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Autore: Stillathogwarts    07/10/2022    3 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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CAPITOLO 13
Il Ragazzo del Diario








 
 
 
Hermione
 
Si gettò sul suo letto e pianse come non aveva fatto per mesi.
Si sentiva una stupida, perché pensava di aver trovato un confidente che la capisse veramente e invece era solo Draco Malfoy che giocava con i suoi sentimenti. Lo era stato per tutto il tempo.
Lei gli aveva rivelato i suoi pensieri più intimi, le sue insicurezze, le sue sofferenze… le stesse incertezze su cui il Serpeverde era solito far leva per ferirla i primi anni a Hogwarts. Gli aveva fornito tutte le sue debolezze su un piatto d’argento, senza sapere che stava già sfruttando quella più grande: il diario stesso.
Stupida, stupida, stupida!
Non aveva mai pensato, neanche per un attimo, che potesse esserci lui dall’altra parte, che il ragazzo così tormentato e solo con cui scambiava quelle note potesse essere lo stesso ragazzo che l’aveva infastidita per anni; nemmeno quando lo aveva rivisto a Hogwarts e aveva trovato un Draco Malfoy che aveva riveduto le proprie posizioni e le proprie credenze, perché aveva desiderato con tutto il cuore che fosse qualcun altro e forse alla fine se n’era convinta, rifiutandosi di vedere come stavano le cose realmente.
Perché adesso che ci ripensava, aveva tutto perfettamente senso.
Tra i Serpeverde figli di Mangiamorte erano davvero pochi quelli che erano stati coinvolti in prima linea dai genitori e da quello che le scriveva, dalle cose che sosteneva di aver visto o sentito, dal modo in cui parlava della sua famiglia e dei suoi obblighi verso di essa… lei avrebbe dovuto capirlo subito. Malfoy era stato sotto i riflettori più di chiunque altro, ma il fatto che le aveva rivelato di non avere più nulla contro i Nati Babbani l’aveva destabilizzata al punto da indurla ad accantonare definitivamente ogni sospetto verso di lui.
Perché Hermione non avrebbe mai immaginato che il biondino avrebbe rivalutato le sue vedute. Capire i propri errori durante la guerra era un conto, abbandonare l’ideologia che vedeva i Purosangue come superiori alle altre tipologie di maghi era un’altra cosa. Per Draco Malfoy, quello significava rinunciare a tutto ciò che lo rendeva sé stesso e ricostruirsi da zero. Non lo aveva mai creduto in grado di fare una cosa del genere, non veramente.
Eppure, ora capiva tante cose.
Il perché non gli andasse mai di scrivere a lezione, per esempio; temeva che potesse riconoscere la sua scrittura associandola a quella del diario e al contempo realizzava perché le fosse sempre sembrata familiare, fin dall’inizio di tutta quella storia. Non era la prima volta che vedeva la calligrafia di Draco Malfoy, ma al contempo non la conosceva abbastanza bene da collegare i puntini immediatamente.
Adesso sapeva perché il modo in cui il Serpeverde le parlava durante le conversazioni più gravose le suonava familiare, anche quando non era ancora abituata a sentirlo parlare normalmente con lei.
Era stata una stupida a non realizzare che Draco stava facendo esattamente quello che il ragazzo del diario le confidava in cerca di consiglio; scusarsi con una persona che aveva ferito, trovare il modo di parlarle… Perché mai avrebbe pensato che lui potesse voler fare ammenda con lei.
Si rese conto che Malfoy quei consigli aveva cercato di seguirli veramente e dovette riconoscere la sua tenacia nell’instaurare un rapporto con lei… che, però, ormai non significava più niente.
Perché l’aveva manipolata e le aveva mentito.
Perché se già sarebbe stato difficile farlo prima, ora non avrebbe mai più potuto fidarsi di lui.
Perché non c’era verso che potesse continuare a credere nella sua buona fede e nelle sue buone intenzioni.
Anche se le aveva detto che all’inizio non sapeva che fosse lei, Hermione non riusciva più a credere a una singola parola di quello che le aveva scritto nel diario.
Si sentiva solo presa in giro.
Se la sua intenzione era ferirla, ci era riuscito alla perfezione.
Draco sosteneva di essere cambiato? Beh, il nuovo Draco aveva avuto successo laddove la sua vecchia versione aveva fallito.
Bell’upgrade.
Hermione lo odiava.
Odiava tutto di quella storia, di quella situazione.
Perché ora era bloccata in quasi tutte le classi con lui e avrebbe dovuto sforzarsi di essere civile nei suoi confronti durante le lezioni… e lei non voleva vederlo neanche per sbaglio.
Perché aveva perso la sua unica valvola di sfogo, perdendo il ragazzo dietro il diario.
Perché era stata troppo disponibile e troppo avventata nel dargli una seconda occasione così presto.
Perché non aveva riflettuto abbastanza, non aveva individuato gli indizi.
Eppure, a volte le aveva detto cose così simili a quelle che aveva scritto sul diario…
All’improvviso, tutto aveva finalmente senso e Draco Malfoy non sembrava più un enigma.
All’improvviso, lei sapeva più di lui di chiunque altro sulla faccia della terra, solo che non sapeva se le sue informazioni fossero affidabili o solo una presa in giro.
All’improvviso, e questa era la cosa che Hermione odiava di più, Draco Malfoy era la persona che la conosceva meglio al mondo.
§
Quando Hermione si presentò a lezione il giorno seguente, - aveva fatto di tutto per coprire le occhiaie, ma aveva avuto scarso successo in tal senso -, tutti gli occhi erano puntati su di sé e una volta che Draco prese posto accanto lei, le loro occhiate si fecero persino più insistenti.
«Granger.»
«Preparo io il calderone e tu prendi gli ingredienti?», chiese lei immediatamente, per evitare qualunque tipo di conversazione con lui che non fosse relativa all’ambito accademico. Gli rivolse quella domanda senza neanche voltarsi a guardarlo.
Non voleva vederlo, le faceva male.
Sentire la sua voce era già abbastanza da sopportare.
Adesso non era più solo la sua versione fredda e strascicata che detestava, ma anche quella che usava normalmente; quella che a volte le aveva provocato dei brividi in tutto il corpo o che l’aveva rassicurata dopo un incubo; quella che a volte l’aveva fatta ridere durante una sessione di studio o un progetto in classe; quella che le aveva chiesto scusa e parlato dei suoi rimpianti.
«Possiamo parlare? Per favore…»
Hermione sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
«Dopo la lezione, ti aspetto al dormitorio. Vieni, ti pre-»
«Prepara tu il calderone allora, io prendo gli ingredienti», disse in tono asciutto la Grifondoro e si diresse verso l’armadio delle scorte senza aggiungere altro.
Non ci sarebbe andata.
Non voleva parlargli.
Non voleva avere niente a che fare con lui.
Aveva preso abbastanza da lei.
Aveva voluto il suo perdono e lei aveva messo da parte il suo orgoglio e glielo aveva concesso, perché credeva che si stesse veramente impegnando per guadagnarselo.
E invece lui ci aveva sputato addosso, come se non valesse nulla.
Si sentiva incredibilmente svuotata.
«Granger», ci riprovò ancora una volta che fu tornata al banco, ma lei serrò gli occhi e trasse un profondo respiro; iniziò a parlare, troncando il suo discorso sul nascere.
«Senti», sibilò a denti stretti, l’irritazione palpabile nel tono della sua voce. «Ci fissano tutti dopo la tua scenata del cavolo alla festa di Halloween. Non ho niente di cui discutere con te e siamo nel mezzo di una lezione. Se non ti dispiace, vorrei concentrarmi sulla Pozione. Quindi smettila o chiederò a Lumacorno di cambiare compagno di lavoro.»
Lo sentì deglutire, ma continuava a rifiutarsi di incrociare il suo sguardo.
Fanculo a Malfoy e ai suoi maledetti occhi grigi.
Non voleva vederli mai più, non voleva perdersi in quelle pozze argentee mai più.
«Come desideri, Granger.»
§
«Insomma, si può sapere cos’è successo ieri?» mormorò Ginny mentre si incamminavano a passo svelto verso la Sala Grande per il pranzo.
«Non è successo niente», rispose freddamente Hermione.
«Niente? Quello lo chiami niente?» esclamò indignata la rossa. «Malfoy ti ha afferrato la mano e ti ha trascinata via! E dovevi vedere la sua faccia mentre tu e Terry ballavate… Scommetto che era geloso, te lo avevo detto che gli piaci!»
«Falla finita, Ginny!», urlò Hermione, spazientita.
Sentiva di nuovo le lacrime pizzicarle gli occhi, ma non aveva la minima intenzione di mettersi a piangere in pubblico come una bambina.
«Non è successo niente e io e Draco Malfoy non siamo altro se non compagni di studio. E non saremo mai nient’altro. Quindi, falla finita! Non c’è assolutamente nulla da dire e non ci sarà mai nient’altro da dire, okay?»
La ragazza la fissò sbalordita dalla sua reazione per qualche istante e poi rimase immobile, a guardarla allontanarsi a grosse falcate.
A quanto pareva, Hermione avrebbe saltato anche il pranzo quel giorno.
Decise di fare una passeggiata in giardino, dal momento che era una giornata relativamente bella per essere novembre; non faceva troppo freddo e lei aveva bisogno di restare da sola.
Cosa che ovviamente non fu possibile per più di un’ora.
Harry la individuò poco dopo pranzo e la raggiunse in giardino, per poi accomodarsi con lei sotto un albero.
«Ginny ti ha parlato e quando hai visto che non ero a pranzo mi hai cercata sulla Mappa?»
Il moro si grattò il retro della testa e le rivolse un mezzo sorrisetto colpevole.
Hermione sospirò. «Non era mia intenzione essere così dura con lei, ma non avevo la minima voglia di parlare di Malfoy. E non ce l’ho tutt’ora.»
Harry annuì. «Non voglio forzarti a parlare di lui con me, ma sembrate tutti e due estremamente avviliti, oggi.»
La ragazza fece ruotare gli occhi. «Malfoy raccoglie ciò che semina, come al solito.»
Il rancore nella sua voce non passò inosservato alle orecchie del Prescelto. «Cosa ti ha fatto?»
«Pensavo che non volessi forzarmi a parlare di lui.»
«Voglio solo accertarmi che non ti abbia ferita», mise le mani avanti Harry. «So che ho detto che vedo del cambiamento in lui e che sono disposto a tendergli una mano, ma non sono così ingenuo da dargli fiducia. Non così presto.»
«Fiducia è qualcosa che non andrebbe mai data a Draco Malfoy», ribatté in tono asciutto la ragazza.
«Allora ti ha fatto qualcosa.»
Hermione sbuffò sonoramente e chiuse il volume che stava consultando con un tonfo.
«Ti ricordi quando ci nascondevamo nella foresta di Dean e ti ho raccontato del diario?», disse alla fine, decidendo che non avesse senso non confidarsi con Harry, dal momento che prima o poi gli avrebbe dovuto delle spiegazioni una volta iniziato ad evitare il gruppo in presenza del biondino.
Perché lei di una cosa era certa, ovvero che voleva evitarlo il più possibile.
Il moro annuì, confuso. «Cosa c’entra questo con Malfoy?»
«Era lui», rivelò sbrigativamente la ragazza. «Per tutto il tempo.»
Gli occhi del suo amico si allargarono. «Malfoy? Hai parlato per tutto questo tempo con lui?»
Hermione fece un cenno di assenso con il capo e poi si passò le mani sul viso. «E lui aveva già capito che ero io quella notte al Manor.»
Harry dischiuse le labbra, completamente spiazzato dalla notizia.
«E ti dirò di più, ho ritrovato il diario all’inizio dell’anno ed è stato lui a metterlo nel bagno di Mirtilla. Mi ha manipolata per tutto il tempo, chiedendomi come fare ad avvicinarsi a me stessa. Ti rendi conto?»
Il ragazzo si mordicchiò il labbro inferiore per qualche secondo, mentre elaborava quelle informazioni. «Hermione, non per difenderlo, ma hai mai pensato che magari non sapesse come comportarsi? Che te lo stesse chiedendo perché aveva paura di sbagliare?»
Un gemito di protesta lasciò la gola di Hermione. «Credevo che avessi detto di non essere ingenuo, Harry. Mi stava solo prendendo in giro, come sempre.»
«Ma… hai detto che il ragazzo del diario si confidava con te… perché avrebbe dovuto dirti cose non vere?»
La giovane gli rivolse un’occhiataccia, corrugò la fronte e non disse nulla, così Harry proseguì.
«Insomma, che senso avrebbe avuto? Non capisco cosa avrebbe potuto pensare di ottenere da questo, nel caso in cui ti stesse mentendo o prendendo in giro.»
«Ferirmi?», ipotizzò Hermione. «Provare che sono una stupida senza speranza?»
Il ragazzo arricciò il naso. «Credi sul serio che non avesse cose più importanti da fare, o di cui preoccuparsi, durante la guerra? Se i Mangiamorte lo avessero scoperto, lo avrebbero ucciso. E all’inizio lui non sapeva che eri tu. Magari era sincero e poi si è ritrovato invischiato in questa cosa e non sapeva come uscirne, soprattutto dopo, ehm, il Manor.»
Lei sollevò un sopracciglio, scettica.
«Oh, andiamo, Herm. Cos’avresti fatto se l’uno settembre fosse venuto da te e ti avesse detto: “Ehi, Granger. Sai che ero io che ti scrivevo sul diario? Mi dispiace per il nostro passato, puoi darmi un’altra possibilità?”. Ti saresti arrabbiata ugualmente e non gli avresti mai più rivolto la parola!», la fece riflettere Harry. «Magari sperava di farti vedere che era cambiato, prima di dirti tutto.»
Hermione si alzò in piedi e sbuffò. «Da che parte stai, Harry?» chiese irritata.
«La tua, Hermione, lo sai. Sei come una sorella, per me», rispose in tono fermo il giovane. «E se Malfoy volesse veramente ferirti, gliela farei pagare. Ma non sono sicuro che sia questo il caso, non a questo giro.»
«Come fai ad essere ancora così sicuro che sia cambiato dopo quello che ti ho detto? Mi ha manipolata, Harry! È una cosa da Malfoy vecchia scuola!»
Harry scrollò le spalle. «Glielo si legge in faccia che è diverso. Dimmi, Hermione, quando è stata l’ultima volta che lo hai guardato e hai visto superbia e altezzosità dietro le sue espressioni?»
«Non è che possa vantarsi di essere superiore a nessuno di questi tempi.»
«Sì, ma si vede lontano un miglio che in qualche modo e per qualche motivo ci tiene. A risolvere le cose con te, a integrarsi nel gruppo… sebbene alcuni dei suoi modi, temo, avranno sempre la meglio su di lui», concluse Harry, raccogliendo le sue cose e seguendo l’amica per raggiungere l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. «Hermione, io non credo che volesse ferirti.»

 
***
Draco
 
Era così concentrato a scrutare una ad una le teste degli studenti seduti al tavolo di Grifondoro che quasi non si accorse del grosso barbagianni che volava nella sua direzione. L’uccello emise un suono infastidito quando il ragazzo tardò a prendere la lettera che doveva consegnargli e dovette beccarlo un paio di volte sulle mani affinché gli prestasse attenzione.
Draco sbuffò, constatando che la Granger non si fosse presentata neanche a pranzo, e poi afferrò la busta di malavoglia. Sapeva già da parte di chi fosse la missiva e non aveva alcuna voglia di leggere qualsiasi cosa vi fosse all’interno.
Diede qualcosa da mangiare al barbagianni e quando quello ebbe spiccato il volo, si alzò e si diresse verso il dormitorio dei Caposcuola, sperando che la Granger avesse deciso di presentarsi al loro appuntamento.
Ma di lei non vi era alcuna traccia.
Non che non se lo aspettasse, aveva reso abbastanza palese che aveva tutta l’intenzione di evitarlo quel giorno, ma non vedendola a pranzo ci aveva quasi sperato.
Voleva spiegarsi come si deve, prima che lei prendesse una decisione definitiva scegliendo di tagliarlo completamente fuori dalla sua vita.
La prospettiva di non poterle mai più parlare era dolorosa, quasi intollerabile per lui.
Per anni non aveva fatto altro che desiderare di non vederla più ed ora l’eventualità di non fare parte della sua vita lo terrorizzava come poche cose avevano fatto in precedenza.
Sbuffò e si lasciò cadere pesantemente sul divano, rigirandosi la lettera tra le mani.
Trasse un respiro profondo e la aprì.
 
Caro Draco,
ho saputo che l’anno scolastico sta procedendo nel migliore dei modi.
Non ho intenzione di commentare la nuova oltraggiosa politica intrapresa dalla scuola e volta alla cooperazione tra le Case, - sembra che Hogwarts abbia tutta l’intenzione di procedere nel suo declino e di perseverare nella sua incompetenza -, ma ti scrivo ugualmente per via di alcune voci indiscrete che ci sono giunte riguardo la quantità di tempo che stai passando con Potter e i suoi pari e, in particolare, con la Granger.
Ci è stato riferito che lavori con lei in quasi tutte le classi e volevamo accertarci che tu ricordassi qual è il tuo posto nel mondo magico e qual è il suo. So che non condividi più l’ideologia purosanguista, ma non vorrei che quei ragazzi instillassero delle stupide idee nella tua testa.
Tu resti sempre e comunque un Malfoy e in quanto tale ci sono delle aspettative secondo le quali devi agire e vivere.
Per cui, per favore, cerca di non trascorrere più tempo del necessario con quella gente; abbiamo perso molto credito nel mondo magico nell’ultimo periodo e se gli altri dovessero iniziare a considerarti un traditore del tuo sangue diventerebbe praticamente impossibile trovare una famiglia Purosangue disposta a darti in sposa sua figlia.
Ti chiediamo inoltre di cercare di riavvicinarti a Pansy Parkinson, in quanto lei resta una perfetta candidata per diventare la futura signora Malfoy; la ragazza ha da sempre un debole per te e i Nott non sono abbastanza ricchi per reggere il confronto con noi, per cui non sarebbero affatto un ostacolo.
Per favore, Draco, non farmi sentire nient’altro di allarmante.
E sta’ il più lontano possibile da Hermione Granger.
Ricorda sempre chi sei.
Con affetto,
Narcissa
 
Draco fece schioccare la lingua e lanciò la lettera nel fuoco.
Fissò le fiamme divorare la pergamena, riflettendo sul fatto che sì, sua madre aveva anche potuto scrivere la lettera, ma dietro le parole il pugno di Lucius Malfoy era più che evidente.
Avrebbe voluto che sua madre si accorgesse di quanto fosse deleterio assecondare le folli concezioni del padre, ma dubitava che la donna si sarebbe mai schierata contro di lui.
Aveva letto la lettera con un’espressione che era divenuta sempre più disgustata e accigliata man mano che procedeva, sollevando nella sua mente domande quali “come possono ragionare ancora così? Com’è possibile che non abbiano imparato nulla dalla guerra? Perché non possono semplicemente lasciarmi in pace e permettermi di vivere la mia vita secondo i miei termini, dopo quello che mi hanno fatto passare dal sesto anno in poi?
Draco era fermamente convinto che i suoi genitori glielo dovessero.
Le aspettative ricadute su di lui in quanto Malfoy non avevano fatto altro che rovinargli la vita e la reputazione; erano il motivo per cui si era ritrovato con il Marchio Nero sul braccio all’età di soli sedici anni, la ragione per cui non aveva mai avuto degli amici e la causa di tutti i suoi mali e del suo tormento interiore.
Adempiere a quelli che suo padre definiva “i doveri dell’erede del casato dei Malfoy” non era tra gli interessi del biondino; le uniche cose che cercava lui erano redenzione e pace, tranquillità.
E non aveva la minima intenzione di riavvicinarsi a Pansy Parkinson, né di tenersi alla larga dalla Granger, sebbene lei al momento non sembrasse dello stesso avviso.
Non preoccuparti, madre” pensò seccato. “Ho già rovinato tutto da solo. Sono spaventosamente bravo nel mandare all’aria le cose belle.
Ma non glielo scrisse e non solo perché non aveva alcuna intenzione di risponderle.
In cuor suo, Draco lo sapeva, non era ancora pronto ad arrendersi.
Quella volta avrebbe lottato.
Avrebbe fatto di tutto per riavere la Granger nella sua vita e per tenersela.
§
Due settimane dopo, era ancora in una situazione di stallo.
Hermione non era più particolarmente caustica nei suoi confronti, ma gli rivolgeva la parola solo in contesti accademici e sembrava non voler affrontare il discorso ‘diari’ con tutta sé stessa. Draco aveva provato a parlarle più volte, ma lei non glielo aveva mai permesso. Non gli aveva neanche risposto le volte che aveva tentato di comunicare con lei attraverso il diario.
Continuava a farlo, però, ogni sera, nella speranza di leggere qualsiasi cosa da parte sua, ma Hermione probabilmente quel diario non lo apriva più; forse, se n’era addirittura disfatta.
La ragazza aveva inoltre iniziato ad evitare lo studio di gruppo, molto probabilmente per non vederlo, così come le uscite a Hogsmeade e la serata in dormitorio che Blaise aveva organizzato il sabato prima.
Si era ritrovato con lei solo una volta al di fuori delle lezioni, quando la piccola Weasley aveva organizzato una serata nel bagno dei Prefetti con il resto del gruppo al completo.
Avrebbe dovuto essere un evento piacevole, se non fosse stato per Seamus Finnigan che aveva avvertito l’esigenza di far sentire il biondino di troppo e fuori posto, rovinando l’atmosfera e caricandola di tensione.
«Che cosa ci fa lui qui?», aveva ringhiato non appena lo aveva visto.
«È con noi», lo avevano difeso subito Blaise e Daphne. «È a posto.»
«È un Mangiamorte.»
E a quel punto Potter era intervenuto dicendogli di chiudere il becco e che il passato doveva rimanere nel passato da quel momento in poi, che stavano tutti cercando di fare di meglio di quanto non avessero fatto prima e che se avesse avuto qualche problema con la presenza di Draco avrebbe potuto anche andarsene.
Justin Finch-Fletchley e Dean Thomas gli avevano stretto la mano in segno di pace, probabilmente per dare l’esempio e incoraggiare i più scettici, ma Finnigan non aveva ceduto e al contempo non se n’era neanche andato, mentre l’atmosfera era stata rovinata irrimediabilmente.
E in tutto ciò, la Granger era rimasta in disparte a guardare.
Non aveva neanche accennato una mezza parola in sua difesa, cosa che gli aveva riferito Blaise era solita fare prima che scoprisse tutta la storia del diario.
Lui non credeva che valesse la pena di prendersi il disturbo di difenderlo, ma ne era stato lusingato al tempo… e ora era ferito dalla sua indifferenza.
Era quasi come se neanche lei lo volesse lì.
Probabilmente era così.
Draco aveva inoltre il terribile sospetto che sua madre avesse scritto a Pansy, perché la ragazza aveva ricominciato a tallonarlo per i corridoi e lui si ritrovava spesso a correre di qua e di là per evitarla. Come in quel momento, dopo che aveva dovuto fare il giro del castello per raggiungere i sotterranei senza incontrarla e alla fine si era dovuto mettere a correre per non arrivare in ritardo alla lezione di Pozioni.
Quando entrò in aula, notò che la disposizione degli alunni era diversa dal solito; quel giorno non erano suddivisi in coppie di Case miste, ma ognuno doveva aver preso posto dove voleva.
Notando che la Granger era già seduta accanto a Ginny, Draco si avvicinò a Blaise, il quale gli riferì che Lumacorno aveva stabilito di farli lavorare individualmente per quel giorno.
Non riuscì ad evitare di lanciare uno sguardo in direzione della Granger, diverse file più avanti.
Appena aveva potuto, aveva subito messo quanta più distanza possibile tra loro due.
Strinse i pugni e respirò a fondo per calmarsi.
Non riusciva più a sopportare quella situazione.
Il suo silenzio, la sua indifferenza, lo stavano distruggendo.
Doveva darsi una mossa e decidersi ad attirare la sua attenzione.
Doveva fare qualcosa che l’avrebbe sorpresa al punto da spingerla ad aprire il diario e leggere quello che le aveva scritto.
Strappò un pezzettino di pergamena e vi scarabocchiò qualcosa sopra e poi lo fece scivolare nel libro della Granger, che si era avvicinata alla cattedra del professore per riconoscere alcune pozioni.
Continuò a fissarla per tutto il tempo, sperando che trovasse il foglietto e quantomeno si voltasse nella sua direzione.
Ma lei non aprì il libro neanche per sbaglio.

 
******

‘Voglio fare meglio, sai.
Essere migliore di quanto non sia stato fino ad ora.
Solo che non so come si fa e non ho nessuno che me lo spieghi.
Le poche persone che mi sono rimaste attorno sono le stesse che mi hanno mandato all’inferno.
E continuano ad essere quello che sono sempre state.
Continuano ad essere quello che io non voglio essere più.
Non ho più neanche quel poco di sostegno che avevo.
Sono sempre solo.
E convivere con me stesso non è facile.’

 
(Dal diario di Draco, primi tempi a Hogwarts dopo la guerra.)
   
 
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