Non lapidatemi.
(Però non me ne pento neanche un po')

Grazie alle “compagne di merende”
E voi sapete perché.

Il potere non è andato a chi non ha il coraggio di usarlo

È pur sempre un alzatore, Keiji, quindi portato all’azzardo calcolato.

E lui lo ha osservato parecchio Tetsurou, quindi era un azzardo ben calcolato.

Perché i segnali che gli ha lanciato Kuroo erano indubbiamente inequivocabili. Inequivocabili per lui.

Ecco perché ora Akaashi si trova spalmato su quella scrivania, la sua scrivania, sotto al corpo tentatore eppure così giusto di Tetsurou.

Perché aveva azzardato.

Perché era stato lui a trascinarselo addosso.

E Keiji sa che dovrà (dovranno) prendersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. (dopo però, non ora) Perché Kuroo ora non si fermerà di certo. E nemmeno vuole, Keiji, che si fermi.

Hanno aspettato quel momento da così tanto tempo.

L’hanno rimandato da così tanto tempo...

Oltre l’umanamente sopportabile.

Sanno perfettamente entrambi che sarà solo per quella volta.

Poi saranno dannati per l’eternità.

Per questo si posseggono e si appartengono con la forza della disperazione.

L’ultimo barlume di coscienza viene sradicato via come i bottoni delle loro camicie, di quel candore acceccante, che saltano a mano a mano, lasciando spazio alle labbra l’uno dell’altro a percorre quel corpo così tanto desiderato, così tanto agognato.

E si imprimono l’uno sul corpo dell’altro, con graffi, morsi, baci.

Accarezzano con la punta delle dita, con la punta della lingua, ogni singolo centimetro l’uno dell’altro.

Aggrappato alla schiena di Tetsurou, Keiji ascolta rapito i gemiti di entrambi prendere il posto dei sospiri e riempire la stanza.

Ascolta stregato il salmodiare cadenzato del proprio nome nella voce dell’altro, sospirato.

Con una mano, quella libera, gli intrufola le dita tra i capelli neri scompostamente disordinati, per non permettergli di abbandonare le sue labbra nemmeno per un istante e rendendo più salda la presa allacciandogli le gambe sulla schiena. Inarcandosi sulla schiena per spingersi ancora di più verso di lui, per appartenergli ancora di più.

La mano di Tetsurou gli libera il polso che stava continuando a tenere inchiodato sopra alla sua testa, sul freddo e duro marmo della scrivania, per far intrecciare le loro dita nel momento in cui percepisce che sono entrambi sulla soglia dell’oblio.

- Keiji… - - Tetsurou… -

E Akaashi gli stringe ancora di più le cosce sui fianchi, non permettendogli di uscire da lui. Se proprio si devono dannare, allora che si concedano l’uno all’altro in modo totale e incondizionato.

I respiri via-via si calmano. I corpi, le loro anime, scosse dagli ultimi fremiti non si abbandonano, si stringono ancora di più. Si fondono ancora.

E si trovano entrambi a pensare che avrebbero pagato con l’Anima per poter fermare il tempo in quel preciso istante. Quell’istante dove c’erano solo loro due.

Non volevano che andasse così.

Non era giusto che finisse così.

Avrebbero tanto voluto entrambi che ci potesse essere uno spazio anche per loro due.

Per un Noi.

Ma forse, dopotutto, perché no?

Perché abbandonare la speranza?

FINE

Ora, piccola spiegazione. Questa ff era nata per regalare a questi due – che sono la mia guilty plesaure – dell’altro sanissimo p0rn. ALLEGRIA. Poi, però, come diceva sempre il mio professore di Filosofia Morale all’Università, “ho cambiato cavallo in corsa” e la storia ha preso questa piega vagamente – dove il “vagamente” è ironico – angstosa, che io ODIO. Ma tant’è, si sa: le storie si scrivono da sole e decidono loro dove andare a parare.

Quindi del sano e fine a se stesso p0rn PWP per la KuroAka solo rimandato alla prossima volta, che non crediate MUAHHAHHUAHHHHUUUUU. Ho già pronta la prima frase MUAHAHHAUUAHHUUUUU