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Autore: slanif    15/10/2022    3 recensioni
«Hogwarts non esiste, senza di te.»
Non esisterà, davvero. Non più come la conosciamo. Perché nonostante l’aspetto da Mezzogigante, la propensione a non tenersi neanche un cecio in bocca e ad amare le creature più strane, la cosa che più di tutti ci ha insegnato Hagrid è la gentilezza, che altri non è che la magia più potente del Mondo.
Per Robbie Coltrane e il suo Rubeus Hagrid. Un piccolo omaggio a dimostrazione di come il nostro Custode delle Chiavi e dei Segreti a Hogwarts sapesse essere gentile anche con chi non se lo meritava davvero.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Minus, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un gesto di pura gentilezza
slanif
 
 
 
 
Peter Minus avanzava furibondo, caracollando giù per la collina con i pugni chiusi lungo i fianchi. Aveva il viso paonazzo e, se fosse stato possibile senza prendere una pozione, gli sarebbe uscito fumo dalle orecchie da tanto si sentiva ribollire dentro.
Perché aveva dovuto ridergli in faccia? Perché aveva dovuto trattarlo come se fosse uno sporco ratto di fogna? D’accordo, la sua forma da Animagus era quella, ma di certo prediligeva un banchetto suntuoso in Sala Grande al cercare cibo nella spazzatura! Per tutti gli Ippogrifi! Non si meritava anche lui un po’ di amore come tutti? Era stanco di vedere i suoi tre amici felici e lui sempre a mani vuote.
Era forse giusto? No, cavolo!
Adesso che anche James era riuscito a conquistare Lily, cosa ne rimaneva di lui? Era stanco di passare le serate in Sala Comune a guardare James e Lily sbaciucchiarsi e Sirius e Remus sussurrarsi sciocchezze. Era stanco di essere circondato da tutto quel romanticismo quando per lui non ce n’era nemmeno una goccia.
Forse era questo che lo aveva spinto a dichiarare il suo interesse a quella Serpeverde. Forse era per questo che aveva dimenticato che per lui non esisteva lieto fine da nessuna parte e che era destinato a essere la perenne ombra dei grandi James Potter e Sirius Black. Che nemmeno Remus, il più gentile dei tre, era in grado di vederlo per altro che non il componente goffo del gruppo. Persino Remus J. Lupin era più interessante di lui, nonostante il viso e il corpo deturpato dalle cicatrici, in quanto queste sembravano far impazzire tutte le ragazze e – cosa non trascurabile – l’amico si tramutava il Lupo Mannaro! Certo, era una sorte infausta, ma Peter avrebbe abbracciato anche quella, se avesse significato farlo uscire dall’ombra e spiccare; vedersi riconosciuti i meriti che sapeva di meritare ma che nessun altro pareva notare.
Pestò un piede più forte sul terreno irregolare dello stradello. L’erba verde frusciava quieta nel vento primaverile, ancora un po’ freddo. La Foresta Proibita sembrava bisbigliare, alla sua destra, mentre un gufo bubolò dal profondo dei suoi rami intricati.
Sbuffò, stanco anche di tutta quell’immagine idilliaca che lo circondava, in quanto non sembrava mai perdere il suo smalto e il suo fulgore; dimostrando come fosse solo lui l’unico che continuava a imbruttire e marcire dentro.
Aveva iniziato la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con grande slancio. Si era sentito positivo a riguardo e anche sua madre aveva detto che sarebbero stati gli anni più belli della sua vita. Peter ci aveva creduto, perché sua madre non gli raccontava mai bugie. Eppure, eccolo lì, ormai al settimo anno, vicinissimo al dover dare gli esami finali per diventare a tutti gli effetti un Mago, che continuava a domandarsi come fosse stato possibile essere così stupido. Come aveva potuto credere che ci fosse un momento di pura gioia per lui, da qualche parte? Eppure la vita gli aveva dimostrato abbastanza che non c’era bellezza in essa, no? Prima suo padre che lo mollava appena nato, poi sua madre che, per quanto si barcamenasse, non riusciva mai a portare a casa abbastanza per farli mangiare come si deve; e nonostante questo lui era sempre stato grasso e flaccido, come se si imbottisse di Cioccorane e bevesse litri di Succo di Zucca. La cosa ancora più avvilente? Aveva a malapena diciassette anni e aveva già notato che i suoi capelli si stavano facendo più radi in cima alla testa. Come diavolo era possibile? Ridicolo, cazzo, ridicolo!
Ringhiò al nulla, serrando i denti e sentendoli scricchiolare a causa della tanta rabbia con cui compì il gesto.
Era così preso dalla sua furia che non vide una radice sporgere dal terreno e ci inciampò, franando al suolo a faccia avanti. La bocca gli si riempì di terra e i palmi delle mani bruciarono. Anche i gomiti e le ginocchia, coperti dai tessuti pesanti della divisa, subirono la stessa sorte. Il mantello gli finì in testa e per un momento tutto il mondo si fece buio.
Peter, dopo un primo attimo di stordimento in cui alzò la testa per guardare di fronte a sé, posò la fronte sul terreno polveroso e sospirò.
Ecco la sua vita.
«Tutto bene, laggiù?»
Si irrigidì al suono di quella voce maschile. Ovviamente qualcuno doveva assistere al suo sfacelo, ci mancherebbe altro! Per tutti i Gargoyle... Perché la sua vita doveva essere un tale patimento?
«Ehi. Sei tutto intero, ragazzo?»
La voce era più vicina e Peter sentì qualcuno avvicinarsi. Aprì bocca per dire di farsi indietro, ma l’uomo gli afferrò il mantello e glielo tolse dalla testa, stringendolo nel grosso pugno. Per un momento, Peter sentì il terreno mancargli sotto i piedi mentre veniva tirato su di peso, poi tornò con le suole a terra in men che non si dica. Sbatté le palpebre, confuso, guardando il Mezzogigante che incombeva su di lui.
«Hagrid,» disse, indeciso se essere grato o meno dell’intervento del Custode.
«Hai fatto proprio un bel capitombolo, eh?» Rubeus sorrise.
«Uhm, già.» Il ragazzo tentò di aggiustarsi la divisa, infilando di nuovo la camicia nei pantaloni, anche se si sentiva tutto raffazzonato.
«Vieni, vieni, che ti offro un thè. Magari con un goccetto di Brandy, così ti ripigli in men che non si dica!» Hagrid rise, ma poi corrucciò la fronte e disse con tono serio: «Non dirlo a Silente.»
Peter lo fissò e annuì. Non aveva nessunissima voglia di prendere un thè con quel pazzo, ma che altro poteva fare?
James, Sirius e Remus sembravano apprezzare molto la sua compagnia, ma Peter non aveva mai compreso cosa potesse esserci di interessante in un tizio che non era né Uomo né Gigante, che non parlava correttamente l’inglese, non usava la magia e amava cose assurde come i cani a tre teste e i Draghi. La vita era già abbastanza complicata di suo... Perché renderla pericolosa con l’ausilio di animali che non piacevano praticamente a nessuno?
Peter non ne aveva davvero idea, ma era Peter Minus, il quarto elemento del gruppetto dei Grifondoro, e non poteva deludere le aspettative dicendo a Hagrid di farsi i fatti suoi. I suoi amici lo sarebbero venuti a sapere e ciò avrebbe comportato un interrogatorio a cui il ragazzo non aveva nessun interesse a partecipare.
Ormai la sua vita era una sequela di delusioni, menzogne e gesti che non aveva voglia di fare. Sarebbe mai cambiato qualcosa?
Con un sospiro rassegnato, seguì il Mezzogigante nella sua catapecchia e si sedette su una delle enormi poltrone vicino al fuoco. Il calore era piacevole, mentre un grosso bollitore si scaldava tra le fiamme.
La capanna era un autentico disastro come sempre. Roba dappertutto, utensili sparsi in giro, oggetti fuori misura per chiunque non fosse grosso come il Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts ricoprivano qualsiasi superfice disponibile, che essa fosse verticale o orizzontale. C’era della carne cruda e sanguinolenta sul grosso tavolo di legno – probabilmente il pasto per qualche strana creatura che al momento Hagrid aveva deciso di prendere in simpatia. Vicino c’era anche una bottiglia di Brandy e un bicchiere sbeccato. I grossi guanti da forno erano posati poco più in là insieme a uno strofinaccio.
«Avevi un diavolo per capello, eh, ragazzo?» cianciava intanto Rubeus, mentre rovistava nella credenza per trovare una tazza pulita.
«Avevo che cosa...?» domandò lui, confuso, smettendo di saettare con lo sguardo per la capanna e riportando gli occhi acquosi su Hagrid.
«Oh, un modo di dire Babbano, sai.» L’uomo ridacchiò, mentre le guance ricoperte di barba ispida arrossivano un poco. «L’ho imparato in uno dei miei incarichi per Silente. Quando mi ha mandato nel Devonshire per...» Si interruppe di colpo e il rossore aumentò ancora di più. Si schiarì la voce. «Non avrei dovuto dirlo,» borbottò.
Peter lo guardò con un sopracciglio inarcato. «Ti capita spesso, eh?»
Hagrid rise forte e la capanna sembrò tremare dalle fondamenta, come se anche lei fosse divertita dall’imbranataggine del suo proprietario. «Non pensavo fossi spiritoso, Peter Minus, e invece si scoprono sempre cose nuove, eh? La vita è proprio sorprendente!»
Lo stomaco del ragazzo si chiuse in una morsa mentre osservava Hagrid riuscire finalmente a trovare una tazza pulita per servirgli il thè. Contemporaneamente, il bollitore fischiò forte e l’uomo si affrettò a tirarlo via dalle fiamme e a versare l’acqua bollente nelle due tazze grandi come secchi.
«La vita è solo complicata,» si ritrovò a dire, non sapeva nemmeno lui perché.
Rubeus gli allungò la tazza. «Tieni. Bevi, che ti fa bene. Una buona tazza di thè porta via tutti i malumori.»
«Grazie,» borbottò l’Animago, cercando di afferrare la tazza con entrambe le braccia per non farla cadere. Fortunatamente, essendo seduto, riuscì a posarla sulle gambe e stabilizzarla, anche se scottava un po’.
«Bevi, avanti,» lo incitò Hagrid, dopo avergli versato un goccetto di liquore nel thè. Se ne versò un quantitativo nettamente maggiore nella sua, che tra le mani del Mezzogigante appariva piccola, nonostante fosse esattamente identica a quella che Peter doveva praticamente abbracciare per riuscire a non farla precipitare al suolo; quindi bevve.
Il ragazzo prese un sorso e il sapore forte del thè, unito a quello ancora più forte del liquore, lo fecero tossire forte.
Hagrid rise di cuore e gli diede qualche pacca sulla schiena, abbastanza forte da farlo quasi precipitare faccia avanti a farsi un bagno nel liquido dorato. «È andato nel buco sbagliato, eh?»
«Qualcosa del genere,» disse Peter, cercando di riprendere fiato.
«Allora,» disse Rubeus, vuotando la tazza con un sorso poderoso e posandola poi sul tavolo, senza guardare dove finisse (ovvero sopra la carne sanguinolenta, che emise un suono umido che fece rabbrividire Peter). «Cos’è che ti ha fatto tanto arrabbiare?»
Peter lo fissò dritto negli occhi scuri. Le sopracciglia cespugliose coprivano un po’ le iridi nere, ma il sorriso che spuntava tra la barba era gentile.
Rubeus Hagrid lo era sempre, anche se non ne aveva quasi mai motivo.
Peter non lo capiva. Lui faticava a essere gentile anche con chi considerava amico... Come faceva l’uomo a esserlo con qualsiasi creatura?
Non aveva una risposta alla sua domanda, ma si ritrovò comunque a raccontare: «Mi sono dichiarato a una ragazza, ma lei ha detto che non sarebbe uscita con me nemmeno se fossi stato l’ultimo maschio rimasto sulla faccia della Terra.» Ripetere quelle parole gli stritolò le budella. Perché aveva dovuto essere così cattiva? Non poteva semplicemente dirgli no e basta? Perché aveva dovuto umiliarlo?
Hagrid aggrottò la fronte, facendo spuntare diverse rughe sulla pelle abbronzata. «Che cattiveria,» disse, schioccando la lingua con tono scontento. «Oggigiorno non c’è un minimo di rispetto dei sentimenti degli altri, eh?» Gli diede una pacca gentile sul ginocchio mentre gli toglieva dalle mani la tazza mezza piena e la posava vicino all’altra, facendo gocciolare giù un po’ di thè. Chissà, magari avrebbe dato un sapore tutto nuovo alla carne; chi poteva dirlo? «Ma senti come la penso io: se questa ragazza è stata così cattiva a rifiutarti, allora non valeva il tuo tempo. Nessuno dovrebbe calpestare i sentimenti degli altri, anche se non li ricambia.»
«A te è mai successo?» domandò il ragazzo, infilando le mani sotto le cosce e affondando la testa tra le spalle.
Lo sguardo del Mezzogigante si fece distante per un po’. «Non per una ragazza, no,» disse lentamente, «ma c’è stato un tempo in cui sembrava che nessuno volesse credere in me.»
«E come hai fatto ad andare avanti?»
«Credendo in me stesso,» disse Hagrid con un sorriso.
Peter aggrottò le sopracciglia. «Che correlazione c’è tra le due cose?»
«Se tu per primo non credi in te, allora come puoi pretendere che altri lo facciano?» Rubeus attizzò il fuoco con un gesto distratto. «Quando mi cacciarono da Hogwarts pensavo di essere finito, che sarei andato a vivere nei bassifondi. Tutti mi dicevano: “Avanti, Rubeus, ammetti che l’hai fatto e ti risparmieremo”. Sono stato tentato, sai? Ma poi mi sono detto: “Per dincibacco, no! Non ho fatto niente! Perché dovrei dire che sono colpevole?”. È stato in quel momento che Silente è arrivato in mia difesa, ed è grazie a lui se oggi sono qui nella mia bella capanna e non in una cella ad Azkaban.» Sorrise con aria gioviale. «Anche quando il mondo si fa oscuro, Peter, c’è sempre una luce da qualche parte. Bisogna solo impegnarsi a trovarla.»
Peter sentì gli occhi pizzicare, così si schiarì la voce e distolse lo sguardo, puntandolo sulle fiamme arancioni che si innalzavano alte e vibranti, scricchiolando nell’aria calda della capanna.
«Hai dei buoni amici, Peter, e sei un bravo studente. Anche se quella ragazza non ti apprezza, sono sicuro che qualcun’altra lo farà.»
Le parole di Hagrid avrebbero dovuto rincuorarlo, ma invece lo fecero arrabbiare.
Qualcun’altra? E chi, per l’amor di Merlino? Chi? Chi avrebbe mai potuto amare un goffo, grasso, stempiato ragazzo senza nessuna competenza magica o sportiva particolare? Chi avrebbe mai potuto apprezzare lui?
«Parli così solo perché non hai mai amato nessuno,» abbaiò con rabbia, sputacchiando saliva nell’aria tra di loro, che si fece improvvisamente tesa. Si alzò in piedi di scatto e si avviò alla porta. «Me ne vado.»
«Peter...»
Il ragazzo sentì lo stridere delle gambe della sedia sul legno, segno che il Mezzogigante si era alzato. Non gli diede il tempo di raggiungerlo, però, perché spalancò l’uscio e scese i pochi gradini, trovandosi davanti il piccolo orto del Custode.
Grossi piedi fecero tremare gli scalini mentre Hagrid lo raggiungeva e gli si parava davanti. «Peter!» disse, accorato.
Il ragazzo alzò gli occhi arrabbiati su di lui. «Cosa
Rubeus sembrò sgonfiarsi mentre lo fissava. Passarono lunghi secondi prima che disse gentilmente: «Spero davvero che tu capisca quanto sei amato, Peter, perché una vita senza amore è una vita sprecata.» Quindi afferrò la sua ascia, se la mise in spalla e superò il ragazzo, avviandosi verso la catasta di legna poco distante.
Peter ruotò su se stesso per fissarne la schiena. «Hagrid!» urlò.
L’uomo si fermò, ma senza voltarsi. In attesa.
Peter si sentì vuoto, come se qualcosa dentro di lui lo avesse abbandonato. Come se, improvvisamente, l’innocenza dei giovani avesse lasciato il posto alla saggezza degli adulti.
Gli si strinse il cuore alla consapevolezza di quanto fosse stato cattivo con un uomo che, nonostante non gli dovesse nulla, aveva compiuto per lui un gesto di pura gentilezza; solo perché era qualcosa che sentiva di dover fare. Solo perché aveva uno dei cuori più buoni che Peter avesse mai conosciuto.
«Grazie per il thè,» disse, in un tentativo fiacco di scusarsi.
Hagrid alzò una delle grosse mani e la agitò in aria, come un mezzo saluto, quindi sparì dietro l’angolo.
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice: Ieri ci lasciava uno dei miti della nostra infanzia: Robbie Coltrane, conosciuto da noi Potterhead come Rubeus Hagrid.
Ammetto di esserci rimasta malissimo, quando ho sentito la notizia, e la prima cosa che ho pensato è che, come dice Harry alla fine de “La Camera dei Segreti”: «Hogwarts non esiste, senza di te.» Non esisterà, davvero. Non più come la conosciamo. Perché nonostante l’aspetto da Mezzogigante, la propensione a non tenersi neanche un cecio in bocca e ad amare le creature più strane, la cosa che più di tutti ci ha insegnato Hagrid è la gentilezza, che altri non è che la magia più potente del Mondo.
Perciò ho voluto omaggiarlo così, dimostrando che sapeva essere buono anche con le persone che meno se lo meritavano.
Ciao, Robbie. Come hai detto nella Reunion del Ventennale, tu adesso purtroppo non ci sei più, ma Hagrid rimarrà per sempre. ❤
   
 
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