di volte. Loro sono uomini adulti e tu sei solo una ragazzina. Loro hanno il potere e non sono tenuti a risponderti. Sii furba ed educata e magari otterrai qualcosa.

"Che cosa c'era sul foglio rubato?" chiede, e già un istante dopo vorrebbe rimangiarsi le parole. È stata troppo sfacciata? Ha chiesto troppo?

Lord Ardyn non sembra però turbato da quella domanda. "Una mappa" sospira. "Una mappa che porta a un tesoro che appartiene alla mia famiglia. O così almeno credo."

"Almeno credete?" gli fa eco lei. "Neppure voi ne siete certo?"

"Lyra..." sospira suo padre, ma il nobiluomo le sorride.

"Mia cara, sono certo che Lowal abbia rubato la mappa. Quello di cui non sono certo è che quella mappa porti effettivamente da qualche parte. Lo sai come funzionano queste cose, no? Vecchi cimeli di famiglia che risalgono a un tempo in cui la gente era superstiziosa. I nostri avi scambiavano le leggende per fatti certi; e quello che consideravano un tesoro magari non è altro che un mucchio di ciarpame senza valore. O magari un mio antenato si è divertito a disegnare una mappa che non conduce da nessuna parte solo per prendersi gioco di un rivale: chi può dirlo?"

"Ma allora perché quel brigante l'ha rubata?"

Il gentiluomo piega le labbra in una smorfia sprezzante. "Non possiamo certo aspettarci che un criminale si comporti in maniera avveduta e razionale: probabilmente è convinto che sia un ottimo modo per arricchirsi. Sono certo che ritenga più sensato seguire una mappa vecchia secoli, piuttosto che cercarsi un lavoro come farebbe la gente per bene."

Lyra riflette su quelle parole e i minuti scorrono via lenti e pesanti. Infine la giovane solleva la testa. "Ma... come faceva a sapere dove trovarla?"

Lord Ardyn la osserva per qualche istante, poi lui e il notaio si scambiano un'occhiata che a Lyra non piace nemmeno un po'.

"Non devi preoccuparti di questo" replica infine Milian Ardyn. "Non tornerà tanto presto a farti visita, questo è certo."

La ragazza abbassa lo sguardo sulla propria sottana e ci mette un attimo a capire perché quelle parole le abbiano fatto contrarre dolorosamente lo stomaco. Sospettano di me!  Comprende con improvvisa chiarezza. Pensano che io abbia incontrato da qualche parte Jens Lowal e che gli abbia parlato della mappa! 

Ma lei nemmeno lo sapeva che c'era quell'affare sotto il suo letto! E non aveva mai visto il ladro prima della notte in cui lui le era piombato in camera! Anzi, nemmeno sapeva che faccia avesse quel brigante! Come potevano pensare che...

Nello stomaco le si apre una voragine, ora, e un capogiro la costringe ad aggrapparsi alla sedia. Ha le guance in fiamme, la gola chiusa in una morsa e gli occhi offuscati da un velo di lacrime di mortificazione e rabbia. Sente su di sé gli sguardi dei due uomini, ma in quel momento non sa come affrontarli.

"Vogliate scusarmi" gracchia mettendosi maldestramente in piedi.

Con una mano premuta sulle labbra per soffocare il respiro affannoso che le sale dal petto, Lyra si allontana a grandi passi dal tavolino e dalle sedie. Con la coda dell'occhio vede che suo padre fa come il gesto di trattenerla, ma il suo padrone solleva una mano e gli fa cenno di lasciar perdere.

Sì: che la lascino perdere. Come possono pensare una cosa simile di lei? Sono stati loro a tradirla, loro a nascondere una cosa tanto preziosa all'interno della sua camera, all'interno del suo stesso letto!

Lyra corre verso casa attraverso il prato accarezzato dal sole che si sta abbassando sull'orizzonte. Quando sta per posare il piede sul primo dei gradini di marmo che portano verso il portone principale, si volta verso est: le è parso di sentire una voce, un richiamo confuso giungere da quella direzione.

Ma non c'è nessuno, e quello che ha sentito è forse solo il richiamo di un uccello. 

Lyra entra in casa.

   
 
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