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Autore: AMYpond88    03/10/2022    2 recensioni
Suguru lo sogna ormai ogni notte.
Non ha idea di chi sia lui... anche se dopo così tanti giorni inizia a pensare di conoscerlo.
A volte è un adulto, un suo coetaneo, a volte solo un ragazzino... anche piuttosto petulante.
A volte sembra in pericolo, a volte è Il pericolo.
Ma questa volta il ragazzo con i capelli bianchi pare davvero nei guai...
Genere: Angst, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru, Okkotsu Yuta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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"Ehi, devi deciderti ad andare da un medico..."
"Tu sei un medico..."
"Io sono un patologo!"
Silenzio. Effettivamente a questo non ha idea di come ribattere.
"Suguru, ci vediamo per caffè?"
Con un veloce assenso, interrompe la chiamata.
Non ha proprio voglia che Ieiri gli faccia la solita ramanzina, lei che è famosa per la sua ricetta per sopravvivere alla quotidianità a base di sigarette, troppo caffè e decisamente poco sonno, ma questa mattina la solitudine pesa di più.
Lo sa anche lui che non è normale svegliarsi con una mano che non controlla, i nervi tesi allo spasmo e le dita pronte a scattare.
Ancora meno normale, nonchè novità fresca fresca, aprire gli occhi perché la propria mano sta autonomamente artigliata alla gola.
È riuscito a prendere il telefono per chiamare Shoko, l'unica persona a cui sa di poter parlare del suo problema senza esser preso per pazzo, dopo mezz'ora passata a fissare la sua mano destra, quasi un'appendice estranea, tenuta bloccata sulle lenzuola dalla sinistra, più obbediente.
Le dita che ancora lo ascoltano impegnate a stringere forte all'altezza del polso, aspettando che le altre lentamente decidessero di piantarla di flettersi e scattare a stringere il vuoto.
Lascia che il telefono scivoli tra le sue dita, per cadere sulla moquette, mentre crolla esausto sul materasso.
Sono appena le sette di mattina e si sente come se non dormisse da settimane.
Invece è sveglio da nemmeno mezz'ora.
Si rimette seduto, poggiando i piedi a terra e raccogliendo il cellulare, perdendosi mentre se lo rigira tra le mani.
... questa volta il ragazzo con i capelli bianchi sembrava proprio nei guai.


"L'hai sognato di nuovo?"
Annuisce, aspettando che sia l'amica a rompere il silenzio per la seconda volta da quando è entrato nel locale.
Shoko Ieiri soffia sul bicchiere di caffè nero, mentre lui sorseggia piano il suo.
Fa così freddo, che non ha avuto il coraggio di levarsi il cappotto una volta seduto al tavolo di Starbucks.
Guarda fuori dalla vetrata i primi turisti uscire dal parco di Ueno e muoversi verso la zona dei musei, incuranti delle temperature di quella domenica di dicembre.
Dovrebbe portarci anche i ragazzi, magari al Nazionale... ha letto che hanno adibito diverse sale ai bambini. Nè parlerà con Yaga l'indomani, prima di lezione.
Stranamente, il suo lavoro di insegnante alle elementari è una delle poche cose che è in grado di migliorare il suo umore. Per quanto sfiancante possa essere.

"... questa mattina sei uno straccio".
Il lampo di positività si infrange come cristallo al suolo, colpito dalla voce stanca dell'amica.
Lo sa di sembrare uno schifo. Non si è nemmeno raccolto i capelli.
Quello che non sa, è perché quel ragazzo abbia cominciato a popolare i suoi sogni.
Va avanti così da un mese.
Si addormenta, sogna, si sveglia con la mano destra fottutamente autonoma e tante, troppe domande.
Ma almeno fino ad oggi la sua mano non aveva tentato di ucciderlo.
Non ha idea di chi sia lui... anche se dopo così tanti giorni inizia a pensare di cominciare a conoscerlo.
A volte è un adulto, un suo coetaneo, a volte solo un ragazzino... anche piuttosto petulante.
A volte sembra in pericolo, a volte è Il pericolo.
Per gli altri, per sé stesso.
Qualche volta, poche, anche per lui. Spesso indossa occhiali da sole, a volte addirittura una benda nera.

"Ripetimi cosa succedeva..."
La voce di Shoko lo riporta alla realtà.
Sente un moto di fastidio attraversarlo come una scossa.
Non è per questo che le ha chiesto aiuto.
Su cosa significhi tutto ciò può e si spreme le meningi anche troppo da solo.
Vuole sapere cosa ha la sua testa che non va, ma dal punto di vista medico.
Perché deve esserci un problema fisico in tutto questo.
"Non mi serve interpretare i sogni, non hanno senso... devo sapere cosa succede al mio cervello e alla mia mano".
Prima ancora che Shoko alzi gli occhi verso di lui per fulminarlo con lo sguardo, capisce di aver esagerato.
"Perdonami, non volevo sembrare così duro, è che.. "
Stringe tra le dita il ponte del naso, salendo fino a massaggiarsi le tempie.
Ha già finito la sua tazza di caffè, ma gliene servirebbe almeno un altro paio.
Senza contare che oggi ha promesso a Mimiko e Nanako di portarle a provare un locale di crepes in centro.
... Cosa ci troveranno mai in posti tanto affollati.
Ama le sue sorelle, il caos che diffondono ovunque passano è una delle poche cose che riesce ancora a mettergli allegria. Non vuole essere di cattivo umore con loro.
Come non vuole essere scortese con l'amica. Non lo merita di certo.
"... è che sei esausto e non dormi bene da giorni".
"Sono stato scortese, perdonami".
Cerca di mettere su un sorriso, guadagnando dalla donna un veloce cenno del capo, che sta per 'sei un idiota, ma va bene'.
Portandosi la sigaretta spenta tra le labbra, l'amica si alza per prima prendendo dal tavolo le tazze usate e il biglietto del conto.
"Usciamo di qua, ho bisogno di fumare".
Vorrebbe protestare, ma il tintinnio della porta e l'arrivederci in coro delle cameriere gli fanno capire quanto siano lenti i suoi riflessi.

"Allora, pensi di raccontarmi il sogno? Poi io ti dirò se è il caso di aprire la tua testolina e tagliuzzare quel tuo amabile cervello..."
Ridacchia, sperando sinceramente che quella della donna sia solo una battuta.
Si passa una mano nei capelli, raccogliendoli sulla nuca.
"Era a terra, non era ferito, però sembrava fosse in trappola".
"Benda? Occhiali da sole?"
"Nulla di tutto ciò..."
"Quindi ... "
La curiosità è così lampante da non essere mascherata nemmeno dal tono annoiato.
Quel particolare infatti era una novità. In nessun sogno era riuscito a vedere gli occhi dell'uomo. Fino a quella notte.
Suguru assottiglia lo sguardo, prendendosi un momento prima di rispondere.
Nella sua testa, un paio di iridi si fanno spazio. Confuse, arrabbiate, sofferenti, ma belle.
Belle da spaccargli il fiato.
"Azzurri. I più azzurri che abbia mai visto".

Shoko ridacchia, guadagnandosi una sua occhiata stranita.
Non gli pare di aver detto nulla di divertente.
"Ti stai innamorando di lui?"
"Ieiri, non ho idea di chi sia..." sbuffa, prima di aggiungere quasi offeso: "Sono un adulto vicino alla trentina, non mi innamoro di ragazzi a caso che mi perseguitano in sogno".
"Scusa, è che dal tuo tono di voce mi sembravi in pieno panico gay..."
Guarda la donna con gli occhi sgranati, prima di scoppiare a ridere.
"Mi sembra di essere tornato al liceo, quando ti ho detto di essere omosessuale..."
L'occhiata complice in risposta, se l'aspetta. Come la leggera gomitata che lo raggiunge nel costato.
"Intendi quando ti ho ospitato nella mia stanza del dormitorio, perché i tuoi ti avevano cacciato di casa?"
"Ripetendomi di non andare in panico, che essere gay non mi avrebbe reso più stronzo di quanto non fossi già".
Shoko appoggia la testa al muro del locale, sbuffando il fumo e stringendosi nel cappotto.
Un sorriso stanco sul bel viso.
"E ci dividevamo le sigarette perché nessuno di noi aveva un quattrino?"
Fa un cenno di assenso con la testa, prendendo dalle dita della donna la sigaretta a metà che gli sta offrendo.

Rimangono in silenzio per un po', passandosi la cicca fino a quando non ne rimane che un mozzicone ridicolo.
Shoko lo lascia cadere a terra, schiacciandolo sotto il tallone.
Si china a raccoglierlo prima che Suguru la fulmini con lo sguardo, riservandogli un'occhiata scocciata.
Lo sconvolge sempre quanto non serva nemmeno parlare dopo tanti anni di amicizia.
È sicuro che potrebbe fare una strage e Shoko sarebbe lì, disposta ad ascoltare la sua versione, offrendogli una sigaretta o chiedendogli di accendere.
"Ok, non sono più così povera da fumarmi il filtro".
Inclina leggera la nuca, con una vena di preoccupazione che non riesce a nascondere nella voce.
"Hai programmi per la giornata? Non sei da solo vero?"
Sorride, scuotendo la mano come ad allontanare una mosca.
"Decisamente no! Ho promesso a Mimiko e Nanako un giro in centro, a fine giornata avrò la testa e le orecchie vicine ad esplodere".
Il sollievo che le si dipinge sul viso gli fa sentire qualcosa di molto vicino al senso di colpa dalle parti del petto. A volte pensa di essere un ingrato.
"Oh, un pomeriggio con le ragazze è quello che ti ci vuole".

"Non so il suo nome..."
La donna lo guarda incuriosita, fermandosi e guardandolo stranita.
Effettivamente, perché mai dovrebbe conoscere il nome di uno sconosciuto che gli compare in sogno..
"Ma mi sento come se dovessi saperlo...".
Suguru guarda in basso, fissa i piedi come quando era bambino e i suoi genitori fingevano di non vedere quelle che liquidavano come 'stranezze'.
Un fiocco di neve si pianta sulla sua scarpa.
Alza gli occhi al cielo, mentre la prima nevicata dell'anno comincia a scendere su Tokyo.
"Come se avessi dimenticato".
"Ha detto qualcosa?"
Riflette. Sì, la cosa più strana che gli ha sentito dire fino ad ora.
Il ragazzo dai capelli bianchi gli era apparso confuso, sconvolto, arrabbiato.
Costretto ai suoi piedi, intrappolato.
Era in ginocchio di fronte a lui, ma lui si era sentito come uno spettatore.
Finché l'uomo non aveva detto una frase in particolare, una frase che Suguru avrebbe potuto giurare fosse rivolta a lui.



"Fino a quando ti farai usare così, Suguru".



Salve salvino! Ho una raccolta e una long (capitolo prossima settimana) in corso, ma sapete quando si ha un'idea senza senso in testa e va proprio scritta? Ecco.
Questa long è una cosa del genere. Prendetela per una au, per iniziare.
Non sarà una storia facile, ma un mio tentativo di dare un lieto fine ai SatoSugu.
   
 
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