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Autore: pampa98    13/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Thorin, Fili e Kili sono sopravvissuti alla Battaglia delle Cinque Armate e dopo due anni decidono che è tempo per Bilbo di rivedere la sua casa. Un viaggio a ritroso verso la Contea, si spera privo dei pericoli affrontati all'andata.
~ Thorin/Bilbo - Thranduil/Bard - Accenni Kili/Tauriel e Dwalin/Ori ~
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: "You are exactly where you need to be"
Note: Mi ero scordata di dire che questa long è ambientata dopo la mia OS "This is a place where I feel at home", in cui Thorin è sopravvissuto perché Bilbo si è ripreso prima ed è riuscito ad aiutarlo. Non è necessario averla letta per seguire questa storia, ma volevo dirvi questo particolare perché a un certo punto del capitolo Bilbo lo menziona. Detto questo, colgo l'occasione per ringraziare chi sta seguendo e recensendo la storia ❤ Buona lettura!


 

Carrock



 

Il viaggio attraverso la foresta era stato tranquillo, se si escludeva il fatto che Fili e Kili, per fare uno scherzo a Bilbo, avevano finito col perdersi nel bosco, costringendo tutti a cercarli per un giorno intero. Una disavventura comunque più piacevole di finire sulla brace per diventare la cena di tre troll, come gli aveva fatto notare Bilbo dopo l’ennesima minaccia di Thorin di una punizione esemplare nei confronti dei due nipoti. 

Arrivarono a casa di Beorn alle porte di marzo, nella seconda giornata di pioggia che avevano incontrato lungo il cammino.

«Beorn sapeva che saremmo arrivati?» chiese Bilbo.

«No, avevo allertato solo gli elfi» rispose Thorin, sorridendo divertito.

Lo hobbit aggrottò le sopracciglia. «Perché ridi?»

«Per te.» Quando aveva iniziato a piovere, Thorin gli aveva prestato il suo mantello, che Bilbo si era tirato fin sopra la testa, avvolgendolo intorno al suo corpo per riscaldarsi. Thorin provava una tenerezza infinita ogni volta che lo vedeva così infagottato. «Sei molto carino.»

Bilbo abbassò lo sguardo – la pioggia non gli permetteva di vedere bene, ma Thorin era certo che fosse arrossito – poi sbuffò. 

«Sarò anche un blocco di ghiaccio entro breve. Forza, chiediamo a Beorn se può darci riparo.»

Il cancello della proprietà del mutapelle era aperto. Dwalin entrò per primo, controllando se ci fosse qualcosa di sospetto, poi fece cenno a tutti di seguirlo. 

«Beorn!» gridò Kili, sbracciandosi in direzione della finestra. «Salve!»

«Kili» lo riprese Thorin, facendogli abbassare le braccia. «Ricordati che Beorn non ama i nani. Solo perché è giunto in nostro soccorso durante la Battaglia delle Cinque Armate, non significa che ci consideri ospiti graditi.»

Thorin non aveva dimenticato gli avvertimenti di Gandalf, per quanto non avrebbe mai ammesso che quello stregone era degno di essere ascoltato. 

«Be’, se pensa che noi staremo qui a farci uccidere, si sbaglia di grosso» esclamò Gloin. «Vieni fuori e affrontaci, codardo!»

«Gloin, nessuno ha parlato di… Ah, lascia stare. Bilbo… Bilbo?»

Voleva sentire la sua opinione su quale potesse essere l’approccio migliore, ma lo hobbit non era più davanti al cancello, dove lo aveva visto fino a un momento prima.

«Ah, ha deciso di schierarsi in prima linea» commentò Bofur. 

Thorin seguì il suo sguardo e vide Bilbo davanti alla porta della casa, intento a bussare. Il nano scosse la testa: doveva sapere che l’approccio di uno hobbit sarebbe stata l’educazione.

Intimò agli altri di restare lì in silenzio e raggiunse Bilbo.

«Il cancello era aperto» disse lo hobbit, «perciò dovrebbe essere in casa, no?»

«Probabile. Anche se con tutto il baccano che abbiamo fatto, a quest’ora sarebbe già dovuto uscire fuori.»

Bilbo sgranò gli occhi. «Oh. Sì, hai ragione.» Bussò un’altra volta, un ultimo tentativo. «Se non c’è, che facciamo?»

Thorin posò una mano sul legno e spinse: la porta era aperta. Si voltò verso Bilbo con uno sguardo complice.

«No» rispose, scuotendo la testa deciso. «Abbiamo già fatto irruzione una volta, e in quel caso eravamo giustificati, ma stavolta non possiamo entrargli in casa come se fosse una nostra proprietà!»

«Anche stavolta abbiamo una valida ragione. O vuoi diventare un blocco di ghiaccio?»

«Non so lui, ma io entro» disse Dwalin, facendosi largo tra di loro portandosi dietro un Ori parecchio infreddolito. «Vieni, Ori, vedrai che all’asciutto starai meglio.»

Dietro di lui, seguirono tutti gli altri nani, che si facevano decisamente meno problemi di Bilbo a invadere lo spazio privato di qualcun altro. Anche Thorin entrò dentro l’abitazione, fermandosi però sulla soglia.

«Appena Beorn tornerà, gli spiegheremo la situazione. Sono certo che capirà.» Gli tese una mano, sorridendogli. 

Bilbo sospirò, prima di afferrarla ed entrare a sua volta, chiudendosi la porta alle spalle.
 

🌰
 

Beorn si presentò il mattino seguente. A Thorin sembrò di vivere un deja-vù: lui rimase in casa con gli altri nani, mentre Bilbo andò a salutare il loro anfitrione. La differenza principale fu nella reazione di Beorn: felice per la visita dello hobbit, indifferente alla presenza dei nani. 

Fecero colazione seduti al lungo tavolo da pranzo e Beorn accordò loro il permesso di restare da lui fin quando il tempo non sarebbe migliorato. 

Thorin ne fu felice solo in parte. Nel suo piano originale, non si sarebbe nemmeno voluto avvicinare alla casa di Beorn. Era certo che Bilbo avrebbe avuto piacere a passare a salutarlo, perciò pensava che si sarebbero potuti accampare nella zona per qualche giorno, salire sulla Carrock e Bilbo avrebbe potuto andare a prendere un tè col mutapelle. Beorn di certo non aveva niente contro di lui, addirittura gli aveva fatto recapitare alcuni semi da piantare a Erebor – o, ancora meglio, nella Contea, come aveva suggerito una volta. Thorin era certo che Beorn non approvasse la scelta di Bilbo di rimanere insieme ai nani, e quello era proprio uno dei motivi per cui avrebbe preferito evitare un lungo soggiorno in casa sua. Sapeva che nessuno avrebbe potuto far cambiare idea a Bilbo, tuttavia tornare in un ambiente che, come gli aveva detto lui stesso, gli ricordava casa avrebbe potuto risvegliare la sua nostalgia e spingerlo a voler tornare nella Contea – e volerci rimanere. 

«A cosa stai pensando?» La voce di Dwalin lo riscosse dai suoi pensieri. Era talmente assorto che non lo aveva sentito avvicinarsi a lui, appoggiato al cancello intento a osservare Beorn e Bilbo che cercavano di migliorare il pollice verde, come lo chiamavano loro, di Ori. 

«Bilbo è felice di tornare a casa» disse, sapendo che al suo migliore amico poteva confidare ogni dubbio celato nel suo cuore. «E io sono felice per lui. Ho solo paura che… che rivedendo i suoi libri, il suo focolare e tutte quelle comodità che ha sempre amato decida di non tornare più a Erebor.»

Dwalin annuì. 

«Bilbo è felice con te» gli disse. «Magari Erebor non rispecchia il suo ideale di comodità, ma nessuna poltrona può valere quanto te.»

Thorin sorrise. «Lo spero.» 

L’amore che Bilbo nutriva per lui era sincero, questo non lo metteva in dubbio. Ma Thorin sapeva bene quanto forte fosse il richiamo della propria terra natia e quanto nessun luogo, per quanto lieto e pacifico, avrebbe mai potuto sostituirla. 

 
🌰
 

Piovve per una settimana intera e, salvo qualche raro sprazzo di sole, Thorin e gli altri furono sempre costretti a restare chiusi dentro casa. Il secondo giorno di cielo limpido, Thorin propose di rimettersi in viaggio, proposta che fu accolta con grande sollievo da parte di tutti quanti, Beorn incluso. 

«Preparate le vostre cose» ordinò. «Partiamo nel primo pomeriggio. Bilbo, potresti venire un momento con me?»

Lo hobbit annuì e lo seguì fuori dai cancelli di Beorn e lungo i prati circostanti.

«Dove stiamo andando esattamente?» chiese.

Thorin gli sorrise. «Lassù.» Indicò la Carrock che si stagliava sopra di loro, godendosi l’espressione a metà tra il gioioso e lo sgomento dipinta sul volto di Bilbo. 

L’ultima volta che erano stati lassù, il viaggio era stato molto comodo – “Ero preoccupato per te, ma sul dorso di quell’aquila ci stavo proprio bene. Mi sembrava di stare su un soffice materasso di piume in grado di portarmi ovunque volessi senza dover muovere un muscolo”. Salire gli alti gradini scavati nella roccia richiese l’utilizzo di più di un muscolo del povero hobbit, che si era disabituato piuttosto in fretta alle fatiche che un viaggio attraverso la Terra di Mezzo comportava. 

«Siamo arrivati» annunciò Thorin, aiutandolo a raggiungere la cima della Carrock. Bilbo aveva il fiatone e i suoi soffici capelli erano incollati alla fronte da uno spesso strato di sudore. «Stai bene?» gli chiese, iniziando a preoccuparsi.

Bilbo annuì. «Sono solo… fuori allenamento.»

Prese un profondo respiro e si raddrizzò. I suoi occhi si illuminarono mentre si avvicinava al bordo della roccia. Thorin seguì il suo sguardo. Il panorama era ancora più mozzafiato dell’ultima volta: i campi sottostanti si stavano tingendo di verde e, in lontananza, Erebor svettava in tutta la sua maestosità. La coltre di nebbia che la avvolgeva era svanita e, anche se non poteva vederlo, Thorin sapeva che lì intorno c’erano alberi, case, vita. E nessun drago a presidiare la montagna.

«È bellissima» disse Bilbo, intrecciando le dita con quelle di Thorin. Il nano sorrise. La sua mente tornò all’ultima volta che erano stati così, fianco a fianco a osservare gli uccelli tornare alla montagna. In quel luogo, Thorin aveva messo da parte il suo orgoglio e parlato a Bilbo col cuore. Se non lo avesse fatto, non immaginava come si sarebbe evoluto il loro rapporto – e, in verità, non voleva nemmeno saperlo.

«Thorin» Bilbo sollevò lo sguardo verso di lui e Thorin scorse un cenno di preoccupazione nei suoi occhi verdi. «È da qualche giorno che mi sembri un po’... pensieroso. So che non vai molto d’accordo con Beorn e non ami nemmeno stare fermo tutto il giorno a non far niente, ma fortunatamente il tempo ha deciso di tornare dalla nostra parte e potremo partire presto.»

Thorin annuì. «Sì, certo.» Sospirò. Era felice che Bilbo avesse menzionato il suo malumore – che a quanto sembrava non era riuscito a nascondergli bene come credeva – così Thorin avrebbe potuto parlargli dei suoi timori, ma quando lo aveva portato lassù non aveva pensato alle parole giuste per esprimerli e non era certo di riuscire a esternare il concetto senza farlo apparire come una supplica o, peggio, un ordine. 

«C’è… C’è dell’altro?» insistette Bilbo. 

«Sì. Sì, ma non è… Cioè, è importante, ma non voglio che tu ti senta condizionato dalle mie parole.»

Bilbo gli rivolse un sorriso divertito. «Se le tue parole avessero mai condizionato le mie azioni, non ti avrei protetto da Azog, visto come mi avevi urlato contro la prima volta che ti avevo salvato la vita. Te lo ricordi? È successo proprio…» Si voltò, controllando il terreno circostante, «lì» concluse, indicando a un paio di metri di distanza.

Thorin rise. «Te la sei legata al dito, eh? Ritengo comunque che i tuoi gesti siano stati spesso folli e sconsiderati e, per quanto ti sia grato del tuo aiuto, preferirei morire piuttosto che vederti in pericolo a causa mia.»

Portò una mano dietro la sua nuca e lo attirò a sé, catturando le sue labbra in un bacio che soppresse la protesta che stava per scaturire dalla bocca dello hobbit. Bilbo si irrigidì per un momento, poi i suoi muscoli si sciolsero e lo circondò con le sue braccia, stringendolo a sé.

«Lo sai?» disse Bilbo. «Avresti potuto baciarmi già allora.»

Thorin rise sulle sue labbra. «L’importante è che sia riuscito a farlo in tempi ragionevoli, no?» 

Fece un passo indietro, allontanandosi abbastanza da poterlo guardare negli occhi. Aveva sprecato tanto tempo con lui, tempo che, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto non recuperare mai. Non intendeva commettere di nuovo lo stesso errore. Quelle potevano essere le sue ultime settimane al fianco di Bilbo e non le avrebbe sprecate tenendo il muso o chiudendosi a guscio, escludendo lo hobbit dalla sua mente. Le avrebbe affrontate con consapevolezza e felicità, per quanto sapesse che il suo cuore si sarebbe spezzato per sempre se Bilbo avesse deciso di separarsi da lui.

«Io ti amo, Bilbo Baggins» disse. Bilbo sgranò gli occhi e Thorin non poté biasimarlo: non gli rivolgeva spesso quelle parole. «La tua felicità è la mia e il mio cuore sarà sempre tuo, ovunque sarai.»

«Che intendi dire?»

Thorin abbassò lo sguardo, ma si costrinse a sollevarlo di nuovo. «Quando raggiungeremo la Contea, se… se deciderai di voler restare, non te lo impedirò. So che quella è la tua casa, il posto in cui dovresti stare, e anche se dirti addio sarà la cosa più dolorosa che…»

«Fermo, fermo, fermo!» Bilbo gli tappò la bocca con le mani, arrestando il suo flusso di parole. «Ma che accidenti stai dicendo? Beorn ti ha forse messo qualche intruglio strano nel latte stamani? Dirti addio, ma come ti è saltata in mente un’idiozia simile?!»

Thorin sbatté le palpebre. «Scusami» disse. «Ho solo pensato che, visto che hai nostalgia di casa, adesso che hai la possibilità di rivederla, non avresti più voluto lasciarla.»

Bilbo scosse la testa, ma quando lo guardò la sua espressione era più divertita che arrabbiata. Gli prese il volto tra le mani, abbassandolo verso di sé.

«Stammi bene a sentire, Testone di Quercia. Io amerò sempre la Contea, è il luogo dove sono nato e cresciuto, e conto di tornare a farle visita negli anni a venire. Visita e basta. Il posto in cui dovrei stare è esattamente dove sono adesso: tra le tue braccia. Quindi togliti queste tue strane idee dalla testa, chiaro?»

Thorin si sporse verso di lui, dandogli un leggero bacio sulle labbra. All’improvviso notò la stupidità dei suoi timori e si lasciò sfuggire una risata liberatoria.

«Grazie, Bilbo» disse, poggiando la fronte contro la sua. «Grazie davvero.»

Lo hobbit annuì. Poi il suo volto iniziò a scaldarsi, virando a un rosso acceso. Si schiarì la gola prima di parlare.

«Comunque… ti amo anch’io, Thorin.»

Thorin sorrise. «Più della tua poltrona?»

«Adesso non esagerare!»

 
 
🌰
 

«Ah, ma non saremmo dovuti partire tipo ore fa?» esclamò Bofur, quando finalmente li vide tornare nella casa di Beorn. 

Thorin e Bilbo si scambiarono uno sguardo complice: avevano percepito il passaggio del tempo solo perché Bilbo aveva iniziato a sentire freddo e, alzando gli occhi al cielo, si erano resi conto che il sole era già calato.

«Scusateci» disse Bilbo.

«Partiremo domani, non è una grande tragedia» tagliò corto Thorin.

«Concordo. Questo ritardo mi permetterà di accompagnarvi per un tratto di strada, se ne avrete piacere» disse una voce alle sue spalle. Una voce che Thorin conosceva bene e che, suo malgrado, fece comparire un piccolo sorriso sulle sue labbra. Bilbo, invece, manifestò il suo entusiasmo con molta più energia.

«Gandalf!»

   
 
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