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Autore: MaxB    03/10/2022    3 recensioni
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere dopo aver finito di leggere il secondo volume, quando ancora doveva uscire il terzo.
La considero una prosecuzione della storia originale come se il terzo libro non esistesse, e narra quindi delle vicende familiari che si sono succedute dopo la fine de Gli scomparsi di Chiardiluna, con leggere modifiche alla trama.
Sostanzialmente, Thorn e Ofelia saranno alle prese con la vita quotidiana da coppia sposata, cercando di capirsi, vivere insieme e prendere confidenza l'uno con l'altra.
E con un inaspettato desiderio di Ofelia...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non pensavo che sarei riuscita a postare! Per fortuna ho finito di scrivere perché in questo periodo non sarei riuscita a fare nulla e mi sarei arenata.
Non so come facciano le persone a comprare casa. Io, personalmente, sto impazzendo.
In ogni caso, il capitolo parla un pochino, finalmente delle gemelle! Spero tanto che vi piaccia.


Capitolo 75

- Belle? Belle! Svegliati, ci aspettano! - sibilò Mira nel cuore della notte, cercando di far alzare la sorella.
- Mh... - borbottò lei in risposta. - Non sono più sicura di voler fare questa cosa, Mira.
La sorella alzò gli occhi al cielo, e fu come vedere se stessa riflessa in uno specchio. Uno specchio irritato. Mira ci si diresse per finire di acconciarsi i capelli.
- Non fare la preziosa. Vuoi farmi andare da sola?
Belle sbuffò. - Vorrei che nessuna delle due andasse, a dire il vero.
Mira le lanciò un'occhiataccia. - Ma se eri entusiasta quando Mathias ti ha invitata! Non hai fatto che parlare di quello stupido baciamano per tutta la serata!
Belle arrossì. - Tu invece hai parlato del bacio sulla guancia di Egil per due giorni.
- Un bacio sulla guancia è un bacio sulla guancia. Un baciamano è un baciamano.
Belle la fissò come se fosse diventata stupida.
- Allora, vieni o no? Dirò a Mathias che sei interessata ad un altro se mi lascerai andare da sola.
Belle calciò via le coperte borbottando improperi a mezza voce. Si vestì in fretta, si diede una sciacquata al viso e sistemò i capelli lisci in una semplice treccia fissata con dei nastrini. Mira invece era tutta impegnata a farsi dei boccoli complicati, facendola aspettare come al solito. Mira odiava i capelli lisci. Nonostante fossero folti e voluminosi, sosteneva che fossero privi di carattere. Si lamentava sempre di quanto fosse ingiusta la genetica, che aveva donato i ricci di Ofelia solo a Balder, mentre gli altri figli avevano i capelli "ligi" come quelli del padre.
- Sempre a Balder tutte le fortune - diceva spesso, nonostante Balder pensasse esattamente il contrario.
Mira finì di legarsi l'ultimo nastro, si rimirò e poi fissò Belle con le mani sui fianchi. - Smettila di rimuginare. Lo so che stai pensando alla velocità della luce. Non stiamo facendo nulla di male.
- Allora perché non lo abbiamo detto alla mamma? Siamo sole, nel cuore della notte, ad una festa di giovani, senza chaperon. Non mi sembra proprio 'niente di male'.
- Belle, mi sto un po' offendendo. Non ho intenzione di fare nulla di sconveniente! Non sono una depravata, voglio solo approfondire le nostre amicizie. Quanto a Egil, è un bravo ragazzo. Non si azzarderebbe a disonorarmi, né io lo permetterei. Stiamo andando di nascosto solo perché la mamma e il papà altrimenti non lo permetterebbero mai. Loro non capirebbero che non c'è nulla di male, vedrebbero subito il pericolo dove non c'è.
Belle sembrava ancora un po' dubbiosa, ma sospirò ammettendo la sconfitta. In effetti, era stata un po' pesante con Mira. - Perdonami. Solo che non mi piace avere segreti con loro.
Mira andò a sedersi vicino a lei e l'abbracciò. - Nemmeno io, ma loro sono troppo protettivi. Dài, andiamo. Va bene farli aspettare, ma non troppo. Io sarò la tua chaperon e tu la mia. Ti permetto di pizzicarmi con gli artigli se vedi che in qualche modo la cosa mi sta sfuggendo di mano, d'accordo?
Poi le diede un bacio sulla guancia e Belle si rilassò.
- Va bene, andiamo.
Belle guardò il suo pendente a orologio prima di alzarsi. Thorn ne aveva regalato uno sia a lei che a Mira qualche anno prima, in ricordo anche per loro di quella sorella che non avevano mai conosciuto. Belle a volte si chiedeva come sarebbe stato avere un'altra sorella maggiore, di età più vicina a loro, non come Serena. Si chiedeva anche se loro sarebbero esistite, se Lisbeth fosse nata. Forse i loro genitori si sarebbero fermati a quattro. In ogni caso, le dispiaceva non poter conoscere quella sorella.
Come se intuisse i suoi pensieri, Mira le prese la mano.
Si misero di fronte allo specchio. Si strinsero le dita, sorridendo timidamente al loro riflesso.
Poi si immersero.
 
Dall'altra parte trovarono ad aspettarle, come convenuto, Egil e Mathias, due cugini Persuasivi che erano stati sempre molto gentili con loro. E molto affascinanti.
Quando le vide, Mathias diede di gomito al cugino. - Te l'avevo detto che sarebbero venute. A quanto pare sappiamo essere persuasivi anche senza ricorrere al nostro volgare potere.
Mira e Belle risero, più rilassate, e presero il braccio che loro porgevano. Il piano era stato quello di sbucare da uno specchio del salone della corte, vuoto a quell'ora, per poi essere condotte dai due ragazzi al luogo designato per il ritrovo.
Quando arrivarono, furono accolte da un coro festante che le osannò come se fossero le celebrità della serata. Mira e Belle arrossirono di piacere e, scortate dai ragazzi, si affrettarono ad ammirare il loro riflesso nel primo grande specchio disponibile. In questo modo, la seconda volta che andarono alla festa sbucarono direttamente lì, sempre con Egil e Mathias ad attenderle.
E fu così anche per la terza volta.
La quarta, ormai era Belle a svegliare con impazienza la sorella, trascinandola giù dal letto e dentro lo specchio.
Mira aveva avuto ragione, non c'era nulla di male in quello che facevano. Si erano fatte degli amici e delle amiche, si tenevano alla larga da quelli più... eccessivi, ma per il resto erano educati e a modo proprio come durante le serate di corte.
Ofelia era solo troppo apprensiva, tutto lì.
Fu questo il pensiero che balenò in testa a Mira quando Egil, la quinta volta che si trovarono, la sbatté contro il muro, premendosi contro di lei e bloccandole ogni tentativo di muoversi. A pochi passi da lì, l'urlo di Belle venne tappato dalla mano di Mathias, che provvide anche a bloccarle le braccia dietro la schiena. Per essere il più basso dei due, Mathias aveva una forza insospettabile.
- Tu non vuoi usare gli artigli su di me, vero, Draghetta? - cantilenò Egil, schernendo Mira e dandole del tu senza permesso e senza presupposti, ricorrendo al suo potere da Persuasivo.
Mathias sghignazzò sentendo i mugugni spaventati di Belle contro la sua mano.
Mira era bloccata, inerte, incapace di ragionare. Cosa stava succedendo? Perché Mathias e Egil si comportavano così? Loro erano sempre le stesse, non avevano fatto nulla di diverso dal solito. Era una serata come le altre. Avevano proposto di fare due passi fuori, all'aperto, perché Mira e Belle non ne potevano più del puzzo di fumo che aleggiava nel salone. I ragazzi ridevano, le avevano prese per mano, erano stati gentili. Quando lo aveva sentito avvicinarsi, Mira aveva pensato che Egil volesse passarle un braccio sulle spalle, scaldarla dato il freddo pungente. Di sicuro non si aspettava di vedere il proprio respiro mozzato a causa della botta contro il muro.
- Cosa state facendo? Perché? Egil! - balbettò Mira, cercando di tornare padrona di sé.
A volte, essere in grado di pensare più cose contemporaneamente era controproducente. Nella testa aveva solo preoccupazione per Belle e ricordi di sua mamma che la metteva in guardia. Ogni singolo consiglio. Ogni avvertimento. Era troppo tardi per seguirli, ormai? Era troppo tardi per pentirsi? Stavano per essere... stuprate? Uccise?
Belle già piangeva, ma Mira fece di tutto per non lasciar cadere nemmeno una lacrima. Non avrebbe dato a quei due farabutti quella soddisfazione.
Egil ghignò malignamente e posò con brutalità le labbra sulle sue, prendendosi un bacio con violenza. Si staccò appena prima che Mira potesse morderlo, schioccando la lingua.
- No no no, signorina, fai la brava. Oppure questa mano... - sibilò, posandole con prepotenza una mano sul fondoschiena, - vagherà in altri posti in cui non dovrebbe andare. Che ne dici? Ti piacerebbe?
Mira avvampò di vergogna, sentendosi violata. Smise di opporre resistenza. Come si sarebbe sentita, se davvero quella mano fosse andata in zone ancora più intime?
Una lacrima le scivolò sulla guancia. Una sola, bruciante di rabbia e delusione. Era tutta colpa sua, quella. E ci aveva trascinato dentro pure Belle.
Cercò di comunicare con lei con lo sguardo, come al solito. Ma Belle era terrorizzata, e lei temeva di avere la stessa espressione dipinta in viso.
- Perché lo state facendo? Cosa vi abbiamo fatto?
Mathias sbuffò, infastidito. - A parte rubarci il lavoro e far pestare a sangue un nostro caro amico da vostro fratello? Ricordate l'Invisibile figlio di Vladislava? Be', direi che siete divertenti da prendere in giro, ma forse troppo, troppo credulone. Privilegiate e protette in modo disgustoso. Vostro padre è un bastardo che è arrivato in cima alla scala sociale in modo immeritato e vergognoso, arrogandosi dei diritti che nemmeno alle vere famiglie nobili vengono riconosciuti. Devo continuare?
Mira stava per iperventilare. - Nostro padre ha aiutato i vostri casati a ristabilirsi! Senza di lui non sareste qui!
- Stiamo zitte ora, sì? Da brava - mormorò Egil, persuadendola a tacere. - Vostro padre non ha fatto niente per cui dobbiamo considerarci in debito nei suoi confronti, ha solo applicato la legge. La legge però non prevede che un bastardo dal sangue misto arrivi così in alto solo per merito di favori e gambe aperte da parte della zietta.
Mira si agitò, inorridita dalle sue parole. O forse dagli insulti al padre. Magari dal dolore per la stretta di Egil? Avrebbe dovuto proteggere sua sorella. Era suo compito, da sempre, difendere Belle, che era così buona e candida. Invece la gemella era lì, di fronte a lei, bloccata e in lacrime.
Mira sentì la rabbia montare come un'onda d'urto, gli artigli pizzicarle la pelle... e rimanere bloccati, inabili all'attaco. Egil glieli impediva. E le impediva anche di parlare.
Ma avere un fratello fissato con l'esercizio fisico come Tyr aveva dei vantaggi. Tra cui, il non essere mai inermi.
Mira tirò a Egil un calcio tra le gambe, facendogli emettere un gridolino per nulla virile prima di vederlo accasciarsi al suolo.
Come se avesse ricevuto un ordine, Belle morse la mano di Mathias e usò il proprio corpo come perno per buttare lui a terra. Prima che lui potesse usare il suo potere, Belle gli tirò un calcio nello stomaco, neutralizzandolo.
- Non dovete mai sottovalutare un Drago, luridi mascalzoni - disse Belle, riuscendo a mantenere la voce ferma, gelida come quella di Thorn. Mira si sorprese di quel tono tagliente sulle labbra della sorella. - La legge prevede che qualcuno rappresenti i vostri clan alle assemblee interfamiliari, e sanno tutti che nessuno avrebbe mai rappresentato il vostro se non fosse stato per nostro padre. Né qualcuno sarebbe stato abbastanza convincente. Siete degli ingrati che credono di avere chissà quali diritti, ma in realtà siete solo delle sanguisughe.
Sconvolta, Mira non oppose resistenza quando Belle la prese per mano e la trascinò via. Corsero verso lo specchio che le avrebbe riportate a casa, così vicino eppure immensamente lontano. Belle continuava a piangere, ma anche con la vista appannata riusciva a vedere quello che sicuramente anche Mira stava realizzando in quel momento: i sorrisi di chi li circondava erano in realtà ghigni, le ragazze avevano solo sguardi di pungente invidia per quasi chiunque, e chi non era impegnato a guardare male gli altri ne stava spettegolando.
Fu come se un velo fosse caduto dai loro occhi, e al suo posto si fossero imposte le lenti di Ofelia: le lenti di chi vedeva davvero, chiaramente il mondo, per esserne stato a propria volta scottato.
Sia Mira che Belle sapevano che stavano pensando la stessa cosa, che si stavano maledicendo e insultando, chiedendosi come avessero potuto essere così stupide. Così dannatamente ingenue.
Poi il viso di Mira venne centrato in pieno da un pugno Invisibile che la fece stramazzare a terra, gemente. La guancia le divenne subito rossa, presagio di un gonfiore imminente e non occultabile, ma non pianse. Belle la ammirò come non mai, lei si sentiva solo una piagnucolona. Era sempre stata quella più debole, quella più tranquilla, quella che si faceva trascinare.
Quella che non era capace di imporsi. Non ce l'aveva con Mira per la situazione in cui era, solo con se stessa. Se avesse voluto, avrebbe potuto insistere fin dalla prima volta per stare a casa, per non andare. Aveva scelto di sgattaiolare via di nascosto. Scelto di fidarsi di quei ragazzi. Scelto di disobbedire. Era colpa sua, sua e della sua debolezza.
Perse ogni controllo quando vide un rivolo di sangue filtrare dalle labbra della sorella.
Belle usò i ponti in modo massiccio e casuale per cercare di colpire l'Invisibile. Strinse i pugni quando lo vide comparire, diventare distinguibile e scuotere la testa per cercare di scacciare il sonno improvviso di cui era caduto vittima.
Ci pensò Belle a farglielo passare, usando gli artigli per mozzargli la punta dell'orecchio, che cadde macabramente a terra. Quando l'Invisibile, ovviamente in combutta con Egil e Mathias, gemette, la festa parve interrompersi.
Belle si fece coraggio e cercò di sorridere tra le lacrime. Lo specchio era a pochi passi e, riflettendosi sulla sua superficie, vide che il risultato di quella smorfia era inquietante. Proprio quello che voleva. Non le interessava più fare colpo su quella gente.
- Secondo l'articolo 17 comma 4-ter del nostro codice civile, "quando un membro di uno dei casati reggenti attacca immotivamente il membro di un altro casato, al di fuori di qualsiasi duello legalmente proclamato o singolar tenzone regolarmente richiesta, tale atto di violenza non è giustificato e tutelato. Qualsiasi azione venga perpetrata dal membro del clan offeso o da un suo consanguineo, nel caso in cui la parte lesa sia impossibilitata ad agire, verrà considerata come legittima difesa e non avrà conseguenza alcuna, nemmeno in caso di morte."
Belle si sarebbe gustata il silenzio attonito e spaventato che era calato sulla sala, se non avesse sentito un fastidioso fischio nelle orecchie per via dell'adrenalina che le scorreva in corpo, come il sangue che filtrava dalle mani che l'Invisibile si premeva sull'orecchio. Belle guardò gli astanti, tra cui Egil e Mathias, che si erano rimessi in piedi e le avevano raggiunte. Il dolore sui loro volti non fu di alcun sollievo per Belle, che sentiva solo la nausea risalirle in gola con le parole successive.
- Ringraziate che vi abbia mozzato solo la punta dell'orecchio e non l'intero orecchio, o il naso, o qualsiasi altra appendice io reputi inutile, attaccata a voi. O la vostra stessa, patetica vita. La prossima volta che ci vedremo, né io né mia sorella né mio padre o miei fratelli saremo così indulgenti, quindi vedete di non incrociare nuovamente il nostro cammino.
Aizzando gli artigli come uno scudo, Belle porse la mano a Mira e l'aiutò a rialzarsi. Sentì le persone alle sue spalle indietreggiare, percependo la corrente galvanica degli artigli. Un monito. Un avvertimento. Una promessa di morte, se qualcuno avesse osato attaccarle alle spalle.
Le gemelle sparirono in fretta nello specchio e, una volta crollate sul pavimento di camera loro, si guardarono. Mira infranse lo specchio con rabbia, come se così facendo potesse impedire a chiunque di seguirle. Non si preoccupò delle schegge di vetro che le ferivano le mani finché Belle non la trascinò via.
La abbracciò.
E insieme scoppiarono a piangere.
 
Renard fece cadere tutti i documenti che aveva in mano quando, la sera dopo, rientrò dallo studio insieme a Ofelia. Per una volta avevano fatto tardi, mentre Thorn era rincasato prima, contemporaneamente a loro
Si misero quindi tutti e tre a fissare in attonito silenzio la guancia livida di Mira, mentre Belle sedeva al suo fianco torcendosi le mani. Nessuna delle due alzò gli occhi.
Salame, che era stato sepolto sotto i fogli, fu il primo a rompere il silenzio soffiando in direzione di Renard.
- Mi-Mira... - bisbigliò Ofelia, la cui voce pareva essersi persa per strada.
In risposta, la figlia tirò su con il naso.
Renard raccolse in fretta fogli e gatto e si dileguò, mentre Ofelia e Thorn si avvicinavano alle figlie.
Thorn prese il mento di Mira tra le dita, costringendola a guardarlo. Come un dottore, le mosse il viso e cercò di capire se fosse tutto a posto, se la situazione fosse più o meno grave di quel che sembrava.
- Denti?
Quella domanda risuonò come uno sparo, tanto che Belle sussultò.
- A posto - riuscì a rispondere Mira, a mezza voce.
- Cos'è successo? E quando? Chi ha scagliato il pugno? Perché lo ha fatto? - interrogò Thorn.
Ofelia aveva il presentimento che, se non avesse avuto una memoria straordinaria, si sarebbe messo a prendere appunti come un vero gendarme.
Le gemelle avevano vagato per casa senza farsi vedere per tutto il giorno. Non avevano parlato della notte prima. Non avevano fatto ripulire i vetri. Si erano messe in salotto quasi per caso, come se volessero essere colte in flagrante. Delle criminali che volevano confessare.
E così fecero.
Rivelarono ogni cosa, dall'atteggiamento dolce di Egil e Mathias alle scappatelle negli specchi, dall'affronto dei due ragazzi all'attaco di Belle.
Ofelia e Thorn ascoltarono in silenzio, scrutandole in cerca di dettagli omessi o verità modificate. Erano così concentrati da non accorgersi nemmeno dell'entrata di Tyr, che fece marcia indietro e sparì alla vista mormorando un: - Vado a prendere una bistecca.
Alla fine del racconto, quando le gemelle si misero a piangere, scusandosi a profusione e insultandosi da sole, Ofelia si sporse per abbracciarle entrambe. Mira e Belle si aggrapparono alla madre come se temessero che qualcuno potesse portarla via.
- Vi siete legittimamente difese, non ci sarà alcun tipo di conseguenza - disse Thorn a mo' di consolazione.
Belle lo fissò, stupita. - Nessuna conseguenza? Ma... nemmeno un castigo?
L'occhiata che Thorn le lanciò di sottecchi fu più che eloquente. - Nessuna conseguenza dal punto di vista giuridico. Quanto a voi due, non potrete uscire di casa, per nessun motivo, per un mese. Nessun evento, nessuna modista, nessuna visita ad un'amica o a Serena. Per quanto siate pentite, avrei punito chiunque al vostro posto, quindi punirò anche voi.
Mira annuì, grata per quel provvedimento. Per quanto la riguardava, non voleva saperne di uscire o di vedere gli amici (quali amici, poi?) per molto più di un mese. Non aveva nemmeno fame, figuriamoci andare a fare acquisti.
Thorn si alzò. - Vado a vedere lo stato dello specchio di camera vostra - annunciò, intuendo che le gemelle non avevano avvertito nessuno dei frantumi di vetro nella loro stanza. – In parte sono deluso. Non mi aspettavo una simile sconsideratezza da parte vostra.
Ofelia si scostò per guardare le figlie in volto. Asciugò le lacrime dai loro visi, cercò di sorridere sperando di far capire loro che andava tutto bene. Come poteva sgridarle? Non era stata lei stessa, anni addietro, a fuggire dalla tenuta di Berenilde nel cuore della notte per vedere come fosse il Polo? Un genitore che aveva commesso lo stesso errore del figlio aveva diritto di parola?
- Poteva andare peggio - disse loro.
Belle usò il fazzolettino che le aveva dato Thorn per soffiarsi il naso. - Poteva anche non andare. Nel senso che siamo noi ad averla fatta andare così. Papà ha ragione, dovreste essere delusa anche voi. Se solo vi avessimo ascoltato, mamma...
Mira annuì, concorde con la sorella.
- Credo che ormai sia inutile piangere sul latte versato. Non vorrei dire che spero che quest'esperienza vi serva di lezione, ma è così. Sono certa che dopo oggi riuscirete a valutare meglio le persone. Verrete imbrogliate ancora, è impossibile non ricevere altre batoste dalla vita. Però saprete come evitare di infilarvi voi stesse in situazioni spiacevoli.
- Perché non siete arrabbiata, mamma? Siamo scappate di nascosto, vi abbiamo disobbedito. Abbiamo rischiato di essere disonorate. Sgridateci, per favore - singhiozzò Mira, ricominciando a piangere.
Ofelia l'abbracciò stretta, accarezzando poi il viso di Belle. - Tesoro, io sono solo terribilmente sollevata che voi stiate bene. E sono preoccupata. Ma non arrabbiata. Avete corso un pericolo enorme, ma io riesco solo a pensare che ora siete qui, incolumi. Chi più e chi meno. Quanto alla punizione, ci ha già pensato Thorn.
- A me sembra di meritare molto peggio - disse Belle, parlando anche per Mira.
- Non ha senso che vi infliggiamo noi un castigo quando siete voi stesse a punirvi per prime. Non pensate che la vostra coscienza ve la farà passare liscia. Avete giù abbastanza peso da portare senza che ne aggiungiamo altro noi.
Era vero. Sia Mira che Belle sentivano il petto oppresso, una sensazione sgradevole che avevano attribuito al loro aver tenuta nascosta la faccenda ai genitori. Ma ora che avevano rivelato ogni segreto, ora che avevano raccontato tutto... il peso non si era dissolto del tutto. Era ancora lì, forse più pungente di prima.
Era un senso di colpa con cui avrebbero dovuto convivere a vita, nessuno avrebbe potuto assolverle.
In quel momento arrivò Tyr, che allungò una bistecca congelata a Mira. Lei gli sorrise riconoscente, ma prima che lui potesse aprire bocca ritornò Thorn. - Camera vostra è stata ripulita. Non avrete uno specchio a muro nuovo fino a nuovo ordine - esordì, secco. Quando però vide le espressioni contrite e abbattute delle figlie, quelle figlie che faceva un po' fatica a capire ma di cui apprezzava la solarità, si sentì un po' turbato.
Ovviamente dal suo viso non trapelò nulla. Al contrario, Tyr e le sorelle sgranarono gli occhi quando Thorn si chinò un po' rigidamente per posare un bacio sui loro capelli rossi prima di dileguarsi nello studio.
Ofelia sorrise di fronte alle espressioni inebetite dei figli. - Credo che quello sia il modo di vostro padre di dirvi che anche lui è sollevato che siate sane e salve.
 
Quella sera, la cena non fu pacata come la reazione dei genitori.
La zia Roseline si sperticò in insulti sia per quei manigoldi che "avevano colpito le sue pronipoti come se fossero delle bistecche di maiale" sia per le stesse pronipoti, che erano state "più sciocche e superficiali delle taniche di olio del biscugino Leopoldo, finite nel fiume". Tyr invece cercava di fare dell'umorismo per tirare su il morale delle gemelle, mentre Renard rimbrottava Ilda mettendola in guardia dai furfanti della corte. Gaela era tutta un'imprecazione e un rivangare il passato, ma a nessuno sembrava dare fastidio.
Mira e Belle invece sembravano assenti, mentre piluccavano il cibo senza appetito e sorridevano senza sentimento alle battute di Tyr. Balder le fissava in silenzio, serio, pronto ad offrire loro appoggio per qualunque cosa fosse servita.
Quella fu solo la prima di una serie di giornate, poi di settimane, di apatia. Tyr cercava di coinvolgerle in qualche attività, Balder le aiutava a migliorare il loro uso dei ponti, persino Randolf, il timido Randolf che le aveva sempre considerate troppo esuberanti, provò a tirarle su di morale. Parlavano con Serena, parlavano con Ofelia, parlavano anche con Ilda, ma nessuno sembrava riuscire a levare loro di dosso il peso che comprimeva loro il petto e la notte le lasciava boccheggianti, a pensare a com'erano state toccate e tradite.
Il primo mese passò nell'inerzia più totale. Sia Mira che Belle paventavano il rientro a corte, che fu meno doloroso del previsto grazie al sostegno dei fratelli e dei genitori. Non potevano esentarsi del tutto dagli eventi, purtroppo, anche se sia loro che Ofelia avrebbero voluto. Ofelia stessa avrebbe evitato di presentarsi, se solo avesse potuto. Avvolte come in un bozzolo protettivo, dopo la prima serata fu più facile andare. Di sicuro aiutava il fatto di avere alle spalle, a massimo due passi di distanza, due giganti come Balder e Thorn e un colosso come Tyr. Arrischiarono uno sguardo nella direzione dei loro cosiddetti amici, che si comportavano come se nulla fosse. Non incrociarono mai i loro sguardi, e le gemelle si sentirono sia rassicurate che avvilite. Avevano sperato almeno in delle scuse...
Ingenue, erano davvero troppo ingenue.
Quando iniziarono ad essere meno nervose all'idea di presentarsi a quegli eventi, poterono viverla un po' meglio. Ma non era più come una volta. Non aspettavano con trepidazione i vestiti nuovi, non si truccavano con la stessa cura di prima, Mira si era persino rassegnata a tenere i capelli lisci, perfettamente acconciati, ma lisci.
Il vantaggio unico che ottennero fu quello di scoprire chi poteva essere davvero loro amico. Una sera si avvicinarono due fratelli, un ragazzo e una ragazza di pochi anni di differenza, che erano amici di alcuni loro conoscenti della vecchia compagnia. Insomma, si erano sempre visti, ma non avevano mai interagito come con Egil e Mathias.
Balder e Tyr si misero spalla a spalla dietro a Mira e Belle con fare quasi minaccioso. Il ragazzo arrossì, distolse lo sguardo, ma ebbe il coraggio di fare da scudo alla sorella. Erano entrambi biondi, un biondo scuro però rispetto al pallido platino tipico del Polo, ma con gli occhi chiari.
La sorella si sporse oltre il fratello e sorrise amichevolmente. - Buonasera! Io sono Milena e lui è mio fratello Berthold. Siamo Persuasivi e... scusatemi, non so bene come iniziare quesra conversazione, a dire il vero. Vorrei scusarmi a nome dei miei cugini. Noi eravamo lì quando siete state attaccate e... non che sapessimo cosa stessa accadendo, a dire il vero...
Bertold si schiarì la voce. Era appena più basso di Tyr e meno massiccio, ma aveva una bella stazza. - Quello che mia sorella vuole dire è che non sapevamo dei piani di quegli scellerati dei nostri cugini. Ci scusiamo per non essere riusciti ad evitare un simile spiacevole incidente. Non siamo mai stati in buoni rapporti con loro e da quando abbiamo visto cosa vi hanno fatto abbiamo interrotto ogni contatto.
La sorella si intromise di nuovo, sorridendo imbarazzata. - Noi in realtà siamo molto grati a vostro padre per il lavoro che ha fatto. Sappiamo bene che senza la sua competenza saremmo ancora nello stato pietoso in cui versavamo prima. Per questo ci rincresce che proprio voi siate state oggetto della rabbia immotivata dei nostri cugini. So che sarà... difficile, ecco, che vi fidiate di noi, ma vi assicuro che siamo in buona fede. Speriamo che il tempo possa dimostrarlo.
Mira incontrò per la prima volta lo sguardo di Berthold, che distolse subito il suo e... arrossì. Belle invece riuscì a fare un timido sorriso. - Vi ringraziamo per le vostre parole. Sarà un po' difficile per noi riporre fiducia in qualcuno che non fa parte della nostra famiglia, almeno per un po' di tempo. Vi chiediamo di essere pazienti con noi.
Alle loro spalle arrivò anche Ilda, che tirò leggermente i loro capelli per far sentire la sua presenza.
Milena sorrise di nuovo. - Capiamo perfettamente. A dire il vero, era da tanto che volevamo presentarci, ma Egil e Mathias vi hanno sempre monopolizzate. Di qualsiasi cosa abbiate bisogno, noi ci siamo.
Berthold annuì in segno di assenso, facendo addirittura un mezzo inchino prima di allontanarsi con la sorella al braccio.
Quando si furono allontanati, dalla parte opposta della sala rispetto ai cugini, Balder si sporse verso di loro. - Erano sinceri.
Ilda gli lanciò un'occhiata dubbiosa. - Come fai a esserne certo?
Balder le fece l'occhiolino. - Il sistema nervoso di una persona rivela un sacco di cose sul suo stato d'animo. Sto esplorando nuovi campi di applicazione dei ponti. Vi basti sapere che sono un rivelatore di verità, mentitemi e lo scoprirò sub-ahia!
Ilda gli diede una botta sul fianco con la mano tesa, facendolo gemere e raddrizzare. - Non mi sembra una cosa molto corretta, Balder.
Lui si incupì. - Perché, hai qualcosa da nascondermi? E comunque non lo uso mai su di voi. Ho voluto fare una prova solo in questo caso. Dovete ammettere che è utile.
Loro malgrado, le gemelle annuirono. Mira lanciò un'occhiata discreta a Berthold, che la stava già guardando e distolse in fretta lo sguardo. Nonostante tutto, si ritrovò a sorridere leggermente.
Ci vollero parecchie settimane, però, perché Mira e Belle tornassero ad essere gioiose e briose come un tempo. Si diedero del tempo per guarire, anche se sapevano che dentro di loro sarebbe rimasta una traccia indelebile che bruciava di vergogna e non si sarebbe mai estinta.
Dopo tre mesi dalla loro ultima scappatella, Thorn fece portare in camera loro un nuovo specchio a figura intera, intarsiato e riccamente decorato. Era davvero bellissimo, un regalo di riconoscimento della loro buona condotta. Le gemelle ovviamente lo ringraziarono, lo abbracciarono insieme, mettendolo a disagio, ma quando la porta della camera si chiuse dietro di loro, fecero fatica a specchiarsi.
Sapevano già cosa avrebbero visto, cosa già vedevano negli specchi disseminati per casa e nel loro bagno.
Mira avrebbe visto una ragazza che era stata troppo sicura di sé, arrogante, e incapace di proteggere la sorella. Avrebbe visto un senso di colpa divorante, una vergogna cocente che la rendeva quasi incapace di guardarsi allo specchio.
Belle avrebbe visto una ragazza troppo debole, incapace di imporsi, che si lasciava trascinare. E una ragazza che era ricorsa con fin troppa facilità alla violenza, sentendo nel sangue il richiamo dei Draghi passati, brutali e letali. Avrebbe visto fragilità, incertezza, e timore. Paura di sé. Impotenza.
Non sarebbe stato facile tornare a guardarsi con leggerezza, specchiarsi e affrontare se stesse.
Se anche un giorno lo avessero fatto, se si fossero affrontate nuovamente a testa alta, erano entrambe certe, assolutamente certe, di una cosa.
Mira e Belle si presero per mano mentre osservavano lo specchio nuovo. Mentre osservavano ciò che erano in quel momento.
Non sarebbero mai più state in grado di attraversare uno specchio.
 
Arrivò infine anche il momento di partire per la terza caccia. I giorni precedenti l’impresa furono frenetici come sempre, tra i preparativi, i comunicati stampa, le discussioni sulle strategie e gli allenamenti.
Tyr faceva allenare le gemelle e Balder nel combattimento e nel mantenimento del tono muscolare, mentre Balder li istruiva su come poter usare i ponti sulle Bestie in modo efficace. L'ultima caccia era stata un successo dal punto di vista del risultato, meno dal punto di vista dei danni riportati. Balder era guarito perfettamente, percò aveva rischiato seriamente la vita. Quell'esperienza era comunque servita per rendersi conto che i ponti potevano essere un ottimo modo di combattere, affiancati agli artigli: erano più efficaci, soprattutto se erano Balder e Tyr ad usarli, e lasciavano inermi le Bestie, immobili e affaticate, pronte perché Thorn, le gemelle e Berenilde le finissero con gli artigli.
Furono giorni impegnativi anche dal punto di vista amoroso.
Ofelia aveva ormai deposto le armi, rassegnata all'idea che andare con i figli e il marito a cacciare l'avrebbe resa solo un peso, soprattutto dal momento che andavano e tornavano in giornata e lei non avrebbe avuto un posto dove stare. E rimanere in mezzo all'azione mentre gli altri combattevano era fuori discussione. Allora coglieva ogni opportunità per ricordare a Thorn, tramite i baci e la vicinanza, quanto fosse importante che si concentrasse sulla buona riuscita della caccia per tornare presto a casa da lei. Come se lui potesse dimenticarsene.
Tra baci rubati e notti passate avvinghiati, sembravano essere tornati due ragazzini alla scoperta di se stessi.
E a proposito di tornare ragazzini, Ilda e Balder erano una loro versione più casta.
Il giorno prima di partire passarono la mattina a fare esercizi e il pomeriggio a ripassare la strategia. Quando ebbero finito e Balder ebbe congedato le sorelle e il fratello, Ilda si infilò nello studio del ragazzo e lo spinse contro il muro. Meticoloso, ordinato, maniacale com'era, Balder lasciò cadere volentieri i fogli che aveva in mano per chinarsi a baciare Ilda senza la minima esitazione.
- Mh... - mormorò, mugugnando di piacere, quando le mani di Ilda gli tolsero la camicia dei pantaloni.
Poi sussultò quando le sue mani fredde gli passarono sulla pelle nuda dell'addome, ma non fece nulla per fermarla.
- Mi pare che gli allenamenti con Tyr diano ottimi risultati - commentò lei, schiacciandosi ancora di più contro di lui.
Balder le strinse i fianchi, desiderando più che mai abbassare le mani e portare Ilda ancora più vicino a sé, ma trattenendosi. Sapeva che stavano giocando con il fuoco. Se avesse anche solo sfiorato le natiche di Ilda, o messo le mani su quell'invitante scollatura che lei non perdeva occasione di mettergli sotto il naso, non sarebbe più riuscito a trattenersi.
- Non costringermi a farti dormire, tesoro... - le mormorò sulle labbra, riempiendole poi il viso di baci brevi e secchi.
Ilda tremò udendo il nomignolo. Non era proprio una persona dolce o romantica, era più pratica, però non poteva fare a meno di sciogliersi quando Balder la vezzeggiava. Ridacchiò, pizzicandogli quella poca pelle che aveva sopra gli addominali. Non aveva un filo di ciccia, ci pensava lei ad averne per entrambi. Non che fosse grassa, ma era decisamente più formosa e morbida. - A letto intendi? È lì che vorresti portarmi? E io che pensavo fossi un gentiluomo...
Balder sospirò contro il suo collo, pensando al gelo che avrebbe incontrato il giorno successivo, alle Bestie, al dolore dell'anno passato. Qualsiasi cosa pur di non immaginare Ilda sdraiata sotto di sé...
- Ehi, sta arrivando la zia Roseline! - esclamò Tyr, entrando a sorpresa.
Ilda e Balder si separarono così in fretta che per una volta fu Ilda a perdere l'equilibrio. Balder l'agguantò prima che cadesse, ma perse a sua volta la stabilità e il risultato fu che finirono entrambi a terra, uno sopra l'altro.
Si alzarono in fretta a furia sistemandosi gonne e camicia mentre Tyr se la rideva della grossa.
- Non sta arrivando la zia Roseline, vero? - chiese Ilda con aria minacciosa, preparando già la mano per sferrargli un pugno.
Persino Balder aveva l'aria irritata. Tyr sghignazzò. - Nessuna zia Roseline. Per fortuna, date le sconcezze che stavate facendo.
Ilda boccheggiò, avvampando. Per quanto fosse sempre ben disposta a parlare di quelle cose, diventava pudica se riguardavano lei.
- Non stavamo facendo nulla di sconveniente, Tyr! - lo rimbrottò Balder, anche lui rosso. - Sei terribile.
Tyr continuò a sghignazzare. - Lo so, grazie. Diciamo solo che per fortuna sono arrivato. La carne è debole, sai com'è.
Balder scosse la testa, mettendo un altro passo di distanza tra lui e Ilda, per sicurezza. A Tyr facevano quasi pena.
- A proposito di carne debole... com'è che non riesco a capire se tu menti o no? È come se avessi sempre gli artigli o i ponti a protezione.
Ilda diede uno schiaffo leggero sul braccio di Balder. - Lo sai che non mi piace quando usi i ponti così...
Tyr cercò di non lasciar trapelare nulla e assunse un'espressione maliziosa mentre proteggeva ancora meglio i propri nervi da un possibile attacco di Balder. - Perché io sono così innocente da non avere proprio nulla da nascondere.
Balder lo guardò storto, grugnendo, per poi impallidire quando sentì davvero la voce della zia Roseline in corridoio.
- Ci vediamo a cena, ciao - annunciò prima di sparire oltre la porta, per sfuggire all’anziana irascibile.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva un po' paura di quella donna. Non che fosse cattiva, anzi, ma i suoi rimbrotti lo facevano sempre sentire un bambino. Per non parlare del fatto che sembrava fiutare "irregolarità" ovunque. Sapeva che solo guardandolo avrebbe capito che aveva amoreggiato.
Ilda si massaggiò le braccia, come se senza Balder vicino sentisse improvvisamente freddo.
- Tu non hai altro da fare che mettere i bastoni tra le ruote a me e Balder?
Tyr sorrise innocentemente. - Stavo solo cercando di preservare le vostre virtù. Sarebbe davvero increscioso se per colpa di una mia distrazione voi... deste scandalo.
Ilda gli tirò uno schiaffo sul braccio, facendolo ridere. - Se ti mangeranno le Bestie, non verrò al tuo funerale.
Tyr mise il broncio. - Quanta cattiveria. Bene, ti lascio ai tuoi... pensieri - la salutò affrettandosi ad andarsene, ammiccando maliziosamente mentre Ilda arrossiva.
Si sentiva un po' meschino a stuzzicare così il fratello e l'amica. Effettivamente, forse era davvero meritato il suo nomignolo, anche se poco lusinghiero. Tyr il Terribile. Sì, lo era.
Soprattutto perché lui si fiondò in camera sua e poi dentro lo specchio, dove placcò Gabriella a letto e la riempì di baci.
- Tyr! Smettila! - si lamentò lei, ridendo. - Te l'ho detto che devi stare attento di pomeriggio, potrebbe sempre esserci qualcuno.
Lui si scostò dopo averle dato un lungo bacio sulle labbra. - Salutami come si deve, il tuo valoroso cavaliere domani va a combattere.
Gabriella si rabbuiò, mettendosi a sedere. - Partite? Di già?
- No, ma questa sera dormirò con Balder. Dobbiamo alzarci presto e tra poco ceniamo, quindi... mi sa che questo sarà il nostro saluto. Se mi scoprono sono morto.
Siamo morti - rettificò Gabriella, gettandogli le braccia al collo.
Gli baciò la guancia, annusando il profumo del dopobarba. Tyr aveva sempre le guance ben rasate e lisce come quello di un bambino. Era meno peloso di Balder, non aveva ancora una barba folta e omogenea, e forse non l'avrebbe mai avuta. Ma a lei andava bene così. Tyr ridacchiò quando lei gli mordicchiò la mascella.
Gabriella lo lasciò andare. - Ti prego, amore mio, stai attento.
Tyr alzò gli occhi al cielo. - Grazie, ora che me lo hai detto starò attento. Altrimenti mi sarei comportato da incosciente.
Gabriella gli prese il viso tra le mani. - Dico sul serio. È la prima volta che vai a caccia da quando noi... Insomma, non voglio che cambi nulla. Quindi torna qui da me domani appena rientri, va bene? E pensa a me quando stai per compiere qualche sciocchezza.
Tyr le baciò la fronte con una dolcezza che la fece sciogliere in lacrime. - Ehi, Gab, non piangere. Andrà tutto bene, davvero. Balder e io abbiamo un piano a prova di bomba. Anzi, di Bestia. Tornerò presto, incolume, e sarà tutto come prima. Anzi, - le disse abbassando la voce in un modo che voleva essere seducente, - domani notte ti terrò bloccata a letto fino all'alba.
Gabriella tirò su con il naso, lasciandolo andare. - Me lo prometti?
Tyr le sorrise con dolcezza. - Non avrei mai pensato che una ragazza mi avrebbe fatto promettere una cosa simile.
Gabriella gli strinse la spalla, riuscendo a regalargli un minuscolo sorriso. - Lo sai cosa intendo. Promettimi che tornerai, e potrai fare quello che vuoi.
- Ovvio che tornerò. E recupererò gli abbracci che non ti ho dato questa sera. Dormi bene. E smettila di piangere, voglio andare via imprimendomi nella mente il tuo visetto sereno.
Gabriella cercò di mostrarsi forte e si asicugò le lacrime. - Sono solo gli ormoni, non sto piangendo per te.
Tyr ghignò. - Ah-ah, se lo dici tu - la prese in giro dirigendosi verso lo specchio.
Prima di andarsene, le fece l'occhiolino.
E poi Gabriella fu sola. Sola con le sue lacrime. Almeno Serena, Ilda e Ofelia potevano preoccuparsi insieme dell'esito di quella caccia. Lei invece non poteva confidarsi con nessuno, avrebbe dovuto aspettare un'intera giornata senza avere notizie, senza poter gioire con la famiglia di Tyr del loro ritorno.
Il ritorno di Tyr...
Nonostante quello che aveva detto lui, sapeva che le cose non sarebbero mai più state le stesse.
  
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