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Autore: ValeDowney    11/10/2022    2 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XXIII: Disubbidienza



 

Stephen osservava furente chi era presente nella stanza, soffermando però lo sguardo sulla figlia, che disse: “Papà ti posso spiegare”.
“In fretta e concisa” replicò Stephen.
Stephanie fece un lungo respiro; poi iniziò: “Peter ha liberato i cattivi e li ha portati a casa del fidanzato di sua zia, perché vuole aiutarli. L’unico, con il quale c’è riuscito, è stato il Dottor Octavius qui presente. Ma un certo Goblin ha fatto il lavaggio del cervello agli altri. Octavius è riuscito a scappare, entrando qua in camera tua. Poi Ned ha telefonato ad Irwin, dicendogli che non riescono a trovare il nostro Peter da nessuna parte. Così ha provato ad usare il tuo sling ring per cercarlo, ma è arrivato il Peter di un altro universo. Ho cercato di fare la stessa cosa, ma non ci sono riuscita nemmeno io. Ci ho riprovato e sei arrivato tu”.
Calò il silenzio. Stephen si portò una mano sugli occhi e, dopo aver scosso negativamente la testa, disse: “Ho bisogno di rinfrescarmi” e, prima che Stephanie potesse fermarlo, entrò in bagno.
“Moriremo, vero?” disse Irwin e Stephanie ed Octavius si guardarono in modo preoccupato.
Stephen si lavò la faccia nel lavandino, quando sentì l’acqua nella doccia spegnersi. Volse lo sguardo, per vedere un ragazzo uscire da essa, prendendo un asciugamano e legandoselo alla cinta. Si guardarono ed il ragazzo disse: “Salve”.
Lo sguardo di Stephen divenne furioso e la sua pietra si illuminò. Chi era in camera, lo sentirono gridare: “Fuori immediatamente di qua!” e videro Peter, ancora bagnato, correre verso di loro, per poi iniziare a vestirsi.
“Peter ma dove stai andando?” domandò Stephanie, guardandolo.
“Quell’uomo vuole uccidermi! Qua non ci resto un minuto di più!” rispose Peter. Stephen entrò nella stanza. La sua pietra brillava e lo stregone non dava segno di calmarsi. Poi guardò Stephanie: “Come ti è venuto in mente di aprire un portale, senza sapere usare correttamente le arti mistiche? Se, invece del ragazzo, fosse uscito un malintenzionato, come avresti fatto?”.
“L’avrei difesa io” disse Octavius.
Stephen lo guardò: “Lo avrei apprezzato, ma lei non si intrometta! Non dovrebbe neanche trovarsi qua!”. Spostò lo sguardo su Irwin: “E nemmeno lui!”. Riguardò la figlia: “Chi non porta il mio cognome lo voglio immediatamente fuori di qua!”.
“No! Nessuno se ne andrà!” ribatté Stephanie.
“Non possono rimanere: è pericoloso” disse Stephen e, prima che Irwin potesse aprire bocca, lo guardò, aggiungendo: “E non mi riferisco perché tengo alla vostra incolumità” ed il ragazzo abbassò lo sguardo.
“Non avrebbero dove andare” disse Stephanie.
“E’ per questo che li voglio rispedire nei loro rispettivi universi” disse Stephen. Stephanie guardò Octavius e, dopo essersi affiancata a lui, disse: “Non voglio che il Dottor Octavius muoia”.
“Cucciola, cerca di ragionare: il multiverso non può essere cambiato. Anche una sola scelta differente, può portare a scenari totalmente diversi, con conseguenze che nemmeno noi possiamo immaginare. La linea temporale non può essere alterata” spiegò Stephen.
“Peter ha cercato di dare loro una seconda possibilità: non facciamogliela sprecare” disse Stephanie.
“A quanto pare – se escludiamo il qua presente con le quattro braccia – gli altri non ne hanno voluto sapere di questa seconda possibilità. Quindi, perché mai dovremo farli vagare liberi, creando caos nel nostro universo? Recupererò la Macchina di Kavadus ed attiverò l’incantesimo che li ricondurrà indietro. Lo sai che sono sempre dalla tua parte, ma questa volta non posso darti ragione” spiegò Stephen.
Stephanie abbassò lo sguardo. Octavius la guardò, per poi spostare lo sguardo su Stephen: “Signor Strange…” iniziò col dire, ma Stephen lo corresse: “Dottor Strange”.
“Dottor Strange, potrei parlarle da solo?” gli domandò. Stephen lo guardò in silenzio, per poi dire: “Cucciola, aspetta fuori, per favore”. Stephanie guardò Octavius, che le annuì. La ragazza uscì, seguita da Irwin e Peter, i quali vennero squadrati da Stephen, mentre gli passavano accanto.
“Non ho molto tempo da perdere, quindi mi dica subito di cosa vuole parlarmi” disse Stephen.
“Di sua figlia” disse Octavius.
“Non so in che modo la mia Stephanie possa centrare con tutto questo. Più ne sta al di fuori e più sarà protetta” disse Stephen.
“E’ proprio di questo che volevo parlarle: protezione. Sua figlia mi ha raccontato di come lei le sia sempre stato accanto…forse troppo, aggiungerei” iniziò col spiegare Octavius. Stephen fece un piccolo sorriso, per poi scuotere negativamente la testa. Successivamente disse: “Perché mai dovete farmi tutti la morale di come cresco Stephanie? Sono stanco di sentirmi dire le stesse identiche cose tutte le volte. So io cosa è meglio per mia figlia!”.
“Così sicuro di sé, da non rendersi conto di starle troppo appiccicato? Stephanie non è una bambina e nemmeno una ragazzina delle superiori. È grande ed ha il diritto di decidere anche per conto suo” disse Octavius.
“Le sue decisioni non possono ancora essere considerate giuste per il suo futuro!” replicò Stephen.
“Questo è ciò che dice lei, ma ha mai chiesto un parere a Stephanie?” domandò Octavius. Stephen non rispose, ma la sua pietra smise di brillare.
“Io e la mia defunta moglie avremmo tanto voluto avere dei figli e Stephanie si avvicina a ciò che avrei desiderato. Deve ritenersi fortunato ad averla e dovrebbe anche imparare ad ascoltarla. Sono sicuro che dopo vi sentirete meglio entrambi” spiegò Octavius e Stephen fece un piccolo sorriso.
Nel frattempo, Peter, Irwin e Stephanie si trovavano nella camera di quest’ultima. Peter si guardava intorno, mentre veniva osservato dagli altri due ragazzi. Poi Irwin, chiese: “Secondo te tuo padre chi farà fuori per primo?”.
“Non essere sempre così pessimista nei suoi confronti” disse Stephanie.
“Non sono pessimista, ma realista. Tuo padre non vede sempre l’ora di sbattermi fuori o, peggio, uccidermi. Credi che, almeno, arriverò a laurearmi?” disse Irwin, guardandola e Stephanie scosse negativamente la testa. Irwin sgranò gli occhi e, riguardando avanti, aggiunse: “Lo sapevo: sono morto”.
Stephanie gli diede un leggero scappellotto dietro la testa, dicendo: “Che stupido che sei: il mio era un gesto di disapprovazione, solo perché pensi sempre male. Almeno per una volta cerca almeno di essere positivo”.
“Non ha tutti i torti” disse Peter, guardandoli.
“Be’, da quanto ci hai raccontato prima, non è che anche tu ultimamente sei stato positivo” disse Irwin e Peter spostò lo sguardo, per poi andare verso la finestra. Stephanie guardò malamente Irwin che, guardandola a sua volta, chiese: “Che c’è?”.
Stephanie non rispose, affiancandosi a Peter. Dapprima non seppe che dire; poi parlò: “Non ascoltare quello che dice Irwin: a volte parla senza prima pensare”.
“No, ha ragione: negli ultimi tempi non sono mai stato molto positivo” disse Peter.
“Tanta gente non lo è” disse Stephanie. Peter la guardò; poi aprì la finestra e, saltandosi su, si voltò e mostrò una mano alla ragazza, dicendole: “Vieni con me”. Stephanie esitò; poi gli prese la mano e Peter, tenendola stretta, la condusse sopra il tetto, per poi sdraiarsi sulle tegole. Irwin si affacciò alla finestra, cercando di vederli ma con scarsi risultati.
“Non sono mai venuta qua su. Non che mi sia mai venuto in mente di venirci in realtà” disse Stephanie.
“Hai paura? Se vuoi, ti riporto subito dentro” disse Peter.
“No, anzi grazie. Mi ci voleva un po' d’aria” disse Stephanie. Calò il silenzio; poi Peter disse: “Da quando è morta Gwen, non ho mai più pensato ad essere felice. Credevo che la mia vita fosse finita con lei. Non volevo più aiutare nessuno. Mi sono rinchiuso in me stesso, prendendo così una cattiva strada. Tuo padre ha ragione: rispedendomi nel mio universo, non sarei un peso per nessuno”.
Stephanie lo guardò, per poi prendergli una mano. Peter la guardò a sua volta: “Probabile che il destino abbia voluto che tu capitassi qua. Non sarai più solo: io e gli altri ti aiuteremo ed avrai sempre il mio sostegno”.
“Non devi per forza difendermi” disse Peter.
“So che è la cosa giusta da fare. Come ho detto prima a mio padre, agli altri è stata concessa una seconda possibilità: questo vale anche per te” disse Stephanie.
“Non penso di meritarmela” disse Peter, abbassando lo sguardo. Stephanie mise l’altra mano sulla sua guancia, alzandogli il viso in modo che la guardasse: “Smettila di dire così. Quando uno cade, deve rialzarsi a testa alta. Lo farai anche tu, ne sono certa”.
Peter sorrise; poi, accadde qualcosa: i loro visi si avvicinarono sempre di più. Erano poco distanti l’uno dall’altra.
Stephen andò di fronte al buco nel muro: “Mi dispiace per la finestra: la riaggiusterò” disse Octavius.
“Non si preoccupi: ho già riparato tante di quelle volte questo posto, che ormai ho perso il conto” disse Stephen.
“Comunque, sua figlia è molto brava a curare le persone e non intendo solo esternamente” disse Octavius. Stephen si voltò verso di lui, dicendogli: “Vorrei solamente che intraprendesse la mia carriera, che ho dovuto per forza mollare dopo quell’incidente”.
“Lei sta cercando ancora di vivere attraverso sua figlia. Perché non la lascia decidere per conto suo?” disse Octavius.
“La prego non ritorniamo su questo discorso. Ora, devo solamente ritrovare gli altri e riprendermi la Macchina di Kavadus, così vi rispedirò da dove siete venuti” disse Stephen.
“Ha proprio voglia di sbarazzarsi di me, vero?” disse Octavius, facendo un sorriso beffardo. Stephen scosse negativamente la testa, quando sentì dei rumori provenire dall’esterno. Si affacciò dal buco, guardando in basso, ma la cappa gli “indicò” in alto. Così se ne volò fuori e, appena vide Stephanie che si stava quasi per baciare con Peter, replicò: “Stephanie Donna Strange!”.
I ragazzi si allontanarono l’uno dall’altra e voltando lo sguardo in avanti, Stephanie disse: “Papà, ma che bella sorpresa. Non stavi parlando con il Dottor Octavius?”.
“A quanto pare, invece, ho fatto bene a venire qua” replicò Stephen; poi spostò lo sguardo su Peter: “Cosa ti ha detto il cervello, quando hai pensato bene di portare mia figlia in questo posto?! È pericoloso!”.
“Non sarebbe caduta e, poi, l’avrei presa” disse Peter. Stephen si avvicinò a loro, facendo indietreggiare il ragazzo, per poi ribattere: “Tu non devi neanche aprire bocca, visto che non fai parte di questo universo e presto ti rispedirò nel tuo! Devi starle alla larga!”.
“Chi ha che ha fatto la spia? È stato Irwin, vero?” domandò Stephanie, alzandosi.
“E se anche fosse?” chiese Stephen. Stephanie abbassò lo sguardo, ma lo rialzò quando Stephen le allungò una mano, dicendole: “Vieni”. La ragazza si avvicinò lentamente e, dopo avergli preso la mano, Stephen la tenne stretta a sé. Guardò malamente Peter, per poi scendere e rientrare in camera, depositandola a terra.
“Considerati in punizione” replicò Stephen.
“Cosa ho fatto?!” domandò stupita Stephanie.
“Ti avevo espressamente ordinato di non dare confidenza ai nuovi arrivati e tu, non solo chiacchieri amichevolmente con il dottor con le quattro braccia, ma te ne stai anche a sbaciucchiare con un altro Parker sul tetto! Ti sei dimenticata che hai appena subito una delicata operazione di trapianto al fegato?!” ribatté Stephen, mentre la sua pietra riprese a brillare.
“Quante volte me lo devi ripetere?” chiese Stephanie.
“Finché non ti sarà entrato in testa! È per la tua sicurezza, solo che tu non te ne vuoi ancora rendere conto! La devi smettere di renderti un bersaglio facile! Io non sono sempre accanto a te per proteggerti!” replicò Stephen.
“E meno male!” ribatté Stephanie.
Le luci della stanza si accesero e spensero ripetutamente. La pietra di Stephen continuava a brillare. Padre e figlia si guardavano in malo modo; poi però Stephanie si voltò, uscendo dalla camera ma, quando fu in corridoio incontrò Irwin. Si fermò, replicando: “Sarai contento, vero? Mai che riesci a tenere la bocca chiusa!”.
“Di che cosa stai parlando?” domandò Irwin.
“Non fare finta di nulla! Potevi anche non raccontare niente a mio padre e tenerti per te dove ci trovavamo in quel momento io e Peter. Quel ragazzo ha bisogno di essere aiutato, ma a quanto pare a te non interessa. Dopotutto, lo hai fatto solamente per gelosia” rispose Stephanie.
“Io non ho detto niente a tuo padre. Sei pure libera di non credermi, ma è la verità. Non mi permetterei mai di tradire la tua fiducia” disse Irwin.
“Quindi devo pensare che mio padre mi abbia mentito, solamente perché ti voleva lontano da qui? È una scusa sciocca” disse Stephanie.
“Da quando ci ha visti insieme all’università, non fa altro che pensare ad un modo per tenerci lontani. E se prima di Halloween cercava solamente di distanziarci, ora è passato alle minacce di morte. Se non volessi aiutarti, me ne sarei già andato via” spiegò Irwin.
Le parole dell’amico sembravano sincere. Stava per ritornare dal padre, quando il cellulare di Irwin squillò. Questi accettò la chiamata, portandosi l’apparecchio all’orecchio: si trattava di Ned.
“Ehi, Ned, ci sono novità?” gli chiese.
“Abbiamo trovato il nostro Peter: è a scuola. Ci si vede lì?” rispose. Irwin alzò lo sguardo verso Stephanie, che però non proferì parola. Poi disse: “Va bene. A dopo” e riattaccò.
Guardò Stephanie, che disse: “Scordatelo”.
“Sono i nostri amici: hanno bisogno d’aiuto” disse Irwin.
“Mio padre è già abbastanza incavolato: non voglio farlo arrabbiare ancora di più. Tu non hai visto di cosa sia capace la sua parte malvagia” disse Stephanie.
“Ok, fa pure come vuoi ma, se vorrai seguirmi, mi troverai a scuola” disse Irwin e, voltandosi, se ne andò.
Stephanie lo guardò, per poi volgere lo sguardo verso la camera da letto del padre, dalla quale lo poté sentire parlare con il Dottor Octavius. Stava per ritornare da loro, ma si fermò: aiutare i propri amici -gli unici che aveva – o ubbidire al padre?
Troppe scelte le aveva prese Stephen al posto suo: era venuto il momento di decidere da sola.
Andò in camera sua e, dopo aver lasciato un biglietto, uscì, scendendo le scale, per poi uscire. Si guardò intorno, quando ricevette un messaggio sul cellulare da parte di Irwin, nel quale c’era riportata la via della scuola.
Riporse il cellulare in tasca ed iniziò a camminare, non sapendo di essere seguita.
Si alzò meglio il colletto della giacca, cercando di non ammalarsi con l’aria fredda di quel periodo ma, più camminava e più sentiva come una presenza. Quando svoltò l’angolo, due brutti ceffi le si pararono davanti, bloccandole il cammino.
“Ehilà, ciao dolcezza, dove stai andando di bello?” chiese uno dei due.
“Non sono affari tuoi!” replicò Stephanie.
“La ragazzina ha carattere: mi piace” disse l’altro.
“Non vi conviene mettervi contro di me” disse Stephanie.
“Chissà cosa ci farai” disse il primo. Stephanie mise le mani davanti a sé, creando due scudi d’energia…ma uno dei due svanì. I due malfattori risero.
“Be’, se non ve la vedrete con me, verrà mio padre. Lui è un maestro delle arti mistiche e vi darà tanti calci nel sedere” disse Stephanie.
“Non credo che il tuo caro papà arriverà in tempo per salvarti. Su, fa la brava e non mordere” disse uno dei due avanzando, insieme al compare, verso Stephanie. La ragazza cercava di concentrarsi e creare almeno qualche catena dorata. Ma era agitata e spaventata allo stesso modo e ciò non l’aiutava.
In quel momento avrebbe tanto voluto ascoltare suo padre ma, come sempre, aveva compiuto una scelta sbagliata. Stephen aveva ragione: non era ancora pronta per andare a vivere da sola.
I due stavano per attaccarla, quando due ragnatele si attaccarono alle loro schiene, trascinandoli all’indietro. Appena si voltarono, Spider Man diede loro pugni e calci. Una volta storditi, il ragazzo porse la mano a Stephanie. Questi gliela prese e Spider Man, tramite una ragnatela, finirono sopra il tetto di un palazzo lì accanto. Da soli, Peter si tolse la maschera, ma venne subito abbracciato da Stephanie.
Il ragazzo rimase senza parole: era da tempo che nessuno lo abbracciava. Contraccambiò e, dopo che si staccarono, Stephanie gli disse: “Grazie. Grazie infinite”.
“Non dovresti girare da sola a quest’ora: se non fossi arrivato in tempo, quei due ti avrebbero fatto del male” disse Peter.
“Sarei riuscita a difendermi anche da sola” disse Stephanie ma, dopo che Peter ebbe inarcato un sopracciglio, si corresse: “Va bene, va bene, forse non ci sarei riuscita, ma solo perché mio padre non mi ha mai permesso di seguire le lezioni a Kamar-Taj”.
“Vedi che, ogni tanto, a mettere da parte l’orgoglio si diventa più simpatici” disse Peter.
“È stata questa la prima impressione che ti sei fatto di me?” domandò Stephanie. Peter si portò una mano dietro la testa, in modo imbarazzato. La ragazza sospirò. Peter si avvicinò a lei, prendendole una mano. Stephanie alzò lo sguardo. Peter le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi…la baciò.
Stephanie si staccò, quindi Peter chiese: “Hai paura che tuo padre lo venga a scoprire?”.
“Non è per quello. Non voglio essere un rimpiazzo della tua ragazza. Non lo meriterebbe” rispose Stephanie.
“Ti avevo detto che, con la morte di Gwen, la mia vita non aveva più un senso. Ma forse, ora, è venuto finalmente il momento di voltare pagina e lo vorrei fare con te” disse Peter. Stephanie lo guardò rimanendo a bocca aperta.






Note dell'autrice: Buona sera ed eccomi qua con un nuovo capitolo. Sto un pò cambiando quello che sta accadendo in Spider Man no way home cercando ovviamente di includerci Stephanie. Volevo una redenzione per il Peter di the amazing spider man (anche se diciamo che l'ha avuta salvando Mj), ma mi sembrava giusto che decidesse di rintraprendere la strada giusta grazie a Stephanie. Spero che questo cambio nella trama vi piaccia
Come sempre volevo ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni; per tutti/e coloro che sono passati/e di qua; che hanno messo tra le seguite la storia e tra le preferite
Grazie anche alla mia amica Lucia ed ai miei recensori che stanno seguendo la storia fin dal principio. Grazie infinite
Con ciò vi auguro una buona notte ed un buon proseguimento di settimana
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un forte abbraccio
Valentina


 
 
 
 

 
  
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