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Autore: My Pride    09/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I've got you, brother Titolo: I've got you, brother
Autore: My Pride
Fandom: Superman
Tipologia: One-shot [ 1258 parole
[info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Conner Kent
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 2. Non mi ero mai accort* di quanto X fosse... || 4. Verrai a stare da me

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Jon aveva come l'impressione che le sue budella stessero ballando la samba e la sua gola fosse in fiamme, ed era abbastanza certo di non aver mai provato una sensazione del genere.
    Con Damian in missione fuori continente insieme a Bruce e suo padre bisognoso di aiuto, Jon era partito in direzione di Metropolis per potersi unire alla squadra e dare una mano per quanto possibile, giungendo in città proprio nel momento in cui avevano dovuto contenere un pesante attacco da parte di un gruppo di terroristi anti-eroi il cui movimento era atto a cercare di distruggere ogni comunità di supereroi che si impegnava a proteggere la popolazione; muniti di armi pesanti e aliene, provenienti probabilmente da chissà quale traffico illegale del mercato nero – sua zia Kara aveva ipotizzato il coinvolgimento di alcuni simpatizzanti della Legion of Doom – che vendeva quel tipo di tecnologia, avevano attaccato proprio il centro di Metropolis e Jon non ci aveva pensato nemmeno per un istante, cercando di fare da scudo alle persone che avevano rischiato di essere coinvolte; la situazione si era ben presto svolta a loro vantaggio, avevano consegnato alla giustizia gran parte del gruppo e Jon aveva inseguito i membri restanti, ma era stato proprio a quel punto che l’uomo si era girato, aveva puntato un cannone verso di lui e premuto il grilletto.
    Il raggio verde che era scaturito dalla canna aveva fatto bloccare Jon a mezz’aria e l’aveva fatto precipitare al suolo, lasciandolo stordito. Aveva sentito la voce di suo padre che lo chiamava, i suoni ovattati tutto intorno a lui, visioni sfocate di lampi rossi e blu e parole che non aveva capito subito, con la testa pesante e lo stomaco in subbuglio; aveva sentito le grosse mani di Conner aiutarlo a tirarsi su e suo padre cingergli i fianchi con un braccio per impedirgli di cadere, sua zia che cercava di scansargli i capelli dalla fronte sudata e le gambe che a malapena reggevano il suo peso, ed era uscito da quello stato di torpore solo quando, riaperti gli occhi che aveva chiuso chissà quando, si era reso conto di trovarsi nell’appartamento di suo fratello.
    L’attacco di vomito che lo aveva costretto a volare letteralmente in bagno aveva colto impreparato anche lui. Si era gettato in scivolata sul pavimento, raggiunto il water solo e unicamente per fortuna e aveva visto l’abbondante colazione di quello stesso mattino riversarsi completamente nell’acqua e, alla vista dei pezzi di pancetta, uova strapazzate e toast, lo stomaco aveva reclamato di nuovo e aveva vomitato ancora. E tuttora, con lo stomaco che gli faceva male per lo sforzo di vomitare, la gola ardente e gli occhi gonfi e bagnati di lacrime, se ne stava ancora lì come se quel bagno fosse la sua unica salvezza. Aveva i brividi, la pelle gli si era accapponata dal freddo nonostante ci fossero praticamente trentacinque gradi all’ombra e si sentiva così fiacco e confuso che era una fortuna che si ricordasse il suo nome, e non aveva mai avuto reazioni del genere una volta esposto alla kryptonite. Maledizione a quei tipi.
    «Ehi Jonno? Tutto bene?»
    Jon gemette al suono della voce di Conner, che parve trapassargli i padiglioni auricolari come mille lame acuminate; si premette quindi le mani sulle orecchie e storse il naso, accasciandosi sul pavimento con le gambe distese e la schiena contro il water, notando la figura ancora un po’ sfocata del fratello maggiore. Non riusciva ancora a distinguere bene i contorni, ma almeno adesso non aveva l’impressione di star parlando con un fantasma.
    «No», ammise nel rotolare un po’ sul pavimento per poggiare la fronte sulle piastrelle gelide. «Mi sento come qualcuno buttato in una centrifuga».
    «E ne hai anche l’aspetto».
    Jon roteò gli occhi, ma non si mosse dalla posizione in cui si trovava. «Grazie tante, Kon», brontolò, e Conner sorrise a trentadue denti.
    «Ehi, non c’è di che, essere sincero sul tuo aspetto è il dovere di un fratello maggiore». Schioccò le dita nella sua direzione. «È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo».
    «Mi domando come faccia Tim a sopportarti».
    «Merito della mia personalità».
    «Non mi ero mai accorto di quanto fossi simpatico oltre ad essere una prima donna». Jon poggiò le mani sul pavimento e tentò di rimettersi in piedi su gambe tremanti, chiudendo e riaprendo più e più volte le palpebre nel tentativo di contenere le vertigini che aveva ancora. «Meglio che vada, piuttosto. D tornerà tra una settimana e devo occuparmi di Tito e Alfred».
    «Tu non vai da nessuna parte, fratellino», lo redarguì immediatamente Conner, mettendo da parte la maschera ilare per fissarlo seriamente e fare qualche passo pesante verso di lui. «Hai ancora gli strascichi di un avvelenamento secondario da kryptonite, non puoi restare da solo. Andrò a prendere gli animali di Damian – anche a Krypto piacerà avere un po’ di compagnia a casa –, un po’ di vestiti per te e verrai a stare da me finché non torna Damian».
    «Ho ventun anni, Kon, posso benissimo--»
    Jon non fece in tempo a terminare la frase che un altro attacco lo colse impreparato e tornò ad afferrare il bordo del water con tale forza che conficcò le dita nella ceramica, riversando nella tazza il poco contenuto rimasto nel suo stomaco sotto lo sguardo scettico di Conner che, roteando gli occhi, incrociò le braccia al petto.
    «--accasciarti e morire in qualche angolo della casa? Sì, in quello in effetti vedo che sei abbastanza bravo», affermò, ridendo a crepapelle quando, seppur ancora accasciato, Jon sollevò debolmente un braccio per mostrargli il dito medio; gli si avvicinò sghignazzando e cominciò a massaggiargli la schiena per aiutarlo a cacciar fuori tutto e gli tenne i capelli sollevati per impedire che gli cadessero davanti al viso e si incollassero alla fronte, cercando di rassicurarlo e di stargli vicino.
    Furono i cinque minuti più lunghi della vita di Jon. Cinque minuti che per un kryptoniano potevano anche rivelarsi ore, e solo quando si sentì completamente svuotato, stanco e infreddolito, Jon si accasciò contro la spalla del fratello maggiore, gemendo nel tenersi un braccio sullo stomaco. Quella kryptonite lo aveva letteralmente messo al tappeto e adesso capiva come dovevano sentirsi gli esseri umani quando stavano male per giorni interi.
    «Grazie, Kon», sussurrò, sentendo il braccio di Conner aiutarlo a rimettersi in piedi e sorreggerlo con estrema attenzione.
    «Sono tuo fratello». Conner gli diede un bacio sul capo, affondando il viso nei suoi capelli. «Non devi ringraziarmi se mi prendo cura di te». Sorrise, stringendolo a sé mentre uscivano passo dopo passo dal bagno. «Ma se volessi mettere una buona parola con Tim per quanto riguarda la torta nuziale a forma di dinosauro e lo sposarci in una Rover, allora forse…»
    Jon rise come non mai, cosa che gli provocò un tremendo attacco di tosse, ma non riuscì proprio a trattenersi dal farlo e, con le lacrime agli occhi e la mano di Conner che gli massaggiava la schiena, guardò il fratello con fare divertito. «Tim… sarebbe capace di uccidermi se gli consigliassi di organizzare il vostro matrimonio… a tema Jurassic Park…»
    «Nah, sei il suo cognato preferito».
    «Sono il suo… unico cognato».
    «Meglio ancora, no? Non ti ucciderebbe per non restare senza», lo schernì, e Jon roteò gli occhi mentre tornava verso il divano letto insieme a lui.
    Conner non sarebbe mai cambiato, lo avrebbe sempre preso in giro e stuzzicato con i suoi strambi modi, ma Jon non avrebbe mai dubitato di quanto gli volesse bene. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il ventiquattresimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Conner è una prima donna. Punto. C'è una cosettina per rendere omaggio ad un fan comics di Sonia Liao, ovvero l'annotazione riguardo la torta Range Rover e tutte le svariate citazioni a Jurassic Park lol perché ovviamente tra me e Conner non so chi è più nerd (però una torta a forma di range rover o di dinosauro sarebbe fighissima, nessuno riuscirà a convincermi del contrario!)
Comunque niente, oggi così, amore fraterno a zuffuni! Che ogni tanto un po' di spazio per questi due ci vuole, dato che la DC non vuole saperne di farci vedere cose del genere, meglio che ci pensiamo noi fan writer
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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