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Autore: LadyPalma    13/10/2022    5 recensioni
"Vi avevo detto che per i miei servigi mi avreste ripagato a tempo debito, ricordate? Beh, quel tempo potrebbe essere adesso. Sposate me".
Alicent/Larys
What if. Segue gli eventi del libro, ma con determinati cambiamenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicent Hightower, Altri, Larys Strong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Larycent [Alicent/Larys]'
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Secondo capitolo

 


Il secondo matrimonio di Alicent Hightower è molto meno sfarzoso del primo: indossa un vestito qualsiasi, verde ovviamente, e il tempio è completamente buio e deserto. Soltanto il matrimonio di Rhaenyra con Laenor Velaryon è stato più triste, ma perlomeno quello non era segreto. A parte il septon, lei e Larys stesso – puntuale, più curato del solito, sorridente, come se fosse un momento di festa –, non c'è nessun altro, nemmeno un testimone. Per un attimo si culla nell'illusione che senza testimoni di sorta la celebrazione non potrà avere luogo.

"Credevo di essere in ritardo per questa follia".

Alicent scatta sentendo la voce inconfondibile alle sue spalle, e il suo volto adesso è una maschera confusa di paura e sollievo. L'illusione non scompare ma muta d'aspetto: forse esiste una via di fuga e la farsa può avere termine prima di avere inizio.

"Padre!"

"Alicent, avresti dovuto parlarmene, mi aspettavo una parola da te piuttosto che dal tuo futuro marito".

La donna batte le palpebre perplessa, spostando lo sguardo da Otto (che non sembra irritato) a Larys (che non sembra sorpreso).

"Hai avvertito tu mio padre?"

"No, l'ho invitato. È il tuo matrimonio, dopotutto. Necessitavo anche della sua approvazione per la tua mano, intendo fare le cose nel modo giusto".

Alicent apre la bocca, ma è un tentativo vano. Balbetta qualcosa a vuoto prima di voltarsi, sconvolta, verso suo padre.

"E voi avete davvero acconsentito? Cosa ne è di Lord Tully? Non pensate più che il mio matrimonio possa essere utile per forgiare nuove alleanze?"

Una leggera increspatura di irritazione, rapida ed effimera, solca il viso di Otto. Ma basta un'occhiata verso l'altro uomo per tornare alla freddezza di sempre.

"Diciamo che mantenere e rafforzare le alleanze che già abbiamo può rivelarsi più importante che stabilirne di nuove: Harrenhal è pur sempre un punto di appoggio nelle terre dei Fiumi. Del resto" e qui la voce assume un’inflessione chiaramente ironica "Lord Larys è stato molto convincente, finalmente dopo tanti tentativi ha ottenuto ciò che voleva".

È un'ironia che Alicent non comprende, ma di cui al momento non le importa neanche. Di tutta quella spiegazione ha afferrato solo una cosa: quel matrimonio, all'apparenza folle, inappropriato e mai preso in considerazione, adesso si rivela soltanto una nuova ragnatela dove Otto è di nuovo il ragno e lei ancora una volta la mosca. E se suo padre non vuole muovere un dito per impedire quelle nozze, chi mai lo farà? Non Ser Criston di certo, che l'unica cosa che ha giurato di proteggerle in fin dei conti è la vita; non suo figlio Aegon, anche se è re, che è solo un’altra marionetta in un gioco più grande. Le scappa da ridere e quindi ride, ride per non piangere. Perché in effetti è grottesco il modo in cui suo padre la scorta solennemente davanti al septon, quasi quanto le difficoltà che Larys ha nello stendere il mantello bianco con le strisce blu, rossa e verde e posarglielo sulle spalle per avvolgerla e chiamarla simbolicamente sua sposa.

Ed è grottesco anche che lei debba frenare l'impulso di aiutarlo, ché nonostante tutto resta sempre la stessa compassionevole donna che adesso si prenderà carico, di fatto, di un altro uomo affaticato e debole. E stavolta probabilmente anche crudele.

Ma più di tutto, più di ogni altra cosa, sono grottesche le parole che Larys pronuncia (miele dolce) e che sente riecheggiare dalle sue labbra (fiele amaro).

Io sono sua e lui è mio, da questo giorno fino all'ultimo dei miei giorni.

Una nuova prigione, è questo che pensa, e questa volta non è certa di essere così fortunata che quegli ultimi giorni saranno di suo marito.


Lo stupore paralizzante e la tristezza disperata, dopo il giuramento, divampano immediatamente in una furia cieca. È come se quelle parole l'avessero svegliata da un lungo incubo: giocherà ancora il suo ruolo di moglie, di donna, se deve, ma se credono che resterà docile allora si sbagliano. Se non può decidere le regole del gioco, quanto meno vi prenderà parte alla sua maniera. Non darà niente di più di quello che è obbligata a dare e farà di tutto per mostrare il suo disgusto, il suo mancato consenso.

È questo che pensa mentre rifiuta bruscamente il piccolo banchetto che Larys ha preparato soltanto per loro due, ancora una volta nelle stanze reali di lei, e cogliendolo completamente di sorpresa inizia a spogliarsi con movimenti rapidi, nervosi, imprecisi, senza neanche chiamare una delle sue dame.

"Mia Regina… Alicent?"

Lei ignora la voce del suo nuovo marito, evita anche solo di guardarlo, finché il vestito le scivola a terra e resta soltanto in una leggera sottoveste bianca. Solo allora solleva lo sguardo, fiera e orgogliosa.

"Non perdiamo tempo, dunque. Come preferisci che mi posizioni? O meglio, dovrei dire come ti è più comodo prendere una donna?"

È volutamente acida, velenosa e cattiva per nascondere la sua vulnerabilità. Si sente quasi soddisfatta, adesso, quando vede un lampo di irritazione passare negli occhi di Larys: gli ha inflitto un’umiliazione sottolineando il suo difetto fisico, ma questa volta non chiederà scusa, non si sente affatto colpevole. Eppure, lui la sorprende, perché quel lampo non divampa come si è aspettata. Al contrario, le restituisce uno sguardo innocuo, quasi triste, mentre solleva una mano in alto come in segno di resa. Buffo – e questa è, alla fine la cosa più buffa di tutta la serata – che adesso sia lui a compatire lei.

"Alicent" la chiama ancora, e la sua voce è più bassa, più dolce, "in quale modo preferisci tu giacere con un uomo?" 

Non le dà il tempo di rispondere, si accontenta dell'espressione imbarazzata e allarmata che involontariamente assume. Del resto non è un mistero per lui che la regina dal sesso non ha mai tratto alcun tipo di piacere, che tra tutti erano proprio le notti con il re – sotto il re – il sacrificio più grande. 

"Non giaceremo insieme questa notte, Alicent".

"No?" Odia suonare implorante, odia provare sollievo e sentirsi grata per quella dichiarazione.

"No, e neanche le notti successive. Non sono un bruto, verrò nel tuo letto solo quando sarai tu a invitarmi".

È talmente grata da riacquistare la sua posizione di potere e lasciarsi andare a una risatina ironica. "E se non volessi mai farmi toccare da te, Larys?"

"Allora non ti toccherò mai".

Alicent lo fissa, ancora più grata, ancora più confusa.

"Immagino tu non mi voglia, allora. Non ti interessano le donne forse?" Dovrebbe tacere, lo sa, non sfidare ulteriormente la sorte, eppure non riesce proprio a impedirsi di parlare. 

Ma le labbra di Larys si curvano in un sorriso che vuole essere comprensivo, mentre si appoggia saldamente al suo bastone per fare un passo avanti e propendere sempre più verso di lei. Leggero, delicato, rapido, quasi effimero è il bacio che le posa sui capelli.

"Oh, mia Regina, ci sono tanti modi per possedere una donna e avere il suo corpo è solamente il più volgare".

Fa un passo indietro e torna a guardarla, non come se volesse possederla, ma come se la possedesse già.








 

NDA: Eccomi di ritorno praticamente subitissimo – ormai questa ship è la mia nuova ossessione. Spero di aver reso Larys abbastanza "sweet but psycho" :)
   
 
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