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Autore: psychoscreamer_killer13    14/10/2022    1 recensioni
Oikawa non è una persona portata all'introspezione; eppure qualcosa, ultimamente, disturba il suo animo, costringendolo a scavare dentro di sé.
“È una storia molto lunga, ma anche molto breve…. Stasera hai tempo, Iwauccio?”
[pairing sorpresa]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Sorpresa, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oikawa non era una persona portata all’introspezione. Lo disgustava l’idea di dover scavare dentro di sé con in testa chissà quale metafisica quando la realtà, ai suoi occhi, sembrava nitida. E, infatti, aveva una chiara coscienza di sé, di cosa gli piaceva e cosa invece disprezzava, dei suoi limiti e dei suoi pregi; semplicemente non aveva nessun interesse per i motivi o le implicazioni filosofiche della sua personalità. Oikawa era uno che viveva profondamente radicato nella superficie. E forse era proprio quell’approccio a fare di lui un palleggiatore molto versatile. Perché non si perdeva in sofismi, poteva analizzare con facilità l’esperienza presente, osservare i suoi compagni per quello che dimostravano sul campo e adattarsi di conseguenza, senza complicazioni, senza eccessive, inutili, elucubrazioni. Fare un’alzata era una questione di secondi, e aveva allenato la sua mente a essere veloce quanto il suo corpo: era questo il modo in cui andavano le cose per Toru Oikawa, il corpo, governato dall’istinto, agiva sempre prima rispetto alla mente, che poteva solo rincorrere.
Sbuffò all’ennesimo servizio out. Meno male era solo un allenamento. Iwaizumi lo osservava di sottecchi, e, cosa insolita, risparmiandosi i suoi commenti sardonici. Oikawa doveva proprio avere una cera penosa, se Iwaizumi stava avendo pietà di lui. E non c’era niente di cui sorprendersi: da settimane dormiva male, aveva lo stomaco chiuso e sospirava in continuazione. E proprio perché non era una persona portata all’introspezione, mal sopportava quel suo essere impensierito.
Ed ecco che sbagliava anche una ricezione elementare, dopo aver regalato, con un palleggio imbarazzante, una free ball agli avversari.

“Oikawa, vieni subito!”

Era l’allenatore. Gli indicò di sedersi accanto a lui in panchina.

“Che succede ragazzo?”

Oikawa non ebbe nemmeno bisogno di riflettere sulle sue alternative. Non poteva di certo confidare il suo tormento all’uomo di mezza età. Non era stato in grado di dirlo nemmeno a Iwaizumi, che era un suo amico di lunga data, figuriamoci parlarne con un adulto. E poi era una sciocchezza. Non c’era niente da rivelare o su cosa ragionare. Toru Oikawa era giunto a una conclusione ancora prima delle notti insonni. Perché, per una volta, corpo e mente lo avevano saputo nello stesso momento, senza bisogno di allenamenti. Quella rivelazione era stata semplice e naturale come un’alzata perfetta, vicina a rete, alta, pulita. Ancora più bella di quelle di Kageyama. Purtroppo per lui, però, non si trattava di sport e, volendo fare il melodrammatico, non c’era niente di cui rallegrarsi. Solo panico, solo sfortuna.

“Mi dispiace, è un periodaccio con la scuola e… alcune faccende familiari”

La bugia gli uscì ancora prima di realizzare che stava parlando. Bene così, era esattamente quello di cui aveva bisogno. Di smetterla di pensare troppo.

“Ma, ragazzo, la pallavolo dovrebbe essere il momento per te, per separarti da quelle cose… o giocare ti pesa?”

La risposta emerse subitanea nella sua testa.

“No, signore… amo giocare a pallavolo”

“E allora? Facciamo così… oggi fatti una doccia calda, vai a berti qualcosa e poi fatti una bella dormita e domani ti voglio in forma, capito?”

Se fosse stato così facile, ci avrebbe già pensato da solo molto tempo prima. Ma non disse niente, si limitò a sorridere, fare un inchino e avviarsi verso gli spogliatoi.
Sospirò di nuovo, stanco di se stesso. Non era una persona introspettiva e proprio per quello la realtà lo colpiva sempre con la sua immane chiarezza. Ed era tutto risolto nel suo cervello, ma non riusciva ad accettare la conclusione.

“Non credevo che Stronzokawa si sarebbe lasciato abbattere da una rottura”

Il suo amico lo aveva seguito fino agli spogliatoi. Bene, almeno la desolante tregua di Iwaizumi era finita.
Oikawa si mise a ridere. Oh, sì che c’era da ridere. E non riusciva a smettere.

“Che c’è di tanto divertente?”

“Non mi ricordavo più che sono stato scaricato!” disse fra una risata a e l’altra. Veramente se l’era scordato.

Un po’ ci era rimasto… insomma, mollare lui? Però poteva anche capirlo, considerando il genere di persona che stava diventando ultimamente. Per colpa di quel piccolo, minuscolo, appena percettibile particolare. Un fastidioso e flebile raggio di sole che creava ombre nei suoi pensieri.
Era bastato davvero poco. All’inizio a malapena lo aveva notato, gli aveva dato un nomignolo, poi gli era sembrato interessante, qualche occasione dopo, non riusciva più a distogliere gli occhi da lui. E non era che si incontrassero spesso, non era nemmeno un tipo che conoscesse bene. Lo aveva visto alle partite, incrociato un paio di volte in città (come poteva essere così piccola la prefettura di Miyagi?), si erano detti pochissimo ed erano avversari. E allora perché? Che senso aveva?
Era forse il protagonista di una qualche novela di quart’ordine dove regna, in mancanza di abilità narrative, l’amore a prima vista? Una novela di quart’ordine, gay, cosa che, per quanto volesse ignorare, costituiva senza dubbio un problema tangibile nella sua vita di tutti i giorni. Ed era per quello che detestava Sugawara, “raggio di sole”, perché lo costringeva a scavare dentro di sé alla ricerca del vero se stesso. Era gay? Era bisessuale? Era solo una fase? Era confuso?
Ma se seguiva le norme in base alle quali aveva condotto la sua vita, Oikawa aveva già una risposta. Mai corpo e mente erano stati così in accordo, così immediati. L’istinto aveva parlato.

“È una storia molto lunga, ma anche molto breve…. Stasera hai tempo, Iwauccio?”
   
 
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