Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    15/10/2022    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 13
VICINANZA
 
Hans si vede correre nuovamente nella foresta. I piedi si muovono autonomamente e un senso di angoscia gli appesantisce il petto, rendendo difficoltoso il respiro.
Il cuore, in pieno tumulto, rimbomba nella sua cassa toracica avvertendolo del pericolo imminente al quale non può sottrarsi.

“Ti prego non farmi del male!” urla Hans senza fermarsi, sentendo l’alito dell’assalitore ormai sul proprio collo.

Nulla può allontanarlo dalla scure del suo destino e, nonostante il tentativo di fuga, l’ombra incombente lo travolge, facendolo stramazzare al suolo.

Il sovrano si sveglia di soprassalto, sudato e con la schiena scorticata a causa dell’eccessivo sfregamento con il tronco d’albero al quale era appoggiato.

“Oh, il principino si è svegliato?” lo schernisce una voce che, per quanto conosciuta, non si era mai dimostrata cordiale.

“Ah sì, stava facendo un pisolino! Sua maestà, siete stanco?” si aggiunge una seconda presenza, avvicinandosi al re che prova ad alzarsi ignorandoli.

“Svegliati nullafacente! Noi siamo qui a lavorare per te e per ritrovare la tua cara mogliettina!” lo aggredisce il primo, afferrando Hans per il collo e ringhiandogli in faccia.

“Smettetela! Lasciatelo stare!” li interrompe Vincent, liberando Hans dalla presa di quelli che, in realtà, rappresentavano due dei fratelli maggiori.

“Era il mio turno di riposo, è forse un reato ora dormire?!” si lamenta Hans, sistemandosi la divisa militare stropicciata.

“Non badare a queste stupidaggini e rimettiamoci al lavoro… penso di aver ormai compreso dove si trovi tua moglie” cambia argomento l’anziano tutore, mostrandosi livido in volto.

L’affascinante re Hans, con i suoi capelli rossi e gli occhi color smeraldo, punta il proprio sguardo negli occhi del fratello, curioso della sua supposizione pur ipotizzandola nel profondo.

“Temo l’abbiano presa quelli dell’altro mondo. Stregonerie varie…” sussurra Vincent all’orecchio del minore, intenzionato a non far sentire tali maledizioni.

“Ciò che temevo… che cosa proponi di fare?” risponde Hans sgranando gli occhi, sapendo di essere di fronte alla verità.

“Manderemo un comunicato al campo di Einar. Devono segregarlo e aumentarne la sicurezza” propone il superiore, sistemandosi un bottone della divisa per non destare sospetti.

“Cosa c’entra mio figlio?! Sta già vivendo un incubo così!” si ribella subito il sovrano, contrario alle restrizioni nei confronti del piccolo di 7 anni.

“Non abbiamo tempo Hans! Hai idea di che cosa potrebbe succedere se loro arrivassero a liberare tuo figlio?! Tua moglie si sarà pur fidata di loro, ma noi non lo possiamo fare!” spiega Vincent stringendo le spalle del fratello e scuotendolo leggermente per spingerlo a ragionare.

Hans si rende conto di non avere scelta. Anna, in quel nuovo luogo, avrebbe potuto conoscere un mondo completamente diverso e potente: così potente da essere capace di spazzare via una realtà senza magia che avevano fatto fatica a costruire.
 
All’interno della nebbia Anna e Leila respirano la tanto agognata libertà. Le foglie dai colori e forme variopinte, gli animali amichevoli, l’acqua zampillante, il profumo dei fiori e la presenza della magia avevano risvegliato in loro un attaccamento alla natura che sentivano in certi versi familiari.

“Guarda mamma! Elsa mi ha spiegato che cos’è quello!” afferma la piccolina dai capelli rossi, indicando un punto luminoso in mezzo alle rocce.

Anna aguzza la vista e cerca di scrutare nel luogo segnato finché, con grande stupore, non assiste alla piccola palla di luce trasformarsi in fuoco brillante dalle innumerevoli sfumature.

“Oh! Cos’è quell’affare?!” chiede leggermente intimorita Anna, stringendo istintivamente a sé la bambina che, però, dimostra di non avere timore.

“No, tranquilla! È lui che si è spaventato! Basta fargli vedere che siamo suoi amici!” spiega Leila con estrema serenità e immaturità, dimostrando la purezza dei bambini capaci di riconoscere la bellezza della natura prima della sua pericolosità.

“Spaventato? Chi? Aspetta che?!” sbiascica Anna non comprendendo il linguaggio della bambina che, nel frattempo, si era lentamente avvicinata alla roccia fiammeggiante.

“Tranquillo, siamo simpatici! Non arrabbiarti!” prova a placarlo la piccina, avvicinando la mano al terreno come a voler dare delle briciole a un uccellino.

Anna rimane in silenzio con le sopracciglia ingrottate per la confusione finché, improvvisamente, il fuoco si spegne e una piccola lucertolina color turchese non si accoccola sulla manina della principessina.

“Una lucertola?!” domanda sconvolta Anna, osservando quell’animaletto infernale rilassarsi sulla mano della figlia.

“Sì… Bruni è un tipetto particolare” si intromette Elsa, che ha assistito alla scena in lontananza, pronta a intervenire nel caso in cui la piccola Leila non fosse riuscita nel suo intento. Il fatto che una bimba così piccola, soprattutto estranea al loro mondo, avesse domato uno spirito della natura la incuriosiva molto.

“Già… un tipo focoso direi!” ironizza Anna, ancora inchiodata di fronte alla scena non sa se per stupore, meraviglia o timore.

La scena viene osservata anche da Yelena che, sempre più convinta della parentela delle due ragazze, si stupisce dell’animo buono della piccina. La piccola Leila era riuscita a domare uno spirito della natura, capacità attribuita solo a Elsa e ai Northuldri, abituati a vivere avendo rispetto dell’ambiente e dei doni della terra.

“Figlia mia… ecco le tue bambine” sussurra segretamente Yelena, stringendo a sé uno dei tanti scialle con cui era solita avvolgere la sua piccola Iduna.

“Leila, ti andrebbe di venire qui con Bruni? Ho qualche lavoretto da farvi fare! Elsa, perché non porti Anna a vedere il fiume?” si intromette l’anziana, intenzionata ad avvicinare sempre più le due.

“Q-quel fiume?” domanda Elsa timorosa, sapendo di provare delle emozioni forti ogni volta in cui si avvicinava al luogo che la legava profondamente alle proprie origini.

Yelena, trattenendo le emozioni, risponde annuendo con la testa per poi lasciarsi avvolgere dalla parlantina della piccolina ancora entusiasta per il momento vissuto con la salamandra.

Elsa e Anna camminano nella foresta intenzionate a raggiungere una destinazione lontana che genera tensione in entrambe. L’unico suono che accompagna il momento, infatti, riguarda lo scricchiolio delle foglie a contatto con le loro calzature.

“Non so se me lo puoi dire ma… perché è tanto speciale questo fiume?” chiede Anna rompendo il ghiaccio, intollerante al silenzio prorompente che si era creato.

“Diciamo che è un posto particolare. Io sono stata separata dai miei genitori proprio in quel fiume” risponde Elsa senza dare ulteriori dettagli, non abituata a condividere le proprie emozioni con gli altri.

“… a causa… dei tuoi poteri?” prova a domandare Anna, intuendo il motivo di quella disgiunzione dolorosa.

“Sì… io non ricordo molto. Yelena mi ha accolta subito spiegandomi la realtà. I miei genitori hanno compiuto un grandissimo atto di coraggio per salvarmi! Mi spiace solo non poterli mai più rivedere… sono morti alcuni anni fa” si apre definitivamente Elsa, pugnalata dai ricordi e dal rammarico nel non essere riuscita a realizzare i propri sogni.

“Anche i miei sono morti” confida Anna, abbassando il capo.

Elsa si accorge subito degli occhi della ragazza che, da celesti vivi e arzilli, si erano improvvisamente spenti e imperlati di lacrime. Quante somiglianze le accumunavano! La guardiana della foresta non se lo sapeva spiegare ma, per la prima volta nella vita, provava una sensazione di calore irradiarle il petto e un ardente desiderio di abbracciare la sconosciuta la spingeva a voler sapere ogni cosa di lei.

“Eccoci, siamo arrivate” comunica Elsa scostando alcuni arbusti per consentire il passaggio.

Quello che Anna osserva è la magnificenza di un lucente specchio d’acqua. Il fiume di grandi dimensioni accoglieva l’acqua di diversi torrenti fino a tuffarsi, all’orizzonte, in quello che Anna conosceva come Mare Oscuro.

“Questo posto è stupendo!” si meraviglia la rossa, riprendendo vitalità grazie al tepore solare che le illumina il volto e le giocose lentiggini.

“Ti sembrerà strano ma qui a volte mi sembra di sentire mia madre” rivela Elsa, respirando la brezza che pare portarle delle dolci melodie.

“Non è strano… vorrei tanto riuscire a ritrovarla pure io” aggiunge Anna, abbassando lo sguardo e accarezzandosi le braccia a causa di un doloroso freddo glaciale.

“Che cosa intendi dire?” chiede Elsa corrugando la fronte, percependo una profonda sofferenza nella nuova amica.

Anna, scossa dai ricordi e dal dolore, capisce di potersi fidare della sconosciuta che aveva iniziato a reputare amica. Anna, nonostante la sua giovane età, non aveva mai avuto amiche. L’obbligo di reclusione forzata l’aveva spinta a vivere in una maggior solitudine, senza rendersi conto che erano proprio suo marito, suo cognato e gli impegni di corte a incarcerarla.

“I miei genitori sono ormai morti da anni e io non li ho mai sentiti vicini, probabilmente perché me lo merito… alla fine l’ultima cosa che ho fatto con loro è stato mentire” spiega Anna, sentendo le lacrime riempirle gli occhi.

“No, che cosa dici?! Non è sicuramente vero!” prova a consolarla Elsa, smossa da quella sofferenza celata.

Anna scruta attentamente l’orizzonte, mangiandosi il labbro inferiore per cercare di non piangere. Non aveva mai parlato delle proprie ferite e farlo risultava difficili, ma al contempo liberatorio.

“Il giorno della loro partenza avrei dovuto dire ai miei genitori della gravidanza, ma non ce l’ho fatta. Mia madre aveva capito che qualcosa non andava e io, per paura, ho smentito tutto. Sono rimasta sola, con un regno sulle spalle e un bambino reputato illegittimo in grembo… forse se quel giorno mi fossi aperta senza temere le conseguenze mia madre non sarebbe mai partita…e non sarebbe mai morta” afferma Anna asciugandosi velocemente una lacrima scappata da quel viso tirato e troppo maturo per la sua età.

Elsa guarda attentamente la sconosciuta e continua a notare delle somiglianze. Entrambe avevano perso qualcuno di caro ma il destino non era stato favorevole ad Anna. Elsa si immagina la giovane mamma che, a soli sedici anni, si ritrova con un regno sulle spalle, un matrimonio, un figlio, nessun genitore e troppe responsabilità e regole. Ora capiva perché credere alla magia era così difficile per il popolo all’aldilà dell’ombra: la fiducia e la speranza erano impossibili da coltivare e, senza di esse, credere nella magia risultava impossibile.

“Ne hai davvero passate tante, ma non devi vivere con questi sensi di colpa. I tuoi genitori sono fieri di te! Hai fatto nascere due bambini stupendi! Einar non lo conosco ma da ciò che mi dici deve essere davvero coraggioso, per non parlare della piccina!” la consola Elsa enfatizzando gli aspetti positivi di tutta quella vicenda.

“Insomma, hai visto che padronanza ha di sé stessa e della natura?! Ed è così simpatica da essere riuscita a sciogliere una persona di ghiaccio come me!” aggiunge ancora la bionda, felice di riuscire a strappare un sorriso all’altra.

“Anna… per qualsiasi cosa, ora sappi che non sei sola” conclude la guardiana della foresta per poi avvicinare la propria mano gelida ad Anna, appoggiandola sulla sua.

Entrambe finiscono per rimanere in silenzio a ragionare su quel contatto. Il semplice sfiorarsi delle loro mani causava delle emozioni forti e confuse.

Elsa e Anna ritraggono velocemente la mano e, preoccupate, si guardano negli occhi alla ricerca di risposte connesse a quelle potenti sensazioni che, inconsapevolmente, cominciavano a coltivare in loro un desiderio di ricerca e scoperta su dei segreti non ancora svelati, ma che le riguardavano in prima persona.
  
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