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Autore: My Pride    07/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Keep you safe and warm Titolo: Keep you safe and warm
Autore: My Pride
Fandom: Red Hood & The Outlaws
Tipologia: One-shot [ 1330
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jason Todd, Stephanie Brown, Lian Harper
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 1. Sottosopra || 4. E tu hai accettato?!
 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Jason osservava quegli scaffali con aria smarrita, la fronte aggrottata dall'irritazione e le braccia incrociate al petto in un gesto inconsciamente protettivo.
    Quando Roy gli aveva chiesto il favore di passare al supermercato al suo posto, visto avrebbe fatto tardi a lavoro e non sarebbe riuscito a fare la spesa, Jason aveva soffiato un anello di fumo dalla sigaretta che stava fumando e gli aveva dato una risposta affermativa, uscendo qualche ora dopo per dirigersi al negozio più vicino; aveva seguito alla lettera la lista che Roy gli aveva mollato attaccata al frigo e gettato tutto in un carrello, ma si era bloccato nel leggere l'ultima nota della lista, andando leggermente nel panico. Ed erano ben dieci minuti che se ne stava fermo davanti a quello scaffale, facendo scorrere lo sguardo sulla moltitudine di pacchi che aveva davanti senza avere la benché minima idea di quale avrebbe dovuto prendere per Lian.
    Aveva pensato di chiedere ad un paio di donne di passaggio, ma aveva ingoiato la domanda quando alcune di loro lo avevano guardato piuttosto male, forse perché non aveva un'aria esattamente rassicurante con quel giubbotto di pelle marrone, quel ciuffo bianco disordinato e i pantaloni attillati che nell’immaginario collettivo gridavano “bad boy”, quindi aveva semplicemente cercato di cavarsela da solo... fallendo miseramente. Forse era davvero arrivato il momento di chiamare la cavalleria, e Jason grugnì mentre afferrava il cellulare dalla tasca, premendo il tasto di chiamata rapida e sentendo l'interlocutore rispondere al terzo squillo.
    «Jason? Che succede?»
    La voce di Stephanie suonava preoccupata, e come non avrebbe potuto? In fin dei conti aveva fatto il numero delle emergenze, ma per Jason quella era un'emergenza bella e buona. In altre circostanze il mondo sarebbe anche potuto essere sottosopra e lui non avrebbe battuto ciglio, ma quello? Quello era un altro paio di maniche.
    «Non fare domande e ascolta, ho bisogno che tu mi dica una cosa il più velocemente possibile».
    «Sei nei guai?»
    «Una specie, non fare domande».
    Dall'altra parte ci fu un attimo di silenzio e incertezza, poi un crepitio. «D'accordo, dimmi che ti serve».
    Jason esitò. Quello era l'ultimo ostacolo che lo separava dall'andare verso la cassa e pagare la sua spesa, poteva farcela. Aveva affrontato sfide molto più ardue, così trasse un lungo respiro dal naso e si fece coraggio. «Quali assorbenti dovrei comprare ad una ragazzina di dodici anni? Ce ne sono troppi, perché diavolo ne avete così tanti?»
    Gli attimi di silenzio e imbarazzo - da parte di Jason - che susseguirono furono piuttosto stressanti. Nessuno dei due parlò per quelle che a Jason parvero vere e proprie ere geologiche, almeno finché Stephanie non scoppiò improvvisamente a ridere e lo costrinse ad allontanare il cellulare dall'orecchio per evitare di diventare sordo.
    «Non c'è assolutamente niente da ridere, mi servono per Lian! Roy mi ha chiesto di fare la spesa», affermò in tono lugubre, cercando di contrastare le risatine e gli sbuffi inutilmente, visto che Steph ci mise un po' troppo per ricomporsi.
    «E tu hai accettato?!»
    «Che avrei dovuto fare, lasciare Lian senza assorbenti?!» rimbeccò a voce un po' troppo alta, richiamando l'attenzione di alcune persone che passarono da lì; le ignorò e scoccò un'occhiataccia ad una signora con un tailleur rosa confetto che somigliava ad una grossa meringa, tornando a fissare gli scaffali mentre Steph sghignazzava ancora tra sé e sé.
    «Pf, Damian ha ragione, sei davvero emotivo e tenerone», replicò divertita dall'altro capo del telefono, tossicchiando un po' quando sentì distintamente il ringhio che provenne da Jason. «Va bene, va bene, non fartela sotto. Per tua fortuna, la fantastica Stephanie è qui per te».
    «Arriva al punto, Steph».
    «Sto cercando di aiutarti, dovresti essermene grato», tenne presente lei, prima di cominciare a fare un dettagliatissimo elenco di spiegazioni riguardo ogni tipo di assorbente che Jason aveva davanti. Non si risparmiò nulla - forse ancheun po' per la voglia di metterlo a disagio, non essendo abituato -, finendo con il ripiegare per un semplice tipo con ali e tenergli presente che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto farci l'abitudine perché Lian era la sua figlioccia e non sarebbe stata la prima volta.
    Venti minuti e trentasette secondi dopo, Jason era uscito con la spesa richiesta, assorbenti, ibuprofene e cioccolato, tutto seguendo alla lettera le istruzioni che gli aveva dato Stephanie. Aveva appena posato le buste nel cofano quando il cellulare squillò di nuovo, e Jason grugnì temendo che fosse di nuovo la ragazza che lo chiamava per punzecchiarlo... ma, alla vista dell'ID chiamante non appena afferrò il telefono, sbatté le palpebre e si affrettò a rispondere.
    Non ci mise più di dieci minuti a raggiungere la scuola dopo quella chiamata e le poche parole che si erano scambiati. A quanto sembrava, Lian non si era sentita bene e la scuola lo aveva chiamato perché inserito da Roy e dalla ragazza stessa tra i numeri di emergenza in caso di necessità, così, quanto andò a prenderla e la vide incamminarsi mogia all'auto - sarebbe andato in moto, ma con tutta la roba che aveva comprato sarebbe stato controproducente -, Jason aggrottò la fronte. Okay, era un tenerone. Non poteva vederla così.
    «Ehi, principessa», la salutò quando Lian salì e si mise la cintura, afflosciandosi contro lo schienale del sediolino. «Come ti senti?»
    Ci fu un attimo di silenzio, poi una specie di pigolio. «Ho un po' di nausea», sussurrò lei, e Jason si sporse per darle un piccolo bacio sulla fronte e guardarla dritto negli occhi.
    «A casa ti preparerò qualcosa di caldo, vedrai che starai presto meglio».
    Lian ricambiò lo sguardo e sorrise timidamente, annuendo prima di accoccolarsi meglio e, per la mezz'ora successiva, Jason la lasciò riposare almeno finché non fu il momento di salire insieme nell'appartamento; afferrò le buste della spesa e accennò a Lian di superarlo nonostante la figlioccia avesse provato ad aiutarlo, ma Jason fu irremovibile e le consigliò di salire per prima, raggiungendola una manciata di minuti dopo. Durante il tempo che impiegò a posare la spesa, lasciando il sacchetto con gli assorbenti sul tavolino del soggiorno per far sì che Lian li prendesse senza imbarazzi, Jason mise su anche l'acqua e preparò una tisana calda alla ragazza, che nel frattempo si era cambiata e si era seduta con le gambe contro il petto su un angolo del divano.
    Jason non riusciva proprio a vederla così. Lian di solito era un vero e proprio vulcano, un tornado di allegria che riusciva a catturare anche lui, e vederla così mogia, con la fronte aggrottata e le braccia a circondarsi lo stomaco, non era proprio da lei. «Tieni, piccola», accennò nell'avvicinarsi con una borsa dell'acqua calda, una tazza fumante e una tavoletta di cioccolato, vedendo la ragazza osservarlo curiosa.
    «Cos'è tutta quella roba?» domandò e, osservando ciò che reggeva per un lungo istante, Jason si chiese se Stephanie a quel punto lo avesse preso in giro, tanto che aggrottò un po' la fronte nel posare la tazza sul tavolino e porgere a Lian borsa e cioccolata. Aveva portato con sé anche la scatola di ibuprofene, poggiandola accanto alla tazza.
    «Tua zia Steph ha detto che ti avrebbe fatto stare meglio».
    Lian sbatté le palpebre, ma sorrise nello sporgersi verso di lui per dargli un bacio sulla guancia. «Grazie, andrà benissimo».
Jason non seppe dire se Lian lo avesse detto solo per farlo contento o perché era vero, ma il sorriso della figlioccia gli scaldò comunque il cuore. «Di niente, piccola», accennò, e Lian si accoccolò contro di lui con quella borsa dell'acqua calda sullo stomaco, beandosi anche del calore del suo corpo quando il padre adottivo le cinse le spalle con un braccio.
    Quando Roy rientrò ore dopo e si ritrovò davanti quella scena alquanto inusuale, dovette trattenersi dal ridere divertito alla vista di Lian letteralmente sdraiata sul petto di Jason e la bocca di quest'ultimo altrettanto sporca di cioccolato. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il quattordicesimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia
In realtà ammetto candidamente che questa stroia era tutta una scusa per far uscire allo scoperto Good Daddy Jason e far sì che si prendesse cura della sua figlioletta adottiva (che non è più una bambina, ma ha comunque a cuore la sua salute anche quando si tratta di questioni da ragazze)
E chi può mai chiamare per sapere che cosa fare? La sua cara, dolce, assolutamente comprensiva e per niente sarcastica - come no - Stephanie! Ovvio! 

Insomma, nonostante le prese in giro e i punzecchiamenti, Steph riesce a guidarlo nella sua missione e Jason torna a casa vittorioso per la sua dolce principessa, un plauso!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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