Fumetti/Cartoni europei > Altri
Segui la storia  |       
Autore: adrienne riordan    04/10/2022    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ottobre, il mese più rognoso nel mio settore lavorativo… per la prima volta, pure pensare al Lucca Comics non mi dà sollievo, dato che precede la scadenza più rognosa di tutto l’anno lavorativo e io sono ancora in alto mare… ad un certo punto mi sono venuti i maroni così girati che solo andar dietro a sistemare le bozze di fanfiction mi ha rilassato i nervi. Quindi, ecco la mia terapia pubblicata. Se chi mi legge (so che ci siete, il contatore letture non mente) mi desse un feedback di supporto, mi tirerebbe su il morale.
Mi era stato richiesto di sgravare lo spin off parigino accennato nel capitolo Bruise me, Beat me di questa raccolta di prompt. Questo capitolo è solo una prima parte, un’introduzione, il prompt non è, pertanto, ancora espresso. Nella storia abbiamo un salto temporale nel 2019. Spero vi piaccia.



Vacanze parigine
“Davvero, mon chere, mi devi proprio dire da dove viene tutta questa fifa per i cimiteri!” la voce incredula e vagamente accusatoria della bionda interlocutrice ebbe l’effetto di far sentire Mordecai ancora più imbarazzato di quanto già non fosse, mentre percorrevano insieme la strada che li avrebbe condotti verso il pensionato studentesco dell’università.
Erano passati sette anni da quel caos azteco che aveva stravolto la vita di Mordecai e che, per poco, non si era concluso nientemeno che con la fine del mondo e dell’umanità per la quinta volta. Chiudere le faccende lasciate in sospeso per cinquecento anni non era stato semplice, né tantomeno indolore. Aveva ritrovato qualcuno di importante, altri erano stati allontanati per sempre. Ci sono stati dei ben ritrovati, degli arrivederci… e degli addii. Aveva versato lacrime, ma il suo animo si era anche rafforzato enormemente, come se l’anima di Quetzalcoatl, ormai riemersa dall’oblio, si fosse fusa a quella mortale di Mordecai, alla stregua di due liquidi disciolti in una soluzione, quando prima, per effetto dell’incantesimo della Signora del Mictlan, le due identità, umana e divina, erano come acqua e olio: sempre in contatto l’una con l’altra, ma destinate a rimanere distinte.
Il biondo aveva ripreso in mano le redini della sua vita, seppur, inizialmente, a fatica: aveva dato quel famigerato esame, passandolo, neanche a dirlo, con il massimo dei voti; aveva ottenuto l’agognata laurea e, alla fine, aveva anche vinto il concorso per un dottorato in Economia presso una buona università californiana. Raggiungere quei risultati accademici era ciò che Mordecai aveva sempre voluto… ma aveva ottenuto anche qualcosa in più, nel frattempo. Emanuel, per esempio, era tornato nella sua vita e, stavolta, non ci sarebbe stato dio o calamità che li avrebbe separati. Beh, il biondo aveva dovuto penare non poco per fargli accettare il fatto che, per esigenze di dottorato, avrebbe dovuto passare un anno accademico presso un’università francese (con la quale era gemellata il suo Dipartimento), lasciando a casa Emanuel… aveva dovuto penare TANTO, in verità. Certe abitudini erano dure a morire, e il vecchio Tlauizcalpantechutli, o dai più conosciuto col nome di Itztlacoliuhqui-Ixquimilli in seguito alla perdita del dominio sulla stella Venere, aveva dovuto scendere a patti col fatto che una distanza fisica di a malapena un anno non avrebbe potuto essere paragonato a cinquecento anni di disperata ricerca di un’anima che aveva dimenticato persino il proprio nome. Forse la divinità del giudizio e del gelo aveva imparato la lezione o, forse, aveva considerato le esperienze che Mordecai avrebbe fatto all’estero poca cosa rispetto tutto ciò che entrambi avevano dovuto sopportare in passato. Di fatto, poteva essere considerato un Erasmus, con la differenza che Mordecai non era uno studentello in cerca di feste e avventure – non lo era mai stato neppure prima del suo risveglio come una divinità stimata tra le più sagge e importanti del pantheon azteco.
Dunque, certe abitudini erano dure a morire e la stessa cosa valeva per Mordecai, il quale non aveva ancora superato la sua avversione per i cimiteri. Se prima gli era sembrata una cosa inspiegabile, seppur normale, ne aveva poi capito il motivo dopo essersi risvegliato. Probabilmente, l’inconscio era stato segnato dai suoi trascorsi nel Mictlan più di quanto pensasse, per quanto non si fosse mai pentito di aver affrontato quel viaggio per riportare in vita gli umani.
“Non posso spiegartelo, i cimiteri mi mettono inquietudine!” si giustificò il biondo con la sua collega di lavoro al dipartimento francese. Michelle, questo era il suo nome, aveva preso a cuore l’impegno di mostrare al suo collega americano le bellezze di Parigi, a cominciare dalle mete più mainstream e turistiche. Sfortunatamente per Mordecai, il cimitero di Père Lachaise era considerata una delle mete più gettonate, soprattutto per le spoglie degli illustri artisti che vi erano ospitate.
“Quindi non vorrai venire ai cimiteri di Montparnasse, di Montmartre e di Passy la prossima settimana?”.
“Si può sapere perché a Parigi siete fissati con i cimiteri?”
“Perché sono praticamente dei musei a cielo aperto! Hai visto che mausolei ci sono?”
In effetti, Mordecai dovette riconoscere che l’atmosfera era alquanto… affascinante, in un certo senso. Alcune tombe erano davvero eleganti, doveva ammetterlo… ma quanto gli era sembrato strano vedere le strade con la segnaletica e incrociare turisti che passeggiavano con nonchalance! Nondimeno, non riusciva a restare troppo a lungo in un luogo dove era presente una così tale concentrazione di corpi sepolti. Insomma, di potenziale pericolo, per quanto avesse uhm… risolto? … i suoi conti in sospeso con Mictlantechutli. Con quella divinità, non era proprio semplice stabilire se i debiti fossero stati saldati oppure no…
“Terra chiama Mordecai! Sei ancora con me?” Michelle non amava i silenzi protratti e Mordecai si trovò a dedicare attenzione al presente.
“Ma questa non è la strada per il campus” si soprese il biondo, suscitando uno sbuffo di ilarità nella collega nell’appurare fino a che livello la distrazione di Mordecai poteva protrarsi.
“Ci fermiamo a bere qualcosa, no?” chiacchierona e festaiola fuori dall’università, quanto seria e morigerata in ufficio o nelle aule universitarie: grazie a Michelle, probabilmente Mordecai avrebbe recuperato le esperienze che, da studente, si era rifiutato di vivere, troppo preso a contare ogni centesimo guadagnato durante i suoi lavori part time e a studiare in ogni momento di tempo libero per laurearsi in tempo.
Ecco un’altra cosa che Mordecai non amava fare… andare a bere nei locali. Già non aveva amato farlo da studente, dopo la sua “avventura” al Laberinto poi… diciamo che era ancora più restio a concedersi certi passatempi. Ma Michelle era, senza ombra di dubbio, innocua da quel punto di vista, una persona normale. Una normale ricercatrice universitaria parigina. Non sarebbe successo nulla di pericoloso.
Entrarono in un locale dove era in corso un evento karaoke. Non vi erano molti universitari: il locale era annesso a un albergo, pertanto la clientela, comunque non numerosa visto l’orario preserale, era molto varia.
Mentre veniva maltrattato un brano di Stromae da un avventore di mezza età, i due si recarono al bancone.
“Analcolico, per favore” specificò Mordecai all’amica, l’unica che parlava in francese e che poteva ordinare per entrambi, con un tono insolitamente perentorio. Sarebbe andato a sedersi ma, con la scusa di non lasciare l’amica da sola, di fatto voleva essere sicuro che il barman utilizzasse solo ingredienti davvero analcolici.
“Si può sapere da dove ti viene questa paranoia? Di solito sono le donne ad essere preoccupate di ciò che finisce nei loro bicchieri!”.
“Esperienza. Senza offesa, Michelle”.
“Mi dovrei offendere eccome! Un mojito et une boisson gazeuse de la maison, s'il vous plaît” si rivolse al cameriere.
“Vorrà dire che, per farmi perdonare, offrirò io” replicò Mordecai mentre andavano verso i divanetti e vi prendevano posto.
Il povero Stromae, giunto al termine del brano, lasciò posto a qualche minuto di silenzio, mentre un gestore del locale armeggiava col computer per trovare una canzone richiesta da una bambina di dieci anni circa, accanto alla madre che l’aveva accompagnata a scegliere.
Presto la sala si riempì con le note della canzone How far I’ll go on, cantata dalla bimba che ci stava mettendo tutta la passione di cui era capace. Non era spiacevole da ascoltare, anzi, la bimba era sufficientemente intonata, ma…
“Ancora questa canzone! Nooooo!”
La voce femminile, fintamente disperata, che giungeva dal divanetto opposto a quello su cui era seduto Mordecai, era decisamente familiare, sebbene non l’avesse più udita negli ultimi cinquecento anni. Mictlancihuatl?
Aveva quasi timore a voltarsi, tale era l’incredulità per una coincidenza così grande, ma non poteva fare a meno di verificare quel dubbio. Così si alzò a controllare chi stava occupando i posti dietro al suo. Seppure parzialmente di spalle, la riconobbe subito.
Non rivedeva Alma da quando avevano abbandonato Esqueleto, otto anni prima. Al posto della nanerottola che ricordava vi era, in tutto e per tutto, la giovane diciottenne conosciuta e amata durante l’era del Quarto Sole, vestita però con abiti più che attuali, mentre sorseggiava una coca cola con una cannuccia, in compagnia di un uomo di mezza età.
“Cosa ci vuoi fare, sai bene che a Eleni piace tanto Moana” commentò l’uomo con comprensione e… pazienza infinita.
“Ma non mi dire” replicò la ragazza, mostrando con la mano i libretti e i quaderni da disegno con immagini del film Disney aperti sul tavolo che stavano occupando, tra un succo di frutta, un tè e la tazza del cappuccino mezzo svuotato.
Mordecai aveva indugiato un secondo di troppo nel contemplare il quadretto perché lo sconosciuto, di fronte al ragazz,o, si accorse di lui e gli rivolse la parola, apparentemente infastidito.
“C’è qualcosa che non va?” chiese con tono vagamente accusatorio.
A quel punto si voltò appena anche la ragazza, alle prese con un lungo sorso di bibita… con il quale prese a strozzarsi non appena ebbe realizzato chi aveva davanti, tossendo in modo assai poco dignitoso.
“Alma!” esclamò il biondo. Certo Alma non era in pericolo di vita ma Mordecai, allarmato, le diede comunque qualche pacca sulla schiena, per liberarle le vie aeree dal liquido andatole di traverso per colpa sua.
“Tenga le mani lontane da mia figlia!” esclamò l’uomo scansando Mordecai e assicurandosi che la ragazza si riprendesse mentre quest’ultima si complimentava, col fiato corto, per la scelta delle sue priorità.
“Ma che ci fai qui?” gracchiò, non appena riprese possesso della capacità di respirare.
“Che ci fai tu qui!” replicò sbalordito il biondo.
“Sono in vacanza!” sputò fuori esprimendo tutta l’ovvietà del mondo.
“Chi è lei, si può sapere?” tornò alla carica lo sconosciuto, visibilmente irritato dal constatare che i due giovani si conoscessero, mentre lui era all’oscuro di tutto.
“Mordecai” rispose il biondo, sentendosi uno stupido. Non stava prendendo un po’ troppo seriamente quel piccolo incidente alla…figlia?
“Alma, come conosci questa persona?” il padre sembrava pronto ad iniziare un interrogatorio.
“Sto bene, papà, grazie per l’interessamento” non rispose, sarcastica, la ragazza.
“Alma!”
“Americani” commentò confusa Michelle, davanti a quella strana scena. Se non fosse stata abbastanza matura da non ragionare per stereotipi, avrebbe pensato che la mossa successiva sarebbe stata una bella pistola puntata verso il collega, cosa che, appunto, non avvenne. In compenso, mamma e figlia interruppero la canzone e tornarono al posto. La bimba osservava la scena incuriosita tanto quanto Michelle; d’altro canto, la madre stava condividendo l’ansia del marito.
“Tutto bene?” chiese con il timore di una risposta negativa.
“Tutto bene. Grazie mamma” tagliò corto Alma.
“Ciao! Sei un amico di mia sorella? Almeno non sei vecchio come l’altro!” commentò serena la bambina. Somigliava ad Alma quando la incontrò per la prima volta nel cimitero: spensierata e aperta alla chiacchiera col primo che passava.
Cos..? Vecchio lui? Non era esattamente una frase comune da dire. Mordecai non si rese conto subito del gelo che le parole della bimba avevano portato tra i membri della sua famiglia.
“Eleni, riprendi i colori e finisci il disegno” propose Alma, nervosa, per sviare la domanda.
Eleni si sedette al proprio posto, riprendendo la matita rossa in mano. “La prossima volta cantiamo insiem…”
“No” replicò piattamente la… sorella maggiore?
“Daaaai” protestò la bambina.
Così, quella era la famiglia umana di Alma? La bambina che aveva conosciuto al cimitero non vedeva l’ora di ricongiungersi ad essa… ma in Mordecai sorse una lieve ilarità nel vedere la Signora dei morti alle prese con una vita da teenager americana. Se si fermava a rifletterci su, però, nemmeno il fatto che il nobile Serpente Piumato vivesse come timido dottorando americano era esente, ad occhio esterno, da ilarità, però Mordecai lo considerava normale, forse perché, appunto, non poteva vedersi da un punto di vista esterno. La scena che il biondo aveva davanti agli occhi appariva normalissima, nella sua banalità. Eppure aveva la sensazione che quello non fosse il posto appropriato per la ragazza.
“Grazie per aver aiutato mia figlia, signor…?” esordì la signora, più diplomaticamente, ma senza discostarsi dall’obiettivo del marito: capire chi fosse quel biondo sconosciuto che sembrava conoscere la loro bambina.
“Il Dottor Mordecai Plumado, mamma. È stato tutor per la Facoltà di Economia durante la Settimana dell’Orientamento delle varie università per gli studenti all’ultimo anno delle superiori. Per inciso, quello a cui ti sei sospettosamente offerto di partecipare anche tu, papà, per la Facoltà annessa al tuo Dipartimento! Dottor Plumado, mia madre, mio padre e mia sorella” l’entusiasmo che Alma aveva messo nelle presentazioni rasentava quella di un’interrogazione a sorpresa in classe.
“Ah, un dottore di Economia! Non avrei mai detto, ha un’aria così giovane!” replicò il padre, sentendosi tirato in ballo, dando repentinamente del lei a colui che si era rivelato un collega che, cosa più importante, si era palesato nella vita della figlia in una situazione tranquilla.
“Sua figlia minore non sembrava dello stesso avviso” commentò Michelle, che iniziava a prenderci gusto.
“Per favore…” mormorarono Mordecai e Alma quasi simultaneamente.
“Quindi ha partecipato alla settimana dello scorso luglio?”.
“Signore, era a maggio”. Mordecai non avrebbe avuto elementi per sospettarlo, ma aveva capito che l’uomo gli aveva teso un tranello verbale, anche se non ne comprendeva il motivo. Da quando si era risvegliato, il suo sesto senso si era fatto molto acuto. Uno sospiro pesante di Alma confermò la sua supposizione.
“Ha ragione. Mi sono confuso” con tono tutt’altro che contrito.
In effetti, Mordecai era stato incaricato di partecipare alle attività della facoltà di Economia e di dirigere gli altri dottorandi ma si sarebbe accorto della presenza di Alma: il flusso di studenti interessati alla sua Facoltà non era così intenso da non notarla.
“Alma, eri alla Settimana dell’Orientamento? Non sapevo fossi venuta al seminario!” chiese Mordecai.
“Infatti non ho partecipato ad alcuna attività” rispose la ragazza facendo spallucce.
“…e allora come fa a sapere chi sei, se non hai partecipato al seminario di Economia del Dottor Plumado?” chiese il padre, di nuovo col tono vagamente da interrogatorio.
“Ho conosciuto il Dottor Plumado in caffetteria, durante la pausa caffè”.
…Non era vero. Mordecai si sorprese per quella bugia detta in modo così disinvolto ma, per fortuna, non lo diede a vedere, grazie a quella chiacchierona di Michelle che aveva colto la palla al balzo.
“Sei stata alle iniziative della Facoltà di Scienze Naturali, Alma? Mordecai mi ha raccontato che c’è stato un bel po’ di maretta con gli scheletri!”
“Quelli dati in prestito dal Dipartimento di Biologia? Chi l’avrebbe mai detto che non erano corpi di volontari lasciati per testamento alla Ricerca ma trafugati e venduti da tombaroli moderni?” chiese Alma. “Quell’evento, da solo, è valso il successo della Settimana di Orientamento tra gli studenti di tutte le high school di San Diego!”.
“Cosa? Fiiigo!” esclamò eccitata la bambina che, a quanto pare, era la prima volta che ne sentiva parlare. I genitori, evidenti responsabili dell’ignoranza della loro secondogenita, gemettero per la frustrazione.
“Ma come hanno fatto a scoprirlo?” chiese Michelle, curiosa di avere ulteriori notizie che Mordecai non era stato in grado di riferirle, ma che immaginava essere stato l’argomento forte tra i ragazzini che avevano partecipato a quel Seminario.
“Chissà, un vero mistero” chiosò Alma senza apparente interesse per la cosa.
In effetti, quella situazione aveva destato un enorme scalpore: qualcuno aveva chiesto, in modo puramente casuale, se fosse sicura la provenienza di quegli scheletri. L’espressione di Alma, seppur neutra, aveva lasciato a Mordecai uno strano presentimento.
“Non mi sembra un argomento adatto a una bambina! Eleni, continuiamo a disegnare in camera. Alma, vieni anche tu” concluse la madre, facendo un cenno di saluto ai due sconosciuti.
“Finisco la coca cola e arrivo. Conosco la strada”.
“Aspetto Alma e saliamo insieme” comunicò il padre. Madre e figlia minore raccolsero le proprie cose e tornarono alla propria stanza.
“Non ho bisogno della guardia del corpo!” il tono di Alma divenne improvvisamente polemico.
“Finisci la coca cola, dobbiamo prepararci per la serata”
“Puoi andare tu, intanto, a prepararti. Devo solo prendere l’ascensore per arrivare alle camere. Cosa vuoi che mi succeda?”. Il padre stette un attimo a pensare ma, alla fine, si convinse a dar credito all’obiezione della figlia.
“…Tieni acceso il cellulare”
“Grazie per questa dimostrazione di fiducia” salutò sarcastica vedendo il padre allontanarsi.
Non appena l’uomo se ne fu andato, Michelle non poté fare a meno di commentare “Pesanti i tuoi genitori, eh?”
“Succede, quando la tua foto staziona inutilmente per mesi sulle confezioni di latte del tuo Paese e poi ricompari anni dopo senza dare alcuna spiegazione”.
“Cosa?!” si sorprese Michelle.
“È un mojito quello? Sembra buonissimo” lasciò correre con nonchalance la rivelazione di essere una ex bambina scomparsa mentre guardava con desiderio il fresco aperitivo tra le mani della francese.
“Sei maggiorenne?”
“Per la Francia, sì. Per gli Stati Uniti, no. Per i miei genitori, mai”.
“Anche tuo.. padre insegna Economia all’Università?” chiese Mordecai.
“Docente universitario di Geologia. Studia i terremoti, soprattutto” Alma prese un altro sorso di bibita.
“…Terremoti” ripeté il biondo, a disagio. L’era del Quinto Sole sarebbe finita a causa di terremoti molto potenti, quando fosse giunta la sua ora. Obsolescenza programmata….
“Terremoti” confermò Alma, quasi leggendogli nella mente.
“Che ironia della sorte”
“…Già” annuì la ragazza.
“Non credo di comprendere la vostra ironia americana”.
“Troppo americana per essere compresa persino dagli statunitensi stessi” convenne Alma. Un commento fin troppo sottile per essere compreso da Michelle e persino per Mordecai, se non fosse stato una divinità: che la fine dovesse avvenire tramite terremoti era una conoscenza degli Aztechi, i veri abitanti del suolo americano assieme alle altre civiltà amerinde, e che il padre della attuale incarnazione della Signora dei morti li studiasse col metodo scientifico era abbastanza ironico.
“E tu perché sei qui, Mordecai? Sei in vacanza anche tu?”
“Io?” si sorprese il biondo “No, parte del dottorato comprende anche un periodo di collaborazione con i colleghi dell’università qui a Parigi”.
“Tranquilla, il turismo glielo faccio fare io! Questo ragazzo è nato vecchio, tutto lavoro e dormitorio!” si intromise allegra la francese.
“Dai, Michelle!” esclamò imbarazzato il ragazzo.
“In effetti, nato vecchio gli si addice” commentò la giovane dando fondo a ciò che restava della lattina.
“Louvre, Versailles e Tour Eiffel, immagino”.
“Anche. Ma oggi l’ho portato a trovare Jim Morrison e il fifone qui presente non ha gradito!”
“Ooh … al cimitero di Père Lachaise? Bello!” replicò Alma con interesse.
“Ci siete già stati? ”
“I miei genitori ritengono il luogo troppo… macabro per una bambina di dieci anni come Eleni”.
“La tua sorellina?”
“Già. Così domani ci toccherà Disneyland tutto il giorno”.
Mordecai quasi lasciò un sospiro di sollievo a sentir nominare Disneyland. Se aveva trovato ironica la professione del padre di Alma, vedere la sua collega decantare un cimitero come luogo turistico a una ragazza che vi aveva vissuto per anni segregata raggiungeva un livello grottesco, per non dire surreale. Se si aggiungeva pure il fatto che l’interlocutrice era nientemeno che un’amministratrice di riti funebri divina…
“Ma Disneyland non si trova anche in America?”
“Eleni vuole vedere se il vecchio Continente fa le cose in grande come l’America” alzò gli occhi al cielo.
“Mordecai, la segniamo come una delle prossime tappe, ci stai? Ci facciamo Pirati dei Caraibi!”
“Non male quella saga” commentò Alma.
“Non so di cosa state parlando, non guardo molta televisione”.
“Come no!” protestò inorridita Michelle che prese a citare la parte saliente del film per dimostrare la sua passione alla saga. Una a caso. “L’avidità di Cortes fu insaziabile. Fu così che gli dei scagliarono su quell’oro un’orrenda maledizione. Ogni mortale che sottragga uno solo dei pezzi dal forziere di pietra verrà punito per l’eternità.”
Mordecai non credeva alle proprie orecchie nel sentir citare divinità azteche mentre Alma tratteneva la ridarella. “Mordecai, gli attori della tv non possono competere con le tue espressioni facciali!”. Tornò a rivolgersi alla ricercatrice “Lo sceneggiatore ne aveva di fantasia!”.
“Piuttosto che altri cimiteri o cose simili, va benissimo Disneyland…” chiosò Mordecai, pur di sviare da quell’argomento.
“Fifone” commentò Alma giocherellando con la cannuccia.
“E io che volevo portarti alle catacombe di Parigi stasera!” protestò rassegnata Michelle, facendo accapponare la pelle a Mordecai che, impegnato a non risultare troppo stridulo nel declinare l’offerta di un tour, non fece in tempo a registrare la reazione di Alma che, al sentire la parola catacombe, si era irrigidita appena.
“Fanno accessi serali al pubblico?” Chiese Alma con tono neutrale, ma tutta la leggerezza che aveva esternato in precedenza sembrava svanita di colpo.
“Non ufficialmente…” nicchiò la ragazza con un accenno di sorriso birichino.
Alma si alzò dal suo posto, prendendo un anonimo bastone da passeggio, con lieve allarme del biondo alla sua vista. Un bastone da passeggio?
“Io non andrei, se fossi in te” disse la Alma.
“Che intendi dire?” chiese Michelle, sorpresa dal cambio di umore della ragazza.
“Quello che ho detto. Io non lo farei se fossi in te” ripeté marcando maggiormente ogni sillaba.
“Beh, la vita è mia, fino a prova contraria” replicò la donna, piccata.
“Viva il libero arbitrio, allora. Au revoir” tagliò corto la ragazza e si avviò verso il corridoio che collegava il locale ad accesso libero alle stanze dell’albergo con andamento lievemente claudicante, appoggiandosi al bastone per non pesare sulla gamba sinistra.
“Alma!” si allarmò Mordecai. Il ragazzo non avrebbe potuto farci caso mentre Alma era seduta. Da quanto tempo era in quelle condizioni? E poi, che le era preso, tutto di colpo?
“Scusa, torno subito” lasciò Michelle al suo posto – che, finalmente, poteva dedicarsi al suo mojito – e accorse ad aiutare Alma.
“Guarda che ce la faccio. Torna dalla tua collega. E stasera guardati Pirati dei Caraibi, piuttosto che andare… in giro” replicò, scostando la mano di Mordecai che voleva sorreggere la ragazza.
“Ma che ti è successo?”
“Lo scorso agosto ho fatto una caduta piuttosto brutta durante una sessione di parkour. Per poco non mi ammazzavo. Ci ho guadagnato una frattura del femore e un bel po’ ricordi tenuti nascosti dal mio personale contrappasso”. Giunsero all’ascensore.
“Buona vita, Mordecai” le porte si chiusero senza lasciar tempo al biondo di ricambiare quel bizzarro saluto e Mordecai non poté far altro che tornare dalla sua collega e dal suo drink, rimasto intatto, tra l’altro.
“Quella tipa è proprio strana” commentò Michelle quando Mordecai si sedette al suo posto.
“Michelle, perché vuoi andare alle catacombe stasera?” chiese il biondo mentre nascondeva il disagio tormentando la fettina di lime nel suo bicchiere.
“Fanno una festicciola. Guarda che le fanno abitualmente, anche se non così spesso. È divertente: c’è musica, si balla… l’unico difetto è che è clandestina, ma la vita senza un po’ di trasgressione è una tale noia!”.
“Ma siamo stati in giro tutto il pomeriggio. Non è meglio fare qualche attività più rilassante?” chiese Mordecai, deciso a seguire il monito di Alma.
“Domani è sabato, si può dormire! Se vuoi fare tu il pantofolaio, va bene, e magari ci vediamo per pranzo.” Prese un lungo sorso di mojito. “Quella tua conoscente, Almà… hai notato che si chiama come il tunnel dove ha perso la vita la principessa Diana?” domandò seria.
“Riesci a parlare di qualcosa che non sia macabro?” sospirò esasperato Mordecai, deciso a non dare ascolto allo spiacevole presentimento che albergava sottopelle.
Non lo avrebbe fatto mai più.

FINE PRIMA PARTE

Piccole note. Il contrappasso a cui fa riferimento Alma è un rimando esplicito al fatto che tutte le divinità, lei inclusa, vivono da quando sono umani. Al momento sono stati resi espliciti quelli di Tezcatlipoca (l’arto senza sensibilità), Santos (i problemi alla pelle), Emanuel (gli incubi notturni), Alejandro (le allucinazioni su sua sorella), Moravich e Jason (l’impotenza di fronte al destino avverso), Alma (morire non appena riacquista i ricordi sull’amore che prova per suo marito) e Mordecai (essere sempre orfano e solo). Vaghissimamente accennato anche quello di Dorian, in realtà, ma bisogna essere un po’ contorti, forse, per indovinarlo.
Altra nota. Ogni era si è conclusa con una precisa catastrofe ad opera di una divinità. Sembra che sia già stabilito che il Quinto Sole perirà per terremoti violentissimi, almeno questo si legge nella bibliografia a cui faccio riferimento.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Altri / Vai alla pagina dell'autore: adrienne riordan