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Autore: MaryFangirl    12/10/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Passarono sei mesi, dolorosamente lenti.
 
Sei mesi da quando Camilo aveva tradito suo zio nel peggiore dei modi. Sei mesi da quando aveva infranto la promessa di non agire secondo i suoi miserabili sentimenti e quella di non allontanarsi più. Si odiava immensamente, ma si stava rapidamente conto che quei sentimenti non potevano essere tenuti sotto controllo rinchiudendoli nella propria mente. Esistevano, rischiando di peggiorare e crescere sempre di più fino a che ogni speranza che la sua moralità rimanesse intatta si sarebbe completamente dissolta.
 
Allo stesso tempo, però, il suo amore non fece che rafforzarsi. Camilo si tormentava pensando che fosse solo una contorta voglia adolescenziale, ma ogni volta che vedeva Bruno sorridere, sapeva che andava ben oltre il desiderio fisico. Forse era malsano, ma se avesse potuto cambiare il mondo e fare in modo che Bruno fosse un’altra persona, al di fuori della famiglia, avrebbero potuto avere qualcosa di bello. Avrebbero potuto innamorarsi e condurre una vita normale.
 
Il problema era che Camilo era Camilo e Bruno era Bruno, e non si poteva cambiare. Infine, non esisteva una realtà alternativa in cui Bruno potesse amarlo. Non solo c’era una differenza di vent’anni di età, ma Bruno era dolce, bello e incredibile, mentre Camilo era egoista e terribile. Non avrebbe meritato uno come Bruno, nemmeno se le cose fossero state diverse. Bruno non avrebbe mai potuto amarlo come lui voleva.
 
Eppure era chiaro che Bruno stava soffrendo. Ancora una volta Camilo lo stava trattando da estraneo. Temeva che Bruno se ne sarebbe andato, ma non riusciva nemmeno a guardarlo senza ricordare la cosa orribile che aveva fatto durante la loro gita in campeggio. Si odiava per aver rovinato una giornata così perfetta e la loro amicizia. E la cosa peggiore era che Bruno non lo sapeva. Sapeva solo che Camilo lo stava ignorando di nuovo. Probabilmente pensava che fosse colpa sua.
 
Era egoistico, disonesto e disgustoso. Camilo andava a letto tutte le sere con la mente inondata di odio verso se stesso. Cominciava ad avere le borse sotto gli occhi che rivaleggiavano con quelle di Bruno a causa dei costanti incubi.
 
Quando non aveva incubi, però, faceva dei sogni meravigliosi. Sognava Bruno, che rideva e sorrideva mentre ricordava i momenti belli della sua giovinezza. Sognava i vestiti che indossava, il modo in cui i riccioli gli cadevano sul viso quando si concentrava, la sua passione per le telenovele, come guardava i suoi topolini, con totale affetto. Bruno era un tale libro aperto, ogni cosa che provava si rifletteva sul suo viso. Anche se Camio non riusciva più a vedere quelle espressioni nella realtà, la sua mente gli forniva la gioia occasionale di viverle nei suoi sogni.
 
Quei sogni condussero Camilo dietro le mura. Circa cinque mesi dopo l’incidente del campeggio, Camilo si svegliò da un sogno, con l’urgenza di vedere il volto di suo zio nella realtà. Controllò l’orologio e vide che erano solo le dieci e mezza, significava che Bruno era ancora sveglio a guardare le sue telenovele. Camilo si insinuò nei corridoi che suo zio aveva usato tanto tempo prima, facendosi silenziosamente strada, fino a raggiungere la stanza di Bruno.
 
Trovò un piccolo foro da cui entravano i topi e vide che Bruno era sdraiato sul letto, avvolto nelle coperte mentre guardava una telenovela che Camilo non conosceva. La vista saziò immediatamente Camilo e per un breve momento l’odio e il senso di colpa svanirono. Tutto ciò a cui riusciva a pensare, a cui voleva pensare, era quanto Bruno sembrasse contento.
 
Divenne un’abitudine. Ogni sera sgattaiolava attraverso i muri per vedere Bruno. Scoprì che la nuova telenovela era un ampio adattamento di La dodicesima notte di Shakespeare, in cui una donna si faceva passare per il fratello gemello per entrare in una rigorosa accademia di musica. Quel genere gli piaceva molto, quello in cui le persone prendevano le sembianze di altri. Ci si poteva relazionare. E la telenovela era davvero bella, a Camilo dispiaceva di non poterla guardare con il suo compagno preferito. Ma doveva essere abbastanza. Era più di quanto si meritasse.
 
Una sera in particolare, una scena diventò particolarmente bollente. La protagonista aveva una complessa relazione con un compagno di classe, che credeva fosse il fratello. La scena sullo schermo mostrò la rivelazione della sua vera identità, poi un aperto e tenero rapporto sessuale. Era incredibilmente sdolcinato, ma Camilo vide quanto Bruno era commosso dall’esagerata storia d’amore. C’erano molte lacrime, abbracci e baci, inframmezzati da sesso che sembrava un po’ troppo esplicito per un prodotto televisivo.
 
Camilo osservò intrigato Bruno che scacciava i topi, si guardava intorno e portava lentamente la mano sotto la coperta. I suoi occhi erano fissi sullo schermo mentre la mano iniziava a muoversi su e giù.
 
Camilo quasi sussultò. Fece del suo meglio per rimanere quanto più silenzioso possibile mentre si allontanava dalla stanza di Bruno e da ciò che Bruno stava facendo. Saltò nel letto, chiudendo strettamente gli occhi e allontanando ogni pensiero. Per pura forza di volontà riuscì ad addormentarsi.
 
Camilo smise di intrufolarsi dietro i muri.
 
Era impulsivo, però, e fin troppo ficcanaso. Scoprì di nascosto che Isabela, suo padre e Bruno avevano iniziato a frequentare regolarmente il pub. Avrebbe dovuto avere maggiore buon senso, soprattutto dopo quello che era successo l’ultima volta, ma era uno sciocco adolescente con uno sciocco cervello e prima di riuscire a convincersi a non farlo, si trasformò in un abitante del villaggio e li seguì. Questa volta si assicurò di non interagire con nessuno. Ordinò da bere, si sedette a un tavolo e si limitò ad ascoltare.
 
“Camilo è solo un ragazzino. Attraversa fasi lunatiche. È naturale”
 
Si risentì per quella frase di Isabela. Cosa ne sapeva, lei? Era poco più grande di lui ed era la persona più lunatica che Camilo conoscesse. E perché parlavano di lui alle sue spalle? Cercò di non agitarsi troppo quando si rese conto di non avere motivo di avvicinarsi troppo.
 
Suo padre aggiunse: “La tua vita è troppo concentrata sulle questioni di famiglia, amico! Gettati nella mischia!”
 
Camilo era voltato, ma poté intuire il rossore di Bruno. “Sono qui, no?” disse, “ho una vita al di fuori della famiglia”
 
Felix rise. “Sì, sei qui. Ma sei ancora con la tua famiglia”
 
“Esatto, zio. Dovresti provare a parlare con qualcun altro” intervenne Isabela.
 
Bruno sospirò. “È andata così bene l’ultima volta”
 
“Era sposata” disse Felix, “dovresti essere indulgente con te stesso. Sei un bel ragazzo, che ne dici di scegliere qualcuno e fare conversazione?”
 
“Che ne dici di lui?”
 
Camilo si sporse. ‘Lui’. Forse Isabela intendeva solo farlo parlare con qualcuno per avere un amico della sua età, ma a Camilo non era mai venuto in mente che a Bruno potessero piacere gli uomini oltre che le donne. Ciò gli dava una speranza molto ingiustificata. Cercò di non risultare ovvio mentre osservava Bruno alzarsi, respirare nervosamente e avvicinarsi a un uomo dall’altro lato del locale.
 
Erano troppo lontani perché Camilo potesse sentire, ma capiva che Bruno era interessato. Doveva ammettere che l’uomo era di bell’aspetto, con capelli neri corti, zigomi alti e mento ispido. Sembrava quasi una star delle telenovele. E anche lui pareva interessato a Bruno. Camilo si sforzò di udire, ma poté solo guardare i due parlare e avvicinarsi.
 
Dopo qualche minuto, Bruno sorrise all’uomo e tornò al tavolo da Felix e Isabela.
 
“Com’è andata?” chiese Isabela, “è carino”
 
“Non lo so” rispose Bruno timidamente. “Si chiama Esteban, lavora come calzolaio. È gentile”
 
“E?” suggerì Felix con entusiasmo.
 
“E vuole che ci vediamo di nuovo qui domani sera”
 
Camilo ascoltò suo padre e sua cugina esultare. Si alzò in fretta per tornare a casa, mutando in se stesso sul tragitto senza pensare a chi poteva vederlo. La sua mente era troppo concentrata su ciò che aveva appena visto e sentito.
 
A Bruno piacevano gli uomini. A Bruno piaceva Esteban.
 
Non provò nemmeno a trattenersi dal seguire Bruno di nuovo la sera successiva. Doveva sapere cosa sarebbe successo.
 
Assunse le sembianze di un altro paesano per evitare ogni sospetto e si sedette in fondo, da dove poteva vedere tutto ma mimetizzandosi. Bevve una birra dopo l’altra mentre aspettava l’arrivo di Esteban, troppo preso per accorgersi che si stava ubriacando. Quando vide Bruno alzarsi e salutare Esteban con un abbraccio, Camilo era sicuro di essere ubriaco. Non lo era mai stato e non era sicuro di apprezzare la sensazione.
 
Forse era solo la sua gelosia ad offuscare l’esperienza.
 
Osservò i due parlare, avvicinandosi man mano che la serata proseguiva. Riuscì a cogliere pochi frammenti della conversazione, ma era ovvio che a Bruno piaceva.
 
Camilo aspettò che i due se ne andassero prima di alzarsi e barcollare verso casa. Controllò che Bruno fosse nella sua stanza e fu sollevato di trovarlo nel suo letto, da solo.
 
Seguì Bruno ancora. E ancora la sera successiva. Ogni volta, Bruno ed Esteban si avvicinavano di più, passando da discreti sfioramenti di mani a tocchi sulla coscia a baci. Quella fu la parte che ferì davvero Camilo, vederli baciarsi. Decise che odiava Esteban.
 
Chi credeva di essere? Conosceva Bruno da pochi giorni e pensava già di essere degno di baciarlo? Camilo sbuffava immaginando cosa doveva aver pensato Esteban di Bruno solo tre anni prima. Probabilmente, proprio come tutti gli altri, pensava che Bruno fosse un malvagio indovino che banchettava con le grida e desiderava la sofferenza delle persone. Non conosceva Bruno. Non lo conosceva come lo conosceva Camilo.
 
Camilo beveva mentre li guardava flirtare e toccarsi. Non gli piaceva ancora quella sensazione, ma almeno annebbiava i suoi pensieri. Tornava a casa, inciampando, senza nemmeno preoccuparsi di chi avesse incontrato. Andava a letto arrabbiato. Questa volta, almeno, la rabbia non era diretta verso se stesso.
 
Circa una settimana dopo la nuova abitudine, Camilo escogitò un piano stupido. Aveva preso l’abitudine di bere, rintanandosi in camera sua e bruciando di risentimento mentre trangugiava birra dopo birra. Forse per questo ritenne una buona idea mutarsi in Esteban e bussare alla porta d’ingresso di Casita.
 
Fu Isabela a rispondere. Sembrò sorpresa, ma contenta.
 
“Hola!” lo salutò, “sei qui per Bruno?”
 
Camila odiava quanto sua cugina fosse contenta di vedere Bruno impegnarsi in quella relazione. Non temeva affatto che Esteban lo ferisse? Camilo cercò di apparire il più sobrio possibile mentre disse: “Sì. Posso entrare?”
 
Isabela annuì con entusiasmo. “Certo! È nella sua stanza. Ti porto da lui”
 
Sentì Isabela che gli spiegava quanto fossero grandi le stanze e quando lo lasciò davanti alla porta di Bruno, bussò con un po’ troppa forza. Bruno uscì, con aria confusa.
 
“Esteban?” disse, “che ci fai qui? Pensavo dovessimo vederci stasera”
 
“In realtà” disse Camilo, biascicando un po’, “è per questo che sono qui. Non posso più vederti”
 
Bruno sbatté le palpebre e si avvicinò. Camilo pensò quasi che lo avrebbe baciato prima che gli chiedesse: “Hai bevuto?”
 
“Cosa? No! Volevo solo dirti che non posso frequentarti. Scusa. Adios”
 
Camilo fece per girarsi e andarsene ma Bruno lo fermò. Lo fissò per un momento. “Posso chiedere perché?”
 
Camilo vacillò. “Beh. Ehm. Non sono pronto per una relazione, e beh, io...vedi, ho una fidanzata...”
 
Bruno si accigliò. “Camilo?”
 
Merda. Camilo doveva trovare una soluzione. “Chi è Camilo? Scusa, Bruno, non sei tu, sono io...”
 
“Camilo. Smettila”
 
“Sul serio, Bruno, ho una fidanzata, quindi-”
 
“Camilo!”
 
Camilo si fermò. Bruno non aveva mai urlato. Lo shock lo fece inavvertitamente tornare in sé.
 
Bruno scosse il capo. “Che stai facendo, nipote?”
 
Le sue guance si scaldarono. Non sapeva cosa dire. “Io...uh...era uno scherzo! Ah, che divertente! Bene, andrò a pulire la mia stanza”
 
“Sei ubriaco?”
 
Camilo non provò a negare. Annuì, con gli occhi sbarrati mentre notava quanto Bruno fosse davvero arrabbiato.
 
“Entra. Adesso”
 
Seguì Bruno in silenzio mentre la porta si chiudeva rumorosamente e Bruno lo trascinava fino alla sua camera. Osservò Bruno che lo fece sedere sul letto e rimanere in piedi davanti a lui, le braccia incrociate sul petto.
 
“Mi dispiace” disse Camilo. Era sincero. Stava iniziando a smaltire la sbornia e si pentiva davvero. A cosa stava pensando?
 
“Non ti capisco, Camilo”
 
“Mi dispiace”
 
Bruno sospirò. “Smettila di dirlo. Perché ti dispiace? Perché lo hai fatto?”
 
Camilo non si trattenne. Scoppiò in singhiozzi. “Non lo so” disse, seppellendo il viso tra le mani. “Non lo so, zio. Non lo so”
 
Bruno si sedette accanto a lui. “Sono arrabbiato con te, sai”
 
Camilo annuì, incapace di guardarlo negli occhi.
 
“Come sapevi di Esteban?”
 
Camilo alzò lo sguardo. Odiava vedere la rabbia sul volto di suo zio. “Ti ho seguito. Mi dispiace tanto”
 
“Mi hai seguito? Quando?”
 
“Ieri sera. E quella prima. E quella prima” abbassò di nuovo la testa, mentre altre lacrime scendevano. “Mi dispiace tanto. Non so nemmeno esprimerti quanto”
 
“Sai che sei tu quello che ha smesso di parlarmi, vero? E ancora non so perché. Ma se ti sei comportato così perché non ti piace che passi del tempo con altre persone, perché non dirlo e basta?”
 
Dio, Camilo era così trasparente? Era così imbarazzato che pianse ancora più forte. Bruno sembrò prenderlo come una conferma di ciò che pensava e disse: “Qualunque cosa stia succedendo, non devi dirmelo, ok? Ma smettila di ignorarmi”
 
“Okay” non riuscì a dire altro. Si vergognava troppo. Sentì le braccia di Bruno intorno a sé.
 
“Non piangere, per favore”
 
Camilo non poté fare a meno di abbandonarsi al tocco. Desiderava quel conforto che continuava a respingere. Ogni volta che lo allontanava, diventava sempre peggio. Cominciava a capire che non c’era salvezza, eppure Bruno gli mostrava ancora affetto. Lo apprezzava ancora, nonostante Camilo fosse stupido e infantile. Gettò le braccia intorno a Bruno e premette il viso contro il suo collo.
 
“Mi dispiace tanto”
 
Bruno lo tenne stretto, rimanendo in silenzio. Stettero lì, abbracciati, senza dire niente. Quando Camilo si calmò, Bruno sciolse l’abbraccio e si reclinò, tenendolo ancora per le spalle. “Ti va di guardare qualcosa?”
 
Camilo annuì, poi lo abbracciò ancora. Non lo meritava e non l’avrebbe mai meritato. Doveva essere una visione patetica. Aveva 18 anni, ed era lì a singhiozzare sulla spalla di suo zio come un bambino. Tuttavia, Bruno lo aiutò a sedersi sul letto e gli mise addosso una coperta. Accese la tv dove andava in onda la replica di uno show che non aveva mai visto.
 
Pur senza conoscere la trama, Camilo si lasciò immergere nel mondo della nuova telenovela. Si sedette il più vicino possibile a Bruno, facendo in modo che i loro fianchi fossero sempre in contatto. Si sentiva un idiota manipolatore, ma non riusciva a rinunciarci. Aveva bisogno di sapere che Bruno non lo odiava, e anche se Bruno rimase in silenzio, non lo respinse mai.
 
Una volta terminato, Bruno disse: “Non puoi farlo di nuovo. Non puoi sparire ancora”
 
“Mi dispiace. Non lo farò. Non so cosa mi prenda”
 
Un’altra bugia. Sapeva esattamente qual era il problema, ma Bruno non avrebbe mai potuto saperlo.
 
“E non voglio che tu beva”
 
“Lo so. Non lo farò più”
 
“Prometti?”
 
“Prometto” Camilo esitò per un momento, “Non mi piace Esteban”
 
Bruno sospirò. “Va bene. Neanche a me piace molto”.

 

  
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