HEAVEN OUT OF HELL
(Paradiso
al posto dell'Inferno)
Titolo:
Heaven out of Hell (Paradiso al posto dell'Inferno)
Autrice: Mistress Lay
Rating: PG13
Pairing: Harry/Draco
Notes:
il titolo l’ho preso dalla canzone “Heaven out of Hell” di Elisa e quindi
la classifico anche come song- fic (quando vedete qst simbolo: §, indica
le parti della canzone e la relativa traduzione).
Avevo promesso tantooo tempo fa che avrei scritto una ff tutta in pov sulla coppia Harry/Draco: ED ECCOMI QUA!!!
So
che ho già due fic da terminare (“Raggi di Speranza” e “Le Pieghe del
Tempo “ se qualcuno vuole leggere ^__^) ma ho scritto i primi cap di getto
e ho già pronta la trama…
Cmq
sia se non vi piace basterà che me lo diciate e io la termino subito dopo i
primi CINQUE cap perché sono la cornice dell’intera fic o anche prima al
massimo... ^^
Avverto subito che i capitoli della fic saranno tutti in pov, ovvero con i pensieri dei personaggi. Sarà divisa in CINQUE ATTI che comprendono ciascuna diversi cap che, della serie se non mi complico la vita non sono io ^^, avranno i titoli in inglese...
Colgo questo
spazio per ringraziare chi mi ha commentato la shottina “Sogno in una notte
di inizio estate”: GRAZIE SIETE STATE/I FANTASTICI/HEEEEEE!!! *__*
Un
grazie in particolare a piropiro, LadyBlood che mi hanno spronato
a scrivere!!
Mi
raccomando, ragazze, fatemi sapere cosa ne pensate!!! ^^
__FIRST ACT - FRAME__
*Capitolo
Primo- Cornice* (Harry’s Pov)
§Are you
locked up in you counting the days?
Oh how long until you have your freedom?
Ti sei chiuso in te stesso contando i giorni?
Oh quando ancora ci vorrà per avere la tua libertà?§
(Heaven out of Hell, Elisa)
CHANGE:
UNVOIDABLE
(Cambiare:
inevitabile)
Sono
cambiato.
Lo
so. Lo sento. Lo avverto.
Il
motivo?
Sono
il Ragazzo- che- è- Sopravvissuto. Banale? Affatto.
Sapete
cosa vuol dire essere costantemente seguito con lo sguardo, essere additato
come una bestia rara della zoo, essere sempre un topos, un luogo comune, essere
sempre sotto l'occhio dei riflettori?
Stando
a quello che crede la maggior parte delle persone che NON mi conosce credono
che io ami essere famoso, essere sempre davanti a tutti gli altri, essere
quello insoddisfatto se qualcuno vuole rubare a ME, protagonista assoluto, la
scena o quello che se non viola le regole non è soddisfatto.
Bè,
si sbagliano di grosso.
Quello
che più di ogni altra cosa desidero non è questa stramaledetta cicatrice, ma
avere una famiglia ed essere come tutti gli altri ragazzi: normale, non famoso,
non "speciale".
Sapete
cosa vuol dire essere considerato il ragazzo disturbato dalle orribili e
spaventose visioni, colui che può essere citato come zimbello fisso, essere
colui che ha strane e inquietanti conversazioni con i serpenti, colui che
"vede" ma nessuno è mai creduto?
Sapete
cosa vuol dire avere la cicatrice a forma di saetta che segna la mia fronte?
Sapete cosa vuol dire sapere che un giorno, nemmeno tanto lontano, dovrò essere
assassino o vittima di colui che mel'ha inferta?
È
questa la cosa che mi spaventa. Divenire un assassino.
Della
morte non temo nulla: non ne temo le tenebre che soventi ti avvolgono, nè
l'ultimo respiro che si esala, l'ultimo battito che da il tuo cuore o l'ultima
cosa che i tuoi occhi ormai appannati vedono.
No,
non è della morte che ho paura.
Perchè?
Potrei dire che l'ho affrontata e sfidata tante di quelle volte che ormai è
abituale vedere le sue nere ali; potrei dire che da quando ho respinto l'Avada
Kedavra da neonato che mi reso orfano mi sento invulnerabile... non sarebbe
vero.
Invece
non mi vergogno ad ammettere che io non temo la morte perchè la vedo come la
fine di tutto: fine del dolore, della tristezza, di ogni dispiacere, della
paura, dei sensi di colpa.
Sciocco?
Forse.
Ma
quello che invece temo è uccidere.
Non
fraintendetemi, non è che io non voglia vendicare i miei genitori che per colpa
di Voldemort non ho mai conosciuto o il padrino che amavo come un padre e mi è
stato sottratto.
No,
non è quello.
La
cosa che mi spaventa nell'uccidere è non provare nulla. Non provare nulla nel
momento in cui io ucciderò Voldemort, in cui vedrò i suoi occhi scarlatti
vivi per l’ultima volta mentre vi scorgerò l'offuscamento della morte... il non
provare nulla nel momento in cui comprenderò che il flusso del suo sangue ha
smesso di scorrergli nelle vene o quando saprò che il cuore ha mandato il suo
ultimo battito e nel suo corpo la freddezza delle giunture l'ha raggiunto.
Forse
voi non lo capite. Naturale, non siete me. Non potete di certo sapere la
profondità del segno che Voldemort ha lasciato in me: è come sentire dentro la
mia mente due flussi di pensieri, di sensazioni, di emozioni, due sì, ma
nemmeno tanto distinti.
A
volte infatti è molto difficile distinguere quello che sono consapevole sia Suo
e quello che invece sono Io: impulsi vergognosi che a volte balenano nella mia
mente, che si offusca, vacilla, lotta per trovare sè stessa, vince e poi si
pente.
Pente.
Sì,
la mia mente si pente per due motivi: primo perchè non ho soffocato
quell'impulso che in fondo non posso assicurare sia davvero Suo, secondo perchè
sono un debole.
So
di essere debole e lo sa anche Lui.
Perchè?
Semplice, lo sa perchè non mi sottraggo ai dialoghi che facciamo - sorpresi? -
li facciamo all'interno della nostra mente, a volte normali altre in serpentese
e io non sono abbastanza forte da bandirle dalla mia mente. E non sono davvero
sicuro che voglia davvero farlo.
Avevo
creduto che le conversazioni con lui siano una specie di tortura immane il
cui dolore poteva squartare la mia fronte e in fondo era stato così ai
primi tempi e durante l'anno scorso le visioni che mi spediva, ingannevoli e
non. Una tortura dolorosa e spossante oltre che pericolosa.
È
cominciato tutto uno dei primi giorni qui a Privet Drive, in una notte scura,
nel mio letto, in un sogno.
Ricordo
che stavo di nuovo rivivendo la morte di Sirius, il suo viso sconvolto e
sorpreso, la sua lenta caduta oltre il velo... improvvisamente tutto si è
oscurato e tutto è sbiadito fino a che io non mi sono trovato in uno strano
ambiente: era buio e tutto sbiadito ma nonostante ciò non sentivo paura.
Poi
è arrivato anche Lui.
Era
sorpreso forse ancora più di me forse anche lui si era ritrovato lì trasportato
via nel mentre di un sogno, magari riguardante la mia morte. Non so nemmeno se
lui dorma o se sogna. Forse non lo fa. Forse come tutte le creature
dell'oscurità la notte è sveglio.
Non
lo seppi mai e anche adesso non lo voglio sapere. Basta solamente sapere che
anche il suo viso era una maschera di sorpresa.
Cercò
di uccidermi con la sua bacchetta ma non la trovò. Non so esattamente come
abbiamo passato dalle occhiate omicide a parlare civilmente, so solo che prima
di quel strabiliante passo ci siamo insultati per una buona mezz'ora. O forse
anche più In genere nei nostri sogni non si percepisce la dimensione temporale.
So
solo che dagli insulti siamo passati a parlare e poco dopo mi svegliai nel mio
letto madido di sudore e con la cicatrice che bruciava così tanto che mi pareva
che stesse prendendo fuoco. O forse era il mio dolore misto al suo.
Dopo
quella notte i miei incubi s'interrompevano ogni volta e ogni volta mi
ritrovavo con lui nell'oscurità e ogni volta parlavamo.
Non
fraintendetemi, non eravamo a parlare di inutile paturnie ma era più che altro
lui che parlava, argomentando la sua strampalata tesi che non sta nè in cielo
nè in terra.
Quale?
Io simile a lui. Io dalla sua parte. Io alla sua destra.
Pazzesco?
Anche io lo pensavo all'inizio.
Cosa
mi ha fatto cambiare idea? Le sue parole.
Proprio
così. Le sue parole mi hanno cadere ogni certezza. Non che prima ne avessi poi
molte, ma ne ha demolite una per volta, gradualmente, senza nemmeno che me ne
accorgessi.
Quando
capii quello che mi aveva fatto è stata una continua rivelazione, ancora adesso
stento a crederci. E ho smesso di dormine.
Avete
capito bene: basta dormire, basta sognare, basta permettere a Voldemort, il mio
nemico, di entrare in me e cancellare ciò che ancora di buono c'è in me, basta
permettergli di contaminare la mia anima.
Parlo
ancora di anima perchè so di averla ancora, so che dentro di me albergano
ancora buoni sentimenti e le ultime certezze che Voldemort non ha fatto in
tempo a cancellare. E mi riferisco alla mia parte di Tassorosso che io non
avevo creduto di possedere fino a che Voldemort non mi aveva cambiato.
Eggià
perchè noi non quando veniamo smistati non ci rendiamo conto che dentro di noi
non abbiamo solamente quelle determinate caratteristiche della nostra casa di
appartenenza.
Infatti
un undicenne quando arriva a Hogwarts cede immediatamente ai pregiudizi - io ne
sono la prova vivente - e crede alle parole lapidarie del Cappello Parlando
scorgendo in esse un'unica grande verità: sa che se andrà a Tassorosso, la casa
degli onesti, sarà considerato un debole solo perchè pochi Tassorosso si sono
fatti riconoscere in tutta la storia di Hogwarts e per pochi anni hanno vinto
la Coppa delle Case - o forse mai, dovrei chiedere a Hermione -, se invece
verrà assegnato a Corvonero sa per certo di essere intelligente e perspicace,
di avere una mente abile e acuta e verrà sempre considerato una persona posata
anche in futuro, se viene mandato tra i Grifondoro si sente felice e
orgoglioso di sè stesso, coraggioso, sprezzante delle regole, sa di divenire
una persona interessante e rispettata e se invece la casa attribuitagli sarà
Serpeverde... ambizione e doppiogioco, menzogne e egocentrismo sono le parole-
chiave, gli verrà insegnato come considerarsi migliori, come snobbare gli altri
sapendo per certo di essere disprezzati solo perchè il verde e l'argento
colorano i loro stendardi.
Un
mucchio di cazzate.
A
mio parere Silente dovrebbe proibire lo smistamento per mezzo di un
Cappello Parlante che sventola ai quattro venti le abilità di ciascuna casa,
secondo me dovrebbe limitarsi a gridare il nome della casa alla quale la
persona che ha sotto di sè appartiene. Stop.
Vi
sembro precipitoso nei miei giudizi? Non lo sono. Ho riflettuto a lungo sulla
questiona proprio grazie alle parole velenose di Voldemort.
Lui
sosteneva che io avrei dovuto essere al suo fianco perchè ero più Serpeverde
che Grifondoro e la mia strada era da percorrere accanto a lui e non con
Silente. All'inizio avevo ribattuto che il Cappello Parlante è lì che mi aveva
indirizzato e mi aveva dato come riprova la spada del fondatore della mia casa
e che Silente più volte aveva ripetuto quanto il mio comportamento sia da vero
Grifondoro.
Bè
dopo la conversazione di Voldemort ho capito e compreso cose che davo per
scontate: il Cappello Parlante mi ha messo a Grifondoro? No, ero stato IO a
volervi andare, ero stato IO a disdegnare Serpeverde per sciocchi pregiudizi.
Il
Cappello Parlante mi ha dato la spada di Godric Grifondoro? Vero, ma non mi
aveva mai detto che io la meritavo o che dopo l'avventura contro il Basilisco
io ero divenuto un Grifondoro modello a tutti gli effetti.
Il
parere di Silente? Solo una misera maschera.
Anche
lui sapeva perfettamente che io sarei stato meglio a Serpeverde ma voleva
convincerMi e convincerSi del contrario. Harry Potter tra le serpi?
Improponibile.
Tutti
avrebbero pensato che il famoso Bambino- che-è- Sopravvissuto sarebbe poi
divenuto il successore di Voldemort e l'Avada Kedavra che doveva uccidermi era
stata solo un marchio o ancor peggio voleva distruggermi prima che io potessi
divenire troppo forte, ancora più di lui.
Pensate
che anche se sono a Grifondoro molta gente lo pensa - il mio secondo anno ne è
la riprova - figurarsi se invece fossi andato a Serpeverde...
A
questo ed altro ho pensato.
E
sapete la mia conclusione? La divisione in case per abilità è tutto sbagliato.
E io
solo ora l'ho capito.
E
non è stato Silente a dirmelo, benchè Silente sia il preside che fa riflettere,
che sembra sapere tutto, ma è stato Voldemort. Il mio peggior nemico e ho anche
capito che il VERO nemico contro il quale dobbiamo combattere non è lui, ma i
nostri stessi pregiudizi.
Strano
che io parli di queste cose? Non avete tutti i torti a pensarlo.
Ma è
questo il profondo cambiamento che è sovvenuto in me. Un cambiamento radicale
che è cominciato tutto con la conversazione con Silente alla fine dell'anno
dopo la morte di Sirius.
Avete
capito bene: non dalla morte di Sirius ma dopo il dialogo con il preside.
Per
me, e per tutti gli altri, la figura del preside è sempre stata degna della più
pura ammirazione, una figura perfetta e infallibile, imponente e potente,
regale e decisa, era stato lui che mi aveva sempre creduto, che mi aveva
sempre sostenuto, era la persona alla quale confidare qualsiasi cosa che mai
avrei avuto il coraggio di confidare a Ron o 'Mione.
Ma
già all'inizio dell'anno scorso ho capito che qualcosa non andava.
Non
sapevo cosa ma me ne chiedevo sempre il perchè: perchè Silente non mi aveva mai
degnato di uno sguardo? Perchè non mi aveva mai parlato? Perchè mi aveva
condannato alle umiliazioni con Piton? Mi ero poste queste domande tra le altre
e non ne trovavo mai risposta.
Ma
la risposta è arrivata ugualmente.
Voldemort
poteva entrare nella mia mente per mezzo della cicatrice che lui stesso mi
aveva inferto.
Mi
ero sentito sporco, contaminato, un danno, un peso, un pericolo e non c'era
nessuno che lo poteva alleviare: Ron? Aveva paura anche di parlarmi. Sirius?
"Ti sarai sbagliato, Harry", il suo commento. Eppure lui sapeva e non
mi aveva detto niente. Silente? Ah, lui nemmeno una rassicurazione, solamente
un invito ad andare alla elezioni di Occlumanzia con Piton. Ah, dimenticavo!
Anche un "Resta dove sei".
Certo
perchè lui sapeva tutto e non voleva dire niente.
Sapeva
di quella fottutissima profezia e dei rischi che io e tutti correvamo.
E
non mi ha detto niente.
Ho
dovuto scoprire tutto da solo, connettere i tasselli mancanti del puzzle,
metterli insieme e arrivare alle mie conclusioni. Sbagliate per altro.
E
ancora non mi aveva detto niente.
Poi
se ne andò da scuola quando si scoprii l'Armata di Silente che io stavo
addestrando. Quello che mi ha detto? "Segui le lezioni di
Occlumanzia".
Tante
grazie.
Me
lo ripetevano tutti ma nessuno capiva che prima di tutto, prima della
cicatrice, prima della profezia, ero un ragazzo e avevo un cervello, un cuore e
una coscienza.
Cosa
scontata ama nessuno sembrava accorgersene.
Silente
mi aveva detto che mi voleva molto bene e voleva proteggermi.
Ci è
riuscito? No, ho dovuto fare tutto io.
"Hogwarts
è il posto più protetto. Va' lì e troverai la protezione"
Io
al sicuro qui a Hogwarts non ci sono mai stato.
Vogliamo
parlare del professor Raptor e della sua... anormalità? Chi ha dovuto occuparsi
di lui e del recupero della Pietra Filosofale? IO. E dopo che l'ho praticamente
disintegrato Silente ancora non mi disse nulla quel giorno nell'infermeria. Nè
della profezia, nè del mio collegamento con Voldemort.
Secondo
anno? Un basilisco di una decina di metri attivo e fatale per chi ne incontra
lo sguardo passeggia allegramente per i corridoi di Hogwarts. E chi lo ha
dovuto sconfiggere? IO. Chi ha dovuto combattere contro di lui e Tom Riddle con
l'aiuto di una fenice e di una spada? IO. Chi ha spazzato dalla teaìrra il
ricordo di Tom Riddle? IO. E Riddle mi chiese perchè io sopravvissi alla sua
Avada Kedavra. Il sacrificio di mia madre, risposi. Ma non era così e Silente
ancora non mi disse niente.
Terzo
anno? Sirius Black si introduce a Hogwarts e non solo, raggiunge anche il
dormitorio di Grifondoro.
Pensate
ancora che Hogwarts sia un luogo sicuro?
Passiamo
al quarto anno: per voi è normale passare dieci mesi in compagnia di un falso
Moody? Per voi è un errore da niente scambiare un famoso e ottimo autor in
pensione per un efferato omicida e primo sostenitore di Voldemort? Bè,
lasciatemi dire che non è un errore da niente.
Quinto
anno? Bè, qui mi ci sono messo da solo nei guai, lo ammetto, ma la colpa è
parzialmente anche colpa di Silente e dei suoi sciocchi ideali.
"Harry
è troppo piccolo per un fardello simile, meglio aspettare"
Certo,
meglio aspettare che il piccolo Harry compia qualche passo falso e cominci a
mettere in moto il suo cervellino chiedendosi se ci sia qualcosa che non vada.
Bè,
io sarò pure ingenuo quanto volete ma scemo non lo sono.
È
questa la grande fiducia che Silente ripone in me?
E
crede di rimediare dicendomi due frasette di circostanza e rivelandomi tutta la
verità sulla profezia, le sue intenzioni e i suoi sentimenti? Pensa di davvero
che mi abbia fatto un favore? Si sbaglia di grosso.
Ok,
grazie per avermi finalmente detto la vertià e soprassediamo sul fatto che
ormai Voldemort viene in campeggio nella mia testa, mi fa pronunciare
frasi sue, mi proietta immagini vere o ne, mi inganna e m'indebolisce e
soprassediamo sul fatto che per colpa delle sue indecisioni io ho creduto
alle ingannevoli visioni di Voldemort e soprassediamo pure sul fatto che
Sirius, il mio padrino, è appena morto.
Non
attribuisco la colpa a Silente, badate bene, io credo che sia stata tutta colpa
mia.
Aspettate
un attimo, non voglio fare la figura di quello che si prende tutte le
responsabilità del mondo: dico solo che la morte di Sirius va attribuita per la
MAGGIOR PARTE a me.
Indirettamente la
colpa va a Silente, direttamente a me e Bellatrix, involontariamente a
Voldemort.
E
dico involontariamente perchè l'obiettivo principale sono io e non era di
capitale importanza per lui attirare metà dell'Ordine della Fenice nell'Ufficio
Misteri.
Voleva
me. Solo.
E io
solo non lo ero.
Lo
ripeto: sono un debole.
Mi
vergogno a ripeterlo ma non posso celare la verità in specchi sdrucciolevoli.
Ho
avuto bisogno dell'aiuto di Ron, 'Mione, Neville, Gin e Luna per potermi
mettere in contatto con Sirius.
Il
camino della Umbridge. Nel suo ufficio. Nella tana del leone.
Sapevo
i rischi che correvamo ma io volevo salvare Sirius. Non ho pensato nemmeno per
un istante a Piton o allo specchietto comunicatore che Sirius mi aveva donato.
E
come se non bastasse portato cinque dei miei migliori amici con me al Ministero
della Magia.
Io,
capite? Io li ho portati lì ed è un miracolo che sono usciti di lì vivi e
interi.
Ma
Sirius no, Sirius è caduto oltre il velo e non lo rivedrò più.
Silente
afferma che la colpa è stata anche dio Sirius stesso, del suo desiderio di
salvare me, di compiere il suo dovere e volere di padrino e padre, di aiutarmi.
Ha addotto come scusa il carattere impulsivo e irresponsabile di Sirius.
Certo,
in fondo lui che ne sa essere segregati in una casa odiata e vedere le persone
attorno a lui poter fare qualcosa attivamente per l'Ordine, per la salvezza del
mondo, per me?
Dicono
che Silente sia un uomo che accorda fiducia anche alla persone che non la
meritano, che aiuta e sostiene quando nessuno lo vuole fare.
A me
non pare che abbia aiutato veramente Sirius.
Lui
sapeva perfettamente del suo carattere. Cosa ci voleva a fargli bere la Pozione
Polisucco e renderlo per qualche ora un altro membro dell'Ordine come Remus o
anche semplicemente un babbano? No, chissà che cos'avrà addotto come scusa al
suo comportamento.
Una
cosa è certa. I suoi errori si riflettono su di me.
Sembra
che io non faccia altro che piangermi addosso, vero? ma non è realmente così.
Mi sono sfogato e ho capito.
Ciò
che è cambiato è stato lo scorso anno e non solo la profezia svelata o la morte
di Sirius ma anche perchè io non credo di essere il Ragazzo d'oro che tutti
credono che io sia, ma solo una creatura segnata alla tenebre che dovrebbe
combattere.
Sembra
che io mi stia compatendo. Non è mia intenzione farlo, l'ho già fatto
abbastanza in passato. Solo, sto cercando di farvi capire come mi sento.
Nemmeno
quello avevo capito, nemmeno avevo capito che io mi continuavo a
compatire e le uniche due persone che mel'avevano fatto notare -
'Mione e Phineas - avevo dato retta.
A
'Mione avevo risposto male e a Phineas... bè, ho risposto a tono.
Pensavo
che non mi capissero e che mi stavano fraintendendo. Avevo bisogno di
giustificare quello che in fondo avevo sbagliato a capire. Volevo che capissero
che io anche se avevo Voldemort in testa ero sempre io.
Ho
desiderato per la prima volta tornare dai Dursley. Ma ero io a non capire.
Egoista.
Non mi ero mai attribuito questo aggettivo ma infondo lo sono stato: il mio
comportamento vittimistico ne è la riprova.
Phineas
potrà essere stato il preside meno amato di tutta la storia di Hogwarts ma è
stato uno dei pochi a guardare prima della mia cicatrice ciò che sono
veramente: un ragazzo come tanti che aveva incontrato nella sua carriera di
preside.
Anche
Silente ha sempre guardato prima di me la mia cicatrice. L'ha elevata l'ha
sempre guardata prima di scorgere in me qualche traccia di ragazzo come tanti.
Perchè
è così difficile essere considerato un semplice ragazzo? Perchè è così
difficile per gli altri capire che PRIMA della mia fottutissima cicatrice c'è
un umano?
Ecco,
lo sto di uovo facendo. Sto di nuovo compantendomi.
Non
lo faccio intenzionalmente e nemmeno mi diverto a farlo.
Voldemort
mi ha detto che per essere un buon Serpeverde è necessario una buona dose
di egoismo e saper trovare il lato per me vantaggioso delle cose.
Quest'ultima
capacità non la possiedo ma l'egoismo cel'ho in buona misura. Ma lui stesso
spesso mi ha detto che sono una contraddizione vivente.
Bè,
normale, sono Grifondoro per scelta e Serpeverde per vocazione.
A
volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se fossi capitato a Serpeverde
invece che a Grifondoro (me lo chiedo anch'io... chissà se un giorno di
questi non mi salta il grillo di metterlo a parole e non ne esce una fic... ^^
by Autrice ^__-), se avessi ascoltato ciò che mi aveva detto lo
stramaledetto Cappello Parlante, se non avessi seguito i pregiudizi, se avessi
guardato al di là delle apparenze.
Forse mi sarei ritrovato amico di Malfoy, nemico di Ron e 'Mione, forse non avrei fatto nulla di ciò per cui Silente ha deciso di dispensarmi della sua fiducia. Forse l'amicizia con Ron e 'Mione ci sarebbe stata ugualmente. Forse...
Forse sarei divenuto servo di Voldemort. Forse mi sarei fatto marchiare con quell'orgoglio che spesso avevo visto balenare negli occhi folli di Bellatrix. Forse sarei stato suo erede. Forse mi avrebbe ucciso ugualmente.
In
fondo io e lui non siamo poi così diversi e se non avessi i miei ideali di
Grifondoro a salvare la mia anima io sarei veramente l'EREDE Serpeverde.
È
quello che mi aveva detto anche lui, oltre che quello che credevano tutti a
scuola al mio secondo anno, e le sue parole, velenose è vero, aiutano a
riflettere.
L'erede
Serpeverde.
Ragionando
razionalmente avrei più capacità Grifondoro che Serpeverde ma obiettivamente:
queste due case, sono poi così diverse? Sono davvero così opposte?
Cosa
le differenziano veramente? I pregiudizi.
Perchè bisogna
credere che un Tassorosso sia più debole di un Grifondoro e un Corvonero
meno forte di carattere che un Serpeverde?
Voldemort
dice che sì, sono diverse. E lui dice anche che la casa che fa per me è la sua.
Sbagliato? Non direi.
È
quello che gli ho anche detto durante i nostri colloqui.
Non
giudicatemi male, ma sappiate solamente che io non dico nulla a Voldemort dei
miei amici, della Tana, di Privet Drive, di Silente, di Grimmauld Place,
dell'Ordine della Fenice, dei miei zii o della scuola. Niente di tutto questo.
Nemmeno
lui mi mette al corrente dei suoi piani. Non siamo degli sprovveduti: sappiamo
che l'uno nasconde all'altro i propri segreti ma, se io non voglio rivelargli i
miei, lui vuole aprirmi uno spiraglio.
Quale?
Farmi capire che non esiste il Bene e il Male al mondo, ma solo il POTERE.
Questo
discorso me lo aveva già fatto e io però non lo avevo capito. Avevo undici anni
all'epoca e avevo in me tutti quelle certezze di Grifondoro che adesso non ho e
sapevo che era LUI il Sbagliato, che era il Male e Silente il Bene.
Ora
sono cresciuto, sono maturato, sono cambiato. Cambiare è inevitabile.
Non
ho più quelle certezze, non credo più alle favole, non penso più che Silente
sia il buono, il perfetto eroe delle fiabe. Certo non credo nemmeno a Voldemort
e per me avrò ancora le tinte dell'orco cattivo e che sia il Male. Ma le sue
parole questa volta hanno lasciato un segno in me. E lui lo sa. Così continua a
parlarmi e a cercare di persuadermi.
A
quale fine? Chiaro, vuole che io passi dalla sua parte.
Perchè?
Me lo sono chiesto mille volte anche io e per quelle mille domande mi sono dato
mille risposte diverse.
Ho
creduto sia stato per ingannarmi, per pugnalarmi alle spalle - come il
comportamento di Riddle con Ginny -, ho creduto che volesse controllare fino a
che punto fossi idiota e quanto tempo mi ci voleva per cedergli, ho creduto che
volesse capire i miei punti deboli (e ne ho molti) e rivoltarmeli contro.
Questa è l'alternativa che più mi fa paura.
I
miei punti deboli? Tutto a cominciare dai miei amici.
Non
potrei sopportare che uccida uno alla volta Ron, 'Mione, Hagrid o altri... mi
ha tolto una famiglia e quello che io m'illudevo potesse divenire la mia NUOVA
famiglia ma non può permettersi di togliermi i miei amici e le persone a cui
tengo.
Non
glielo permetterò.
Forse
vi sembra una contraddizione con tutto quello che ho detto fin'ora ma questo è
ciò che voglio.
Lo
so che ho ancora un'anima, una parte che mi è rimasta ed è ancora
contaminata dalle parole di Voldemort.
La
mia anima... mi sembra così lontana da ciò che sento ora che mi pare
irraggiungibile.
Mi
si stanno chiudendo gli occhi ma non voglio dormire.
Se
gli studenti potessero usare la magia mi sarei già preparato una pozione della
Pace o Soporifera ma forse non l'avrei mai fatto: sono una frana in pozioni e
forse mi sarei direttamente suicidato o peggio.
Potrei
però chiedere a Silente o Remus una pozione ma so che non lo farò mai.
Orgoglio?
Forse.
Ma
non è solo quello.
Silente
e Remus non sanno che durante queste settimane ho parlato con Voldemort. Che
lui mi ha cambiato...
Ma
lo sapranno presto: domani vado alla Tana.
FINE
PRIMO CAPITOLO
CONTINUA...
(SPERO...)
Mistress
Lay
Che ve ne pare? Mi è uscito fuori così, di getto... sono in pratica tutte quelle domande che mi sono posta durante il quinto libro e anche prima... che ne pensate? So che è tutto dal punto di vista etico, ma nel prossimo mi rifaccio: POV DI DRACO!!!
Ma
se naturalmente mi fa schifo, la finisco qui.
Lay