Ambientata
nel canone di Hyrule Warriors,
post-Calamity Ganon.
Per
festeggiare la vittoria sulla
Calamità, Link fa offrire da bere ai soldati.
#7
~
Drunk enough
to say I love you? ~
Link
non beve, mai. Non può farlo perché
la filosofia della sua disciplina, che per volere di suo padre segue
pressappoco da quando ha iniziato a camminare, lo vieta severamente; ma
non è
che la tentazione del bere lo abbia mai affascinato più di
tanto. Se si parla
di cibo, quella è un’altra storia, e a una fetta
di torta di mele Link
difficilmente sarebbe in grado di dire di no; ma l’alcol non
lo ha mai
attratto.
Naturalmente,
la stessa disciplina non
ha mai voluto imporla ai suoi uomini. Sono soldati semplici, non
guerrieri, fin
da bambini, com’è sempre stato lui; e come
comandante della guardia, Link sa
che il morale è importante quanto e forse più
dell’addestramento. Perciò, per celebrare
la vittoria sulla calamità Ganon, Link ha ordinato di
portare dalle cucine del
Castello birra e idromele e vino a volontà senza neppure
chiedere il permesso
del Re: questi sono i suoi uomini, e al loro morale deve pensare lui
personalmente. La Calamità è allontanata, ma
Hyrule avrà ancora bisogno di
lavoro, di missioni, di rischi da correre e di qualche perdita
nell’esercito:
ancora mostri e alleati del nemico, sbandati ma irriducibili, si
aggirano nelle
profondità del regno. Gli uomini hanno il diritto di
festeggiare, stasera,
perché domani dovranno seguirlo in altre battaglie.
Ai
Campioni è piaciuta l’idea, e uno
dopo l’altro hanno abbandonato i piani alti del Castello,
dove il Re e Zelda
hanno ricevuto nobili e dignitari da tutte le regioni di Hyrule, e sono
discesi
nelle caserme. Mipha non è una bevitrice, come lui, ma
è a suo agio con i
soldati, e questa sera ha portato il suo fratellino con lei. Sidon
crescerà
come un guerriero, Link glielo legge negli occhi già ora, ed
è ammirato dalle
spade e dalle armature e i soldati lo guardano con paterna tenerezza.
Molti di
loro hanno le loro famiglie lontane, a Finterra o anche più
distanti, e forse
in quel piccolo principe Zora vedono i loro bambini. Quanto a Urbosa e
a Daruk,
pare che abbiano apprezzato molto l’idea
dell’idromele. Forse troppo per dei
Campioni, ma non sembra che l’alcol dia loro particolarmente
fastidio – almeno,
non più di quanto si addica al tono della serata.
Ma
che i Rito, o quantomeno un
Rito in particolare, non reggesse l’alcol, questa
è stata una scoperta degna di
nota.
Non
che Revali abbia perduto neppure per
un istante il suo contegno dignitoso. In effetti, a meno di non
conoscerlo
molto bene e di osservarlo ancora meglio, Link dubita che chiunque
potrebbe
accorgersi che è un tantino ubriaco: è
perfettamente stabile, e alle canzonacce
e alle battute pesanti dei soldati si limita a sorridere con altezzosa
condiscendenza. Ma si dà il caso che Link lo conosca molto
bene e lo osservi
ancora meglio, perciò, allontanandosi per un istante dai
soldati che per l’ennesima
volta nel corso della serata stanno acclamando il suo nome (e di questa
distrazione
è grato perché la cosa lo sta mettendo un
po’ in imbarazzo), si schiera in
silenzio al suo fianco e mormora: «Ti senti bene,
sì?»
«Link»
esclama Revali un po’ troppo
forte e gioviale per i suoi standard. «Perché non
dovrei sentirmi bene?»
«Sht»
mormora Link ritraendosi impercettibilmente
verso l’esterno rispetto alla folla, e Revali senza
accorgersi della sua
manovra è costretto ad accostarglisi per poter continuare a
udire le sue parole
troppo basse. Il fatto che non si sia accorto di questa banale
strategia per
allontanarlo dalla folla è la prova che non è del
tutto in sé: l’intuito di Revali
è secondo soltanto al suo, e non in tutte le situazioni.
«Non è che hai bevuto
un po’ troppo?» domanda piano, accennando con lo
sguardo al suo boccale di
idromele.
«Questo? Nah…
Link, sei troppo
bacchettone. Perché non ti godi la festa anche tu,
piuttosto?»
«Me
la sto godendo» ribatte Link
meccanicamente. «Solo che non posso bere.»
«Non
puoi?» indaga Revali con un sorriso
strano. «Sei allergico?»
«Certo
che no.»
«Non
vuoi, allora. Quindi, è come dico
io. Sei troppo bacchettone. Tieni, dai» proclama porgendogli
il suo boccale con
generosità da ubriaco. Link, che non l’ha mai
visto così, declina con un cenno
del capo e Revali scoppia a ridere. «Ti fa paura?»
«No.
È solo che…» Link cerca invano le
parole per dirgli che non ha mai bevuto in vita sua e non gli interessa
farlo
senza suonare per questo bacchettone. Peccato che
l’intuito di Revali
arrivi più in fretta della sua lingua.
«Non
hai mai bevuto in vita tua?»
esclama un po’ troppo forte.
«Zitto»
ordina Link, perché, sebbene
tutti a questa festa sappiano che è astemio, detto in quel
modo da Revali tutt’a
un tratto ha un suono che non gli piace. Ma Revali, a quanto pare, non
ha mai
sentito niente di più divertente in tutta la sua vita e non
accenna a smettere
di ridere. «Dai qua» sbotta strappandogli il
boccale di mano e bevendo tutto d’un
fiato.
Quattro
minuti e un intero boccale dopo,
la stanza gli appare annebbiata come dopo una tempesta e Revali sta
ancora
ridendo. È una fortuna che tutti siano troppo impegnati a
ubriacarsi per far
caso a lui.
«Quindi
avevo ragione» conclude Revali
togliendogli gentilmente il boccale di mano. «Non avevi mai
bevuto prima.»
«Stai
zitto» mormora Link che non è più
tanto sicuro di stare in piedi in autonomia.
«No
che non sto zitto. Nello specifico
penso proprio che proclamerò a tutti che io, il Grande
Revali, sono stato il
primo a far ubriacare…»
«Revali»
esclama Link aggrappandosi al
suo petto. Non è affatto sicuro di sapere cosa sta per dire,
ma bisogna che in
qualche modo lo dica, proprio adesso, proprio stasera. «Ti
dispiacerebbe star
zitto e far parlare me?»
«Sì»
ribatte Revali senza mezzi termini.
«Tuttavia, cosa vuoi dirmi?»
Link
è sicuro che un’espressione
semplice per dire quello che vorrebbe esista, ma in questo momento
proprio non
gli viene in mente, perciò dovrà ricorrere a una
perifrasi.
«Non
mi sarei mai perdonato se tu fossi
morto in battaglia… ma mi fidavo solo di te a guardarmi le
spalle. Non so cosa
sto dicendo. Ha senso per te?»
Se
solo fosse un po’ più sobrio, forse
Link si renderebbe conto che Revali rimane in silenzio per un tempo
assurdamente lungo.
«Se
ti rispondo, ti ricorderai della mia
risposta, domani?»
«Lo
spero» ammette Link che di più non
può promettere in questo momento.
«Lo
spero anche io. Neanche io me lo
sarei mai perdonato.»