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Autore: AndreMCPro    13/10/2022    1 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.18 – Forza di Volontà
 
È passato quasi un anno. In tutto questo tempo mi hanno trascinato tra un accampamento e l’altro, ogni volta in cerca di informazioni per aggirare i controlli di frontiera e colpire il mio paese. Inizialmente mi chiedevano solo piccole informazioni. I mie carcerieri erano “comprensivi”, sempre se questa parola si possa abbinare a questi individui subdoli. Poi qualche informazione in più per superare posti di guardia e aggirare le regole. Ovviamente mi sono rifiutato di collaborare, e loro si sono rivelati quelli che sono, minacciando di colpire la mia casa la mia famiglia…
 
«Voi sapete chi sono io, vero?» risposi ridendo alle loro intimidazioni.
«Un prigioniero ancora convinto che dopo sei mesi qualcuno lo verrà a liberare. Sei nostro, ormai, e se non parli, tua moglie e tuo figlio…»
«Voi avvicinatevi a loro e…»
«E cosa, ce la farai pagare? Tu non vedrai mai più la luce del sole, generale Ettore. Che tu voglia o no, prima o poi cederai, e ci dirai quello che vogliamo sapere da te» rispose, prendendomi per la camicia in maniera piuttosto convincente.
«Sapete… io credo ad ogni singola parola. Forse non rivedrò mai più la luce, ma potete giurarci che non vi dirò niente di niente. E per quanto riguarda la mia famiglia beh…» mi distaccai da loro e mi sedetti sulla panca piazzata sul lato destro della cella «…se ci tenete alla pelle meglio che li lasciate stare, perché se io sono pericoloso allora dovreste avere il terrore di mia moglie. E riguardo mio figlio, nonostante la sua giovane età è benissimo in grado di tener testa ai migliori di Vulcan City, e voi sapete benissimo che sono i guerrieri più forti del regno»
Tra me e me so anche che quel ragazzo è sempre in cerca di dimostrare il suo valore, e questo lo porta a mettersi sempre nei guai, ma non posso far trapelare nulla o ne approfitteranno.
 
Passarono altri sei mesi da allora… e adesso qualcosa è cambiato. Le loro richieste sono molto più specifiche, e i rumori fuori dalla mia cella si fanno più forti, come se si stessero preparando ad una offensiva su larga scala.
Non contenti, un mago si presenta alla porta della cella.
«Ora mi dirai tutto quello che voglio sapere»
La porta viene aperta. Lui estrae la sua bacchetta e mi lancia un incantesimo. Mi ritrovo congelato contro la parete. Mi viene somministrato un siero per via endovena, e perdo i sensi.
Quando mi risveglio mi ritrovo a casa, nella mia camera. Esco e vado in cucina, dove trovo Debora e il mio ragazzo intenti a fare colazione.
«Buongiorno, caro. hai fatto tardi ieri sera?» mi chiede con un sorriso.
«Si, una missione sui confini. Abbiamo qualche problema a mantenere l’ordine, ma con i nuovi sistemi e i nuovi turni di guardia…»
«E i due soldati specializzati con le nuove armi? Come si comportano?» mi chiede lei, ignorando la mia prima risposta.
«Non ricordo niente del genere… Seth non mi ha avvisato di nuove armi da provare ne’ di addestramenti»
«Si papà, li ho visti io, nell’arena. Uno usa l’elettricità e l’altro la magia! sono proprio forti, ma scommetto che hanno punti deboli anche loro» mi chiede Ezio, interessatissimo.
«Beh, vedrò di informarmi, anche perché se si allenano qui mi chiedo perché non sono stato avvisato»
«Non ti credo papà, non puoi non sapere nulla! Sono qui in città nella nostra arena, dai su dimmi di più su di loro!»
Il modo insistente mi mette a disagio. Esco e raggiungo l’arena e li vedo i due soldati che si scontrano e allenano.
«Signore, buongiorno, le nuove armi sono davvero fenomenali » mi conferma un soldato che mi ferma per parlare
«Da quando sono qui? Non ricordo di aver autorizzato questa esercitazione»
«È stato il re, aveva bisogno di una località sicura fuori da Enderia. Meglio non entrare, o si rischia di restare folgorati»
Resto a osservare i due guerrieri dall’esterno e inizio a sorridere.
«Come mai ride, signore?»
«Le nuove armi. Sono davvero micidiali, ma la cosa che mi fa ridere è il modo in cui i due combattono. Mi ricorda due vecchi amici»
«Chi, signore?» mi chiede, insistente. Lo guardo, e per un attimo le pupille dei suoi occhi cambiano colore da azzurri a castani, per poi tornare azzurri.
«Tutto bene, signore? » mi chiede il soldato notando il mio disappunto.
«Si, tutto ok. Torna al tuo lavoro»
Mi allontano e mi avvio verso casa. Inizio a sentirmi osservato, ma quando mi volto non c’è nessuno. Un brivido percorre la mia schiena, poi all’improvviso sento un ruggito in lontananza, qualcosa di mai sentito prima. Mi guardo intorno, ma nessuno sembra averlo sentito. Un secondo ruggito, più forte del primo. L’ambiente diventa improvvisamente freddo e cupo. Sento un’ aria viziata e ricordo: quell’odore è quello della mia prigione.
Mi risveglio, bloccato nel ghiaccio. Il mio carceriere ha lasciato la porta aperta e il mago è uscito. Un ruggito echeggia di nuovo. Non so cosa succede, ma devo approfittarne. Il ghiaccio inizia a sciogliersi, e con un po’ di fortuna riesco a romperlo. Pieno di brividi e con alcune parti del corpo irrigidite raggiungo la porta della cella e mi avvio per il corridoio alla ricerca di un’uscita. Lungo il percorso trovo alcuni vestiti e armature nemiche. Le indosso e mi avvio verso una porta, da cui vedo entrare più luce di quanta ne abbia vista negli ultimi dieci mesi.
«Hey, tu!» mi richiama un soldato. «Dove pensi di andare? Pensi davvero di poter scappare così?»
Mi volto e vedo il mio carceriere con un fucile sotto braccio.
«E tu pensi davvero che mi farò riprende così facilmente?»
«Adesso come adesso la tua prigione è il posto più sicuro, visto l’attacco che stiamo subendo dal vostro drago»
«Drago?» chiedo sorpreso, ma non importa. Devo scappare ora. Il carceriere capisce al volo e spara un colpo prendendomi la spalla sinistra e facendomi cadere a terra.
«Ora seguimi!» urla, ma un crollo gli sbarra la strada e io mi dileguo approfittando della confusione.
Quando finalmente raggiungo l’uscita mi rendo conto di essere sopra una montagna, e posso finalmente vedere quello che sta succedendo; un grande drago nero sta letteralmente mettendo a ferro e fuoco il villaggio ai piedi della montagna, e con esso la base nemica e buona parte della montagna stessa.
«Non posso crederci…» commento tra me e me.
«E tu chi sei?» mi volto, e di fronte a me un vecchio mi osserva sospettoso.
«Ecco, io…» vedo un bastone con cui potrei liberarmi velocemente dell’anziano, non ho il tempo di capire chi sia, e di certo non posso fidarmi alla cieca.
«Sei uno di loro?» mi chiede.
«Stammi lontano, vecchio. Non voglio farti del male»
«Dubito che tu ci riesca a farmi qualcosa con quella spalla sanguinante. Hai la grinta di un cucciolo ferito»
«Non sfidarmi, vecchio…» replico, ma inizio a vedere annebbiato. Sto perdendo troppo sangue e cado in ginocchio affaticato. L’anziano si avvicina e mi tocca la ferita.
«Senti, ragazzo, non ti lascio qui ferito. Ora ti porto a casa mia. Ti guarirò, poi riprenderemo questo discorso»
 
Non so dove mi portò ne quanto tempo rimasi svenuto. So solo che mi risvegliai in una capanna in riva ad un lago, circondata da campi di grano e con una stalla. Un contadino, insomma.
Mi guardo la spalla. L’armatura rubata mi è stata tolta e la ferita medicata. Mi alzo e mi avvicino alla finestra.
«Vedo che ti sei ripreso, ragazzo, ma sei ancora debole. Torna a letto e non farti pregare»
Torno a sedermi sul letto e lo guardo meglio.
«Perché fa questo? Non mi conosce, potrei essere chiunque. Potrei essere un assassino o peggio»
«Con quei occhi? No. Non tu. Quei occhi hanno visto guerra e sofferenza, ma non l’hanno lasciata entrare»
Si volta e posa quello che sembra essere il pranzo, o la cena.
«Sei un guerriero, quello è sicuro, ma non uno di quei folli. Da dove vieni?» mi chiede, dandomi le spalle.
Guardo fuori. È solo un anziano, e probabilmente sono in terra straniera. Dirgli chi sono potrebbe metterlo in pericolo e non se lo merita.
«Meglio che tu non lo sappia»
«Ah, si? Quindi non sei uno di quei tizi. Mi basta» e mentre lo dice si volta e mi porta una ciotola con un brodo «Bevi questo. Aiuterà a rimarginare le ferite, e se fai quello che ti dico e te ne stai buono a letto la ferita non avrà conseguenze gravi»
«Non posso restare. Mi verranno sicuramente a cercare. Non è sicuro per te farmi trovare nella tua casa»
L’anziano si mette a ridere mentre si allontana.
«Sarà molto difficile che trovino questa capanna» ed esce di casa ridendo.
Passa una settimana, e ormai mi sento decisamente meglio. Sarà l’aria pulita, il cibo o quell’intruglio di erbe che mi fa bere il vecchio ogni mattina, ma sta di fatto che la ferita guarisce in fretta, e ormai sono tornato in forze. Decido di uscire per vedere meglio i dintorni. Il vecchio non è in casa, quindi approfitto per dare una sbirciata.
Quando sono fuori mi guardo intorno. Mi trovo in una pianura, ma stranamente l’orizzonte sembra muoversi. Sembra essere un mare, anche se non capisco perché il vecchio mi abbia mentito. Tutto intorno a me ci sono solo campi di grano, come visto dalla finestra, ma ci sono anche alberi da frutto mai visti. Forse nuovi incroci provati dal vecchio. Mentre mi giro mi rendo conto che la capanna è posizionata ai piedi di una montagna, ma quando guardo in cima vedo un gigantesco tempio che sovrasta la valle. Solo allora mi rendo conto.
«Io sono già stato qui! Ma come è possibile?»
Un sibilo attira la mia attenzione. Mi giro di spalle di scatto, e le ultime cose che vedo sono una figura rosa con ali e un puntino bianco che diventa sempre più grande, prendendomi in pieno volto.
Mi risveglio nel mio letto, tutto sudato. Mi alzo di scatto e il vecchio entra in casa.
«Tutto ok, ragazzo? Non hai una bella cera»
Senza rispondere mi alzo di scatto ed esco fuori. Mi guardo intorno ed è tutto come descritto dal vecchio, una piccola vallata con la casa in riva ad un lago.
«Cos’hai ragazzo? Perché sei agitato?» mi chiede nuovamente.
«No, niente… solo un brutto sogno. Dopo più di dieci anni ho ancora gli incubi…»
«Non so di cosa parli, ma la cena è pronta. Sei fortunato, oggi bistecca di maiale grigliata!» e mi sorride
Io lo guardo di scatto. Sembra l’abbia fatto di proposito, ma sinceramente sono contento.
«Mi gusterò fino all’ultimo boccone!»
«Darò un’occhiata alla tua ferita, ma credo che ormai tu sia guarito e possa riprendere la tua strada»
Annuisco mentre addento la mia bistecca.
«Come chiarito fin dal primo giorno tu sei un guerriero, e immagino ti interessi sapere che la guerra fra i due regni sembra aver raggiunto una tregua piuttosto stabile. Niente di definitivo, ma è un buon segno. Alcune truppe sono rientrate da entrambi i fronti»
«Stai dicendo sul serio? Cos’è successo »
«Quasi un mese fa due emissari del re Sparklez  sono riusciti a prende accordi con il nostro, e da allora non ci sono stati più scontri. L’apparizione del drago, poi, ha fatto sì che i due eserciti combattessero insieme, anche se solo per una mezz’ora»
«Ti hanno detto i loro nomi?»
«No, mi dispiace, sono solo chiacchiere sentite in giro. Non ho fatto domande, non potevo attirare l’attenzione»
«Va bene, probabilmente erano Seth e Angelo. L’importante e che Spark abbia capito che questa guerra non ha senso…»
«Da come parli mi sembra di capire che non sei del nostro paese»
Mi ammutolisco e lo guardo negli occhi.
«Oh, no, tranquillo, non ho intenzione di imprigionarti o farti arrestare. Credo sia meglio però che tu ti ricordi che ti cercano. Alcuni soldati stanno rastrellando i villaggi, ma non credo appartengano all’esercito. Se vuoi tornare a casa intero evita i villaggi. Nasconditi nelle grotte. Copri le tue tracce»
«Il problema è che non so nemmeno dove sono»
L’anziano tira fuori da un cassetto una bussola e una mappa della zona.
«Prendi questi. Ti consiglio di andare verso Nord-Est e fare un giro molto ampio per evitare che ti seguano. Loro sicuramente si concentreranno al fronte, ma non possono farlo per sempre. Prendi tempo e passerai indenne.
«Ti ringrazio, vecchio»
Mi alzo e preparo uno zaino con delle provviste, una spada regalatami dall’anziano e una maglia di ferro da mettere sotto i vestiti come protezione.
«Hai avuto cura di me per quasi un mese, e non so nemmeno il tuo nome…»
«I nomi possono essere pericolosi. Sono solo un vecchio pescatore»
Gli stringo la mano, e… stranamente, al tocco, ogni pensiero e dubbio svanisce, e trovo una serenità che non provavo da quando è scoppiata la guerra.
«Ora va’, non indugiare» mi invita. Raggiungo la strada e mi volto per un ultimo saluto, ma quando guardo la sedia a dondolo dove l’anziano si era seduto… lui non c’è più, mentre la sua sedia ancora si muove.
  
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