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Autore: Siluvaine    03/10/2022    1 recensioni
KINKTOBER 2022 – KANEJ EDITION!
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Ben trovati! Questa è la prima fanfiction di una raccolta che seguirà Kaz e Inej in una serie di situazioni piccanti, alla scoperta della loro relazione.
Vi starete chiedendo che diavolo sia questa iniziativa. Ho pensato di sfruttare l’occasione del Kinktober e della sua variegata raccolta di prompt per mettere nero su bianco una serie di scenari e momenti intimi tra Kaz e Inej e magari portarvi un po' di spensieratezza in queste giornate che si fanno sempre più buie e faticose.
Troverete tutti i dettagli all’interno ➨
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker, Wylan Van Eck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KINKTOBER 2022 – KANEJ EDITION!


COME FUNZIONA? Posterò una fic scegliendo uno dei prompt della lista vicino ai personaggi e che mi sembri interessante. Non riuscirò a postare una fic al giorno, perché è un periodo estremamente impegnativo per me, ma consoliamoci (sì, anche io) perché vuol dire che questa iniziativa ci accompagnerà anche a Novembre! Alcune fic saranno lunghe, altre corte, altre rosse, altre no, ma tutte assolutamente Kanej.

LA LISTA: https://80s4life.tumblr.com/post/695244094452170752/early-kinktober-list-for-2022



Buona lettura e, se vi fa piacere, fatemi sapere cosa ne pensate!


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Wylan stava fissando da dieci minuti la giacca di Kaz. Sapeva che lui stava parlando e teoricamente lo avrebbe dovuto ascoltare, ma si era perso nel discorso almeno mezz’ora fa, e a questo punto era più facile continuare a fissare nella sua direzione e ogni tanto annuire.

Era un po’ pentito di aver invitato Kaz a pranzo. Soltanto un pochino. Il pranzo era stato piacevole: il cibo che avevano servito dalle cucine lo aveva riportato al mondo dopo una mattinata di lavoro e Jesper aveva raccontato alcune battute che li avevano quasi fatti strozzare sul tavolo, con la stoica eccezione di Inej che ormai era abituata a sentirne di ogni colore dalla sua ciurma. Dopo una grande mangiata, erano rimasti d’accordo di riposare un paio d’ore, prima che ciascuno tornasse ai propri impegni.

Era venuto fuori che l’impegno pomeridiano di Kaz era spiegargli esattamente come funzionava il sistema di tangenti nell’edilizia di Ketterdam, per (ovviamente) un piano complesso che aveva in mente e che coinvolgeva proprio lui.

L’edilizia di Ketterdam. Che argomento appassionante. Per fortuna le sedie di casa sua erano comode, pensò Wylan.

Annuì a caso, per mantenere la finzione, e tornò a fissare la giacca di Kaz. Era un bel tessuto, doveva ammetterlo, un blu scuro che virava al nero. Avrebbe voluto mettere le mani su qualche metro di quella stoffa. Quando Kaz avesse smesso di parlare, e quando poi si sarebbe calmato dopo aver saputo che Wylan aveva smesso di ascoltarlo secoli fa, gli avrebbe chiesto se gliene poteva procurare un po’.

Ad essere sinceri, però, non lo faceva impazzire l’abbinamento con la camicia bianca. Che poi, non si poteva proprio dire bianca, aveva una specie di decorazione sfumata… Wylan non riusciva a vedere bene. Strizzò gli occhi.

“…Mi stai seguendo, fino a qui?” chiese Kaz.

“Ma certo!” esclamò Wylan, forse con un po’ troppo vigore.

“Dalla tua espressione, non sembrava” ribatté lui, ma abbassò di nuovo lo sguardo su uno schema che aveva in mano. “Come dicevo, le allocazioni di fondi…”.

Wylan si sporse con la scusa di osservare meglio lo schema, ma in realtà la curiosità era troppo forte.

Non sembravano disegni sulla camicia, sembrava.... Ma che diavolo?

Wylan sbatté le palpebre. Quella era la sagoma di due labbra. Quello era rossetto.

Lui voleva solo tornare ai propri affari in pace: perché ora si trovava a chiedersi cosa diavolo avessero fatto Kaz e Inej sotto il suo tetto? Perché era Inej, vero? Doveva essere Inej. Razionalmente, Kaz non era amichevole neanche verso di lui, figuriamoci una qualche ragazza al di fuori del loro gruppo. E poi dove diavolo sarebbe potuto andare nel tempo di una pausa pomeridiana, nell’orribile tempo di Ketterdam? No,  era assolutamente impossibile, sotto molteplici punti di vista.

“Wylan, so che non è un argomento piacevole come discutere dei tuoi amati quadri, ma se non ascolti rischiamo di rimetterci le penne, o peggio, parecchie kruge. E io non vorrei lasciare questo mondo prima di aver comprato tutta Ketterdam”.

Wylan lo fissò e, prima di chiedersi perché diavolo lo stesse dicendo, sputò fuori “Hai del rossetto sulla camicia”.

Kaz abbassò lo sguardo all’istante, e per un attimo rimase immobile, come a pensare a cosa fare. Poi tolse dal taschino un fazzoletto e lo passò sul colletto, esattamente dove si trovava la sbavatura.

Wylan decise che l’imbarazzo era eccessivo per entrambi e, come ogni bravo abitante di Ketterdam sa, c’è una sola cosa che si può fare in queste situazioni.

“Vado a fare del tè” esclamò alzandosi, e in due secondi era fuori dalla stanza.

Kaz imprecò ad alta voce. Tanto ormai era da solo nell’ufficio, e se anche qualche maggiordomo lo avesse sentito non gliene sarebbe potuto importare di meno.

Lo sapeva che avrebbe dovuto passare un paio d’ore in compagnia di Wylan, perché diavolo si era lasciato trascinare in questa cosa?

 

 

C’era molta calma dopo pranzo, in camera di Inej.

Kaz aveva le braccia attorno alla vita di lei, così sottile. Le braccia di Inej gli cingevano il collo delicatamente e il suo viso era posato contro la sua spalla. Erano fermi così, sul letto di lei, da almeno un quarto d’ora, e onestamente Kaz avrebbe passato anche tutta la vita in questa posizione.

Non era sicuro di come si fosse poi sviluppata la situazione, se avesse iniziato lui o lei, ma ricordava solo le labbra di Inej sul collo, mentre lui stringeva tra le dita i suoi capelli. Kaz aveva inclinato il viso per posarle un bacio sull’orecchio, e Inej aveva sospirato sotto la sua bocca, e quello era stato il punto di non ritorno.

Si erano voltati per baciarsi allo stesso momento, e quando le loro labbra si erano incontrate era come se il mondo fosse andato a posto in una nube di calore. Kaz sentiva il cuore battere furiosamente mentre Inej lo baciava più a fondo, il respiro ansimante nella sua bocca. La strinse più forte a sé, rispondendo con passione e dimenticando qualsiasi cosa non fosse lei tra le sue braccia.

Inej prese a baciarlo sulle guance, sul naso, sul mento, e la sua lingua tracciò il profilo della mandibola lasciando una scia di eccitazione sulla pelle di Kaz che sprofondava fino al suo stomaco e lo faceva stringere per l’emozione. Kaz la lasciò fare, stringendola a sé e trattenendo i pensieri decisamente impuri che gli apparivano davanti agli occhi. Erano pensieri di un futuro difficile per loro, in cui lui l’avrebbe spinta tra le coperte e non avrebbero avuto bisogno di vestiti, un futuro di sospiri spezzati e pelle nuda che sfregava su pelle nuda…

Le labbra di Inej baciarono il suo collo, tra calore e piccoli sospiri, e lo baciarono ancora e ancora, aprendosi in ogni punto finché ogni millimetro non fu bagnato e caldo, e Kaz strinse con forza una mano tra i suoi capelli mentre scostava la testa per lasciarle spazio. Inej ansimò, la bocca ancora pressata contro la sua pelle, e questo solo gesto riverberò nel suo corpo come se fosse stato un tuono durante una tempesta. Ma tutto di lei era così, destabilizzante, eppure per lui sempre sicuro.

Inej baciò la zona del suo collo coperta dal colletto, allentando appena la cravatta per aprire appena la camicia. Alzò per un istante gli occhi e quelle perle brune si puntarono su di lui, un insieme di dolcezza e di passione che lo avrebbe lasciato sconfitto in ogni occasione. Si fissarono per un istante, poi Kaz sporse il viso, attirandola per la vita a sé, e le loro bocche si fusero in un breve momento appassionato.

Inej si staccò da lui e tornò a baciare quel punto della sua pelle, quasi alla clavicola, nascosto sotto lo sguardo delle persone. Lo succhiò d’improvviso e Kaz sentì l’aria abbandonare il suo corpo mentre lasciava andare un gemito soffocato. Lei si aggrappò alla sua giacca e lo fece ancora, quella sensazione di piacere che faceva sparire ogni pensiero dalla mente di Kaz, e un attimo dopo Inej lo graffiò appena coi denti.

“Inej” ansimò Kaz, stringendo gli occhi. Voleva dire basta, voleva ricordare a lei -a entrambi- che erano a casa di Wylan e che avrebbero dovuto scendere tra qualche minuto. Voleva ricordare che non potevano comunque andare fino in fondo, che avrebbero rischiato troppo tutti e due. Voleva che Inej non smettesse mai, che facesse quella cosa in eterno, su tutto il suo corpo, e lui sarebbe vissuto per sempre in quello stato di beatitudine.

Il naso di Inej sfiorò il suo orecchio. Lei non disse nulla, ma non ce n’era bisogno. Non servivano parole tra loro, e quando lei posò la fronte sulla sua spalla e lasciò andare un lungo sospiro, Kaz sapeva che stavano pensando esattamente le stesse cose.

“Ti consiglio di darti un’occhiata allo specchio” disse lei.

A Kaz non sfuggì il tono divertito dietro le sue parole. Si sciolse dall’abbraccio -perché, Ghezen, perché doveva sempre lasciarla andare?- e si alzò per andare allo specchio. Appena incrociò la sua immagine, si voltò a lanciare verso di lei uno sguardo accusatorio.

Inej stava cercando di nascondere un sorriso. Nonostante tutto, la visione di lei così felice, con i capelli scompigliati e le labbra arrossate dalla passione, lo fece quasi sorridere a sua volta.

“Hai idea di quanto costi questa camicia?”

Inej sorrise “Oh, per favore! Ti basta mezza giornata di incassi di Quinto porto per ricomprarla”.

Kaz si voltò verso lo specchio, prendendo un asciugamano e la bacinella e iniziando a strofinare i segni di rossetto dalla propria pelle. Dentro, stava sorridendo. La sua Inej diventava sempre più sfrontata.

“Se devo comprare una camicia nuova ogni volta che ci vediamo, dovrò ipotecare il Club” borbottò, togliendo pian piano ogni traccia dell’ora precedente. Ma chi diavolo avrebbe pensato che Inej avrebbe messo un rossetto per un pranzo con quei due disgraziati dei loro amici?

“E questo punto non viene via” disse.

Inej si alzò e gli prese l’asciugamano umido di mano. Sfregò il colletto della camicia, ma non ci fu verso: la macchia rimaneva imperterrita.

Kaz provò a sistemare meglio la giacca, osservandosi allo specchio, sotto l’occhio divertito di lei.

Inej posò l’asciugamano e lo guardò attraverso lo specchio.

“Non mi dispiace” disse.

“Cosa?” disse Kaz.

“Che si veda. Che le persone sappiano” disse Inej. Kaz incrociò il suo sguardo e lo trovò sicuro, sebbene con un velo di imbarazzo. “E poi” continuò lei “Non si accorgerà mai nessuno. Si vede appena”.

Kaz grugnì qualcosa, ancora seccato per il segno sulla camicia, ma in qualche modo completamente distratto dalle parole di Inej.

“Hai ragione. Stiamo pur sempre parlando di Jesper e Wylan.”

“Che grande considerazione hai dei tuoi amici” lo prese in giro lei.

Kaz sistemò per l’ultima volta la cravatta e passò la mano tra i capelli.

“E va bene. Vado a spiegare a Wylan come funzionano le tangenti” disse lui. Si avviò verso la porta, il bastone che ora gli sembrava più leggero tra le mani. Ma forse era solo il suo spirito. “Poi immagino che passerò a Quinto porto, a ritirare del contante per potermi permettere una nuova camicia”.

Si chiuse la porta della stanza dietro proprio mentre una ciabatta ne colpiva il legno, nel punto in cui era stata la sua testa un attimo prima.

  
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