Signs
Prologo
La pallida luce della candela combatteva con fatica contro il buio della stanza, buio che si era silenziosamente insinuato in tutta la casa.
Ma piano piano essa si consumava, quasi per lo sforzo immane che stava tentando di compiere.
Una goccia di cera cadde sul tavolo.
Di nuovo.
La osservai, consapevole del fatto che quel piccolo oggetto non sarebbe riuscito a lottare ancora per molto.
Niente poteva vincere contro le tenebre.
Spostai lo sguardo sulla libreria, per non dover troppo riflettere su questa mia ultima constatazione, ma esso cadde su un piccolo pezzo di carta tra i miei vecchi testi.
Lo guardai esterrefatta, dopo di che volsi gli occhi verso la finestra e notai la luna che, come sorella della mia piccola candela, era l’unica luce in mezzo all’oscurità della notte.
Ma forse lei era in grado di vincerla.
Ritornai a guardare il bigliettino.
Anche a distanza di tanti anni la storia non era cambiata.
Ero convinta di averlo gettato, ma era come se fosse tornato a tormentarmi, tornato per ricordarmi di sé e del ruolo che aveva avuto nella mia vita.
O meglio, il ruolo che gli avevo permesso di avere.
Ma ero oramai consapevole che l’indomani quell’incubo avrebbe smesso di tormentarmi: con la luce ogni brutto sogno sarebbe svanito.
Svanito come il fumo che continuava ad uscire imperterrito dalla candela.
Presi il biglietto tra le mani e lessi il suo messaggio come avevo fatto molti anni prima.
Allora mi pareva solo un gioco.
Ma in quel momento sapevo che non era così.
Rimasi lì a fissare ciò che avevo tra le mani fino a quando lo stoppino non finì.
E fui totalmente circondata dal buio.
Come pensavo.
La partita era conclusa.
E la luce non ne era uscita vincitrice.