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Autore: ValeDowney    07/10/2022    1 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XXII: Aiuti inaspettati



 
Una volta rientrati nel Sanctum Sanctorum, Stephanie si voltò verso Irwin, domandandogli: “Che cosa ci fai qua?”.
“Ned mi ha chiamato poco fa, dicendomi che tu ed Mj stavate litigando e che tu avevi un’espressione poco piacevole. Si è spaventato vedendoti così e…be’…eccomi qua” rispose Irwin.
“Ti arrabbieresti anche tu se qualcuno imprigionasse tuo padre nella dimensione specchio e facesse uscire dei cattivi provenienti da altri universi” disse Stephanie.
“Il multiverso è reale?” disse stupito Irwin.
“Non ne sembri alquanto sorpreso” disse Stephanie.
“Studio matematica quantistica: una materia che tratta fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica. È perlopiù tutto principalmente incentrato sulla scienza e fisica. Mi baso su ciò che vedo, ma appassionandomi anche alle arti mistiche ed alla cultura tibetana, ormai non mi meraviglio che tutto ciò possa essere possibile” spiegò Irwin.
Stephanie alzò gli occhi al soffitto, scuotendo negativamente la testa, per poi voltarsi e camminare verso le scale, chiese: “Nessuno ti ha mai detto che, comportandoti così, potresti risultare noioso?”.
“Nessuno in modo diretto, ma lo capisco dal modo in cui mi evitano” rispose. Stephanie si fermò e, voltandosi, spiegò: “Anche mio padre si comportava così con i suoi colleghi di lavoro: voleva essere superiore a loro e renderli inferiori. Far capire che era lui il più bravo di tutti. È una caratteristica di noi Strange, perché anche io ero così o, probabilmente, lo sono ancora perché non ho amici”.
“Non è vero: hai Ned; Mj; Peter e…me. Siamo noi i tuoi amici e, sappilo, che non riuscirai ad allontanarci tanto facilmente” disse Irwin e Stephanie sorrise; poi propose: “Ti va di vedere un film?”.
Poco dopo, i due si ritrovarono nel salotto al piano superiore, seduti sul divano a mangiare poc corn e guardare un film nel quale comparivano dei mostri: “E’ una cosa strana se, pensiamo che stiamo guardando un film con dei mostri, quando proprio dei mostri sono arrivati qua da noi non molte ore fa” disse Irwin.
“Non sono dei mostri – a parte quella strana creatura che assomiglia ad una lucertola – ma solamente delle persone che hanno avuto degli incidenti ed hanno bisogno d’aiuto” disse Stephanie.
“Tu volevi aiutarli, ma sei stata tagliata fuori” disse Irwin. Stephanie lo guardò malamente, per poi dire: “Non mi hanno tagliato fuori: forse hanno semplicemente deciso di non coinvolgermi”.
“E’ la stessa cosa” disse Irwin.
“Allora anche mio padre è stato tagliato fuori: Peter lo ha imprigionato nella sua stessa dimensione specchio” disse Stephanie.
“Ha avuto gran coraggio mettersi contro tuo padre: a me basta una sua occhiata, per farmela sotto” disse Irwin e Stephanie fece un piccolo sorriso. Entrambi riporsero l’attenzione sul film, quando sentirono degli strani rumori provenire da fuori. Dapprima non ci badarono, ma poi gli stessi rumori si fecero più insistenti.
“I vostri vicini hanno, per caso, dei gatti?” domandò Irwin.
“No ma, anche se si trattassero dei gatti, questi rumori appartengono a qualcosa di più grosso” rispose Stephanie. Rimasero lì, poi però di corsa si diressero in corridoi, seguendo i rumori fino in camera di Stephen.
Stephanie si trovava davanti, mentre Irwin dietro di lei: “Forse è tuo padre che è riuscito a liberarsi dalla dimensione specchio” disse il ragazzo.
“Sa controllare bene le arti mistiche, ma senza il suo sling ring anche lui non può scappare facilmente dalla dimensione specchio” spiegò Stephanie e, mentre entrarono lentamente nella camera da letto, creò due scudi dorati.
Videro un’ombra fuori dalla finestra e, mentre continuavano a camminare, Irwin estrasse il cellulare. Stephanie lo guardò e, sottovoce, gli chiese: “Che cosa stai facendo?”.
“Chiamo la polizia: potrebbe essere un ladro” rispose Irwin.
“Metti subito via il cellulare e ricomponiti: ce la caveremo da soli. Ricordati che sono figlia dell’ex stregone supremo: userò le arti mistiche” disse Stephanie, riguardando avanti.
“Quelle che tuo padre non ti ha mai lasciato studiare?” domandò Irwin ma, dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte della ragazza, mise via velocemente il cellulare.
Si avvicinarono ancora di più alla finestra, vedendo come una luce. Si fermarono e Stephanie disse: “Ok, vai avanti tu”.
“Perché proprio io?” domandò stupito Irwin, guardandola.
“Perché se poi ti attacca, io da dietro posso proteggerti e contro attaccare” rispose.
“In realtà non funziona proprio così, ma…” iniziò col dire Irwin, quando venne spinto in avanti da Stephanie, che replicò: “Vai e non fiatare!”.
“Sei proprio uguale a tuo padre” disse Irwin e, con paura, si avvicinò alla finestra, mentre Stephanie cercò di mantenere ben saldi gli scudi.
Il ragazzo era sempre più vicino alla finestra quando, quella cosa che era fuori, si voltò verso lui, illuminandolo con una forte luce bianca. Per lo spavento, Irwin urlò e cadde all’indietro. Quella cosa entrò, sfondano la finestra, seguita successivamente da altre tre cose identiche ad essa, tutte attaccate ad un uomo.
Irwin si rialzò, per poi correre a nascondersi dietro a Stephanie, che osservò meglio l’uomo, una volta che le due cose più lunghe lo avevano fatto atterrare delicatamente a terra. Poi disse: “Dottor Octavius? È lei?”.
“Sei la figlia di quel mago” disse l’uomo.
Irwin accese la luce e l’uomo si protesse gli occhi con una mano.
“Mi scusi. Se le dà fastidio, la spengo subito” disse Irwin, ma l’uomo lo fermò: “Non fa niente. Devo solo riabituarmici”. Stephanie l’osservò: c’era qualcosa di diverso in lui. Quindi abbassò gli scudi, facendoli scomparire.
“Che…che cosa fai?” domandò con paura Irwin, guardandola.
“Non sembra cattivo” rispose Stephanie, continuando ad osservare l’uomo.
“Come puoi esserne sicura?” chiese Irwin.
“I suoi aggeggi meccanici hanno una luce bianca. Di solito, il bianco esprime purezza, ma non so se ciò può essere associato anche alla scienza” rispose Stephanie.
“Perspicace come tuo padre. Hai ragione: la luce dei miei tentacoli è bianca, perché ho ripreso il controllo su di loro, grazie ad un nuovo chip inibitore creato da Peter Parker. Quel ragazzo è un genio e mi ha salvato la vita” spiegò l’uomo.
“Se voleva salvarle del tutto la vita, già che c’era poteva anche trovare un modo per toglierle quei quattro bracci” disse Irwin, ma si zittì dopo che Stephanie gli tirò una leggera gomitata nel fianco. Poi la ragazza, notando che l’uomo sanguinava dalla fronte, disse: “Ma lei è ferito: lasci che l’aiuti”.
“Non ti devi preoccupare: è solamente un graffio” disse l’uomo.
“Lo faccio molto volentieri” disse Stephanie. Così poco dopo, si ritrovarono entrambi seduti sul letto con Stephanie che gli medicava le ferite sul volto. Irwin li osservava standosene sulla soglia della porta, per poi dire: “Tuo padre si arrabbierà molto quando vedrà metà della sua camera da letto distrutta”.
“Mi dispiace molto, ma non sapevo in che altro modo entrare. Poi i miei tentacoli avevano avvertito qualcuno qua ed era l’unico luogo che conoscevo” disse l’uomo.
“Mio padre ricostruirà tutto: ormai il Sanctum Sanctorum ha pezze ovunque. Anni fa, un grosso tipo verde è finito nella hall, cadendo dal soffitto e, ovviamente, rompendolo” spiegò Stephanie, mentre finiva di pulire l’ultima ferita, per poi prendere ago e filo.
L’uomo guardò Irwin: “Non volevo spaventarvi”.
“Tranquillo, intanto io mi spavento anche se vedo un ragno…be’…non Peter, ovviamente, ma altri tipi di ragni” disse Irwin.
“Comunque, non ci siamo ancora presentati a dovere” disse Stephanie.
“Sono il Dottor Otto Octavius” disse l’uomo.
“Io Stephanie Strange, mentre il fifone alla porta è il mio amico Irwin” disse Stephanie, iniziando a cucire una ferita dopo l’altra. Octavius la guardò: “Tuo padre ha ragione: diventerai una bravissima dottoressa”.
“Mia mamma è una dottoressa: per lui devo aspirare ad essere la migliore neurochirurga in circolazione, come lo era in passato. Se non avesse avuto quell’incidente, avremmo operato insieme” disse Stephanie e, con una forbice, tagliò il filo.
“E tu lo vuoi veramente?” chiese Octavius. Stephanie lo guardò in silenzio, così come anche Irwin. La ragazza abbassò lo sguardo: “Voglio solo renderlo orgoglioso, ma lui non me lo dice mai. Non capisco se compio le scelte giuste, oppure no. Vorrei diventare una neurochirurga, ma mi attirano anche le arti mistiche. Papà ha perso l’uso delle mani, privandosi così del suo lavoro, ma studiando in Nepal per un anno, ha imparato a praticare incantesimi e magie sorprendenti, diventando lo stregone supremo. Lo so che tutto quello che fa, è per proteggermi ma, a volte, non si rende conto che mi tratta ancora come una bambina. Per lui non dovrei mai lasciare questo posto ma, prima o poi, vorrei crearmi una mia vita. Gli voglio tanto bene, ma ho bisogno del mio futuro”.
Octavius fece un piccolo sorriso; poi le mise una mano sulla guancia, dicendole: “Anni fa ero felicemente sposato con una donna che conobbi ai tempi del college. Si chiamava Rosie e studiava Letteratura Inglese, mentre io Scienze. Era una donna eccezionale e dolcissima. Avremmo tanto voluto avere dei figli, ma lei non poteva, così ci dedicammo unitamente al mio lavoro, ovvero a quello di creare la fusione con il Tritium. Ma qualcosa andò storto: la mia Rosie morì ed io mi ritrovai con queste quattro braccia meccaniche attaccate alla schiena. Il chip inibitore fu distrutto durante la dimostrazione e incomincia a sentire le loro voci nella mia testa, fino a stasera, quando Peter mi ha curato, riprendendo così il controllo su di loro. Tu sei una brava ragazza e sono sicuro che tuo padre, prima o poi, ti dirà quanto sia orgoglioso”.
Stephanie sorrise ed Irwin li guardò a bocca aperta, quando in quel momento gli squillò il cellulare. Accettò la chiamata mettendoselo all’orecchio: “Ehi, Ned cosa succede?”.
“Un macello, fratello: non riusciamo a trovare Peter da nessuna parte e, in televisione stanno dicendo che è successo un grosso incidente all’appartamento del fidanzato di sua zia. Sembra che ci sia un morto e Jameson dà la colpa a Spider Man. Così ho provato ad usare lo strano oggetto dello stregone che vuole sempre ucciderci e sai una cosa? È comparso un altro Peter Parker. Fratello devi vederlo”.
“Ned, come sarebbe a dire che è comparso un altro Peter Parker?” domandò stupido Irwin. Sentendo ciò, Stephanie ed Octavius lo guardarono; poi Irwin aggiunse: “E chi è il morto? Perché non riuscite a rintracciare il nostro Peter da nessuna parte?”.
“Non lo so: ho pensato intensamente a Peter ma, quando ho provato ad usare l’oggetto, si è aperto un portale e ne è uscito un altro. Ci sto riprovando, ma non accade nulla” rispose Ned.
Stephanie si alzò dal letto e, prendendo il cellulare di Irwin, schiacciò il vivavoce: “Ned, sono Stephanie: che cavolo hai combinato con lo sling ring di mio padre? Lo sai benissimo che, chi non sa padroneggiare bene le arti mistiche, può far accadere un macello”.
“Dolcezza che bello risentire la tua bellissima voce. Comunque, non ti arrabbiare, ma appena avremo risolto la faccenda, prometto che ti riconsegnerò subito l’oggetto” disse Ned.
“Continuate a cercare Peter, poi vi raggiungeremo” disse Stephanie e riattaccò.
“E ora che cosa facciamo?” chiese Irwin, mentre Stephanie gli riconsegnava il cellulare.
La ragazza ci pensò un po', per poi avvicinarsi al comodino ed aprire il cassetto, estraendo da esso un altro sling ring. Mentre se lo infila nelle dita, Irwin disse: “Ne hai un altro?!”.
“Certo: questo è il mio. Papà me lo ha nuovamente confiscato, dopo che sono stata operata. Se tutto andrà bene, troveremo Peter” disse Stephanie, tenendo la mano sinistra davanti a sé, mentre muoveva contemporaneamente la destra, creando dei cerchi.
Octavius si spostò accanto ad Irwin, osservando un cerchio d’energia che tentava di formarsi. Stephanie si concentrò di più, riuscendo finalmente a formare un portale. In fondo ad esso intravidero una figura, che corse verso di loro e, una volta oltrepassato il portale, esso si richiuse.
Chi era presente, lo guardò in modo stupito: era vestito anche lui da Spider Man. Questi si tolse la maschera, rivelando un ragazzo con in capelli un po' lunghi ed il ciuffo.
Prima che il ragazzo potesse aprire bocca, Irwin gli domandò: “Ti chiami Peter Parker?”.
“Tu come lo sai?” chiese, guardandolo.
“Forse non ho pensato intensamente al nostro Peter Parker” disse Stephanie. Il ragazzo la guardò: “Cosa significa al “nostro Peter Parker”?”; poi guardò gli altri: “Che cosa sta succedendo? Dove mi trovo?”.
“Chi glielo dice che abbiamo provato a cercare il nostro Peter Parker e che non si trova più nel suo universo?” chiese Irwin. Gli altri lo guardarono ed il ragazzo domandò: “C’è un altro Peter Parker?”.
“Sì ed un altro ancora, stando a quello che ci ha detto prima un nostro amico. So che sei confuso- lo siamo tutti in realtà- ma arriverò subito al sodo: l’identità del nostro Peter Parker è stata scoperta, così è venuto qua da mio padre, richiedendogli un incantesimo che facesse dimenticare a tutti chi fosse. Ma qualcosa è andato storto, così tutti quelli degli altri universi che sanno che Peter Parker è Spider Man, sono arrivati qua. Ora però mio padre è rimasto bloccato nella dimensione specchio” iniziò col dire Stephanie.
“E gli altri che sono arrivati con me si sono ribellati contro lo Spider Man di questo universo, seguendo le parole di Goblin” aggiunse Octavius.
“E gli altri che sono arrivati con lui si sono ribellati contro il nostro Peter Parker…” iniziò col dire Stephanie, ma dopo essersi accorta della frase pronunciata dall’amico, lo guardò e stupita gli chiese: “Come sarebbe a dire che gli altri si sono ribellati contro il nostro Peter, seguendo le parole di Goblin?!”.
“Ho provato a farli ragionare, ma Electro mi ha scaraventato fuori dalla finestra” rispose Octavius.
“Questa non ci voleva” disse Stephanie.
“Forse lui potrebbe darci una mano” disse Irwin.
“Calma ragazzi, sono appena arrivato e già con tutto quello che mi avete raccontato, mi sento più confuso di prima. E poi cosa sperate che io possa fare?” disse Peter.
“Be’, tu sei Spider Man e, insieme all’altro, potreste dare una mano al nostro” disse Stephanie.
“Ecco…io…non posso” disse Peter.
“Ma certo che puoi: come ha appena detto la ragazza, tu sei Spider Man. Potreste aiutarvi a vicenda” disse Octavius.
“Mi dispiace, ma ho lasciato da tempo quella strada. Non sono più lo Spider Man di una volta, non almeno quello che aiuta le persone” iniziò spiegando Peter e, dopo aver notato che gli altri non lo fermarono, continuò: “Da quando la mia fidanzata è morta, ho percorso una strada molto oscura, che mi ha fatto commettere atti non degni del costume che porto. Così mi sono isolato e la criminalità ha preso il sopravvento. Ho anche pochi contatti con mia zia May”. Si passò una mano tra i capelli, per poi osservare la maschera che aveva in mano; poi terminò: “Io non sono chi voi pensate”.
I tre si guardarono; poi Stephanie si avvicinò a lui, mettendogli una mano sotto quella che teneva la maschera. Peter alzò lo sguardo, incrociando quello della giovane Strange, che disse: “Tu sei Peter Parker, un ragazzo che ha solamente bisogno di ritrovare la fiducia in te stesso. Non credo che la tua fidanzata avesse voluto tutto ciò da te, ma non per questo devi dimenticarla. Anzi, con il suo ricordo devi farti forza, perché la gente del tuo universo ha bisogno di Spider Man. Tutti noi abbiamo un lato cattivo, ma lo possiamo combattere. Noi siamo con te” e gli sorrise. Anche Peter le sorrise a sua volta; poi Stephanie gli propose: “Vuoi farti una doccia?”.
“Non vorrei disturbare” disse Peter.
“Ti sei fatto letteralmente un salto da un universo all’altro. Vai pure nel bagno che trovi lì e poi ci prenderemo qualcosa da mangiare tutti insieme” disse Stephanie e Peter si diresse nel bagno della camera da letto.
“Stephanie ammiro il tuo voler aiutare gli altri, ma addirittura gli proponi di fare una doccia nel bagno della camera da letto di tuo padre” disse stupito Irwin.
“E allora?” chiese Stephanie, guardandolo.
“Se tuo padre torna, non solo farà fuori me, ma caccerà indietro il Dottor Octavius e ucciderà anche il Peter nel suo bagno. Forse siamo ancora in tempo” disse Irwin. Quando si sentì scendere l’acqua nella doccia.
“Ha solo bisogno di riottenere la fiducia in lui. Quando si sarà fatto una bella doccia ed avrà mangiato, lo porteremo dagli altri” spiegò Stephanie.
“Ricordati che abbiamo ancora il Peter del nostro universo da ritrovare e, prima ci riusciamo, prima il Peter che si sta facendo la doccia potrà andarsene” disse Irwin.
“Non dirmi che sei geloso?” domandò Stephanie. Irwin gli diede di spalle, incrociando le spalle, quindi Stephanie aggiunse: “O mio dio, sei davvero geloso!”.
“E se anche fosse? Tanto lui non rimarrà qua ancora per molto” ribatté Irwin, voltandosi verso di loro.
“Già” disse Stephanie, con un velo di tristezza nella sua voce.
“Visto che hai già fatto comparire un Peter, forse questa volta riuscirai veramente a far comparire il vostro Peter. Basta solo che ti concentri di più” disse Octavius.
“Hai ragione” disse sorridendo Stephanie, guardandolo e, dopo che si fu spostata, riprovò a ricreare un altro portale. Ci riuscì e qualcuno stava uscendo da esso ma, appena mise piede nella stanza ed il portale si richiuse, rimasero a bocca aperta nel vederlo.
Il nuovo arrivato si guardò intorno e, appena vide chi altri c’era, riguardò Stephanie, replicando: “Che diavolo sta succedendo?!”.
“Ciao anche a te, papà” disse Stephanie, facendo un piccolo sorriso, ma lo sguardo furente di Stephen non prometteva nulla di buono.








Note dell'autrice: Buona sera ed eccomi qua con un nuovo capitolo. Svolta inaspettata nella mia storia, con il dottor Octopus (quando lo adoro come personaggio) che ritorna al Sanctum Sanctorum e diventa aiutante di Stephanie ed Irwin. Poi ho pensato: visto che Ned ha lo sling ring di stephen (e ovviamente nel film stephen non aveva nessun figlio), Stephanie ha ancora confiscato il suo di sling ring, quindi anche lei poteva cercare Peter. Così compare Peter 3 (quello di amazing spider man) e, ovviamente alla figlia, è lei che innavertitamente libera il padre dalla dimensione specchio. Che Stephanie si sia presa una cotta per Peter 3? (vedremo)
Grazie come sempre per tutte le bellissime recensioni che postate. Grazie a chi passa semplicemente di qua e chi ha messo la storia tra le preferite e seguite.
Grazie anche alla mia amica Lucia
Con ciò vi auguro un buon inizio week end ed una buona continuazione di serata
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un forte abbraccio
Valentina

 
 
 
 
 

 
  
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