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Autore: Alarnis    07/10/2022    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Finalmente principe!” lo accolse, poi guardò Zelio con labbra sprezzanti stabilendo le priorità. “Occupatene tu!”.
Vide Nicandro indietreggiare senza alzarsi da terra verso la finestra e fermarsi con le spalle al muro.
Moros coprì col proprio corpo Lavinia e lui ironizzò soltanto “Se insisti?”. Li avrebbe uccisi tutti e due. Lui prima, lei dopo.
Stava per avventarsi su di loro, quando dovette evitare Vittorio che in una caduta contro Mavio, capitò nella sua traiettoria.
“Perdono!” si giustificò il ragazzo mentre il ciuffo, dall’insolita tintura grigio turchese, veniva sfilacciato da un colpo laterale di Mavio.
Gregorio divenne ancora più aggressivo di quanto già non fosse. “Incapaci!” urlò.
I soldati accorsi in sua richiesta restavano dubbi di intraprendere la lotta contro Ubaldo e Mavio. Nonostante le sue insistenze il loro sguardo era per Lavinia e Nicandro difesi e non attaccati.
Non andava meglio a Zelio i cui soldati si erano accasciati man mano che incrociavano le spade con i compagni di Ludovico. Così abili sono questi giovani? Che sia possibile che le loro spade siano…?
Indietreggiò. Moros e Lavinia non valevano un tale rischio e li lasciò rialzarsi.
“Avanti! Che state a fare razza di incapaci!” ammonì le guardie, che come cani ben addestrati eseguirono il comando, riducendo lo spazio disponibile per i nemici e costringendoli a ripiegare.
 “Gregorio basta!” lo richiamò Nicandro.
Lo ignorò. Doveva verificare il proprio timore e trovò l’occasione durante la carica di Zelio che diede soddisfazione al principe che lo attendeva.
Ogni singolo arto si muoveva calcolando offesa e danno. L’assalto equivaleva a scoprirsi, la difesa significava esporsi a ferite che nessuno dei due era intenzionato a procurare a se stesso.
Zelio roteò la spada improvviso. Ludovico si abbassò di colpo flettendo le ginocchia e la spada non trovando ostacolo finì oltre.
“Santo cielo! Vittorioooo…” urlò Lavinia al ragazzo, che restava pur sempre uno dei suoi uomini. Lo avvertì appena in tempo e, come un sottoposto di Zelio, anche Vittorio schivò il pericolo e si rialzò lesto. Un terzo uomo rimase a terra; troncato in due.
“Sarò un pazzo ma non posso tradire il mio capitano!” sentì dire al ragazzo. Incredulo di quel passo Vittorio portò la punta della spada in basso.
“Bravo!” si congratulò Lavinia, raggiante come una madre nel vedere il figlio fare la cosa giusta.
Le posizioni iniziavano a sbilanciarsi pendendo verso Moros e compagni.
Poteva non essere detta l’ultima parola.
Un soldato restava immobile a terra, ferito dalla spada del cavaliere di nome Alberico. “Soldato! Alzati!” lo spronò sporgendosi. Si chinò sul ginocchio e lo strattonò alle spalle, fino a tastarlo sul collo: era caldo. Lo guardò meglio. Un dito! Il mignolo si mosse. Non è veleno! Era solo un potente narcotico.
“Avanti! Uccideteli!” urlò ottimista.
Ottavio incalzò Ubaldo ma l’esempio di Vittorio lo trattenne da un affondo mortale, a cui anche Ubaldo non cedeva.
“Non abbiamo interesse a Rocca Lisia.” rivendicò Nicandro . “Il soldo di Zelio è insufficiente a coprire le perdite che stiamo subendo e il nostro giudizio non è più imparziale.” sottolineò ai presenti.
“Il tuo di giudizio!” rivendicò Gregorio.
“Gregorio, ti prego rinsavisci!” lo trattò da pazzo con due occhioni imploranti, già dimentico del suo gesto vendicativo. “La soluzione è rientrare a Montetardo e tu lo sai bene!” non gli lasciò tregua Nicandro. “Non sono bastate le ritorsioni a incrinare la fiducia del popolo verso Ludovico e ho compreso io per primo il carisma che lo contraddistingue.”.
“Chiudi quella bocca!” ringhiò Zelio e Nicandro s’acquattò: una mossa di sottomissione che distolse l’attenzione di Zelio verso di lui.
Infatti… “Mi sono affidato a voi, Gregorio!” rivendicò il loro patto, nello stesso momento in cui Ubaldo e Ottavio indietreggiavano di colpo da chi, morto, sembrava ridestarsi alla vita. “Che stregoneria è mai questa?” disse Ottavio.
Con un colpo di tosse improvviso uno dei soldati creduto morto, iniziava un lento risveglio: una mano alla testa com’era stato per il risveglio di Lavinia. Si girò sul lato, mentre una gamba si riprendeva dall’intorpidimento.
Moros guardò il principe, incredulo. Aveva usato un veleno! “Ne saresti stato capace?” disse. Ludovico accennò un mezzo sorriso, poi approvò con il capo. La sua scelta era evidente, tuttavia qualcuno gli aveva giocato un brutto scherzo.
“Credimi, Moros, è meglio così!” disse Ludovico. Strinse le labbra, poi frustò l’aria con la propria spada per tre volte. “Mi è stato impedito di commettere un atto vile!” ringraziò e il volto era sereno. Il principe scelse un destino imprevisto. “Proteggerò te e la tua amata!” disse allo scudiero “Fino alla fine!” sentenziò, quasi che difendere loro fosse più importante di ritornare sul proprio trono. Avrebbe difeso l’amore.
“Aaargh”.
Un lamento improvviso anticipò un fiotto di sangue che schizzò nell’aria.
Il compagno di disavventura di Vittorio iniziò a schiumare dalla bocca a spruzzo; incredulo in viso di non ricordare ferita mortale se non uno strappo sulla manica che ora guardava con occhi di fuori.
Come Gregorio tutti capirono: le posizioni si erano appena invertite!
   
 
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