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Autore: My Pride    05/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sometimes everyone needs a second chance Titolo: Sometimes everyone needs a second chance
Autore: My Pride
Fandom:
Batman
Tipologia:
One-shot [ 1241 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Talia Al Ghul, Clark Kent
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Malinconico
Avvertimenti:
What if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 1. Non avere paura || 2. In fondo alla strada || 4. What if
Leaves Challenge: "Se metti tutta la tua forza, fede e vigore in un lavoro e cerchi di fare il meglio che puoi, i successi arriveranno"

 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    “Non avere paura” era stata la prima cosa che Talia aveva sentito quando, risalendo faticosamente a galla dallo stato di incoscienza in cui era caduta, aveva aperto le palpebre a mezz’asta e si era allontanata di scatto dall’ombra che aveva visto chinata su di lei.
    Le ci era voluto più tempo del previsto per fare mente locale e rendersi conto che quell’ombra era Superman. Col sangue che le si era coagulato su guance e fronte, l’occhio destro completamente ombrato con cui faceva fatica a vedere e il respiro corto e affannato, aveva dovuto raccogliere i cocci della sua psiche e rimettere insieme i frammenti degli ultimi avvenimenti, la mano convulsamente stretta intorno all’elsa della sua spada e le labbra schiuse e pronte a pronunciare qualunque incantesimo se fosse servito contro l’Uomo d’acciaio; ma quello era pur sempre il boyscout in blu, l’eroe di Metropolis, e Talia era consapevole del fatto che, in un modo o nell’altro, avrebbe cercato di farle capire che le sue intenzioni non erano ostili. Era già successo, Talia aveva sempre saputo come agiva Superman – Clark Kent, aveva sussurrato la sua mente – ed era sempre stata conscia del fatto che avrebbe potuto fare qualunque cosa tranne farle del male, e lo aveva dimostrato quando l’aveva salvata da Leviathan nonostante lei lo avesse rapito poche ore prima. Ciò non spiegava, però, che cosa ci facesse lì in quel vicolo buio di Gotham e per quale motivo l’avesse salvata.
    Immagini su immagini si accavallano nella sua mente mentre osservava il volto dell’uomo che aveva davanti, un’entità in parte ancora sfocata che, in ginocchio davanti a lei nel sudiciume e con le mani protese in avanti, continuava a sussurrarle che andava tutto bene e che era ormai fuori pericolo. Ma “fuori pericolo” da cosa? Più provava a pensarci più le faceva male la testa e, arricciando il naso per il dolore, si portò una mano alla tempia solo per ritirare le dita con un sibilo, sentendo un pulsante e fastidioso formicolio irradiarsi dal taglio che si era procurata chissà come e vide il sangue macchiarle i polpastrelli quando se li portò davanti agli occhi. Fu quando provò ad alzarsi in piedi, però, che la gamba cedette e cadde a terra in uno schizzar di acqua e fango, mordendosi il labbro inferiore per il dolore.
    «Non muoverti. Hai la caviglia rotta».
    Per quanto la voce di Superman suonasse calma e pacata, l’espressione sul viso di Talia divenne solo più sospettosa mentre si guardava lentamente intorno. Conosceva quel vicolo, era uno dei posti più malfamati di Gotham e, se si concentrava, poteva ancora sentire le grida di dolore di un bambino di otto anni che aveva perso i genitori proprio lì. Quello era Crime Alley. Cosa diavolo ci faceva a Crime Alley? «Perché sei qui, alieno?» chiese con voce roca, scivolando su quel sudiciume per poggiare la schiena contro il muro dietro di sé mentre Superman, roteando gli occhi, si avvicinava lentamente.
    «Sei ferita e disorientata, farò finta che il tuo tono non sia ostile».
    «Cos’è successo?» chiese lei di rimando senza abbandonare l’espressione di sospetto che aveva, ma allentò almeno la presa sulla propria arma e, inclinando debolmente il capo di lato diede a Superman il consenso di avvicinarsi e di prenderle la caviglia per occuparsene.
    «Stavi combattendo contro degli uomini», cominciò l’uomo, strappando la stoffa del pantalone per controllare i danni e constatare che, caviglia rotta a parte, il taglio era superficiale. «Erano vestiti di nero, avevano delle spade intarsiate d’oro. Loro--»
    «Erano uomini della Lega», lo interruppe Talia, massaggiandosi di nuovo la testa. Per quanto la confusione non se ne fosse andata, qualche altro piccolo frammento di quanto era successo stava tornando ad affacciarsi nei suoi ricordi, e gemette per lo sforzo quando ci pensò troppo; tutto, però, le fu ben presto chiaro e le memorie la distrassero dal modo in cui Superman si stava occupando della sua ferita, sentendo improvvisamente un giramento di testa mentre parole e grida si affacciavano nella sua mente: la discussione con suo padre, i Man-Bat che la accerchiavano, la lotta contro tutti loro e poi la fuga fino a Gotham senza nemmeno rendersene conto, è ancora gli assassini della Lega che cercavano di riportarla indietro viva o morta; le sembrava ancora di sentire l’odore e il sapore del sangue, le urla mentre affondava la lama della sua arma nelle loro carni e le ferite che quegli stessi uomini le provocavano, il momento in cui aveva creduto che tutto sarebbe finito e poi quello della rivalsa la spada che aveva minacciato di conficcarsi nel suo cuore che si spezzava e… un lampo rosso e blu che le si parava davanti, afferrandola prima che cadesse. «Tu…» La sua voce era solo un mormorio ovattato mentre si rivolgeva a Superman che, con una delicatezza innata, aveva cominciato a fasciare la ferita alla caviglia. «Mi hai salvata. Perché?»
    «Non avrei potuto lasciare che tu morissi».
    «Sono una criminale. A chi sarebbe importato?»
    Contro ogni aspettativa, Superman sorrise dolcemente. «Tutti meritano una seconda occasione. E conosco un paio di persone che non mi avrebbero mai perdonato se ti fosse successo qualcosa», replicò e, per quanto Talia lo avesse guardato stranita e arcuato le sottili sopracciglia, la donna avrebbe probabilmente replicato se dei rumori non avessero catturato la sua attenzione.
    «Madre!»
    Incredula, Talia sollevò lo sguardo e sgranò gli occhi alla vista del figlio, raddrizzando la schiena mentre, seppur con la vista ancora un po’ sfocata, lo vedeva venirle in contro. «Damian?»
    «Talia».
    La voce di Bruce si insinuò potente in quel vicolo, come se quel nome fosse stato urlato a squarciagola anziché sussurrato nel vento e, quando gli sguardi di entrambi si incrociarono e Bruce corse da lei con uno scalpiccio di fango e acqua sotto le suole degli stivali solo per gettarsi al suo fianco e stringerla contro il proprio petto, Talia capì che quel momento, quel singolo istante, aveva cambiato tra loro letteralmente ogni cosa.
    Crime Alley era stato per Bruce il simbolo del dolore che lo aveva accompagnato sin da bambino. Aveva edificato un’intera crociata legata a quella orribile notte in cui aveva perso tutto e aveva rischiato che la storia si ripetesse, che qualcun altro che amava perdesse la vita in quel vicolo maledetto e che suo figlio sarebbe rimasto ancora una volta senza una madre. E Talia stessa aveva temuto che sarebbe andata così. Dopo anni in cui aveva cercato la propria redenzione, anni in cui aveva tentato di allontanarsi dall’ombra di suo padre nonostante i fallimenti e le scelte sbagliate, anni in cui aveva messo tutta la sua forza e fede nella speranza di fare del suo meglio per essere una persona migliore, aveva rischiato di morire in un sudicio vicolo senza aver provato a sé stessa di essere riuscita ad ottenere ciò per cui aveva così faticosamente lavorato. Adesso, stretta nell’abbraccio di Bruce e in quello di suo figlio, Talia poteva finalmente lasciarsi andare alle lacrime e sentirsi libera.
    Sollevò lo sguardo solo per un attimo, verso quella sagoma che si librava in volo e dal mantello fluttuante, e sussurrò un “Grazie” che solo lui avrebbe potuto sentire; Superman ricambiò con un cenno della mano, un movimento impercettibile con cui si sfiorò la fronte e poi sparì dalla vista di Talia, luminoso come la luce di un lampione in fondo alla strada della sua vita. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per l'undicesimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia e anche per l'iniziativa #leaveschallenge indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Stavolta mi sono voluta concentrare su un personaggio che in questa raccolta è apparso relativamente poco, ovvero Talia (anche Clark in realtà è apparso poco, però va beh) e ho voluto focalizzarmi soprattutto sulla sua rendenzione e sui sentimenti contrastanti che prova
Talia in fin dei conti è un personaggio grigio: molto spesso fa ciò che fa per compiacere suo padre, è stata cresciuta secondo determinti principi e ha dovuto lottare con le unghie e con i denti sin da bambina per far vedere che poeva valere quanto e più degli uomini che la circondavano, quindi non la si può biasimare del tutto. Così ho voluto dare lei un piccolo angolo di luce in tutta l'oscurità che la circondava
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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