Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    05/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nothing Else Matters Titolo: Nothing Else Matters
Autore: My Pride
Fandom:
Super Sons
Tipologia: One-shot [ 2276 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Damian Wayne
Rating:
Giallo
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
Antiferragosto Challenge: Amici invece sono solo coloro a cui non temiamo di aprire il nostro cuore e ciò che vi è in esso
 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    «Continua a respirare, D, fallo per me. Continua a respirare».
    Jon aveva cominciato a ripetere spasmodicamente quelle parole in un sussurro, cullando a sé il corpo infreddolito dell’amico nel tentativo di scaldarlo col calore della propria pelle.
    Era accaduto tutto così in fretta che Jon ancora stentava a credere che avesse davvero rischiato di perdere il suo migliore amico. Non era la prima volta che si trovavano su un pianeta ostile, ma nessuno dei due si era aspettato che le stagioni cambiassero ad una velocità disarmante, nonostante Damian avesse studiato il suo moto e l’orbita prima di atterrare. La missione avrebbe dovuto essere semplice: cercare la pianta per cui erano venuti, prenderne una buona quantità e riportarla sul loro pianeta, studiandola alla Fortezza della Solitudine per contenere eventuali virus e batteri alieni. Per quanto i loro padri non fossero stato esattamente d’accordo con la decisione di esplorare quel pianeta da soli, Damian, sostenuto persino dai suoi fratelli, aveva affermato che in quel modo stavano solo sminuendo la preparazione che avevano avuto in quei lunghi anni di formazione e che a ormai diciassette anni, con una squadra ben consolidata alla sua guida e un bagaglio di missioni sulle spalle, avrebbero potuto svolgere quell’incarico senza problemi; Batman aveva storto il naso e Jon, anche attraverso la maschera, aveva visto i suoi occhi ridotti a due fessure, ma alla fine aveva dato loro l’okay per portare avanti la missione a patto di aggiornare periodicamente i dati ottenuti, cosa che Damian aveva assicurato avrebbe fatto.
    Quando erano partiti ed erano stati certi di aver controllato ogni possibile variante o problema che avrebbe potuto presentarsi – con la paranoia ereditata da suo padre, sarebbe stato strano che Damian non lo avrebbe fatto – e mettere a repentaglio la loro spedizione, alla fine erano partiti e utilizzato uno dei boomdotti per evitare il viaggio anni luce, entrando nell’orbita solo tre giorni terrestri dopo; il clima caldo e temperato era stato proprio quello che si erano aspettati dalle loro ricerche e, anche se il pianeta orbitava intorno ad un sole giallo molto più debole di quello del loro sistema solare, Jon era riuscito a mantenere in parte una buona percentuale dei propri poteri e la cosa li aveva aiutati contro le creature ostili che avevano incontrato lungo il loro cammino.
    Per quanto in quella zona del pianeta non avessero trovato forme di vita umanoidi – era uno dei settori delle Lanterne Verdi, quindi si erano quasi aspettati che fosse densamente abitato e Jon era rimasto piuttosto deluso di non essere riuscito ad incontrare qualcuno –, erano ugualmente rimasti colpiti dagli animali lì presenti, stupendosi di come alcuni di essi ricordassero quelli terrestri: dinosauri dai musi schiacciati e colmi di piume avevano alzato curiosamente il capo dalla fitta vegetazione bruciata dal sole, uccelli grandi come elefanti si erano appollaiati sulle rocce circostanti per osservarli con la moltitudine di piccoli occhi neri come quelli di un ragno, e una specie di topolino, con grandi ali simili a quelle di un pipistrello al posto delle orecchie, si era avvicinato e aveva cominciato a fare le fusa come un gatto, tanto che Damian aveva dovuto trascinare via Jon per continuare la loro missione. Non erano però mancate bestie contro cui si erano scontrati: ippopotami dalle fauci di coccodrillo e il pelo di giaguaro avevano provato a mangiarli ed erano stati costretti a metterli k.o., piccoli esserini grandi quanto una noce si erano insinuati nei loro vestiti e avevano cercato di succhiare il loro sangue, ma erano riusciti a cavarsela anche grazie ai poteri di Jon e al disturbatore di frequenze che si era attivato inavvertitamente e aveva provocato ai loro assalitori grida di dolore. Forti di quella scoperta – anche se Jon stesso era rimasto stordito in misura minore, avendo un udito sensibile nonostante la poca esposizione delle radiazioni solari – avevano continuato la loro traversata, arrivando finalmente a destinazione.
    Il giardino che si era parato dinanzi ai loro occhi era stato letteralmente il paradiso. Damian stesso era rimasto immobile per attimi interminabili, rapito dalla moltitudine di fiori, piante e alberi che crescevano in ogni dove; strani fiori che si attorcigliavano su loro stessi si erano chinati verso di loro come se fossero stati vivi, spargendo un piacevole profumo simile a quello dello zucchero filato; gli steli d’erba sottostante avevano sfiorato loro le ginocchia ad ogni passo e la corteccia degli alberi aveva pulsato davanti ai loro occhi come un cuore che batteva, brillando di luce propria; persino la pozza d’acqua a cui si erano abbeverati gli animali intorno cui crescevano piccoli fiori viola e azzurri era parsa luminosa e iridescente e, dopo un lungo attimo in cui si erano guardati, Jon e Damian erano giunti alla stessa conclusione: prendere anche solo una singola pianta avrebbe distrutto quell’ecosistema, intaccato la sua vita e distrutto ogni cosa, quindi avevano convenuto che prendere solo un campione d’acqua e i resti di qualche frutto mangiato da uno degli strani animali lì presenti sarebbe stato abbastanza.
    Avevano riposato, si erano goduti i suoni di quella natura aliena ma bellissima e si erano anche meravigliati di come la fauna si fosse facilmente abituata alla loro presenza, carezzando anche il dorso di un animale che, grande quanto un alligatore ma dalle fattezze di un cerbiatto ricoperto di squame, si era accoccolato vicino a loro e si era goduto le attenzioni senza vedere in loro una minaccia. Ma era stato al calar della notte che tutto era cambiato con una velocità disarmante: tutti gli animali si erano messi in allerta ed erano fuggiti prima ancora che Jon e Damian potessero capire che cosa stesse succedendo, e Jon stesso aveva faticato a rendersi conto del pericolo a causa della debolezza dei suoi poteri; in un battito di ciglia, la distesa di fiori e arbusti era scomparsa ed era stata completamente inghiottito dalla neve, il terreno sotto i loro piedi aveva cominciato a tremare e si era rivoltato come un’onda che si scontrava contro gli scogli, lasciando posto ad una landa di neve e ghiaccio che aveva soffocato tutto.
    Damian si era alzato in fretta e, afferrando Jon per un braccio, l’aveva trascinato con sé e avevano cominciato a correre il più velocemente possibile, e Jon stesso aveva provato inutilmente a volare, compiendo solo grandi balzi come quand’era solo un ragazzino; qualcosa gli aveva afferrato la caviglia poco dopo e lo aveva trascinato giù, stringendo con forza fin quasi a spezzargli le ossa, ma Jon, urlando, aveva cercato di usare la vista calorifica per bruciare il rampicante colmo di spine che lo aveva avvolto, seppur senza successo. Era stato a quel punto che era entrato in gioco Damian: aveva ferito la pianta con un birdrang e l’aveva costretta ad allentare la presa, ma un’altra si era attorcigliata intorno al suo busto e l’aveva trascinato nella neve e verso la pozza d’acqua ormai congelata; Jon gli era corso in contro e allungato la mano verso di lui per far sì che la afferrasse ma, prima ancora che le loro dita potessero anche solo sfiorarsi, il ghiaccio sottile si era rotto e Damian era stato portato sotto il pelo dell’acqua nello stesso istante in cui Jon era stato tirato indietro da un altro groviglio di piante. In preda al panico, aveva provato a liberarsi da quella presa e, espandendo al massimo i suoi poteri, aveva fatto saltare quella pianta in mille pezzi, urlando il nome di Damian nel precipitarsi nel lago ghiacciato.
    Erano stati i due minuti più lunghi della sua vita. L’oscurità dell’acqua non aveva aiutato, ma Jon aveva cercato di concentrarsi sul battito del cuore di Damian usando tutto il potere che gli era rimasto, nuotando e nuotando con quel pulsare che diventava sempre più flebile; l’aveva raggiunto con un grido soffocato dall’acqua, mille bolle che risalivano verso l’alto e il bruciare dei suoi occhi che illuminava l’oscurità, tranciando quelle piante per poter liberare Damian e risalire con lui. Aveva cercato di fare piano, di risalire a tratti in modo da poter compensare, ma sentirlo freddo fra le sue braccia non aveva aiutato e ancor meno l’aveva fatto il non vederlo respirare quando avevano raggiunto la superficie e aveva adagiato lateralmente il suo corpo, attento a non muoverlo troppo bruscamente. Cercando poi di ricordare le nozioni del signor Pennyworth, si era assicurato che le vie respiratorie fossero libere e, chiudendo il naso con l'indice, gli aveva spinto un po' la mandibola in avanti e inspirato profondamente per fargli la respirazione bocca a bocca, sempre concentrato sul suo battito cardiaco; quando Damian aveva sputato fuori una buona quantità d'acqua, tornando a respirare regolarmente ma tremando, Jon, aveva cercato di stringerlo contro il proprio petto e di cercare un riparo, col cuore in gola e l'ansia crescente nel petto.
    Trovare la rientranza rocciosa in cui si era riparato anche qualche animale era stato un miracolo, data la tormenta che li aveva colti ancora più impreparati. Adagiando Damian su un ammasso di muschio, Jon aveva cercato qualcosa per accendere un fuoco con la sua vista calorifica, spogliando l'amico solo quando era stato sicuro del calore dell'ambiente; ciononostante, Damian aveva tremato per tutto il tempo e, con gli abiti di entrambi completamente fradici e lasciati accanto alle fiamme per far sì che si asciugassero, Jon aveva pensato ad una sola soluzione possibile: vestito solo della sua stessa pelle, si era accoccolato cntro Damian senza nemmeno star lì a rifletterci e lo aveva avvolto con le sue braccia, cercando di scaldarlo col calore del proprio corpo. E tuttora si trovavano in quella posizione, l'uno stretto nell'abbraccio dell'altro nonostante Damian non avesse aperto gli occhi nemmeno per un istante.
    Quella rientranza rocciosa era calda grazie al fuoco e ai respiri degli animali e dello stesso Jon, che si era assicurato scaldasse il più possibile Damian; aveva cominciato a respirare nell'incavo del suo collo, con respiri lunghi e lievi, mentre le mani sfregavano delicatamente contro la pelle delle braccia e della schiena. Jon cercava di usare soprattutto il calore che solitamente sprigionava il suo corpo kryptoniano ma, a causa della poca esposizione al sole giallo, non era caldo come lo sarebbe stato se si fossero trovati sulla terra; Damian aveva affondato il viso nel suo petto in un gesto inconscio, con il tremore che diminuiva molto lentamente. Quanto tempo era passato? Jon nemmeno se lo ricordava più, e aveva cominciato a parlare sommessamente come se il suono della sua stessa voce potesse aiutarlo a calmarsi e a calmare anche il tremolio di Damian.
    «Lo so che starai bene. Sei uno tosto». Il tono di Jon era ormai un sussurro alle sue stesse orecchie. «E scommetto che adesso ghigneresti divertito se mi sentissi, non è così? Certo che lo faresti, perché ho ammesso che sei figo».
    Deglutendo, Jon cercò di osservare il volto di Damian dalla posizione in cui erano, ma non ebbe il cuore di allontanarlo da sé. In altri momenti probabilmente avrebbe provato imbarazzo per il fatto di essere nudo e stretto al suo migliore amico al punto che ogni minima parte dei loro corpi avrebbe potuto toccarsi, ma ora come ora non importava. Non c'era tempo per essere pudici, non c'era tempo per pensare che in altre circostanze avrebbe balbettato come un idiota perché non era come starsene sotto le docce comuni, c'era solo Damian che aveva bisogno che fosse lì per lui.
    «Non te l'ho mai detto», continuò Jon, umettandosi le labbra nel poggiare la testa sulla fredda pietra. «Ma ti ho sempre ammirato... sì, anche quando mi facevi venire voglia di prenderti a pugni, testone che non sei altro. E quando... quando abbiamo affrontato i Titani del Futuro, non c'è stato giorno in cui non abbia pensato a te».
    Jon si strofinò furentemente un occhio dal quale minacciò di cadere una lacrima, traendo un lungo sospiro. Non aveva motivo per piangere. Non doveva piangere. Damian si sarebbe svegliato, avrebbe fatto una battuta sul perché erano entrambi nudi e lo avrebbe preso in giro perché lo avrebbe visto piagnucolare, dandogli un colpetto sulla spalla prima di rivestirsi come se nulla fosse. Tutto qui. Allora cos'era il peso che Jon continuava a sentire nello stomaco?
    «Ti eri battuto per me, avevi persino affrontato mio padre e la nostra amicizia ha rischiato grosso... ma ce la siamo cavata, eh?» Jon avvolse più saldamente il braccio intorno ai fianchi di Damian, ascoltando come il suo battito cardiaco aveva cominciato ad essere calmo e costante. «E alla fine... alla fine ho capito che provavo qualcosa di più dell'amicizia... e non avrò paura a dirtelo quando ti sveglierai. Quindi... svegliati, okay?»
    Il solo pensiero di perderlo gli fece riempire di nuovo gli occhi di lacrime, ma le ricacciò indietro con fermezza e tirò su col naso, cercando di fare in modo che Damian si accoccolasse meglio e che ogni centimetro della sua pelle fosse a contatto con il suo corpo.
    «Sei il mio migliore amico, D... ti prego, non morire», sussurrò, mordendosi furentemente il labbro inferiore.
    Non era mai stato un credente ma, mentre stringeva Damian contro di sé, con il calore delle fiamme che li avvolgeva, pregò Dio, Rao, e chiunque fosse anche solo vagamente in ascolto, di non lasciar morire il suo migliore amico. E quando all'alba del nuovo giorno Damian aprì gli occhi e lo guardò spaesato, Jon lo strinse a sé e pianse tutte le lacrime che aveva ingoiato fino a quel momento, ma pianse di gioia.
    Damian era vivo. E nient'altro aveva importanza.






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per l'iniziativa #antiferragostochallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Titolo tratto ovviamente da Nothing Else Matters dei Metallica, perché io sono sempre il solito clown che non sa scegliere i titoli e cerca le canzoni; durante il testo avrei voluto mettere qualche richiamo alla canzone stessa, ma ho pensato che sarebbe stato meglio concentrarsi soltanto sulla frase di partenza (Amici invece sono solo coloro a cui non temiamo di aprire il nostro cuore e ciò che vi è in esso) che avrebbe dovuto ispirare la storia, cosa che effettivamente ha fatto
Qui i ragazzi non si sono ancora confessati i loro sentimenti, ma Jo prova qualcosa di profondo per Damian e il terrore di perderlo ha fatto sì che, seppur alla sua figura dormiente, cominciasse ad esternarli e ad aprire il suo cuore, in modo da farsi coraggio e averne anche quando Damian avrebbe aperto li occhi. Perché, sì, Damian non può morire

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: My Pride