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Autore: DvaKyan    05/10/2022    0 recensioni
La vita di una giovane studentessa universitaria cambia con l'arrivo di due personaggi misteriosi. La storia di questa ragazza e la storia di questi due personaggi andranno a incontrarsi per caso. Che sia solo una coincidenza il loro incontro?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con dolce tocco, Alexander prese la mia mano e mi aiutò ad alzarmi da terra. I nostri sguardi furono così vicini in quel momento, ero così catturata dal suo viso così vicino al mio.
Un po’ con voce insicura parlò:
― Luna, ascolta. Ora non possiamo restare qua, andiamo in un posto sicuro. Non potrò dirti molto, finché non torna Vlad. Ma tu non puoi stare qua e io non posso lasciarti andare. E nemmeno lasciarti da sola ―
Forse per la mia mano tremolante che stringeva la sua, o forse per la mia espressione preoccupata, o per entrambe le cose, Alexander aggiunse ― Non aver paura. Non ti faremo niente. Puoi fidarti ―
Sfiorò la mia guancia accarezzandomi, quando mi invitò a seguirlo. Camminammo parecchio in quella immensa distesa verde, sotto quel cielo così azzurro e così limpido. C’era un dolce profumo nell’aria che mi scaldò il cuore, quasi come se esso conoscesse quel posto. Sentivo una qualche sensazione di nostalgia in quel luogo così misterioso.
Ero così persa nei miei pensieri e nelle mie sensazioni, che non mi accorsi che Alexander si era fermato. Mi chiese se stessi bene.
― Sì, scusa. È che è tutto così strano ―
Mi guardò con sguardo comprensivo.
― Posso immaginare. Lo è anche per noi, credimi ― disse ― Fermiamoci in quel posto lì, è una vecchia rovina. Non ci viene mai nessuno ―
Girai gli occhi verso il luogo indicato, rabbrividii. Quell’immenso prato verde e quelle rovine del mio sogno di quella mattina.
Sorpassai a passo svelto Alexander, avvicinandomi di più al rudere. Con una mano sfiorai quei massi di roccia, non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo.
― Luna? Che succede? ― Domandò, dopo avermi corso dietro.
― Io… Io, ecco… Conosco questo posto. L’ho sognato questa notte ―
Alexander sgranò gli occhi. Spiegai nei dettagli, mentre ci sedemmo sull’unico posto dove ci si poteva sedere in modo decente.
― Quello che hai sognato, quella creatura, si tratta di un orco. Esistono nel nostro mondo, ma non in questi luoghi. Non più da tanto tempo, forse una ventina d’anni fa. Questo posto in cui ci troviamo, queste rovine che stai vedendo, invece, è la vecchia città del nostro regno. O almeno, era una parte della vecchia del nostro regno ―
Passai una mano tra i capelli, mi strofinai gli occhi. Chiesi se fosse normale aver sognato qualcosa che non avevo mai visto in vita mia. Qualcosa che non credevo potesse nemmeno esistere.
― Questo è strano, in effetti. Sembrerebbe tu abbia sognato un ricordo. E forse questo potrebbe spiegare la tua presenza in questo mondo ―
― Che vorresti dire? ―
Alexander mi guardò ed esitò prima di rispondere, quando si alzò all’improvviso.
― Sta tornando Vlad, dobbiamo raggiungerlo in città. Probabilmente avrai tutte le risposte ―
Mi guardai intorno, poi tornai a guardarlo. Mi domandai come fece a sapere tutto questo e come glielo aveva comunicato. Eppure, non aveva un telefono in mano.
Non feci troppe domande, lo seguii.
 
Mentre camminammo lungo una strada serrata ricoperta di ghiaia, Alexander mi passò uno strano indumento.
― Non puoi entrare in città con abiti da comuni esseri umani della terra, mettiti questo mantello sopra ―
La motivazione sembrava sensata, perciò ubbidii. Era un grosso e comodo mantello di colore rosso. Riuscii a coprire fino all’estremità della mia gonna.
― Sicuro che non attiro l’attenzione con questo colore? Non penso passerà inosservato ―
Sorrise della mia ingenuità riguardo il suo mondo. ― Aspetta e vedrai ―.
Arrivammo quasi alla fine di quel lungo sentiero, quando delle mura che proteggevano e separavano la città dalla pianura. Sembrava di vivere in un racconto fantasy medievale, lungo le mura sorgevano delle torri e vi era la presenza di una porta per accedere alla città, sorvegliata da due uomini in armatura.
Ci avvicinammo, Alexander fece un segno di saluto, sembrerebbe li conoscesse.
― Una studentessa dell’accademia, Alexander? Stai già superando il maestro? ― Domandò una delle guardie in modo scherzoso e amichevole.
― Impossibile superare Vlad, ma ci provo ― Non rispose alla prima domanda, ma loro nemmeno se ne preoccuparono che ci fecero segno di approvazione per poter passare.
Delle strade lastricate in mattoni e ciottoli, vie e viuzze strette, palazzi, piccole case, piazze. In alcune di quest’ultime e lungo alcune di queste strade vi erano un sacco di bancarelle. E persone, tante persone. Persone che passeggiavano, persone che lavoravano, persone che chiacchieravano. Tutti con indossi abiti particolari. Alcune signore indossavano degli abiti così belli ed eleganti, sembrava quasi di vivere un’altra epoca.
Ero così impacciata e meravigliata che dovevo stringermi alla giacca di Alexander, per non rischiare di rimanere bloccata nella folla.
Man mano che avanzavamo lungo i borghi, dinanzi a me intravidi in lontananza un pezzetto di uno strano edificio, sembrava diverso da tutto il resto della città. Avrei voluto vedere di più e capire cosa fosse, ma purtroppo riuscivo a vedere ben poco dalla mia prospettiva. Inoltre, Alexander mi prese la mano, invitandomi a svoltare strada. Ci trovavamo sempre in città, ma eravamo distanti dalla sua frenesia. Ci trovavamo lungo un piccolo sentiero ornato di pietre che portò a una singolare abitazione. Intorno c’era un bellissimo giardino e degli alberi. Il rumore della vita cittadina si dissolse in un dolce silenzio. Si sentiva solo il suono di quella che sembrava essere una cicala. Esistevano anche qua le cicale? Mi chiesi.
 
Alexander prese un mazzo di chiavi dal suo borsone, poi aprì il portone. Mi invitò ad entrare.
Al suo interno vidi quello che sembrava l’interno di una normale casa. Un grosso soggiorno con all’interno un tavolo da pranzo e accanto due comodi divani. C’erano alcune credenze e una libreria. Di fronte a quest’ultimi vi era un camino. Era un arredamento molto minimale, tutto rigorosamente in legno.
A sinistra si trovava una specie di arco aperto che portava a quella che sembrava essere la cucina, mentre a destra una porta aperta. Chissà dove portava.
Da essa, arrivò Vlad. Non indossava più la giacca di prima, ma ora indossava una particolare giacca blu e bianca, con dei ricami curiosi. C’era uno stemma visibile sulla spalla destra del cappotto.
― Accomodati pure, cara Luna. Hai bisogno di alcune risposte, no? ― disse, infine.
   
 
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