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Autore: ValeDowney    15/10/2022    2 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XXIV: Uniti si può vincere



 
Stephanie era rimasta senza parole, quindi Peter, vedendola imbarazzata, disse: “Mi dispiace, non volevo turbarti”.
“No…è che non me l’aspettavo. Non almeno così presto” disse Stephanie e, dopo che Peter ebbe inarcato un sopracciglio, aggiunse: “Credo di amarti”.
“Forse anche io. Non mi ero mai sentito più così da quando Gwen è morta. Ero felice insieme a lei e tu mi hai dato una seconda occasione per vivere. Ci sono stati momenti che avrei tanto voluto farla finita” disse Peter.
Stephanie fece un piccolo sorriso, per poi dire: “Allora sono contenta di essere la tua seconda possibilità”. Anche Peter fece un piccolo sorriso, per poi prendere le mani di lei tra le sue. I due si guardarono, quando Stephanie disse: “Dobbiamo andare ad aiutare gli altri. Peter ha bisogno di te”.
“In che modo potrei essergli d’aiuto?” domandò.
“Non lo so, ma un supporto in più fa sempre comodo” rispose.
Così, si ritrovarono a volare, con le ragnatele, tra un grattacielo e l’altro, mentre Stephanie si teneva ben stretta a Peter. Si sentiva…libera, come non lo era mai stata prima. Se solo suo padre l’avesse lasciata andare.
Poco dopo atterrarono sul tetto della scuola. Stephanie si staccò da Peter, ma entrambi volsero gli sguardi quando videro Ned ed Mj abbracciare l’altro Peter. Stephanie mise una mano sulla guancia del Peter con il quale era arrivata, per poi camminare verso gli amici. Peter alzò lo sguardo, vedendola: “Stephanie” e si alzò.
Appena i due furono uno di fronte all’altro, si abbracciarono. Poi Peter disse: “Zia May è morta”. Stephanie lo guardò ed il ragazzo aggiunse: “Goblin l’ha uccisa. Lei voleva solamente aiutare tutti, invece lui non ha voluto. Ha detto che il potere che avevano era una benedizione. Un dono che non li avrebbe più resi una nullità. Così l’hanno seguito. Tranne il Dottor Octavius”.
“Sì, lui si trova al Sanctum Sanctorum con mio padre” disse Stephanie.
“E tuo padre non l’ha ucciso?” domandò Ned. Stephanie lo guardò: “Stavano solo parlando normalmente. In effetti mio padre non sa nemmeno che sono qua e, quando lo scoprirà, bè…temo per la nostra incolumità”.
“Siamo morti. Siamo tutti morti” disse Ned, iniziando a sudare.
“Il problema non è il dottore pazzo” disse Mj.
“Certo che per te non lo è: non sei tu quella ha già minacciato di morte solo perché ho una cotta per sua figlia” disse Ned, ma dopo aver guardato Stephanie, arrossì, così come anche la ragazza.
“Stavo dicendo che il problema, al momento, non è il dottore pazzo, ma tutti quelli che hanno seguito colui che ha ucciso zia May. Dobbiamo fermarli” disse Mj.
“O curarli” disse Stephanie.
“No! Io ci rinuncio! Non lo meritano!” replicò Peter, scuotendo negativamente la testa.
“A tutti deve essere data una seconda possibilità” disse, ad un tratto, una voce e, dalla cima più alta del tetto, atterrò un altro ragazzo – più anziano di loro. Dall’ombra, sbucò anche l’altro Peter, che disse: “Se no si può finire su una cattiva strada, come ho fatto io”.
Peter li guardò rimanendo a bocca aperta, così come Ned ed Mj, vedendo un altro Peter – oltre al loro che avevano fatto apparire tramite un portale. Mj chiese: “Ce ne è un altro?”.
“Volevo ritrovare il nostro Peter, ma ne ho fatto comparire un altro. Poi ci ho riprovato ma, inavvertitamente, ho fatto comparire anche mio padre. Prima o poi lo avrei liberato, ma molto probabile dopo che avrei risolto tutto questo pasticcio” spiegò Stephanie.
“Ancora non ci riesci a mettere da parte l’orgoglio, vero? Ti ho già detto che, quando lo fai, diventi più simpatica” disse Peter. Stephanie lo guardò sorridendo, ma rispostò lo sguardo sul Peter del suo universo, quando ribatté: “E’ tutta colpa mia se zia May non c’è più. È morta invano. Perciò farò quello che avrei dovuto fare fin dall’inizio” e, stava per prendere la Macchina di Kavadus da Mj, quando Stephanie lo fermò: “Cerca di ragionare”.
“No! Ho chiuso! Li rispedirò nei vostri universi. Decidete voi se ucciderli o no! Non è più un problema mia!” replicò Peter; poi guardò Stephanie, aggiungendo: “Tuo padre ha sempre avuto ragione, quindi ti riconsegno questo oggetto così potrai ridarglielo”.
“Mio zio Ben è stato ucciso: è stata colpa mia” disse il Peter più anziano.
“Ho perso Gwen: era la mia Mj. Non ho potuto salvarla. Non potrò mai perdonarmi per questo. Ho cercato di andare avanti. Ho cercato di essere l’amichevole Spider Man di quartiere, perché è so che quello che avrebbe voluto ma, ad un certo punto non ho più usato mezze misure e, così, sono diventato rabbioso. Mi sono inasprito. Non voglio che tu finisca come me” spiegò Peter; poi guardò Stephanie ed aggiunse: “Poi, sono finito qua ed ho incontrato una meravigliosa ragazza che mi ha fatto capire che dovevo ricominciare a testa alta. Che Gwen non era morta invano, proprio come tua zia May. Che anche io avevo bisogno di una seconda possibilità… ovviamente prima che suo padre mi uccida” e Stephanie sorrise.
“La notte in cui morì Ben, cercai l’uomo che ritenevo colpevole: lo volevo morto. Ho raggiunto il mio obiettivo, ma non mi ha fatto sentire meglio. Ciò ho messo molto tempo ad imparare ad uscire dall’oscurità” spiegò il Peter più anziano.
“Io voglio ucciderlo! Voglio farlo a pezzi! Anche dopo che è stata ferita ha detto che abbiamo fatto la cosa giusta. Mi ha detto che da un grande potere…” iniziò col dire Peter.
“…derivano grandi responsabilità” terminò la frase il Peter più anziano.
“Come fai a saperlo?” domandò stupito Peter.
“Lo disse zio Ben” disse l’altro Peter.
“Il giorno in cui morì” disse il Peter più anziano. Peter li guardò non dicendo nulla. Poi il Peter più anziano aggiunse: “Forse non è morta invano”.
“Se dobbiamo salvarli, dobbiamo farlo in fretta. Unendo le nostre forze, possiamo farcela” disse Peter, avvicinandosi a Stephanie, che disse: “Peter ha ragione: non sei da solo. Ci siamo tutti noi”.
“Io…non so come ringraziarvi. Siete in questo pasticcio per causa mia. Tuo padre sarà furioso quando saprà cosa stai facendo” disse Peter.
“Siete i miei amici: preferisco disuddidirgli, che perdervi” disse Stephanie. Gli altri sorrisero e così, poco dopo – ed anche insieme a Irwin che li aveva raggiunti – si ritrovarono in un’aula di chimica, intenti a trovare le cure per i nemici. Mentre i tre Peter lavoravano, gli altri stavano a guardare.
“Mi sento inutile a non poter far nulla” disse Stephanie.
“Non dire così: sei qua con noi e sei d’aiuto” disse Ned.
“Guardare non è aiutare. Posso operare e ricucire le persone in due secondi, ma preparare composti chimici non è la mia specialità” disse Stephanie.
“Se vuoi ti posso insegnare” disse Irwin.
“Grazie, ma preferisco dedicarmi solamente al ramo della neurochirurgia” disse Stephanie e, spostandosi dai due, si avvicinò ad una delle finestre. In quel momento, però, le squillò il cellulare: si trattava di suo padre. Guardò gli altri, così uniti a darsi una mano a vicenda, mentre lei si trovava come un pesce fuor d’acqua. Rivolse lo sguardo allo schermo del cellulare: stava per rispondere, poi però rifiutò la chiamata. Non poteva abbandonare i suoi amici.
Nel frattempo, Stephen ed Octavius, non vedendo Stephanie da nessuna parte – e nemmeno Peter- decisero di chiamarla, ma quando Stephen si vide la chiamata rifiutata, replicò: “Come si permette di buttarmi giù il telefono?! Sono suo padre e mi tratta in questo modo?! Dopo tutto quello che ho fatto per lei fin da quando era una bambina! La metterò in punizione a vita!”.
“Non sia così duro con lei, forse ha deciso di seguire i suoi amici” disse Octavius.
“Perché non vuole ubbidirmi? Io lo faccio per il suo bene. Ho rischiato di perderla troppe volte: non potrei vivere senza di lei! Ho già perso mia sorella, non potendo fare nulla per salvarla. Non voglio che capiti la stessa cosa a Stephanie. Se proprio accadrà il peggio, allora dovrò far uscire la mia parte malvagia: solo a quel punto, sarà davvero protetta” disse Stephen.
“Non lo faccia, creda a me: ho vissuto per molto tempo con le voci di queste quattro braccia nella mia testa, che mi dicevano cosa era giusto fare. Ma ciò mi ha condotto sulla cattiva strada. Ci pensi due volte, prima di commettere il mio stesso errore. Le scelte che ho fatto, mi hanno fatto diventare un mostro e perdere il mio sogno. Un sogno che era anche della mia Rosie. Penso di averla delusa, ma ora voglio redimermi. Lei ha ancora tempo per non sbagliare con sua figlia” spiegò Octavius.
Stephen lo guardò in silenzio, per poi dire: “Almeno avrebbe potuto dirmi dove si sarebbe recata”.
“Credo che qualcosa ci abbia lasciato” disse Octavius, notando qualcosa davanti ad una foto che ritraeva Stephanie da bambina in braccio a Stephen. Con uno dei tentacoli, lo prese e, dopo che fu davanti a loro, notarono che si trattava di un bigliettino. Sopra ad esso c’era scritto:
 
Ciao, Papà,
Mi dispiace molto se ti ho disubbidito un’altra volta, ma ho voluto seguire i miei amici: non voglio perderli. Sono gli unici che ho.
Lo so che tu vuoi proteggermi da tutto e lo apprezzo, ma lasciandomi fare ciò che voglio, questo non toglie il gran bene che ti voglio.
Peter ha bisogno di me ed anche gli altri vanno aiutati. Vorrei che riuscissi finalmente a capirmi.
Siamo diretti alla Midtown High School: se vuoi puoi raggiungerci lì.
Volevo ringraziare anche il Dottor Octavius per il suo conforto.
Ti voglio tanto bene, papà.
La tua cucciola”
 
“Ora cosa ha intenzione di fare?” domandò Octavius, guardando Stephen che, spostandosi leggermente da lui, rispose: “Ovvio: vado da loro”.
“Ne è proprio sicuro?” gli chiese. Stephen lo guardò: “Io sono sempre sicuro” e, mettendosi in posizione, stava per aprire un portale, quando Octavius lo fermò: “Non è che, se Stephanie lo ha scritto nel biglietto, lei deve per forza seguirla. È sottointeso che lei voglia essere lasciata da sola con i suoi amici”.
Stephen sospirò e, dopo aver abbassato le mani, si volse verso Octavius, dicendo: “Per favore, ditemi che cosa devo fare, se no giuro che libero veramente la mia parte malvagia e allora lì saranno guai per tutti. Sono stufo di sentirmi dire “Stephen non fare questo” “Stephen questo non va bene” “Stephen lasciala stare: non è più una bambina” Dovete smetterla di dirmi quello che devo fare!” e, mentre avanzava verso Octavius, facendolo indietreggiare, i suoi occhi divennero rossi, così come la pietra che iniziò a brillare.
“La prego Dottor Strange, cerchi di calmarsi: forse possiamo andare ad aiutare i ragazzi” disse Octavius, mentre due tentacoli si misero davanti a lui cercando di proteggerlo.
“Ora vai sulla difensiva. Hai paura di me? Hai paura che possa ucciderti? Non lo farò, perché sarai un valido aiuto per sconfiggere quelle carogne! Poi, insieme, spazzeremo via da questa città tutte quelle nullità che deprimono la mia vita. Infine, farò in modo che Stephanie rimanga per sempre con me!” replicò Stephen e, in un attacco di rabbia, scaraventò Octavius contro la televisione, che si accese.
Poi l’ex stregone supremo, creò una fiamma nera. La guardò, facendo un sorriso malefico. Successivamente spostò lo sguardo su Octavius, il quale notò che la pietra che portava al collo si stava incrinando. Cercò nuovamente di calmarlo: “Dottor Strange, ritorni in sé. Pensi a sua figlia: non vorrebbe vederla così. Non faccia uscire la sua parte malvagia: i ragazzi hanno bisogno di noi. Sua figlia ha bisogno di lei”.
In quel momento, la pietra smise di brillare; la fiamma nera sparì e gli occhi ritornarono azzurri. Stephen scosse la testa e, guardando Octavius a terra, stava per chiedergli cosa fosse accaduto, quando J. Jonah Jameson comparve in televisione: “Signori e signore, il numero verde del Bugle ha ricevuto una chiamata nietepopodimeno che dal noto fuggitivo Spider Man, fresco della sua furia distruttiva nei Queen. Allora Peter Parker, quale propaganda perniciosa stai vendendo?”.
“Solo la verità” disse Peter.
“Oh certo” disse, poco convinto, J. Jonah Jameson.
“La verità è che è tutta colpa mia. Ho accidentalmente portato qui delle persone pericolose e, se quelle persone stanno guardando, sappiate che ho provato ad aiutarvi. Insomma, potevo uccidervi in qualunque momento” iniziò col spiegare Peter e, per poco, mostrò la Macchina di Kavadus.
Nel vederla, Stephen sgranò gli occhi, replicando: “Quel piccolo, insignificante ragazzino con le ragnatele in testa, ha la mia Macchina di Kavadus! Appena gli metterò le mani addosso, giuro che…”.
“Continuiamo ad ascoltare: dobbiamo capire dove si trovano i ragazzi” lo interruppe Octavius e riporsero l’attenzione alla televisione.
“Ma non vi ho uccisi, perché la zia May mi ha insegnato che va data una seconda occasione e per questo sono qui” terminò col dire Peter.
“E qui dove sarebbe esattamente?” chiese J. Jonah Jameson.
“Un luogo che rappresenta le seconde occasioni” rispose Peter ed allargò l’inquadratura, così che tutte potessero vedere dove si trovava.
“La Statua della Libertà?! Buon dio! Sta per distruggere un’altra pietra miliare nazionale” disse stupito J. Jonah Jameson.
“Mondo, se stai guardando, fammi gli auguri. L’amichevole Spider Man di quartiere ne ha bisogno” disse Peter ma, prima di chiudere la chiamata, aggiunse: “E Dottor Strange, se anche lei sta guardando, non giudichi male sua figlia. Stephanie vuole solo aiutarci: è una grande amica e dovrebbe essere molto orgoglioso di lei” e la connessione si interruppe.
“Lo avete sentito tutti? Spider Man è una minaccia e, come tale, deve essere fermata! Rimanete sintonizzati per altri aggiornamenti” replicò J. Jonah Jameson.
Stephen spense la televisione, per poi ribattere: “Dobbiamo fermarli, prima che accada loro qualcosa di pericoloso”.
“Perché invece non li lasciamo provare? Dopotutto, Peter ha già curato me. Potrebbe riuscirci anche con gli altri” disse Octavius, guardandolo.
“Ecco, metta pure enfasi sul “potrebbe riuscirci”, perché i suoi amichetti non sembravano tanto della sua stessa idea di ritornare quelli di prima. Inoltre, non dimentichiamoci che là in mezzo c’è anche mia figlia: le faranno del male se non intervengo in tempo” replicò Stephen, guardandolo a sua volta.
“Stephanie non è sola: ci sono i suoi amici con lei” disse Octavius.
“Ora sì che sono molto più rassicurato di prima” disse Stephen.
“Prima Peter ha parlato delle seconde possibilità: perché non le vuole dare anche agli amici di sua figlia?” domandò Octavius.
“Visto che, almeno ha capito che ero ironico, le dirò la verità: quei ragazzi non mi sono mai stati simpatici e due di loro ci provano costantemente con Stephanie. So che lei, purtroppo, non ha mai avuto figli ma, se fosse stato al mio posto, come si sarebbe comportato? Sia sincero, la prego” rispose Stephen.
“Sarei stato un padre molto protettivo, ma avrei cercato di lasciare i propri spazi a mia figlia. L’avrei incoraggiata ad intraprendere la carriera da scienziata, ma la mia Rosie sicuramente mi avrebbe detto di non stressarla troppo con lo studio” spiegò Octavius, ma dopo aver visto lo sguardo poco piacevole di Stephen, finì col dire: “Comunque sarei preoccupato quanto lei se, in questo momento, mia figlia si trovasse in mezzo a delle carogne e dei ragazzini che non le tolgono mai gli occhi di dosso”.
“Ora sì che io e lei parliamo la stessa lingua” disse Stephen, facendo un piccolo sorriso e, dopo essersi voltato, mise le mani davanti a sé, creando un portale. Poi guardò Octavius, dicendogli. “Dopo di lei”. Octavius fece un lungo respiro, entrando nel portale e, successivamente seguito da Stephen.
Appena furono dall’altra parte, il portale si richiuse. Erano finiti su di un’impalcatura, che imprigionava tutta la statua della libertà. Davanti a loro, videro tre Spider Man combattere contro gli altri nemici.
“Ce ne è un altro?!” disse stupito Stephen.
“Deve trattarsi del mio Peter. Quanto tempo è passato” disse entusiasta Octavius.
“Uno è stressante; il secondo appiccicoso. Spero che il terzo sia sopportabile” disse Stephen.
“L’ultima volta che l’ho visto, l’avevo giudicato brillante ma pigro, quindi penso che possa andare sul sicuro” disse Octavius.
Stephen osservava la battaglia, cercando di intravedere sua figlia: “Dov’è Stephanie?”.
“Magari è rimasta a scuola” rispose Octavius.
“Figuriamoci: sicuramente, invece, è qua da qualche parte su questa impalcatura. Seguirebbe i suoi amici fino in capo al mondo” disse Stephen, quando entrambi guardarono sul piano sopra di loro, sentendo delle voci.
“Ok, è venuto il momento di dividerci: lei vada ad aiutare gli arrampicamuri. Io, nel frattempo, cerco mia figlia” spiegò Stephen e, mentre se ne volò al piano superiore, Octavius si diresse verso gli Spider Man.
Una volta in cima, l’ex stregone supremo vide Mj, Ned, Irwin e Stephanie che avevano aperto un portale. Quando lo videro rimasero a bocca aperta.
“Siamo morti” disse Ned, sbiancando e Stephen li guardò furente.





Note dell'autrice: Buon pomeriggio ed eccomi con un nuovo capitolo. Siamo quasi alla fine di Spider Man no way Home (non volevo dilungarmi troppo con il film) e non volevo nemmeno copiare del tutto i dialoghi presenti (quello dei tre peter però mi sembrava molto importante) aggiugendo però anche il confronto di pareri tra Stephen e Octavius (cambiando anche che entrambi arrivano allo stesso momento alla statua della libertà)
Volevo ringraziare come sempre per tutte le bellissime recensioni: GRAZIE. Grazie per le bellissime parole scritte in ognuna di essere.
Grazie a tutti/e coloro che stanno seguendo costantemente la storia fin dal primo capitolo e chi ha iniziato a seguirla ora; grazie a chi ha messo la storia tra le preferite e seguite
Grazie alla mia amica Lucia
Vi auguro un buon proseguimento di week end
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un forte abbraccio
Valentina

 

 
  
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