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Autore: MaryFangirl    19/10/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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In qualche modo, nonostante tutto, la situazione tornò normale.
 
Esteban sparì di scena, e tutto tornò esattamente com’era stato.
 
Camilo si sentiva quasi male dalla facilità con cui lui e Bruno trovarono il vecchio legame. Sapeva che era tutta colpa sua, e se avesse potuto smettere di comportarsi in modo stupido e impulsivo, le derive e le divergenze sarebbero andate via, ma malgrado tutto Bruno era veloce a perdonare. E non fece mai domande, non interrogò Camilo sul perché fosse stato così sfuggente. Camilo si sarebbe dovuto sentire tremendamente, ma amava Bruno ancora di più per la sua natura gentile e indulgente.
 
Ma lui stava crescendo. Aveva 19 anni e conviveva con quella cotta da così tanto tempo da non riuscire a ricordare com’era prima di covare quel segreto. Cominciava a imparare a controllarsi e non sentiva più il desiderio infantile di tenere d’occhio suo zio ogni volta che era lontano dalla sua vista. Riuscirono a trovare un equilibrio, in cui Bruno poteva uscire con altri membri della famiglia o nuovi amici e stare comunque con Camilo abbastanza da essergli sufficiente. Con Esteban, comunque, finì. Camilo si chiese perché Bruno avesse messo fine alla relazione così in fretta, tutto a causa dei suoi stupidi impulsi, ma Bruno non sembrava troppo preoccupato, e a Camilo in realtà piaceva avere Bruno tutto per sé in un certo senso. Era bello avere quell’equilibrio. Era normale e sano.
 
I compleanni andavano e venivano. Le feste si svolsero in Casita e gli abitanti del villaggio accorsero a festeggiare. Dolores e Mariano si sposarono e Mariano si trasferì con i Madrigal. Camilo prese parte alla festa e partecipò al suo primo addio al celibato. Tutto andava bene. Per la prima volta dopo anni, la mente di Camilo non era costantemente inondata di senso di colpa e di impulsi egoistici. Poteva concentrarsi sulla sua famiglia e i suoi amici e usare il suo dono per aiutare le persone piuttosto che spiare e prendere in giro.
 
Camilo e Bruno continuarono a guardare telenovele. Quando una finiva, ne iniziavano un’altra. Camilo smise di addormentarsi, per finta e per davvero. Gli mancava il conforto di essere trasportato, ma non era più un desiderio dal peso schiacciante. Era un piccolo, trascurabile bisogno che poteva respingere abbastanza da addormentarsi normalmente nel proprio letto.
 
Quando di notte si toccava, pensava ancora Bruno, come c’era da aspettarsi. Gestiva i suoi sentimenti, senza allontanarli. E aveva imparato a farsene una ragione.
 
Anche Bruno sembrava stare meglio. Si fece degli amici nel villaggio e trovò il suo posto confortevole in famiglia. Era solo un altro dei magici Madrigal, come non era mai stato in precedenza. A volte Camilo beccava suo zio e Abuela immersi in conversazione, i volti vicini mentre sorridevano e ridevano. Finivano sempre per abbracciarsi.
 
Camilo si sentiva bene. Felice. Ancora più importante, stava imparando a essere un uomo, e ciò derivava dalla comprensione che quello che provava dentro di sé non doveva impattare le sue azioni. Imparò ad accettare che non avrebbe mai potuto amare Bruno davvero, non nel modo in cui voleva, ed era contento di sapere che, come Bruno, avrebbe potuto andare avanti senza matrimonio né figli. Non ne aveva bisogno per essere felice. Tutto ciò di cui aveva bisogno era la sua casa, la sua famiglia, l’Encanto. Ed era fortunato ad avere tutto ciò. Era fortunato a poter stare accanto a Bruno ogni singolo giorno.
 
Era davvero felice.
 
Il quarantesimo compleanno di Bruno era in arrivo. Era un grande evento, Camilo lo sapeva, tutti correvano eccitati per i preparativi della festa. Julieta praticamente viveva in cucina, perfezionando le sue già perfette ricette di pastel borracho e torta de tres leches. Isabela, che con le serate nel pub si era avvicinata a Bruno, fece e rifece decorazioni di orchidee. Antonio trascorreva una quantità sospetta di tempo a sussurrare con i topi. Camilo sorrideva chiedendosi cos’avesse in mente suo fratello.
 
Era strano sapere che suo zio stava invecchiando. Era molto più giovane delle sorelle, ma faceva comunque parte di quella generazione. Camilo pensò che anche lui stava invecchiando. L’anno successivo non sarebbe più stato un adolescente.
 
Voleva fare qualcosa di speciale per Bruno. Ricordava la telenovela che Bruno aveva realizzato per il suo sedicesimo compleanno, quello sulla donna innamorata di un fantasma. Sorrise, ricordando lo zio che si illuminava durante l’esibizione. Forse era quello il giorno in cui si era innamorato di lui. Voleva fare qualcosa di altrettanto premuroso.
 
Camilo chiese l’aiuto di Mirabel. Era la designer della casa e Camilo pensava che sarebbe stato bello confezionare una nuova ruana per Bruno. Era da anni che indossava la stessa, verde, e cominciava a sfilacciarsi.
 
Mirabel fu entusiasta dell’idea. “Possiamo ricamarla” disse, già radunando gli oggetti utili, “possiamo inserire qualcosa che rappresenti tutti noi. E possiamo farla assomigliare a quella vecchia”
 
“Ma con un tocco nuovo”, Camilo apprezzava la proposta. Era quello che amava di Mirabel. Lei, come Bruno, era sempre felice di aiutare gli altri e portare loro gioia.
 
Pochi giorni prima della festa, andarono in paese a comprare stoffe e filati per la ruana. Presero lo stesso tessuto verde che si abbinava perfettamente alla ruana attuale di Bruno, e metri di filo in un assortimento di colori. Camilo non era un grande sarto, ma con l’aiuto di Mirabel riuscì a realizzare delle linee piuttosto corrette. Ricamò perfino minuscole figure stilizzate per emulare quelle che lui e Bruno avevano lasciato nella grotta. Era un disegno semplice, ma una volta finito, Camilo sorrise nel guardarlo. Anche se era stato uno dei giorni più dolorosi, ricordava con affetto la nuotata e la pesca con suo zio.
 
“Carino” disse Mirabel, osservando le figure, “cos’è?”
 
Camilo sorrise. “Quando io e Bruno siamo andati in campeggio, mi ha mostrato questa incisione che ha lasciato sulle pareti di una grotta anni fa. Io ho aggiunto la mia. Il disegno le rappresenta”
 
“Che dolce, Cami” si sedette, prendendo il tessuto tra le mani e scorrendo le dita sul disegno appena realizzato, “è bello che tu e Bruno andiate di nuovo d’accordo. Era strano quando vi evitavate”
 
Camilo arrossì. “Già”
 
“Cos’era successo?”
 
“Oh” Camilo non sapeva cosa dire. La famiglia sembrava voler ignorare le faccende tra lui e Bruno, ma aveva senso che Mirabel fosse curiosa. Dopo tutto quello che era successo, era piuttosto protettiva verso Bruno. Anche se Camilo si considerava il migliore amico di Bruno, Mirabel non era da meno. Avevano un legame diverso, che Camilo non avrebbe mai realmente capito. Sapevano entrambi cosa significava essere quelli strambi in famiglia. Tossicchiò, cercando di pensare a cosa rispondere. “Non so. Stavamo passando un brutto momento”
 
Mirabel apparve comprensiva. Posò la mano su quella di Camilo. “Ti va di parlarne?”
 
A volte Mirabel sembrava più una sorella che una cugina. Erano praticamente coetanei, erano sempre stati compagni di gioco crescendo. Tuttavia, sapeva di non poterle dire la verità. “Non è niente”
 
“Sai” disse lei, “Bruno ne ha passate tante. Ha davvero bisogno di stabilità”
 
Camilo si irrigidì. “Lo so. Ora va meglio, no?”
 
“Certo. E ne sono felice. Ma cosa succede se ti allontani di nuovo? Se succedesse qualcos’altro e Bruno andasse via?”
 
Iniziava a irritarsi, ma sapeva che era per il senso di colpa. “Non se ne andrà”
 
“Come fai a esserne sicuro? L’ha già fatto, e se lo respingi, potrebbe pensare di doverlo rifare per proteggere la famiglia. Ti vuole davvero bene, sai?”
 
“Certo che lo so” brontolò Camilo, “come potrei non saperlo? Gli voglio bene anch’io. Non vorrei mai che se ne andasse”
 
“Lo so. Voglio solo che tu stia attento”
 
Camilo quasi rise. Attento? Era da anni che cercava di essere il più attento possibile. Mirabel non ne aveva idea. “Sono attento. Sono attento! Faccio quello che posso, cercando di tenermi tutto dentro!”
 
Mirabel lo guardò con curiosità. “Tenerti dentro cosa?”
 
Perché l’aveva detto? Stava permettendo alla rabbia e al senso di colpa di avere la meglio. “Niente. Non so cosa sto dicendo”
 
Mirabel si fece seria. “Camilo. Tenerti dentro cosa?”
 
Camilo sapeva che il suo viso doveva essere rosso come una barbabietola. “Lascia stare, ti prego, Mira”
 
Lei si alzò. “Camilo. Di cosa stai parlando?”
 
Non si trattenne. Le lacrime iniziarono a cadere prima che potesse evitarlo. “Ti prego, non voglio parlarne”
 
Mirabel si accovacciò davanti a lui, le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. “Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai, vero?”
 
Camilo scosse il capo. No, non poteva dirle qualsiasi cosa.
 
“Per favore, parlami. Per favore. È da anni che sembri distante. Cosa ti preoccupa?” i suoi occhi si spalancarono. Sembrò spaventata. “Camilo. Bruno ti sta...facendo del male?”
 
Voleva vomitare. Come poteva Mirabel pensare che Bruno avesse la capacità di fare del male a qualcuno? Doveva dirglielo. Non poteva lasciare che pensasse quelle cose. Era sbagliato. Era pericoloso che lei immaginasse che fosse colpa di Bruno.
 
Avrebbe potuto rovinargli la vita. Ma non poteva permettere che accadesse qualcosa di brutto a Bruno.
 
Camilo respirò, tremante, cercando di allontanare le lacrime. “No, Mira. No. Niente del genere. Lo zio non mi farebbe mai del male” dovette fare una pausa, radunare i pensieri e fermare il proprio cuore da battergli fuori dal petto. “Posso dirti una cosa che non potrai mai, mai dire a nessuno? Anche se è davvero brutta?”
 
Mirabel annuì, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Camilo prese un pezzo di carta, per assicurarsi che la sua confessione non raggiungesse le orecchie di Dolores. Con una grafia traballante, finalmente scrisse l’unica cosa che aveva promesso di non dire mai a nessuno.
 
-Sono innamorato di Bruno-
 
Mirabel non proferì parola per un lungo momento. Fissò il biglietto con espressione illeggibile. Camilo era così terrorizzato che non fiatò, fissandola, aspettando che si mettesse a urlare. Dopo un’eternità, lei lo guardò e sussurrò: “Camilo. Non puoi”
 
Camilo pianse, lacrime silenziose gli scendevano lungo le guance. “Lo so”
 
Mirabel scosse il capo. “Non capisco, Camilo. Non puoi. Non puoi e basta”
 
“Lo so” gli sembrava che tutto il suo mondo stesse crollando.
 
“Quand’è cominciata?”
 
“Il giorno del mio sedicesimo compleanno”
 
Mirabel sembrò sul punto di piangere a sua volta. “Così tanto?”, sussurrò a voce talmente bassa che Camilo a malapena la sentì. Annuì. “Cugino...mi dispiace tanto”
 
Lui sbatté le palpebre, shockato. Non sembrava disgustata o inorridita. Solo triste. “Non sei arrabbiata?”
 
Lei sospirò. “Non lo so. Non posso dire come mi sento. Ma Camilo, sai che non potrà mai accadere, vero?”
 
“Certo che lo so. Non intendevo dirlo a nessuno. Mi dispiace che ora tu debba custodire questo segreto, Mira. So di essere disgustoso. Ma non lo dirò mai e poi mai a nessun altro” respirò profondamente, “specialmente a lui”
 
“Potrebbe rimanerci davvero male se lo sapesse”
 
“Lo so. Non vorrei mai fargli del male” crollò di nuovo e si mise la testa tra le mani con vergogna. “Mira...io...voglio che abbia il mondo intero. E non farei mai nulla per impedirgli di essere felice”
 
Sentì due braccia intorno a sé. Per qualche ragione, Mirabel non stava scappando, rivelando a tutti quanto malato Camilo fosse. Lo stava confortando, facendo scorrere le mani tra i suoi riccioli e tenendolo stretto. Non si era mai sentito così imbarazzato. Non meritava di essere consolato. Meritava di essere esiliato.
 
“Grazie per avermelo detto”
 
Lui scosse la testa. “No, no, mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto che tu debba saperlo” si alzò, scostando la mano di lei dai capelli. “Me ne andrò. Mi troverò una casa mia da qualche parte”
 
Se fosse andato via, forse tutti sarebbero stati felici. Il pensiero di andarsene lo addolorava, ma avrebbe fatto di tutto per proteggere Bruno.
 
Mirabel lo zittì e lo abbracciò di nuovo. “Non sei cattivo, Camilo. Non sei una brutta persona. Non devi andartene”
 
“Sì, invece! Se continuo così, ferirò tutti”
 
“I tuoi pensieri non definiscono chi sei. Solo le tue azioni” sospirò e lo attirò maggiormente, “mi dispiace tanto che tu abbia trattenuto tutto per così tanto tempo. Mi dispiace non aver mai fatto domande. Stavi male e lo vedevo, ma non ti ho mai chiesto niente”
 
Come poteva Mirabel sentirsi in colpa per le perversioni di Camilo? Era assurdo, era lui che avrebbe dovuto confortarla.
 
Dopo un momento, Mirabel pose fine all’abbraccio. Camilo pensava che avesse cambiato idea, invece prese un pezzo di carta e scrisse:
 
-Non puoi controllare di chi ti innamori. Sarai sempre mio cugino e ti vorrò sempre bene, qualunque cosa accada. Forse non comprendo, ma so che sei forte. E puoi superarla. Non respingere me, né Bruno, per favore. Puoi parlarmi in qualsiasi momento. Voglio ascoltare-
 
Mirabel fissò quello che aveva scritto, prima di voltare il foglio e aggiungere:
 
-Anche se non capisco, non sembra esattamente uno zio, vero?-
 
Si guardarono per un istante, raggiungendo un accordo silenzioso. Camilo l’abbracciò un’ultima volta.
 
“Grazie, cugina. Ti voglio bene anch’io”
 
Lei si asciugò le lacrime prima di fare lo stesso con lui. “Finiamo la ruana, ok?”
 
Terminarono in silenzio, ma Camilo aveva la sensazione di essersi tolto un peso dalle spalle. Finalmente qualcun altro lo sapeva e non lo odiava. Mirabel non pensava che fosse senza speranza. Forse sarebbe andato tutto bene.
 
Quando finirono, Camilo si sentì felice. Mirabel sorrise e lo abbracciò, lodandolo per il suo lavoro. Lei aveva fatto la maggior parte, ma Camilo aveva contribuito con alcuni disegni e cuciture. Ed era bellissima. Sembrava quasi identica alla ruana attuale di Bruno, ma con un arcobaleno di colori cucito lungo gli orli e le spalle. Ricordava a Camilo una vecchia storia che Abuela raccontava quando erano piccoli per farli addormentare, su una giacca dai mille colori, La tunica colorata di Jose. Bruno assomigliava molto a Jose. Con i suoi sogni e le profezie. Forse le mura erano state la sua prigione, ma ora era libero. Era una storia con lieto fine. Camilo sperava lo avesse anche Bruno.
 
Impacchettarono la ruana e la nascosero prima della festa. Mirabel lo abbracciò un’altra volta e gli sussurrò: “Ti vorrò sempre bene. Tutti te ne vorremo, a prescindere dal resto”
 
Camilo trascorse il resto della giornata con una sensazione di leggerezza, come se si fosse trasformato in qualcuno molto più piccolo. Aveva passato gli ultimi mesi a imparare a essere felice, ma ora che Mirabel sapeva, sembrava potesse accadere davvero. Non era più solo il suo fardello, e ora che l’aveva svelato, anche se a una sola persona, la sua mente era tranquilla. Mirabel sapeva e non lo odiava. Forse significava che non aveva motivo di odiare se stesso.
 
Quando vide Bruno a cena, era quasi euforico. Era come vedere suo zio con occhi nuovi. Lo abbracciò prima di sedersi.
 
“Per cos’era?” chiese Bruno, con un sorriso luminoso.
 
Camilo scrollò le spalle, ricambiando il sorriso. “È quasi il tuo compleanno”
 
“Ah, non ricordarmelo. Sto diventando vecchio e decrepito”
 
“Non è vero” sbuffò Camilo, “non sembra che tu abbia più di 39 anni”
 
Bruno, scherzosamente, gli diede un buffetto dietro la testa. Per Camilo fu come un abbraccio. “Sei un combinaguai, nipote”
 
Quando Camilo guardò Mirabel, lei lo stava guardando. Sembrava curiosa, ma non arrabbiata. Sorrideva persino un po’. Camilo ricambiò.
 
Il giorno successivo ci fu la festa di compleanno di Bruno. Camilo osservò suo zio ballare con le sue sorelle, Abuela e alcuni abitanti del villaggio. Era uno spettacolo bellissimo, vederlo così felice. Non sembrava un quarantenne. I suoi capelli si stavano ingrigendo, ma sembrava quasi ringiovanito dopo essere uscito dalle pareti. Sembrava contento. Come se fosse finalmente a casa.
 
Bruno fu estasiato davanti al regalo di Mirabel e Camilo. Si tolse subito la vecchia ruana e indossò quella nuova, sorridendo mentre Mirabel indicava ogni disegno ricamato e ne spiegava il significato.
 
“Camilo ha fatto queste” disse, indicando le figure stilizzate, “ha detto che è un ricordo del vostro campeggio”
 
Bruno guardò Camilo, con occhi scintillanti. “Te lo sei ricordato!” strinse entrambi in un abbraccio, “siete meravigliosi. Grazie infinite”, diede a tutti e due un bacio sulla guancia.
 
La festa finì tardi, quindi persero un episodio della telenovela. Bruno ne era un po’ deluso, ma era comunque felice. “Dovremo guardarne due domani sera, no?” disse prima di augurare a Camilo la buonanotte. Camilo non vedeva l’ora.
 
Quella notte Camilo non riuscì a smettere di pensare a quanto era stato felice Bruno nel vedere la ruana. Non provò alcuna vergogna scavando nella memoria, mescolando pensieri delle telenovele e della gita in campeggio. Si addormentò esausto e soddisfatto, senza smettere di sorridere.
  
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